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mercoledì 11 aprile 2012

Parole parole parole

Secondo me quando una persona usa una determinata parola non è per caso ma c'è sempre un motivo.
Magari uno non ci fa attenzione, non ci pensa ma un perchè c'è sempre.
Per questo, quando rileggo i miei post, prima di pubblicarli, non cambio quasi mai le parole che ho usato, a meno che non ci siano errori madornali, perchè penso che se le ho scelte in quel momento una ragione ci sarà.
Allo stesso modo penso che alcune espressioni nascondano una grande ipocrisia.
Dire "Non per essere razzista.." è proprio l'inizio di un discorso razzista.
Come "Non per dire ma..." è proprio per dire quello che si sta negando.
Dire, come va tanto di moda ora "Forse non mi sono spiegato" è un modo falso e ipocrita per dire "Per me non hai capito una mazza ma proverò a rispiegartelo".




Nel momento in cui si preferisce di scegliere una parola rispetto a un'altra è forse quello in cui scendono in campo le emozioni e il sentimento.


Io vado un po' a risparmio con le parole, se non sento di avere nulla di importante da dire preferisco tacere e forse per questo mi dicono che sono eccessivamente sintetica. 
Una mia prof. del liceo disse che avevo lo stile dei Baci Perugina: essenziale...
A proposito, ho visto che sull'incarto delle pastiglie per la lavastoviglie ora mettono delle citazioni, ieri me ne sono accorta per la prima volta, mi è capitato "La felicità è come la salute, quando ce l'hai non te ne accorgi". L'ho letto, ho borbottato: "Ma vai a cacare" e ho fatto partire la lavastoviglie forse sbattendo lo sportello un po' più del dovuto.


Non mi piacciono le parole superflue, le frasi fatte, la sagra della banalità.
Tempo fa ne ho sentita una delle peggiori "Perchè il vero pesce fresco lo trovi solo a Milano"
potrei prendere e andarmene o fingere di essere morta...
Ma non è meglio tacere? Perchè abbiamo il bisogno di riempire a tutti i costi il silenzio anche a costo di dire queste castronerie?




Le parole sanno ferire, anche duramente, colpendo fino in fondo.
Poi io mi fisso sulle cose che mi dicono e analizzo parola per parola, ma perchè avrà usato proprio quella e non un'altra, cos'avrà voluto dire?
Perchè ci sono quei giorni in cui sei già predisposta alla lite, che attaccheresti briga con Gandhi, Mandela e Madre Teresa e allora o inizi a caricare a testa bassa come un ariete o fai (elegantemente?) finta di nulla.




Io sono una di quelle che legge qualsiasi cosa, che se non c'è un libro o una rivista mi attacco pure alle confezioni dei prodotti e leggo gli ingredienti e anche le scritte in piccolo.


Adoro leggere le scritte sui muri, ma non quelli dei writers di cui non si capisce nulla ma quelle fatte dalla gente comune, vox pupuli, le pasquinate, frutto di un momento di critica o di libera espressione.


Alcune sono anche molto divertenti, superano ogni invenzione umoristica.


L'altro giorno ho letto un cartello "Ragazza straniera cerca lavoro come baby siSter", ho riso per un quarto d'ora, evidentemente intende instaurare col bambino un rapporto alla pari...




E anche questa è fantastica






Oppure mi diverto a carpire frammenti di conversazioni fra le persone.


Un giorno passeggiando nel parco, non il solito ma quello spicchio di verde selvaggio che sta fra l'Aniene e la ferrovia, due signore contemplavano una casetta lì in mezzo al nulla e una fa "E' una casa circondariale", probabilmente voleva dire casa cantoniera, però mi sono immaginata il povero detenuto in isolamento in quella zona costretto a guardare i treni passare.



2 commenti:

  1. Oddio, siamo uguali! Anche io mi fisso con le parole, odio la celebrazione della banalità quando non si ha niente da dire...Il tempo! Perchè bisogna parlare del tempo, tipo in ascensore quando sali con colleghi con cui non hai grande confidenza o con persone che non conosci? Perchè può sembrare sconveniente starsene in religioso e riappacificante silenzio quei 30 secondi, che forse saranno gli unici della tua giornata?
    E poi si, ascoltare spezzoni di discorsi altrui è fichissimo! Ti fa entrare in un mondo parallelo, in cui immaginare situazioni, dare una conclusione alle storie e renderti conto delle castronerie che diciamo!
    Ciao!!
    Claudia

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  2. La mia prof chiamava le banalità proprio "le chiacchiere che si fanno in ascensore andando dal terzo al quarto piano"!

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