pubbli larga

venerdì 30 novembre 2012

Violenza invisibile

Qualche giorno fa è stata la giornata contro la violenza alle donne, non amo scrivere post in occasioni di ricorrenze o celebrazioni anche perchè penso che delle cose vadano santificate ogni giorno e che è troppo facile ricordarsene una volta l'anno e basta.
Sono comparse varie scritte sui muri del quartiere, uno striscione su un ponte diceva "Stop al femmicidio...l'unica cosa che non conosce crisi" si sono perse qualche lettera per la via comunque il significato è chiaro. 

Quando un'immagine vale più di mille parole, l’installazione dell’artista Elina Chauvet realizzata proprio per la giornata: una fila di scarpe rosse che simboleggia tutte le donne vittime di violenza, più di cento in un solo anno.

Poi mi arriva un'email che mi spalanca nuovi mondi di riflessione:
Libere di scegliere nel parto
La violenza sulle donne
può avvenire anche al momento del parto

FREEDOM FOR BIRTH  - ROME ACTION GROUP
e' un movimento attivista che promuove la libertà di scelta e il rispetto dei diritti umani delle donne nel parto

Scegli il tuo parto:
naturale o medicalizzato che sia,
hai il diritto di fare una scelta consapevole

 NOI RIVENDICHIAMO
·  Il diritto di ogni donna e di ogni coppia di scegliere come e dove partorire
·  Il diritto di ricevere informazioni chiare e corrette sugli interventi medici nel parto
·  Il diritto di esprimere il proprio consenso informato ad ogni trattamento medico proposto prima e durante il parto
·  Il riconoscimento delle naturali competenze della donna a far nascere il proprio figlio e l’emancipazione dalla cultura della paura che imbavaglia la scelta nel parto
·  Luoghi ospedalieri e personale medico dedicati al parto rispettosi dei bisogni e delle scelte della donna o della coppia
·  La riduzione degli interventi medici nel parto, limitati ai soli casi di reali esigenze cliniche, acconsentiti dalla donna o da questa richiesti
·  Il rimborso integrale e l'assistenza post-natale per le donne che scelgono di partorire a domicilio
·  La valorizzazione del ruolo dell’ostetrica, figura di accompagnamento durante la gravidanza, nel parto e nel post-partum
·  L’apertura di case di maternità
·  L’umanizzazione della gravidanza, affrancata da interventi medici superflui, e il sostegno dell’allattamento nei luoghi ospedalieri del parto

HAI AVUTO IL PARTO CHE VOLEVI?

E capisco che la violenza sulle donne può assumere diverse e infinite sfaccettature, essere presente, in maniera subdola anche in delle cose che diamo per scontate e acquisite o legali o in cui non vediamo niente di male.
E quella domanda: HAI AVUTO IL PARTO CHE VOLEVI?
Touchè! la mia risposta è no.

Avrei voluto un parto il più naturale possibile, che tenesse conto soprattutto delle esigenze e dei tempi della Pop inside.
Il giorno prima del cesareo programmato mi crucciavo di doverle dare lo sfratto esecutivo in maniera forzata dal nostro caldo e sicuro nido, chissà quando e come avrebbe scelto lei di uscire da lì?
E invece no e ora con Marta sarà lo stesso.
Lasciare che altri decidano per me, dando per scontato che scelgano il meglio.

La mia dott. sembra non conoscere altro parto che non sia il cesareo, quando provo ad obiettare qualcosa tipo che non è detto che "Once a Caesareanalways a Caesarean" mi prospetta simpaticamente scenari apocalittici dovuti ai miei interventi o parti pregressi e mi fa "Mica vorrai rischiare?" ah bè se me la pone così.
Però uffa....

Quando abbiamo scelto la data del cesareo della Pop si scartò il 2 novembre perchè pareva brutto e si ripiegò sul 4.

Stavolta il Marta-day potevo sceglierlo fra il 18 e il 19 gennaio, ho scelto il primo solo perchè conosco già ben quattro persone nate il 19 e poi perchè è un sabato. Bella motivazione medico-scientifica eh?!


La violenza si nasconde anche dove non te l'aspetti, nel quotidiano, nelle piccole cose che ormai non notiamo più.

Per me anche fischiare a una donna per strada in segno di apprezzamento è una violenza.
Ma chi ti conosce? Mica sono tua sorella? Per fortuna no...

La violenza è subdola e si manifesta anche nella scelta delle parole.

E almeno di questo non dobbiamo essere complici.

Penso al marito che chiede alla moglie di denunciarlo perchè quasi come un drogato non riesce a smettere di picchiarla...

Penso a quante vivono situazioni orribili, tacendo e umiliandosi, accettando il tutto perchè forse è sempre stato così, prima sua nonna, poi sua madre e niente potrà cambiare.

Penso alle mie fantastiche donne in erba e in fasce con la convinzione che possano sempre camminare a testa alta.

martedì 27 novembre 2012

Vizi privati e pubbliche virtù

Siamo tornati alla normalità. La Pop è tornata ad essere la Pop con il sorriso che spacca e noi siamo tornati ad essere quelli di sempre, nel bene o nel male.
Era ora...iniziavamo a dare seri segni di squilibrio, a perdere i pezzi, a dimenticarci le cose, a lasciare porte aperte, gatti fuori la porta e a non connettere.
Ci servirà da monito in futuro.
Non si è capito bene cosa ma un non ben precisato malessere ha trasformato la Pop per un bel po' di giorni.
Forse troppo in fretta abbiamo etichettato tutto come "capricci" dell'età, in questo il nido e la pediatra (che non l'ha visitata ma ha ascoltato solo i miei racconti) mi sono venuti dietro appoggiando le mie teorie.
Tantissimi mi hanno detto "E' successo pure a me, sono capricci". Io sono sempre più convinta che scenate di quella portata, entità, durata e virulenza siano capitati, per fortuna vostra, solo a noi. Giustificati da un malessere di fondo. E' proprio questo che ci ha fatto squillare il campanello di allarme e pensare: fermi tutti, ragioniamo!
Tutti a dire: mi raccomando non dargliela vinta, tieni duro.
Noi abbiamo cercato di farlo, anche perchè in quei momenti diventavamo quasi trasparenti per lei, non riuscivamo ad aiutarla, ad alleviare i suoi patimenti.
L'abbiamo fatta strillare, sfogare ma non è servito a nulla. Lei si tarantolava a destra e a sinistra. Potevamo solo metterle dei cuscini intorno in modo che non si facesse male e stare lì inermi.
Mi sento in colpa per non aver capito subito che tutto questo nascondeva altro, di averle causato sofferenze inutili.
Ma chi li aveva mai visti 'sti capricci? Che ne sapevamo come si sarebbero manifestati? Logico che abbiamo agito per il meglio che potevamo.

In giro si sentono cose tremende, di bambini che danno le testate al muro, urlano di notte quasi sonnambuli.
Il leitmotiv è non cedere, è una lotta fra te e loro, devi far capire chi comanda, non mollare o ti sopraffanno ed è la fine.
Leggere di questo e sentire commenti in giro mi ha dato modo di fare altre riflessioni.
Tutto gira intorno a una parola temutissima: vizio.
Non amo questa parola perchè implica un giudizio negativo di fondo.
Io non credo che esistano vizi ma sono più che altro bisogni.

Riguardo l'educazione dei bambini ci sono due scuole di pensiero.
Una che è per l'allattamento ad oltranza, il coospleeping fino a 18 anni, il contatto umano ecc.
L'altra è quella proibizionista, allattare solo lo stretto necessario, dorme nel suo letto e in camera sua da subito, regole, regole, regole.
Indovinate io a quale mi ispiro?!?

C'è poco da fare a me alcuni proverbi come "Il troppo stroppia" "Il gioco è bello quando dura poco" o "Semel in anno licet" non hanno mai convinto e ribatto sempre "Ma chi l'ha detto?".

Io, che quando da bambina, giustamente, i miei mi mettevano uno stop al numero di Barbie da comprare, mi dicevo "Quando sarò grande mi comprerò tutte le Barbie del mondo e ci giocherò quanto mi pare e piace". Probabilmente un po' di tutto questo mi è rimasto e trovo difficoltà a dire di no, a mettere un limite, a decidere la soglia oltre il quale non va bene.

Ovviamente questo non significa fare giocare la Pop con la benzina e l'accendino o permetterle di fare tutto. Ma non mi sembra neanche giusto porle dei divieti che sotto sotto non condivido. Se a lei piace fare una cosa perchè stopparla con motivazioni che non stanno in piedi?
Mi suona ancora nella testa "non guardare troppa tv che poi ti vengono gli occhi quadrati!".
La tv poi l'ho scansata per mia scelta e mi sono rifugiata nei libri.

Quali sono i cosiddetti vizi dei bambini? Mangiare fuori orario? Mangiare schifezze? Vedere la tv? Fare guazzabugli? Dormire tutti insieme? Andare sulle giostre? Usare il ciuccio?...

Fare colazione al bar con cornetto e cappuccino non è un meraviglioso vizio dei grandi? Concedersi un massaggio in una beauty farm, fare un viaggio dal budget illimitato, dormire fino ad un orario indecente...E se ce lo proponessero di farlo tutti i giorni chi non accetterebbe l'invito giustificandolo con "quando è troppo è troppo"!?

Tanto ci penserà abbondantemente la vita a porre i pargoli di fronte pruriginose scelte da fare, penose rinunce...chi siamo noi per privarli di qualche semplice e piccola gioia quotidiana?
Forse così li stiamo davvero viziando e chiudendo in un mondo ovattato e artificiale? Non credo, magari sono propri questi lussi, questi permessi a rendere il bambino più sicuro, più amato, più coccolato, più pronto ad affrontare il resto.

Dopo tutto non sono proprio piccoli gesti come il cappuccino al bar, un viaggio, un momento di tempo ritagliato tutto per noi che sono in grado di cambiarci il verso delle giornate, che ci riportano al mondo e ci riappacificano con gli altri?
Cosa saremmo noi senza tutto questo?

Magari non sono abitudini sanissime ma come diceva la mia prof. di igiene dopo aver fatto un lungo elenco di precauzioni da seguire "Dopo tutto di qualcosa bisogna pure morire", meglio morire contenti, aggiungo io.

Che poi insigni esperti mi vengono a dire "Questo non si fa" e sono i primi che si attaccano alla sigarette come fosse un ciuccio per la tarda età o al bicchiere di vino o a chissà che altro...o che hanno l'armadio pieno di 870 paia di scarpe.
A ciascuno il proprio vizio ma almeno senza ipocrisia e pentimenti!












martedì 20 novembre 2012

Il tagliando dei due anni - Pop ISO 9001 e due

Mi dispiace scrivere post lamentosi, con tendenze depressivo-suicide o cronache dai "migliori" ospedali italiani ma è anche vero che, al momento, non sono capace di inventare storie ma mi riesce meglio scrivere di quello che conosco o sto vivendo.
E per ora, ahimè, spero proprio solo per ora, questo è.
Se non volete intristirvi, dirigetevi verso blog più squisitamente di evasione ma questo spazio di sfogo deve rimanere in primis mio.

Diciamo che la situazione di emergenza, di delirio, di anarchia è rientrata.
Perchè forse come dicono tutti semplicemente "Ha da passà".
Si prospettava un weekend niente male, di puro terrore, h24 alle prese con una piccola tiranna bizzosa e nervosa.
L'ho portata al nido dopo la febbre, sperando che lì le cose andassero meglio. Che tornata in un ambiente in cui non avesse tutti pronti a scattare sull'attenti ad ogni sua richiesta si ridimensionasse. D'altra parte anche la pediatra mi aveva detto che certi comportamenti in genere li riservano solo a noi genitori e a casa. Che culo... ho pensato fra me e me.
Quando sono tornata a riprenderla la maestra in sostanza con lo sguardo mi ha detto "Ripjatevela... e buon weekend" sottintendendo "Per me lo sarà di sicuro, per voi non credo, mo' so' cazzi vostri".
So che bisognerebbe essere per primi noi tranquilli, sereni ma praticamente è impossibile, soprattutto dopo tre giorni di fuoco. Avevamo paura che potesse succedere, paura di reazioni improvvise e incontrollabili e tanta stanchezza addosso.
Ho iniziato a pensare: da soli così non ce la facciamo.
Datemi una tatalucia e vi solleverò il mondo. Mi serve qualcuno che mi guardi (ecco facciamo che io ora mi metto in cantuccio e vi osservo, voi fate come se io non ci fossi - dice posseduta con la voce di Maramaionchi). Mi serve qualcuno, non un luminare, non un dottorone, ma semplicemente qualcuno che abbia un po' di sale in zucca e sia sufficientemente distaccato e obiettivo e non coinvolto nel marasma in cui stiamo annaspando noi e che ci rende incapaci di formulare un concetto se pure elementare.
Poi ho iniziato a pensare che va bene il terrible two, i capricci ma qui si sta andando un po' troppo oltre, qui è davvero troppo...
allora mi si insinua il tarlo che possa avere qualche dolore, qualche malessere non ben precisato che l'abbia trasformata in questo modo.
Sembrava un adolescente, quegli Emo che sbatteresti al muro per fargli prendere un pò di brio o un po' di colore, per causargli una reazione.
Niente, pessimismo cosmico leopardiano, disinteresse nei confronti di tutto e tutti, incazzatura perenne, apatia.

Le risposte che ricevevo erano "Ok ma ne riparliamo lunedì" lunedì??? E chi ci arriva a lunedì.
Per il mio modo di vedere le cose, due giorni sono un'eternità, in questo frangente di situazione ancora di più. Due giorni erano un traguardo decisamente troppo lontano a cui forse non ero manco certa di poter arrivare con tutte le rotelle al posto giusto.
Alla fine un po' incazzata per essermi sentita sola e abbandonata mi domando cosa avrei fatto io al posto degli altri, io che sono "tutto e subito" e non sono capace di aspettare ma piuttosto alle cose gli vado incontro. Non ho risposte da darmi ma tutto questo mi sprona a darmi da fare all by myseeeeeeeeeeelf,  prendiamo una decisione e la portiamo al Bambin Gesù.
Avrei voluto tanto non rimetterci più piede e invece eccoci qui al pronto soccorso.
C'è poco da criticare, la struttura è bella, moderna, il personale gentile, sorridente e gioooovane.
Io odio fare quella che porta il figlio in ospedale perchè urla e non capiamo cos'abbia, temo sempre che mi ridano dietro e mi accusino di intasare i nosocomi italiani con stupidaggini.
Qui non ridono alla mia descrizione, non ridono affatto. Mi danno un numeretto e aspettiamo.
La sala d'attesa è davvero minuscola ed essendo sabato ci sono un sacco di bambini con tossi orribili. Io aspetto dentro, la panza non dà diritto ad alcuna precedenza, ad alcun bonus, non gliene frega niente a nessuno. Questo è un ospedale pediatrico e basta. Sei solo un contenitore porta-futuro piccolo paziente (tiè). Il papà aspetta fuori con la Pop che per fortuna ignara se la dorme. Io mi guardo intorno, mi aspettavo di vedere bambini feriti, contusi ecc invece apparentemente non c'è nessun caso grave al massimo qualche febbre alta.
Finalmente è il nostro turno: ci riceve una dottoressa giovane. Le spieghiamo tutto, fa un controllo generale e non risulta nulla. Poi le fa l'analisi del sangue, arrivano due infermieri che con aria cinica dicono "Ve la sentite? Mica siete di quelli che svengono vero?" e che ne so? Mica le abbiamo mai fatte e poi l'alternativa qual è? Come se uno chiedesse ad un condannato a morte "Mica avrai paura vero?" Ma sa, è la mia prima volta non saprei...
Io nel dubbio affondo il viso nel collo della Pop sussurrandole parole rassicuranti e cercando di non sentire i loro commenti "Uh che peccato non siamo riusciti a prendere la vena, prova con quell'altra..".
La dottoressa dice che dobbiamo aspettare l'esito delle analisi, qui fuori per due ore e raccomanda di non allontanarsi...ma sì in fin dei conti sono solo incinta e abbiamo solo una duenne tarantolante da gestire per due ore in un ambiente ameno come l'ospedale che vuoi che sia?
Andiamo a mangiare qualcosa, nel frattempo la Pop, ovviamente ora sì, trotterella, siamo tentati di fare un filmato o di correre a chiamare la dottoressa.
Mi arriva una telefonata sul cellulare "Siamo dell'ospedale, dove siete? Vi avevo detto di non allontanarvi". Torniamo dentro, era impossibile stazionare due ore nella sala d'attesa minuscola e prolifica di insani batteri. Ma la domanda fondamentale è: ma chi gli ha dato il mio numero di cellulare? Io no di certo....
Ci dicono che per scrupolo vogliono fare un elettroencefalogramma per scongiurare un'encefalite dovuta alla febbre alta. Una nuova dott. guarda la Pop e fa "Ma che è lei? No non ce n'è bisogno". Non so che faccia si aspettava per decidere se farla o meno, forse doveva avere dai tre occhi in su e sputare verde.

Qui nessuno si qualifica, non capisci mai con chi stai parlando se con un portantino o con il signor Bambingesù sceso in terra in persona, forse lo puoi solo intuire dalla spocchia con cui ti si rivolge e ti chiede "Ma parla italiano?" a me sta domanda già mi indispone... Inizia uno sproloquio sul fatto che la Pop non vuole camminare, secondo me dopo un'analisi del sangue che comprensibilmente mi fa un po' alterare con due persone che mi bloccano mani e piedi e due ebeti che non sanno trovare la vena, se anche a me avessero detto "Alzati e cammina Lazzara!" non l'avrei fatto! 
Questa inizia ad accusarci...perchè tanto l'ho capito, gira che ti rigira la colpa è sempre la tua, del genitore.
"Ma non è seguita da un pediatra? Ma non le avete fatto una visita?".
Vorrei risponderle "Veramente no, sa noi viviamo in una comune un po' naif, allo stato brado".
Tento di zittirla dicendo "Guardi abbiamo fatto una visita proprio in questa struttura ed era tutto ok".
A me queste cose fanno sbarellare. Quando due medici, della stessa struttura danno pareri opposti, quando gettano fango sui miei medici di riferimento, non so più a chi dare retta.
Il nido, pur avendo avuto a che fare con la Pop una giornata intera in fase "NO" ha dato una motivazione solo legata ai capricci e non agli aspetti della salute, in ospedale invece considerano solo quelli e non gli scazzi caratteriali. Io non so a chi affidarmi, forse quasi quasi faccio come poverosilvio e dico che la colpa è dei giornalisti che travisano sempre tutto.


Alla fine fanno questo EEG.
Diciamo che alla fine è stato meglio fare un esame del genere così cotto e mangiato senza darci il tempo di documentarci su internet, farci venire mille dubbi e vivere notti insonni.
Ma anche così.... vedere la testolina della Pop riempirsi di elettrodi, trovare il modo di distrarla, scherzarci su, dicendole che le donano le treccine colorate e che è bella anche con questo nuovo cappellino fatto con la rete di garza tipo arrosto di vitello insaccato.
Pensi a dove trovano la forza quei genitori che hanno i figli ricoverati in ospedale, nei reparti oncologici, pensi ai Patch Adams, pensi a come cazzo si fa e la risposta è una sola "Si fa e basta".

L'esame dura tanto, troppo, un sacco di tempo per mettere i fili, per rimetterli perchè la Pop li strappa e poi la fase di osservazione con tanto di registrazione con telecamera.
Il medico fa quello che fanno tutti i medici, osserva, scruta e non parla. Ti lascia così. Noi non chiediamo per paura. Mi rendo conto che la differenza sostanziale quando ho fatto un esame intra moenia a pagamento è stato che la dottoressa ha precisato "Se non dico nulla è perchè va tutto bene", qui non paghiamo quindi ci becchiamo l'angoscioso silenzio.
Ci fa "Per me è tutto ok ma deve vederlo la neurologa. aspettate fuori".
Riusciamo e aspettiamo all'aperto su una panchina. Passa ancora del tempo andiamo a chiedere e veniamo di nuovo cazziati "Vi abbiamo chiamati non c'eravate".
Alla fine ci dicono per noi è tutto ok, la Pop ha vinto un altro Iso 9001 dal premiato ospedale Bambin Gesù.

http://buonecosedipessimogusto.blogspot.it/2012/04/pop-iso-9001.htm






venerdì 16 novembre 2012

Piccola tiranna del mio cuor

Capita di vivere un momento veramente, non dico perfetto, ma ottimale, in cui tutto va bene, che vorresti non finisse mai; se fosse possibile vorresti fermare il tempo in questo fermo immagine a tempo indeterminato. 
La Pop va all'asilo più o meno bene, l'inserimento ancora non è del tutto terminato, diciamo che ci siamo accontentati di farla rimanere fino alle 15. Ma poi quando è con te ora è in una fase davvero divertente: fa progressi continui, impara nuove parole, interagisce. E tu ti sfizi, ti diverti a trovare le cose da fare insieme, ti incazzi perchè questa città è enorme ma per i dueenni offre davvero poco. Vorresti ribaltare il mondo per farla partecipare a qualsiasi iniziativa, farle conoscere più cose possibile: viaggiare, andare ai musei, uscire la sera...
Cerchi di uscire il più possibile, di fare cose nuove, facciamo il corso di musica insieme.
Poi capita la prima febbre della nuova era del nuovo nido.
E va bè la prendi filosoficamente, ci può stare, in fin dei conti è capitolata a metà novembre quando l'anno scorso in questo periodo era già al terzo-quarto episodio di febbre.
Forse è vero che ha immagazzinato anticorpi? O forse dipende dal fatto che ci sono ancora temperature caraibiche?
Ma non fa niente, va bene tutto. In questo periodo di grazia accetti tutto.

Poi all'improvviso, senza alcun preavviso, lei cambia. E ti trovi un altro essere di fronte, completamente diverso.
Lei famosa per i suoi sorrisi radiosi, che spazzavano via le nuvole al solo manifestarsi, che contagiavano di allegria tutti i presenti, che ti facevano dubitare della esistenza di Dio, che irradiavano nella stanza una luce particolare è cambiata.
Si è trasformata in una bambina urlante, di un urlo devastante che uccide l'udito e la psiche. Un urlo acutissimo, da maiale scuoiato. Deve averlo scelto fra tanti, l'ha testato, ha visto l'effetto che ha e lo usa a tutto andare.
Non versa una lacrima, non si può dire che pianga, urla e basta.
Guardo le foto vecchie e mi chiedo "Dov'è finita quella bimba sorridente?".
Se mi dicessero che gli alieni l'hanno presa e portata via e l'hanno sostituita con la versione bastarda non me ne stupirei affatto!
La crisi inizia con un pretesto qualsiasi per poi proseguire. Dopo un po' secondo me si dimentica anche il motivo che l'ha originato e continua per inerzia.
Tenti di ignorarla, una volta ha funzionato e dopo venti minuti mi è venuta vicino tranquilla.
Da ieri invece no. E' andata avanti fino a che i miei nervi hanno tenuto e fino a che la paura che i vicini chiamassero il telefono azzurro non ha preso il sopravvento.
La cosa si è ripetuta per varie volte. Non so quante, il numero percepito è stato infinito, comunque troppe per la mente umana. Troppe per la piccola Marta che sentendo le urla faceva le capriole impaurita nella mia pancia. Troppe per la gatta che dapprima si aggirava preoccupata per casa poi si è rifugiata in balcone non reggendo i decibel delle urla.
E da quel momento si cammina in punta di piedi, si sussurra nella paura che tutto risucceda.
Sembra di essere tornati a poco meno di due anni fa quando c'erano le crisi dovute alle pseudo-coliche (vere o presunte non si è mai capito). Solo che se allora avevi a che fare con un neonato indifeso ora sembra di avere di fronte una persona dalla forza  e determinazione di un bufalo, che ti sfida e riesce pure a vincere. La sensazione è quella di essere suoi ostaggi, che lei decida tutto, che lei voglia non si capisce bene cosa e faccia di tutto per averlo.
CAPRICCI sono solo capricci.
All'inizio pensi che stia male, poverina sta male. Poi ti rendi conto che se ha la forza di gridare per un'ora tanto male poi non sta.
Pensi pure magari la febbre tanto alta le ha danneggiato qualcosa!?
Ti senti un cane a lasciarla in disparte mentre si dispera, cerchi di ostentare indifferenza e dentro un altro pezzo di te muore. Ne risente subito lo stomaco e la mente.
Ho provato a rifare le stesse cose che facevo quando aveva le crisi di pianto serali, a creare un'atmosfera soft, a spegnere le luci, a cantare quella che era la nostra canzone, a seguire un certo percorso in casa e intanto nella mente fare il conto di quanto manca per il ritorno del papà a casa.
Non è servito.
Ho provato a parlarle, col cuore in mano, a spiegarle quello che sentivo dentro, dicendole di aiutarmi, che io ci sarei sempre stata, che se ci fossero stati delle difficoltà le avremmo affrontate insieme con calma e gradualità.
Mi sento in una fase di depressione post-partum posticipata o di pre-parto anticipata. O forse si sono sommate accentuandone l'effetto.
Pensi cose che mai avresti creduto.
Non c'è soluzione, qualsiasi cosa fai o dici è inutile, lei ormai è partita con la sua sceneggiata e non c'è verso di fermarla.
Vorresti portarla al pronto soccorso e dire "Pigliatevela, io non so cosa fare".
Ti senti un genitore fallito, cerchi dove hai sbagliato. Forse le ho permesso troppo? Possibile che le faccia così schifo?
Un momento mi cerca e il seguente mi allontana.
Sembra che io sia l'unica persona con cui voglia stare e poi sembra avercela per prima proprio con me. Neanche stare con me la rilassa.
Pensi che dovresti farla abituare a stare di più anche con gli altri visto che fra due mesi (!) arriverà  Marta ma sembra che ora sia il momento in cui abbia più bisogno di te.
In un attimo capisci come è possibile che accadano tragedia in famiglia, capisci la Franzoni e tutti gli altri, capisci che ci vuole davvero poco in una mente già provata e stanca.
Dovresti starle invece forse più vicino, essere più dolce ma non ci riesci, la vedi solo come una piccola tiranna, piccola tiranna del tuo cuor e temi solo che possa esplodere di nuovo da un momento all'altro.
Fai cose che non avresti mai fatto come uscire a mezzanotte e portarla a fare un giro in macchina.
Non riesci neanche più a prendere sonno dopo che l'hai vista svegliarsi nervosa, un fascio di nervi tesi, ululante, nel dormiveglia ma già sul piede di guerra pronta a combattere.
Non dovresti prenderla sul personale ma non puoi non chiederti: ce l'ha con me? Le faccio così schifo? Casa le fa così schifo?
Cerchi su internet e ci sono milioni di storie come la tua. Tutti a dire "Passerà passerà".
E così la pensa anche la pediatra love love che è diventata quasi la mia psicologa personale.
Solo chi ci è passato sa cosa significa.
E' per l'ennesima volta una palude vischiosa da attraversare.
Solo che stavolta potrebbe durare anni (anni?!), solo che stavolta c'ho la panza ed è tutto più maledettamente complicato.
Non so di preciso cosa sia se terrible two, ansia da distacco, ansia della sorellina in arrivo...so solo che rivoglio la mia Pop indietro.

ps che poi a me 'sta storia del terrible two ha già stufato, sembra la giustificazione per ogni cosa e poi possibile che Lei abbia fatto tutto in ritardo ma per questo aspetto sia arrivata puntualissima iniziando precisamente il giorno dopo il suo compleanno??!!!




lunedì 12 novembre 2012

Partecipazione popolare

Considerazioni semiserie sulla situazione politica attuale.

Premessa: metterei una multa a chi usa l'espressione "Perchè in un paese come l'Italia..." è una frase senza senso e applicabile a qualsiasi Stato, è ridondante e priva di significato. Quindi per una questione di economia, anche verbale, togliamola!
come anche l'espressione "Nel periodo storico in cui stiamo vivendo..." idem con patate.

Detto ciò...
a me Renzi sta simpatico. 
Mi si potrebbe obiettare: ma perchè si sceglie il candidato in base alla simpatia?
Why not?
Mi sta simpatico per futili motivi: fra i quali perchè ha tre figli. E anche se immagino che lui abbia fatto e faccia ben poco ma se li smazzi per lo più la moglie e magari lui a tempo debito abbia solo acconsentito alla tripletta con un flebile sì non fa nulla, mi piace!
Poi perchè è moderatamente giooovane o gioca a fare il gioooovane.
Inoltre perchè si fa palesemente di cocaina ed il suo essere a mille 24 ore su 24 ne è la dimostrazione ma almeno non fa nulla per nasconderlo e poi il tutto gli dà un po' di verve che in confronto a quei lumacoidi a cui siamo abituati è già molto.
Il fatto che abbia partecipato a "La ruota della fortuna" non mi interessa e che si faccia consigliare da Gori meno che mai.
Non capisco perchè la sinistra invece di ascoltare le sue nuove (?) idee abbia solo trovato l'ennesimo pretesto per creare una nuova frattura interna e altre zizzanie.

Un'altra che mi è simpatica è la Rosy, di lei mi fido, a pelle. Di sicuro non ce la vedo a spendere i soldi pubblici in festini e cotillons. Mi sembra un'impiegata delle Poste di 50 anni fa. I miei soldi a lei li affiderei, agli altri no, mai.

Un altro che mi era simpatico era Diliberto, forse per la sua somiglianza con Braccobaldo, ma è sparito chissà dov'è.



Ed ora un accenno alle elezioni americane.
Le vicissitudini Usa sono intrinsecamente legate alla mia situazione ed evoluzione procreativa.
Quando venne eletto Obama ero in clinica per un'operazione e dopo 4 anni guarda come sono cambiate le cose.
A me sono cambiate molto e in meglio. Degli americani non so se si può dire altrettanto.
Non li vedevo nel tempo così contenti di Obama dopo l'entusiasmo iniziale, ora festeggiano per la sua seconda elezione.
Più per "abbiamo scampato il peggio" che per un reale attaccamento al Barack.
Insomma mi sa tanto di "scegliere il male peggiore" abitudine caramente italica.
Poi se l'unico pregio di quest'uomo debba essere solo il colore della pelle il commento è automatico: Americà ma di che stiamo a parlà!?

E veniamo al nostro piccolo, piccolissimo.
In cosa possiamo dare il nostro contributo per far sì che le cose possano cambiare e risultarci più gradite?Con il voto...si va bè

Ma ci sono anche altre forme di partecipazione popolare, delle democrazie (o almeno così dovrebbe essere) in piccolo.
Ne sono un esempio le assemblee o le altre riunioni alle quali siamo chiamati a partecipare, per dire la nostra, almeno in teoria.

Poco fa per la prima volta ho partecipato ad una riunione di genitori al nido.
L'anno scorso non c'era, forse c'era un'altra forma di sovranità.
Ero piena di aspettative, mi sono presa un po' di tempo per pensare, ho scritto le mie proposte su un pizzino.

La delusione è stata grande.
Innanzitutto c'è stata pochissima partecipazione, possibile che un genitore non abbia due pomeriggi l'anno per interessarsi di quello che farà il figlio?
Poi da parte del nido ho trovato un atteggiamento che temevo ma non credevo.
Si è trattata di una sterile illustrazione di quello che sarà la programmazione per il nuovo anno.
Ogni proposta è stata bocciata, neanche presa in considerazione, se non addirittura derisa.
Ne sono uscita demotivata, con la stessa sensazione che si prova proprio dopo le riunioni di condominio.
Ti chiedi: va bè ma alla fine cosa si è scelto? E hai il sentore che si sia fatta la volontà degli altri e che la tua partecipazione sia stata solo scenografica perchè tanto tutto era già deciso e non c'era spazio a proposte, dubbi, o le tanto temute novità.
Cercavo negli altri genitori un appoggio, la possibilità di creare una rete fra di noi, invece ho trovato tutti spavaldi professionisti interessati solo al loro figlio e ad ogni occasioni cercavano di metterlo in mezzo anche quando non c'entrava nulla.

Un'altra occasione sprecata, un'altra opportunità andata perduta a causa dell'egoismo, del menefreghismo, della superficialità...
tanto che ce frega? C'è sempre di peggio....







Non c'era proprio l'interesse di fare un discorso generale, per il bene comune ma ognuno guardava il proprio e basta.




giovedì 8 novembre 2012

La casa sul lago

Una calda estate di qualche vita fa, quelle estati lunghe, delle vacanze scolastiche, del liceo, quelle che sembravano non finire mai. Quelle in cui ti senti non ancora adulta ma allo stesso tempo ancora bambina.
Una mia amica mi invita a trascorrere una giornata nella sua casa al lago.
Ho adorato subito quella casa, con le sue grandi arcate, con l'uliveto, la vista mozzafiato sul lago, la calma, la tranquillità, la quiete tipica di questi luoghi, il tempo scorreva placido proprio come l'acqua del lago.
Forse proprio in quell'occasione conobbi S., la figlia dello zio della mia amica, una mezza parente insomma.
Era in crisi col marito, un vecchio dicevamo noi, vivevano a Milano con una bimba piccola ed era venuta qualche giorno lì in vacanza, forse per distrarsi, per cercare un po' di quiete, quasi in ritiro spirituale.
C'era un'atmosfera ovattata, quasi sussuravamo fra di noi tra il "si dice" e il "dicono".
Ho ricordi confusi, vaghi, non so quanto tutto faccia parte del ricordo o quanto ci sia della mia immaginazione.
Comunque ricordo i suoi capelli folti, ricci, la sua carnagione chiara. Forse ci fu un primo momento di imbarazzo, la sensazione di avere un intruso fra noi ma poi in qualche modo, complice anche la magia del posto e la possibilità di condividere quello scampolo di vacanza insieme l'iniziale ritrosia si è dissolta. Mi piace pensare che ci scappò anche qualche risata con lei e la speranza di averle portato un po' di sorriso nelle sue giornate solitarie.

Qualche tempo dopo la notizia:

Milano violenta, due omicidi nella notte

Professore di disegno sgozza la moglie con il trinciapollo davanti alla figlioletta La vittima era da tempo in crisi con il marito Da separati le ultime ferie

Ha ucciso la moglie tagliandole le gola con un trinciapollo, dopo averla gia' ferita con quattro coltelli. Nella stanza accanto piangeva la loro bimba, tre anni appena. M., 59 anni, professore di disegno in una scuola di via Lulli, ha colpito implacabile, poi ha meditato il suicidio. Il corpo nudo di sua moglie S., romana di 36 anni, e' stato trovato l'altra notte: giaceva in terra, nel sangue, nel loro bilocale al secondo piano della casa di ringhiera in via Padova 138. Quando e' arrivata la polizia, da una trave al soffito pendevano due cravatte annodate, ma l'uomo non si era ucciso. "Ho fatto la cosa giusta", ha detto l'assassino agli agenti, aggiungendo solo che bisognava trovare "una donna" che si prendesse cura della bambina. Proprio per la figlia, doveva essere scoppiata l'ennesima lite. Il rapporto tra marito e moglie, sposati da cinque anni, non andava bene da tempo. Forse per la differenza d'eta'. Certamente per la differenza nel carattere: burbero e chiuso, lui. Solare e affettuosa, lei. S., un lavoro come impiegata alle Poste di via Ferrante Aporti, secondo i conoscenti, aveva cominciato a pensare di lasciarlo, ma M. non le avrebbe mai permesso di allontanarsi con la bambina. Il professore aveva gia' un matrimonio e tre figli alle spalle, ma della prima famiglia, in via Padova, non si vedeva nessuno da anni. Nel mese di agosto, moglie e marito hanno trascorso le vacanze separati. La mamma e la bambina erano andate a Roma, dove S. era nata e dove abitano i suoi genitori. M. aveva atteso il loro ritorno e poi era partito - solo - per andare a trovare i parenti nel Cremonese. Di nuovo a casa, raccontano i vicini, sono riprese le discussioni. Fino a martedi', quando l'uomo e' ripartito con la figlia. "Stavo andando a lavorare - si sfogo' allora S. con l'inquilina dell'appartamento accanto - e lui ha detto che sarebbe andato a comprare il giornale con la piccola. Ma quando sono tornata a casa, nel pomeriggio, ho trovato un biglietto in cui M. diceva di essere partito per andare a Cremona". Padre e figlia sono stati fuori citta' fino a sabato. S. si era preoccupata. Non era mai stata tanto a lungo lontana dalla bambina. L'ultima lite scoppia proprio nella notte tra sabato e domenica: alle due e mezzo, tra i ballatoi del palazzo di via Padova rimbombano rumori e urla. Sembra solo una lite piu' aspra del solito. Ma un'ora piu' tardi alcuni vicini raccolgono le invocazioni d'aiuto della donna e chiamano il 113. Una manciata di minuti e la volante della polizia arriva. Ma la casa e' gia' avvolta nel silenzio. Gli agenti suonano al campanello, non risponde nessuno. Poi, lievi rumori fanno decidere l'irruzione. Proprio in quell'istante, pero', la porta si apre. Solo uno spiraglio. Nel buio si intravede M. : "Chiamate una donna per la bambina, lei sta bene". Gli agenti sanno che e' viva, si sente il suo pianto disperato. All'improvviso spalancano la porta. L'assassino e' nudo, i piedi sporchi di sangue. Quando accendono la luce scoprono che il sangue e' ovunque: sui mobili, sulle pareti. Su tutto il corpo di S. La donna e' sul pavimento della cucina: solo l'autopsia potra' dire quante volte sia stata colpita. Vicino al cadavere gli investigatori trovano addirittura quattro diversi coltelli e un grosso paio di forbici. Resinanti, "vestito" con un lenzuolo, viene portato in questura. La bambina e' nel lettino, nella stanza accanto. Un'agente la prende in braccio in attesa dell'ambulanza che la portera' in ospedale dove medici e infermieri l'aiuteranno a superare lo choc. Senza una mamma e con il papa' in cella, probabilmente sara' affidata ai nonni materni che ieri pomeriggio sono arrivati da Roma. 
31 agosto 1998

Mi chiamò in lacrime la mia amica per raccontarmelo.

Ho riportato lo sterile resoconto del giornale dell'epoca.
Forse i giornali non si sono più interessati alla notizia, il caso era presto risolto, il responsabile era già in carcere, nessun giallo da risolvere, ne succedono a bizzeffe di casi così.
Vengono presto archiviati e dimenticati da tutti.
Ignorando le inevitabili e tremende conseguenze che un fatto del genere può causare su un'intera famiglia, un crescendo di dramma e tragicità.

La bimba viene affidata ai nonni materni, sradicata dalla città in cui viveva, portata in una nuova realtà. Seguita da uno psicologo che le faccia superare quello che ha vissuto e le faccia avere di nuovo fiducia negli uomini, superando la sua comprensibile avversione e il binomio maschio-cattivo.
Tempo dopo il nonno si è tolto la vita, suicidandosi con il filo del telefono.
Qualche anno fa è morta la nonna e la bimba, ormai ragazza dopo varie traversie è stata affidata agli zii.

Siamo sommersi da notizie simili, da non farci quasi più caso, dimenticandoci cosa c'è dietro e che ci sono persone coinvolte, spesso bambini, sempre donne.

Nella mia vita per ben due volte mi è capitato di essere coinvolta a latere da fatti così: in questo caso e in un altro http://buonecosedipessimogusto.blogspot.it/2012/04/goldeneye-broken-heart.html
e tanto mi è bastato per vedere la vita di chi è stato travolto da un dramma di questo tipo davvero sconvolta e per rendermi conto che non sono poi cose così lontane dal nostro mondo come spesso si può pensare.

Fioriscono trasmissioni sul tema amore criminale, delitto passionale, amore violento..
mi indignano e mi feriscono profondamente.
Non c'è amore in niente di tutto ciò, non ce n'è traccia, c'è solo morte, disprezzo e basta.
Non è solo un problema di terminologia sbagliata, di forma, l'uso delle parole è fondamentale.
Usare la parola "amore" in un omicidio è come accettarlo, sminuirne la gravità, attenuarne l'entità, giustificarlo.
Mi chiedo perchè il termine "uxoricidio" debba sempre dare per scontato che la vittima sia sempre la donna e non esiste un corrispettivo per l'uomo.


Qui invece c'è il superego di un uomo immaturo e infelice che pensa con la violenza estrema di possedere una donna, se non sei mia non lo sarai mai di nessun'altro.
Chi pensa che tutto gli sia dovuto, di poter comprare i sentimenti così come si compra un Ipad.
C'è la mancanza di valori, di etica, di educazione sentimentale.
Bisogna capire che nella vita si può vincere o perdere, avere la capacità di ammettere un fallimento, di accettare il rifiuto da parte della persona che si ama (o meglio oggetto delle proprie attenzioni) o la sua preferenza a qualcun'altro.
Mi viene da pensare pure che la donna, forse per mentalità diversa, non ucciderebbe mai l'oggetto del proprio amore, al massimo porrebbe fine alla propria di vita. L'amato è sacro, è posto al di sopra di tutto, anche della propria vita.

Non so se negli ultimi tempi siano aumentati questi fatti oppure no.
Ma di sicuro non mi piace il modo in cui se ne parla, la curiosità morbosa che gli sta intorno.
Forse per il presente c'è poco da fare.
Spero nel futuro, in quelli che verranno, sta a noi mamme educare i figli al rispetto per gli altri, per la vita, all'amore vero, ad accettare le disfatte, a ricominciare da zero, a rialzarsi dopo ogni caduta, a vivere secondo sentimenti puri e semplici.