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lunedì 22 agosto 2016

Con i piedi in mano

Tra i vari aspetti positivi dello stare a casa c'è quello di poter disporre di numerose ore a disposizione, basta  solo vincere la pigrizia e le resistenze personali.
Quindi quando per caso ho letto di una seduta di prova di riflessologia plantare mi sono detta:"Perchè no?". Ne sapevo poco o niente salvo che si trattava vagamente di qualcosa tipo un massaggio e che comprendeva i piedi.
Per una curiosa coincidenza l'incontro si è svolto proprio dove tutto ebbe inizio ovvero nel centro benessere megafico
Entro nel centro estetico. Non so voi ma quando entro in questi posti, mi è già sufficiente attendere nel salottino il mio turno, avvolta da profumi esotici e ascoltare musica soft per rilassarmi. Il mio trattamento inizia già lì. Comincio a staccare e a non pensare a nulla.
Mi viene incontro lei, un'amica di un'amica, dal nome a me già caro, omonima di una mia cara amica e della mia gatta e infatti mi guarda con occhi felini.
Mi spiega un po' come funziona. Ovviamente si tratta di un primo incontro preliminare, giusto di un assaggio.
Mi aspettavo una cosa diversa, più simile al massaggio, in cui uno all'inizio scambia due chiacchiere, qualcosa in più di educati convenevoli, poi si chiudono gli occhi e te saluto.
Invece qui si parla e pure tanto, forse troppo per i miei gusti.
Ogni punto del piede corrisponde a un organo e ogni aspetto del proprio io, della propria vita: ansie, difficoltà, traumi sono legati ad un punto del corpo. Avere problemi al fegato o allo stomaco non significa semplicemente avere la digestione difficile ma spesso bisogna sondare dentro se stessi, nel rapporto con gli altri ecc.
Vado un po' a memoria ma in soldoni credo che ci siamo.
Lei inizia a compilare una scheda ponendomi varie domande sulla salute e su di me nel frattempo mi manipola i piedi e mi raccomanda di avvertirla se sento dolore e di distinguere fra dolore acuto tipo punzecchiata o profondo.
È uno scavicchiamento del piede e dell'anima.

Durante quella seduta non sento quasi mai male allora significa o che ho una soglia di sopportazione del dolore molto alta, lei mi racconta che in alcuni casi delle persone quasi urlano! Oppure che è molto difficile penetrare i numerosi scudi innalzati tra me e il resto del mondo o che non ci sono particolari problemi.
Sto sempre un po' sulla difensiva quando mi trovo di fronte a queste realtà e spesso lo scetticismo prende il sopravvento. Anzi più dall'altra parte vedo infojamento più in me invece prevale la volontà di demolire. Forse vorrei crederci, mi piacerebbe ma poi nun gliela fò e storco il naso.
Ad esempio solo dopo averle detto che un mio punto debole sono i denti lei me lo ha confermato manipolando il piede al che da S. Tommaso quale sono mi chiedo se l'avrebbe comunque notato senza che glielo avessi detto.
Al di là di tutto devo dire che varie cose mi sono rimaste dentro e forse questa è la cosa più importante.
Mi è piaciuto che si è trattata di una chiacchierata a doppio senso e non tu parli, io ascolto ma non ti dico niente di me come spesso accade in questi casi. Mi ha raccontato di lei, di quello che ha fatto, dei problemi incontrati in passato e di come li ha affrontati. In questo modo si è posta al mio livello, non stava di certo su un piedistallo a guardarmi con commiserazione dall'alto con l'aria di dire: vedi io ci sono riuscita è tanto facile, fallo pure tu! Non aveva in mano la chiave del successo, la facile ricetta per la felicità ma stava semplicemente raccontando la sua esperienza.
Un'altra cosa che mi ha colpito è stato che mi ha raccomandato di includere nella famiglia anche eventuali gravidanze poi finite male perchè di fatto si tratta di persone che se pur per poco ne hanno fatto parte. 
Ed è strano come io sia sempre attenta e sensibile quando queste vicende riguardino mie  amiche o conoscenti le abbia poi sottovalutata nelle persone a me più vicine.
A tal proposito mi ha parlato di costellazioni familiari, di Hellinger; argomenti da approfondire.
Poi mi ha chiesto se sono stata allattata da piccola ed è incredibile come pure in questo caso si tratti di un argomento a me molto caro ma di cui non ho approfondito la mia esperienza da piccola.
Le ho raccontato del Blog e del primo post che ho scritto ambientato proprio tra quelle mura, del massaggiatore Juri ma mi ha risposto che pur stando lei lì da anni non hai mai conosciuto nessuno con quel nome. Mi ha fatto venire il dubbio che si fosse trattato tutto di un sogno, ma va bè poco importa!
Un altro aspetto che è uscito fuori parlando di tutto è che non bisogna porsi delle aspettative riguardo gli altri, non bisogna prevedere un loro comportamento o gesto perchè altrimenti rimarremo inevitabilmente delusi. Sarebbe meglio accettare quello che loro ci danno senza porsi domande o dare giudizi ma accettare semplicemente e basta.
Spesso le persone hanno un atteggiamento nei nostri confronti che non è dato dalla cattiveria o dal non affetto ma è semplicemente frutto della loro infanzia, delle loro esperienze, della loro famiglia e rapporto con i genitori. Cose radicate negli anni e impossibili da cambiare.
Tutto questo dovrei scolpirmelo in fronte e forse potrebbe essere davvero la chiave della felicità perchè ragionandoci bene è proprio il motivo principe responsabile delle mie maggiori incazzature.
Insomma di materiale ce n'è davvero tanto e ce n'è da riflettere per un paio di vite abbondanti, al di là dei piedi, al di là delle riflessologia ma con la certezza che dietro quel "Ciao e grazie" in realtà c'è un sicuro arrivederci.


lunedì 1 agosto 2016

Ritorno sulla Terra

In attesa all'ambulatorio dei prelievi sembra una barzelletta di dubbio gusto.

C'è un tossico, una mignotta, uno di compagnie di letto molto allegre.
Tutti gli stereotipi delle categorie a rischio HIV.
Sembra che abbiano una manciata di ore di sonno sulle spalle.
Ognuno con lo sguardo preoccupato dietro i propri errori.

E poi ci siamo noi con la Pop.
Noi che non c'entriamo niente con tutto questo, che non ce la siamo certo andata a cercare.
Chissà cosa pensano gli altri in fila aspettando. Se si stanno domandando cosa ci facciamo lì.
Siamo tutti lì per lo stesso motivo ma forse per cause diverse.
A me sembra tutto un controsenso molto grottesco.
Il reparto di malattie infettive del policlinico che dovrebbe essere il posto più pulito e sterile del mondo, in realtà è il più zozzo e fetido.
C'è una procedura legata alla privacy al limite dell'assurdo. Non riesco a capire tutto questo top secret e a chi possano interessare così tanto i responsi sull'aids di un'altra persona. O che differenza ci sia fra questi e quelli di un'altra malattia.

L'infermiera ci chiede come mai siamo lì. In genere azzeccano senza farci rispondere. Rispondiamo telegrafici:"Siringa Spiaggia". Il suo commento: "Mi dispiace anzi bastardi, loro. ".
Cercano di essere gentili appena vedono la bambina entrare, immagino che ne abbiano viste di tutti i colori lì dentro.
La Pop è consapevole di quello che deve fare, lei in genere così collaborativa, già dall'altra volta si rifiutava di porgere il braccio all'infermiera e l'abbiamo dovuta tenere in due. Poi ci aveva detto che non le aveva fatto male, speravo che questa volta memore della precedente ci aiutasse un po' di più invece più o meno è andata come la scorsa.
Ma stavolta le infermiere hanno chiesto l'intervento di Gigi, anzi forse Giggi, "Perché questi nun je la fanno a reggela". Giggi è un infermiere che avevo visto entrando in una stanzetta laterale seduto alla scrivania sotto una sorta di altarino di foto della Maggica.

Come spesso avviene la Pop, in maniera inspiegabile, prova simpatia per questo colorito personaggio che la apostrofa "Eddai nun fa 'aa scena che sei stata bbravissima!". Per i giorni seguenti ci parlerà di Giggi sperando di poterlo incontrare alla prossima analisi.

Poi ci aspetterà una giornata premio, per tutti, a Zoomarine.
Lontano da tutto questo.

Più o meno questo è quello che scrissi una settimana su Facebook, di getto e con urgenza. Quando uno ama scrivere e gli scappa di farlo è tale e quale come sensazione quando uno ha necessità del bagno. Dopo, quando si è finito, ci si è liberati, si sta meglio e non ci si pensa più.  Il post ha suscitato molti commenti, molti stai su e qualche incomprensione ma è stata anche l'occasione per risentire persone che da tempo non sentivo.
Ringrazio tutti perché in queste situazioni anche un pensiero o una parola sono di grande conforto.