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martedì 30 ottobre 2012

Terrible two

Ho capito perchè chiamano così questa fase d'età, non perchè i bambini diventino indemoniati (O forse si? Ve lo dirò fra una settimana.) Ma perchè in sostanza la società non li caca.
E' una fascia anomala, ambigua, nè carne nè pesce.
Il dilemma è nato da queste situazioni meteo come dire? Di cacca e la necessità di inventare qualcosa da fare nel tempo libero.
Allora ti accorgi che ogni attività da fare per i bambini è over 3.
Intorno ai due anni sei considerato poppante o tendente a morula.
E invece non è affatto così perchè intorno ai due, un bambino non è più nella fase "dove lo metti sta", tra l'altro mi chiedo se ci sia mai stata davvero questa fase, ma, giustamente, vuole essere stimolato, fare cose, andare in giro che non sia solo il solito giretto al centro commerciale ma something else, something more.

Se uno ha tempo, soldi e forza di volontà può fare un sacco di corsi a tema.
Yoga, piscina per mamma e figlio.
O i corsi di musica da fare insieme.
Da questo punto di vista è un'ottima cosa.
Se uno viene solo sfiorato dal dubbio che il pargolo sia già in così tenera età sopraffatto da troppi impegni extrascolastici, che abbia un carnet sociale pregno, secondo solo a quello di Paris Hilton, che sia stressato e soprattutto si chiede "Ma tutte queste cose gli piacciono davvero?!" si può almeno consolare sapendo che non lo va parcheggiando a destra e manca ma che, almeno per il momento, queste attività si fanno insieme.
Non dimentichiamoci che una tanto allegra canzone per bimbi nonostante il tono musicale scanzonato parla proprio di questo: di stress, di bambini che fanno il tempo pieno e altre 8000 attività, che non je la fanno più, vogliono solo stare con mamma e papà (sigh!), ma un sistema rapido, infallibile e geniale fortunatamente io ce l'ho, se me lo chiedete per favore il segreto io vi svelerò...
Il fatto è che fra tre mesi sarò anche in altre faccende affaccendata e non so quanto potrò continuare a fare queste attività insieme o se qualcun'altro potrà aiutarmi e farlo al mio posto.

Comunque spulciando su internet e chiedendo ad amici vari le alternative sono queste.
O recarsi presso una biblioteca comunale, non so se in tutte ma in quelle che ho visto io c'è uno spazio per bambini con moquette e cuscini dove si può stare, leggere un libro in tranquillità.

Peccato che la domenica e il sabato pomeriggio spesso siano chiuse.
E che l'indispensabile ascensore sia scassato ma...che stai a cavillare?

Ce n'è una ancora più fica http://www.casinadiraffaello.it/

Tutte fanno letture animate, anche qui eventi over 3.

Poi c'è il museo dei bambini Explora http://www.mdbr.it/. Over 3 ma dai 2 si paga: ammazza che furbi! L'ho visto solo da fuori, ci sono degli ingressi ad orario che non trovo molto comodi, uno con un bambino arriva quando può ed è già tanto se ci riesce.

Poi avevo trovato una cosa molto fica che organizza l'Auditorium, dei concerti con musica dal vivo of course, per bambini suddivisi in varie fasce di età, anche da 1 a 8 mesi, fino a 2 anni ecc.
Ho visto il video

mi sono talmente infojata che sono corsa in loco ma era tutto esaurito.
E pensare che non te lo tirano neanche dietro, in totale, la famigliola arriva a spendere 50 euri. In più fanno pure un incontro preliminare per spiegare come avviene il tutto, pure questo non è che lo capisco molto: già tanto che riesco ad arrivare in loco il giorno stabilito per il concerto, ora devo venire pure il giorno prima per le specifiche!?

Riguardo gli spazi all'aperto le mie ultime uscite al parco si sono caratterizzata dalla Pop che giocava con la sabbia o gironzolava intorno e io con la panza che con la sua paletta raccoglievo la monnezza circostante.
Mi fa troppo schifo vederla giocare nella sporcizia. Ma a quanto pare sono fra le poche che la pensa così, tanti altri genitori stavano tranquillamente a chiacchierare seduti mentre i loro figli giocavano nel pattume. Allora ad una situazione così non c'è proprio possibilità di recupero, stai nello schifo e ti piace pure starci visto che non fai niente per cambiare le cose, come un maiale che si rotola nel fango con tutto il rispetto per Peppa Pig perchè a tutti piace saltare nelle pozzanghere ma fino a un certo punto.


C'è sempre Ikea che ha messo uno spazio giochi libero al chiuso e lì i bambini si divertono come non mai.
Chissà com'è per vedere il mondo come vorresti spesso l'unica alternativa è andare lì, da Ikea.

Poi c'è la questione scuola materna che inizia a premere, sto ancora combattendo con la faccenda asilo e già bisogna preoccuparsi per l'anno prossimo. Questa nuova scuola che a detta di molti sembra più una caserma, una scuola nel senso peggiore del termine che non ha nulla a che vedere con casa o con il rassicurante (?) asilo nido.
Ne parlo con la mia amica finlandese,
le dico che non è previsto che i bambini dormano dopo pranzo, non si è capito se per intenti pseudo-pedagogici o perchè non hanno i fondi per i lettini e che alcuni li fanno riposare appoggiati sui banchi.
Lei mi fa "Ma perchè i bambini qui alla materna stanno sui banchi? Da noi fino a 7, e dico 7 anni, la scuola è gioco, si sta sui banchi solo dalle elementari in poi..."
Datemi la Scandinavia, voglio naufragare fra le palle dello Smalland!!!

In realtà non ci occorre poi molto nelle lunghe giornate invernali.
Basterebbe un locale, neanche tanto grande, privo di pericoli, con morbida moquette e attrezzato con tubi, giochi, peluche... per far pascolare i bimbi in libertà.

Delle volte sembra che si stia pretendendo la luna, che ci si debba incazzare o fare le crociate anche per ottenere quello che sembrerebbe ovvio e scontanto: un ambiente decente, pulito, sicuro, confortevole, avere a che fare con persone che sono a contatto con i nostri figli che almeno siano ragionevoli, dolci, comprensive...

Scontrarsi (confrontarsi) ogni santo giorno con la maestra del nido, la maestra della piscina, le maestre di vita, le mamme che uno incontra è sfiancante...sentirsi una mosca bianca e chiedersi "Aho ma in fondo che sto chiedendo?!".





martedì 16 ottobre 2012

15/10

Non mi piace scrivere in occasioni delle ricorrenze ma ci sono degli argomenti che vengono fuori da soli, che chiedono di essere trattati, che premono.

Ieri sera poi la bacheca di Fb mi si è riempita di candele, ma anche di palloncini colorati e farfalle, impossibile, anche volendo, fare finta di nulla.
So che nella situazione appanzata in cui mi trovo non dovrei pensare, forse anche scaramanticamente, a cose tristi o indugiare su temi delicati ma è più forte di me.
Più volte per caso mi è capitato di imbattermi in post dell'associazione CiaoLapo di cui già ho scritto, e di sentire in un attimo gli occhi invasi dalle lacrime e le guance solcate dal pianto.
Confesso che sono state più le lacrime versate leggendo storie di illustri sconosciuti che sorrisi che per ora ho riservato alla mia scalciante Marta inside me.
Per ognuno avrei avuto le stesse, identiche parole di conforto, di vicinanza.
Qualche volta ho pensato anche di cancellarli, per non vederli, per non stare male ma poi l'avrei sentito come un tradimento, una mancanza di rispetto per gli altri, un sottrarsi all'impegno e sono andata avanti.
Ho abbracciato virtualmente, metaforicamente questo argomento e me lo porto dentro ormai da tanto.
Ho detto in più occasioni che l'idea di scrivere questo Blog mi è venuta anche trovandomi di fronte a questo aspetto sconosciuto e terribile della vita, che mi ha scatenato un sacco di emozioni e parole spontanee da buttare giù.

Ieri era la giornata mondiale della consapevolezza sulla morte perinatale.

Forse io non sono nessuno, non ho titoli per parlare dell'argomento, non essendo un'esperta in materia, nè avendo vissuto un'esperienza simile, non ho consigli, non ho soluzioni.
Mi sento impotente e attonita di fronte a tanto dolore che non ha un responsabile, una causa contro cui scagliarsi.
Io, penso che se capitasse a me non ce la farei e basta.
Forse neanche il progresso scientifico potrà in un futuro porre fine a queste tragedie, non lo so, non lo so...
So solo che vorrei fare qualcosa ma non so davvero cosa e come.
So che in questi giorni ci sono stati incontri, dibattiti, vorrei partecipare, conoscere di persona, vedere, sentire, ma mi sentirei fuori luogo e inconsapevolmente in colpa col mio pancione.
So che hanno messo degli stand in vari città, chissà come reagiscono i passanti una volta capito di cosa si sta parlando. Io, mi comporterei diversamente al loro posto?
L'unica cosa che nel mio piccolo sento di poter fare è di parlare di questo argomento, perchè troppo spesso non se ne sa nulla e oltre alla tragedia che uno è costretto ad affrontare spesso si aggiungono l'insensibilità degli altri, delle volte anche in buona fede o per semplice ignoranza.
Mi chiedo in quale modo i medici, gli infermieri degli ospedali che conosciamo sono preparati per affrontare una situazione del genere e se ripenso agli esemplari che ho incontrato io c'è veramente da tremare solo all'idea.

Per un uomo che ha sfidato la natura volando dallo spazio ci sono stati tanti palloncini e angeli che hanno fatto il percorso inverso, chissà che da lassù il mondo non si veda un po' più bello....


lunedì 15 ottobre 2012

La dolce folletta

Avrete capito quanto io ami scrivere dei post su delle persone che mi hanno colpito, che hanno attraversato la mia strada magari per poco tempo ma che in qualche modo l'abbiano segnata.
Mi piace definirli cammei, dei piccoli ritratti, degli omaggi estemporanei; la maggior parte delle volte gli interessanti non sanno neanche che ho scritto di loro, un po' perchè non so quanti gradirebbero che parlo dei cavoli loro su un blog, un po' perchè è demodè incontrare uno e dirgli  "Oh lo sai che t'ho fatto un cammeo?" Quello penserebbe subito alla torta già pronta e bon!

Mi piacciono le persone che ci mettono cuore in quello che fanno, che ci credono, ci mettono passione. Io le chiamo mosche bianche, perle rare. Sono talmente preziose da farmi credere che possano tranquillamente venire fuori da un'altra epoca tramite macchina del tempo o da un altro pianeta.
Posso essere colpita da folgorazione fulminante nei loro confronti e provare assoluta adorazione, poi magari in altri aspetti del privato sono scippatori di vecchiette fuori dagli uffici postali ma non importa e forse non posso saperlo, d'altra parte nessuno è perfetto.

Credo che in alcune professioni sia fondamentale essere dotati di cuore per esercitarle, quelle in cui sei a contatto con le persone, soprattutto in momenti delicati: medici, infermieri ma anche maestri. Dovrebbero richiederlo nel curriculum: cardio-munito.
E invece troppo spesso accade il contrario, forse all'inizio della loro carriera partono con le migliori intenzioni, poi si perdono per strada, si abituano a tutto: al dolore, alla morte, alla malattia...e chi hanno di fronte torna ad essere un numero, un signor X, un altro caso da trattare e basta.

Una volta parlai con un famoso chirurgo che aveva operato mio padre al cuore, era stremato, distrutto dalla fatica e dalla concentrazione necessaria durante l'intervento, gli strinsi la mano e lui me la tese debolmente, quasi temendo che con il contatto gli rovinassi i suoi preziosi strumenti. Mi fece il quadro clinico della situazione senza mai guardarmi negli occhi.

Per questo l'anno scorso quando la Pop frequentava l'altro nido mi sono affezionata ad I. Da subito mi ha dato l'idea di un folletto, piccolina e graziosa, accoglieva i bambini con un sorriso e facendo vocine divertenti. Mi chiamava preoccupata quando era successo qualcosa, se ad esempio la Pop era caduta e aveva sbattuto e io la rassicuravo "Tranquilla, non ti preoccupare", io dovevo consolare lei mortificata.
Hanno avuto subito un legame stretto e speciale. 

L'ultimo giorno di scuola la maestra I. si è messa a piangere per il dispiacere, le altre maestra l'hanno coionata.
Io in quel periodo ero a riposo, non ho fatto in tempo a dirle grazie e tutto quello che pensavo.
Per fortuna l'abbiamo incontrata sabato per strada. Lei ha riconosciuto la Pop per prima e si è fermata un sacco a parlare con noi, anche se magari aveva fretta e aveva da fare.
Si è commossa, di nuovo, vedendo la Pop. Aveva gli occhi lucidi e le ha detto "Mi manchi tanto, sai che ho pianto quando sei andata via?".

Non è assolutamente la norma che una maestra pianga all'idea di non rivedere i suoi allievi, in genere succede il contrario, per lei è un ciclo che si chiude, un po' di magone, di nostalgia c'è, poi si archivia e ben presto ci saranno nuovi volti a sostituire i passati.
Per lei no.
Lei non si vergogna delle proprie emozioni, lei ci mette l'anima, lei non è capita, per le titolari questo comportamento è infantile, assurdo e forse antieconomico, dovrebbe concentrarsi più su altre cose e non legarsi così tanto ai bambini. Lei è positiva, non parla mai male di nessuno, anche se delle volte ne avrebbe tutti i motivi.
Lei mette i bimbi al centro di tutto e non il profitto, lei ci parla, forse non è autoritaria ma si mette al loro livello e per questo loro la adorano. 
Mentre parlavamo e io forse tentavo di dirle tutto quello che avevo accumulato, lei, con gli occhi lucidi guardava la Pop.

E' forse proprio questa la differenza fra lei e tutto il resto.
Spero che anche gli altri, quelli che sono lì fuori, si rendano conto di te.



giovedì 11 ottobre 2012

NotEataly

Premesso che sarò impopolare, rischierò il linciaggio e un conseguente crollo verticale dei visitors del mio Blog ma io la mia la devo dire.
D'altra parte il fatto di essere panzer (panzamunita o più semplicemente panza) ha il gran pregio di consentirti di dire quello che ti pare tanto gli altri non ti daranno addosso più di tanto, al massimo daranno la colpa agli ormoni, alle tempeste che stanno trasformando il tuo corpo in quello di un Barbapapà obeso.
Andarti contro è amorale e sarebbe visto dall'opinione pubblica come sparare sulla Croce Rossa o forse anche peggio essendo tu ora un bersaglio bello grosso e quindi ancor più facile da centrare.

Tutti ne parlano bene di 'sto Eataly, tutti ci sono andati, non si parla d'altro, ci fosse uno che ne dice male.




Io, che evidentemente la gravidanza mi fa un baffo e la mia sensibilità è rimasta sempre quella di un caimano semilavorato in forma di pochette da signora, vi dirò...

a me 'sto Eataly non me dice gnente.

Innanzitutto il nome non mi piace: è impronunciabile, inscrivibile (non nel senso che può essere inscritto in una circonferenza ma che non si riesce proprio a scrivere) sono più volte che ricorro a Google per sapere come diamine si scrive.
Poi molto più semplicemente: vuoi fare una cosa che esalta i prodotti italiani? E chiamalo in italiano santinumi! Ci sarebbero tanti nomi in italiano, altrettanto divertenti o con cui fare degli altrettanto simpatici giochi di parole. Che ne so? MagnAmo...la butto lì.  O sennò potevano fare ricorso al latino ma l'uso di termini inglesi potevano evitarlo.
Si ricordano della lingua italiana nel momento peggiore e i bagni li indicano come "Gabinetti" che solo il termine mi fa venire il voltastomaco, ma non era meglio a questo punto "Bagni"?

E veniamo al luogo (o alla location bleah): l'Air Terminal Ostiense lasciato all'abbandono per anni, poi diventato rifugio di senza tetto e ora questa nuova destinazione.
Bel posto però, molto luminoso, tante vetrate.
All'interno domina il bianco, il metallo e mattonelle bianche dappertutto.
Mm dice perchè dà il senso dell'igiene, della cucina. Sarà ma a me ricorda una stanza della macellazione per non dire una camera mortuaria.


Poi c'è il mercatino dove trovi tutti prodotti sfiziosi di varietà e prezzo, tanto che ti viene il dubbio che sia indicato in carati. Cose normali non ne trovi, tutte originali, il battuto di cipolle di Tropea essiccate a sud con olive taggiasche de mi' nonna che l'ha lavorato senza mai essersi lavata le mani...

Noi eravamo già stati a quello di Genova che ha una collocazione che mi piace un sacco: nel porto antico che sta diventando veramente bello tutto ristrutturato e riconvertito come si deve.
Questo dovrebbe essere molto più grande e più fico ma a me non ha dato questa sensazione anzi arrivando all'ultimo piano mi sono chiesta "Bè tutto qui?".

Insomma non sono stata colta dalla sindrome di Stendhal visitandolo.

E veniamo alla parte fondamentale: bello, bello tutto ma quando se magna?

Non ho mangiato ai ristoranti ma ci siamo limitati a un aperitivo spilluzzicando un po' di qua e di là, assaggiando un piatto di salumi e formaggi, la focaccia e la piadina, annaffiato da un succo di frutta (niente alcolici oh che volete!?).
La mia opinione è niente di che, anzi di tutto quello che ho assaggiato salvo la piadina e proprio il succo di frutta.
Per il resto niente di esaltante.
Forse uno dovrebbe assaporare il cibo con gli occhi chiusi non facendosi ingannare dalla scritta "Prodotto con pasta madre di 15 anni" o non badando alla mega-costruzione in cui si trova.
Io mi aspettavo sapori sublimi, che ti rimangono impressi, per cui dici "Ah vale davvero la pena aver speso 'sta cifra per due pezzetti di focaccia".
In sostanza mi sembra un bell'involucro esterno ma con poca sostanza all'interno.

Non boccio tutto... salvo qualche perla che probabilmente in pochi hanno notato.

Al banco del pesce c'è un cartello che dice che hanno tolto l'eliminacode, perchè loro non vogliono che il cliente sia un numero ma una persona e vogliono guardarla negli occhi.
Che non c'è bisogno che qualcuno ti dica a chi tocca ma tutto può essere regolato dalla cortesia ed educazione fra le persone.
Questo bel e inatteso concetto mi ha dato parecchio da pensare, almeno per la successiva mezz'ora.
Ormai siamo talmente tanto abituati all'eliminacode da cercarlo anche quando non c'è.
E questo bel concetto di non essere numero ma che siamo persone e non abbiamo bisogno di una macchina che ci dica a chi tocca mi fa pensare al decadimento dei tempi, della moralità comune ecc.
 se ora c'è bisogno di regolare la fila, di mettere dei cartelli per ricordare di dare precedenza a chi ne ha più necessità...cose ovvie, semplici, scontate.
Mi chiedo dove andremo a finire?
Avremo cartelli con scritto "Non uccidere il vicino" "Pensa prima di parlare" "Non sputare dalla finestra". 

Un altro dettaglio non trascurabile è la presenza di un bel pianoforte a coda fra i vari stand, con un cartello "Se sai suonare accomodati e suona".
In genere siamo abituati a leggere cartelli di divieto nei negozi, solo Ikea ci ha dato finalmente la libertà di provare i mobili, girovagare liberamente, sedersi sui divani, sdraiarsi sui letti in esposizione.
E qui addirittura ti fanno suonare... non mi piace la specifica "Se sai suonare", chi è che lo stabilisce non ho capito. Forse c'è Allevi mimetizzato fra i cespi di insalata riccia che fa i provini e dà i voti.







lunedì 8 ottobre 2012

Dare precedenza


In questo weekend mi è capitato per ben due volte che due commesse, arrivato il mio turno alla cassa, mi dicessero "Guardi che è suo diritto avere la precedenza, la prossima volta passi avanti".
Mi ha un po' infastidito il modo in cui mi è stata detta questa cosa, non in modo premuroso ma come fosse quasi una minaccia.
Una addirittura mi ha detto "Lei nelle condizioni in cui si trova..." al che ho pensato che devo avere proprio una faccia da chiavica per meritarmi tutta questo compatimento.
Avrei voluto dirle che sono solo semplicemente e naturalmente incinta, non ho nessuna grave patologia
Io, per come sono fatta, non chiedo niente a nessuno, non sto male, altrimenti in giro non ci andrei ma è logico che se uno mi offre la gentilezza di cedermi il suo posto in fila accetto volentieri.
Non mi piacciono le casse al supermercato riservate alle donne incinte o ai portatori di handicap, credo debba essere una buona abitudine da parte degli altri dargli precedenza.
Spesso invece la gente finge di non vedere la panza, ti guarda dal collo in su e allora tu che dovresti fare? Dovresti arrivare fino alla cassa sfidando gli sguardi inferociti degli altri clienti, raggiungere la cassiera e dirle "Scusi mi fa passare?". Io questa cosa non la farò mai perchè non mi viene proprio e anzi lo ritengo lesivo della propria dignità.
Così come penso debba sentirsi un povero invalido che chiede la cortesia di passare avanti.
Magari potrebbero essere le cassiere ogni tanto ad alzare gli occhi dalla cassa, dare un'occhiata alla fila e dire "A cafoni incivili fate passare la panzona, quella che si è mangiata un cocomero sano sano". Forse solo così sputtanandoli davanti a tutti prima un giorno, poi un altro impareranno un po' di civiltà.
Non mi piacciono neanche i posti riservati sui mezzi pubblici, credo che allo stesso modo siano gli altri a dover avere la sensibilità di cedere il proprio a chi ne ha più bisogno.
Che poi viaggiare sugli autobus o sulla metro è un'impresa azzardata, con gli autisti che guidano allegramente, parlando al cellulare, dribblando gli ostacoli come se stessero guidando un'Ape cross.
Gli anziani, le panzone, chi non cammina...non sono una categoria da isolare, forse sono solo da proteggere, un impegno collettivo da prendere...forse è un concetto troppo utopistico.

Mi piacciono invece i parcheggi rosa, riservati alle panzone e alle mamme, non sono solo da Ikea ma anche in qualche altro punto (tipo vicino al Forlanini) ma spesso li ho trovati occupati, mi sono sempre chiesta se da mamme oppure no.
Che poi personalmente non ho mai avuto in gravidanza bisogno di avere precedenza in un luogo pubblico, quando invece mi avrebbe fatto tanto comodo una volta nata la Pop. Tipo sei al supermercato, in fila e le viene fame all'improvviso, lei vuole il latte, non ci sono santi...ecco in quei casi, nessuno capisce e nessuno ti fa passare avanti.
Se lo chiedi pare sia una bieca scusa, ecco allora tieniti il Pop sul collo che ti sfonda i timpani ululando!
O anche ora, il luogo in cui la Pop cammina meglio è proprio il supermercato, si diverte a correre per i corridoi, a toccare le cose alla sua altezza, a fare il gioco dell'estate: prendere le cose da un carrello e a metterlo nell'altro, a riempire il nostro di cose non necessarie...finchè si va in giro va bene ma arrivati in coda, lei giustamente non ci vuole stare. Allora mm si mette in fila e io e lei andiamo all'angolo dei libri, lei tranquillamente ne prende uno e si siede per terra a sfogliarlo come se stesse in biblioteca, ok forse non si dovrebbe fare così ma qual è l'alternativa?

Da qui mi parte tutta una serie di considerazioni per cui se la gravidanza in Italia è abbastanza tutelata, dopo sono fatti tuoi.
Il fatto che se una sta male possa fare tutta la gravidanza a casa a stipendio pieno la dice lunga soprattutto se confrontata al periodo post-nascita che invece ti permette di avere al massimo 4 mesi al 100% (se ovviamente hai lavorato pure l'ottavo mese).
Altrimenti quando il bimbo ha 3 mesi per lo Stato puoi tornare operativa in ufficio e sappiamo quanto sia scricciolino e bisognoso di cure un pargolo al 3° mese.
Non c'è nessuna clausola che dica: salvo che tuo figlio non abbia rigurgito, colichette, ansia del distacco, mammite acuta...i burocrati sono fin troppo ottimisti (o non hanno figli). A 3 mesi il piccolo è abile e arruolato per il nido e tu per il ritorno al lavoro. Tanto di che ti lamenti? C'è il favoloso periodo di allattamento, lavori solo 6 ore (ma sei pagata per 8). Siiii gliel'andessero a spiegare loro a un Pop di 3 mesi che la mamma si allontana solo per 6 ore più i tempi necessari agli spostamenti!
Se invece vuoi restare a casa, incomprensibilmente anzichè decurtare lo stipendio in base ai mesi in più che uno decide di non lavorare, c'è un abbattimento netto delle entrate, per cui ti trovi a guadagnare solo il 30% e anche questo è un bello schiaffo alla propria dignità.
Se uno poi ha bisogno di assistenza, del nido...che ve lo dico a fare?
Sono cose che conosciamo fin troppo bene.
E tutto questo di sicuro non aiuta a crescere un figlio con serenità e con tutto il tempo che uno vorrebbe, ci si prova ma dall'altra parte l'aiuto è davvero minimo.
C'è una dicotomia molto forte fra l'idea che uno associa e che vorrebbe dare all'infanzia: spensieratezza, libertà, famiglia...e quello che in realtà è.
Vedo genitori letteralmente arrancare, fare continuamente i conti per far quadrare tutto e la scuola che fa acqua da tutte le parti.
Non è così che si educano i nuovi cittadini, non i futuri, perchè loro già sono cittadini a tutti gli effetti ma che di fatto si sentono quasi indesiderati e un peso per la società.







giovedì 4 ottobre 2012

Questione di fiuto

Un mese fa abbiamo iniziato l'inserimento al nuovo nido, sembra passato chissà quanto e in effetti è così,  peccato che  siamo ferme da allora a sole due ore giornaliere.
L'anno scorso la Pop andava ad un privato ma quest'anno finalmente è stata presa al comunale e ho deciso di cambiare scuola, nonostante millemilia persone mi avessero sconsigliato dal farlo visto che si era ambientata nel vecchio nido e poi questo sarà l'ultimo anno e il prossimo passerà alla materna.
Sono andata avanti pensando che la struttura comunale o comunque controllata dal comune sia migliore e che i bambini devono andare alla scuola pubblica perchè è è giusto che sia così, al di là del fatto che costa la metà. Le scuole private poi mi sono sempre state un po' sul culo, quell'aria da college, con le divise marinarette tutte uguali.
E ora ne consegue una serie dilaniante di dubbi amletici: avrò fatto bene, avrò fatto male?
Al momento siamo nella fase "Me sa che ho fatto una cazzata" speriamo di venir smentita anche perchè io indietro non ci torno, sia chiaro, fosse anche l'ultimo asilo che mi resta dell'intero globoterracqueo.

Ma ne riparleremo in un'altra occasione.


Degli aspetti positivi nel nuovo nido sicuramente ci sono: dalle maestre dolci e disponibili, di cui mi sono sentita rapita all'istante, anche se ora a distanza di un mese devo ancora capire se sono tali o se sono lupi mannari travestiti da fatine.

Un altro aspetto, e sulla positività di questo non ci piove, è quello di aver diviso i primissimi giorni dell'inserimento in cui si richiedeva la nostra presenza in aula con un'altra mamma. 
In realtà credo che abbiamo parlato al massimo un'ora insieme.
Ma sono stati momenti preziosi, determinanti.
Abbiamo condiviso gli attimi più tremendi: quando ti fanno lasciare il Pop per le primissime volte e sei costretto a chiuderti la porta alle spalle ostentando tranquillità e rasserenanti sorrisi e poi devi aspettare quei 10-15-20 minuti nel salottino del nido.
La tentazione è quella di stare con le orecchie pizzate cercando di interpretare il pianto "Sarà lei? Non sarà lei? Non mi pare..o forse si?".
Per fortuna abbiamo esorcizzato le paure e le attese, tanto era inutile stare lì in trepidazione, iniziando a chiacchierare del più e del meno.
In realtà parlava più lei, a me come al solito, piace ascoltare e fare domande.
L'ho subito sentita come uno spirito simile al mio, quella sensazione di deja vù, di ecco la penso esattamente come te, ma che siamo siamesi separate alla nascita?
Sarà che quando sento parlare di sociale, di libri, di di diritti, di origini semplici i battiti del cuore aumentano di brutto.
Ho capito subito di trovarmi di fronte a quelle che io adoro: le mamme illuminate, il giusto mix di cuore e cervello, che sono dolci mamme ma sono anche altro, non si annullano nel ruolo naturale che stanno vivendo ma sono donne, lavoratrici, piene di interessi, curiose del mondo circostante. Che oltre al figlio che hanno generato ne hanno altri che si chiamano lavoro, libri, passione...
Donne toste, con le palle, determinate ma pacate nei modi, gentili, dolcemente sorridenti, la goccia che scava la pietra insomma.

Abbiamo diviso solo un paio di giorni così, ricordo che più i pianti dei bambini si levavano alti e più chiacchieravamo fitto cercando di non sentire.
Poi ci hanno cambiato orario e ho capito che le occasioni di rivedersi sarebbero state inferiori se non nulle. Mi sarebbe dispiaciuto, ho avuto la sensazione di aver conosciuto anche se per poche ore, incrociato per la via una persona di rara sensibilità e intelligenza, una mosca bianca ed era un peccato perderla così.
Allora ho fatto quello che ultimamente spesso faccio pensando che si vive una volta sola, che meglio vivere di rimpianti che di rinunce ecc. e me so' buttata: le ho lasciato un pizzino nell'armadietto della bimba con i miei recapiti, non sapevamo neanche i rispettivi nomi come rintracciarci altrimenti? Ci ho messo un po' di giorni per prendere questa decisione, mi sono portata dietro il foglietto e lo scotch per vari giorni prima di decidermi, temevo mi beccassero le maestre e mi dessero dalla maniaca!
Lei poi è stata contenta del gesto e abbiamo iniziato a sentirci e mi è stata molto d'aiuto in questi giorni di no ending inseriment.

Oggi spippolando su internet, rimango sorpresa, ma non troppo, nel trovare una notizia.
Vi ricordate quella precaria che finì su tutti i tg per aver posto una domanda al ministro Brunetta, il quale solo a sentire la parola "precaria" se la diede a gambe non prima di averla appellata "Siete la peggiore Italia?". Bè era proprio lei, con il pancione, incinta all'8 mese.
Ho sentito un po' di sue interviste su internet e rivisto i filmati di allora.
Non posso che confermare che le impressioni che ho avuto su di lei a pelle, nei pochi minuti che ci siamo parlate, siano proprio esatte.
L'aver fiutato, come un cane da tartufi, una persona a me affine e interessante da frequentare mi rende orgogliosa del mio sesto senso e mi fa credere che fidarsi dell'intuito o di quello che ti dicono le antenne non è affatto sbagliato.
Nel marasma di tante proteste plateali, del sensazionalismo che spesso viene ricercato a tutti i costi, quell'episodio mi rimase impresso proprio per il garbo, la gentilezza, la buona educazione che in confronto al brutto gesto del ministro risaltarono ancora di più.
E il fatto di averlo trovato su internet e che non me l'abbia detto lei, come un altro avrebbe fatto magari vantandosene è una conferma del tipo di persona che è lei.
Il tutto mi fa necessariamente pensare ai lavoratori precari, a tante belle teste che  esistono e resistono in Italia, nonostante tutto, che siano mal pagati e lavorino senza garanzie, delle grandi, enormi potenzialità che hanno che vengono solo sfruttate e non messe a frutto.


Un altro fiuto fortunato lo ho avuto nel caso di D. http://buonecosedipessimogusto.blogspot.it/2012/05/crisi-ddentita.html






mercoledì 3 ottobre 2012

Cronache marziane

Sono in uno strano limbo e manco me ne sono resa conto.
Qualcuno mi ha chiesto "Ma come mai non scrivi più?" e io sono caduta dalle nuvole...come non scrivo più? Scrivo con la solita frequenza, poi vado a vedere le statistiche del blog e scopro che a settembre ho scritto solo 7 post contro i soliti 20...
Azz avevano ragione!
Siamo ancora alle prese con l'inserimento eterno (non commentate please) e siamo alla quarta settimana senza vedere neanche un lumino all'orizzonte, anzi pare addirittura peggiorare.
Le giornate passano veloci e si susseguono, durante la settimana una uguale all'altra poi nel weekend ci sono i fuochi artificiali per tirarsi su da cinque giorni fotocopia.
Non sto seguendo più l'attualità, non so di preciso cosa sta succedendo, non ho tempo e quello che prima era dedicato al tg ora è monopolio di Peppa Pig oink! Non che mi dispiaccia... Per un sacco di tempo ci eravamo illusi che la Pop avesse annoverato fra i suoi idoli tale Chicco Mentana invece George, Mammina e Papino oink! hanno avuto la meglio!
Sento solo l'eco lontana delle notizie più importanti perchè me ne parlano altri.

Ho saputo delle scandalo, ma quale scandalo? Chi si scandalizza più? Ok della storia della Regione Lazio di un ciccione che si è magnato l'impossibile. Ma perchè lo chiamano Batman visto che ha il fisico di uno che si è appena magnato la Batmobile, la Batcaverna e pure il povero Alfred?
Di uno che ha la sciatteria nell'animo, che si può vestire anche in giacca e cravatta ma dà sempre l'impressione di essere in ciavatte e canotta sul divano. Di uno che ha un bel cognome poetico, che sa di primavera ma vedendolo ti vengono in mente solo i fiori di zucca fritti, unti e bisunti con dentro la mozzarella e l'alicetta.

Ho saputo della presidente che si è dimessa, che ha un nome che è un diminutivo, un vezzeggiativo, ma lei è solita sbraitare come una verdumaia al mercato.
Non sempre nomen omen...

 Ho saputo che la Roma va malino...tutti che volevano il ritorno di Zeman, tutto sommato una bella storia romantica, inusuale nel calcio dove troppo spesso si pensa solo ai soldi  e ora che fanno? Lo sostengono ancora o lo cacciano?

Dei fattacci di cronaca nera sono all'oscuro per fortuna.
Di quelli provvederà prontamente a farmi il resoconto, non richiesto, mi' socera raccontandomi tutti i particolari truculenti, con tanto di nomi di presunti sospettati o implicati chiamandoli famigliarmente per nome "Michele..Raffaele".

Quindi riassumendo posso sostenere...cos'è successo di rilevante in questo mese? Niente, il solito.
Se non fosse che per fortuna questo periodo qui è uno dei più dolci dell'anno, il tempo è caldo ma piacevole, l'aria limpida, il sole riscalda ma non scotta, le giornate sono ancora decentemente lunghe, si può ancora girare in maglietta e senza sudare.
In fin dei conti un dolce autunno, verrebbe quasi voglia di infilarsi gli stivali e correre asaltare nelle pozzanghere oink!


lunedì 1 ottobre 2012

Le affinità elettive


Capita spesso ultimamente di conoscere gente nel mare magno della Rete, di avere inizialmente qualcosa in comune, uno spunto, un pretesto che unisce persone altrimenti molto diverse: di testa, geograficamente, di formazione sociale e culturale.
Magari in circostanze normali non sarebbero mai entrate in contatto, non si sarebbero mai conosciute, invece proprio grazie a quel punto in comune iniziale, per quanto marginale o effimero o forse il solo che li lega, approfondiscono la loro conoscenza e godono di un eccezionale privilegio di benevolenza.
Per questo non disdegno il mezzo internet per fare nuove conoscenze, anzi ben venga!
Che poi magari uno si scriva per delle ore con una persona conosciuta in queste circostanze e non rivolga una parola di saluto al vicino bè questa è una cosa su cui dobbiamo lavorare accuratamente.
Il meccanismo "forum" amplifica queste dinamiche sociali di internet; ci sono molte persone accomunate da uno scopo, una passione, un fine che chiacchiericciano allegramente. Viene automatico sentirsi parte di un gruppo, di una famiglia.
Io ho scoperto il forum durante l'organizzazione per il matrimonio, mi sono iscritta ad un sito sul tema e sono entrata in contatto con molte altre ragazze alle prese con i preparativi. C'era una grande atmosfera di euforia, di cameratismo, di volemose bene; alcune addirittura le ho conosciute proprio nel loro giorno importante o ho partecipato agli addii al nubilato di altre.
Magari capita di conoscere così qualcuno che abita a pochi passi da casa tua ma che non avevi mai incontrato prima.
Invece dopo giorni di scambi di opinioni via forum si entra subito in confidenza, poi l'amicizia con alcune è andata avanti, con altre si è interrotta per i soliti casi della vita da cui neanche queste circostanze telematiche sono esenti.
Poi ho conosciuto il gruppo delle mamme, stavolta di tutta Italia, accomunate dall'essere incinte allo stesso mese. Abbiamo condiviso l'avventura più bella e preziosa: quella di avere un figlio, ma di loro ho già scritto nel post  "Sorelle di pancia".
http://buonecosedipessimogusto.blogspot.it/2012/04/sorelle-di-pancia.html
E finalmente dopo più di due anni sono riuscita a incontrarmi dal vivo anche con loro.
Il passaggio del gruppo dal forum, in cui ognuno aveva un nick e un'immagine propria al gruppo di Facebook, senz'altro più pratico e comodo ma stavolta usando il proprio nome e cognome per intero, mi ha sbalestrato. Non sono più riuscita a ricollegare il nick al nome, faccio una gran confusione e alla fine è come se avessi resettato: quelle sul forum per me erano delle persone e sul nuovo gruppo sono altre.
Loro invece sono precise, si ricordano tutti i nomi, le foto, i fatti. Io partecipo ma non ricordo i dettagli o a chi era successo cosa.
Mi sono presentata all'appuntamento in maniera disastrosa, ho tentato all'ultimo momento di studiare ma non riuscivo a collegare volti, nomi, dati.
Per fortuna sono giunte in mio soccorso facendo delle medagliette da appendere al collo con scritto il nome, proprio e del figlio e il nick (grazie S!).
La mia più grande paura era di incontrare qualcuna di loro sotto il luogo dell'appuntamento e di non riconoscerla o di fare una gaffe e magari di salutare una che non c'entrava nulla ma andava a spasso per i fatti suoi con marito e prole.
Per fortuna non è successo niente di tutto questo.
Ma siamo riusciti ad arrivare in ritardo, sebbene fossimo quelli più vicino...ma per un nobile motivo: mm all'ultimo ha deciso di cucinare il danubio.
Per chi non lo sapesse è questo (io lo chiamo anche pallodromo).

Le mamme del forum sono molto fans di questo piatto e lui visto che lo sa fare si è cimentato, peccato che la domenica mattina sia un'impresa trovare la famigerata farina manitoba disponibile.
Arriviamo per ultimi e ci presentiamo a tutti.
Qualcuna mi tende un tranello "E io chi sono?" per fortuna era l'ultima e sono andata per esclusione! (grazie M!).
Devo dire che di alcune non avevo assolutamente idea di che volto avessero, la mia  famigerata domanda era sempre nell'aere "E chi cazz'è?", di altre avevo confuso i figli, anzi forse avevo più chiari in mente i piccoli che non le madri e mi ha fatto un certo effetto vedere dal vivo quei bimbi di cui ho seguito le tappe da due anni in qua.
Delle poche che avevo ben in mente non ho avuto sorprese inaspettate: così come me le immaginavo, così le ho trovate (vedi M.P. e M.R.), è stato come conoscerle da tempo. Era tutto così come credevo: gli occhi, lo sguardo, l'altezza, il modo di parlare, di fare.
Altre invece sono state una scoperta perchè non le avevo focalizzate prima.
La padrona di casa C. mi è piaciuta da subito e l'ho sentita molto affine a me, le ho invidiato anche il marito e la sua pazienza e ospitalità nell'organizzare un incontro lastminute causa cattivo tempo e trovarsi la casa invasa da 7 coppie con pargoli e la cosa più sconvolgente è che eravamo totalmente sconosciuti!
S. suscita simpatia e affetto istantaneo, è un vulcano in eruzione, è coinvolgente, entusiasmante. Lei ma anche la piccola C. e il marito.
Mi sono piaciute molto anche M. e S., innanzitutto due gran belle ragazze ma anche simpatiche, carine e affettuose.
Con C. non ho avuto modo di parlare molto ma mi è sembrata molto dolce e timida e mi è piaciuto il marito molto partecipe e attento con la bimba.

Ero curiosa di sapere come si sarebbe comportata la Pop in questa circostanza, me la immaginavo un po' intimidita dal nuovo ambiente e dalle nuove persone e invece me la sono vista trotterellare allegramente in giro. Poi mi si è addormentata fra le braccia nella confusione generale che ha preferito alla tranquilla quiete della camera da letto.
Qualcuna mi ha detto "Ti aspettavo più caciarona", forse è vero, senz'altro la mia indole mi porta spesso a stare più al balcone a guardare quello che succede, a godermi gli eventi, a gustarmeli in silenzio, osservando gli altri, i dettagli, le espressioni.
Mi è piaciuto molto l'entusiasmo generale, la voglia di stare insieme, di conoscersi e ho ammirato chi si è spostato di tanti chilometri per raggiungerci.

In poco tempo ho avuto davvero la sensazione di aver condiviso ben più di semplici ciacolate via web ma di aver costruito qualcosa di bello e importante.

"Anche uomini completamente estranei e indifferenti l'uno all'altro, quando vivono qualche tempo insieme, si svelano reciprocamente l'animo loro, e deve nascere una certa confidenza."
da "Le affinità elettive" di Goethe