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martedì 31 luglio 2012

La tigre bianca

La Pop è nata, secondo l'oroscopo cinese, sotto il segno della tigre, non una tigre qualsiasi ma in particolare quello della tigre bianca che capita una volta ogni 60 anni.
Inutile dire che secondo la simbologia cinese è l'emblema del coraggio e della generosità, che ne fa un leader naturale, tanto amato quanto temuto. Disinteressata al denaro, onesta, competitiva per il gusto della sfida, ama avere l’approvazione dei propri cari, che difende con energia ed irruenza. Ottima stratega, come tutti i felini riesce a cadere in piedi anche nelle situazioni più pericolose e difficili. Ha una grande precisione nell’azione e velocità di pensiero, ed un più grande anelito al perseguimento di ideali di giustizia ed equità universale. Inoltre rappresenta l'occidente e quindi tutto torna.
Non credo agli oroscopi e compagnia bella ma di sicuro mi piace pensare che lei sia più simile alla suggestiva tigre bianca cinese che non allo scorpione occidentale che quando me lo chiedono e rispondo, tutti alzano gli occhi al cielo e dicono che sarà una scassaombrelli da nulla ma per carità molto tenace e testarda.

Un'altra tigre bianca, nata 60 anni prima della Pop è mio zio.
Zio Girmi è lo zio che tutti sognano e che tutti vorrebbero avere.
E' l'eterno ragazzino, per questo mi ricorda Gianni Morandi, sempre pronto a nuove avventure, con una creatività infinità.
Lui è come Mac Gayver con un niente crea un mondo.
Io da bambina lo adoravo.
Aveva bisogno di un mobile? Lui se lo costruiva da solo col legno.
Voleva fare un lampadario? Prendeva una barattolo di latta, lo modificava tagliandolo e faceva un portalampadina.
In passato aveva avuto l'hobby della fotografia e si era fatto una camera oscura in casa dove sviluppava le foto in bianco e nero.
Sempre interessato di tecnologia, io per la prima volta vidi da lui l'autoradio e il videoregistratore nei primissimi anni '80 e mi sembrava roba da fantascienza.
In Italia faceva la guida turistica ai coreani che venivano in vacanza qui. Girava i posti più belli e con il suo carattere socievole aveva fatto amicizia con tutti gli operatori del settore.
Ci portò un anno a fare una vacanza a Sorrento e Capri nei migliori hotel e fu bellissimo.
Aveva sempre una grande energia unita a una certa dose di spericolatezza.
In quella vacanza si tuffò in piscina senza valutare com'era fatto il fondo e si fece un bernoccolo buttandosi di testa.
Grande appassionato di tutti gli sport.
Sebbene avesse fatto il militare nella marina non sapeva nuotare e glielo insegnò mio padre quando era già grande e lui ricambiò insegnandogli a sciare o meglio, dandogli una spinta alla Fantozzi e facendolo scendere alla bell'e meglio da una pista completamente da solo.
Andava in bici, mi ricordo che ci raggiungeva pedalando quando eravamo in vacanza alla Fossa Beach, (http://buonecosedipessimogusto.blogspot.it/2012/07/i-luoghi-del-cuore.html) 
arrivava e poi subito si gettava in mare e nuotava fino alla boa.
Ad un certo punto mia nonna decise che era arrivato il momento di trovare moglie a questo ragazzo scapestrato che pensava solo a divertirsi; la leggenda narra che gliela scelse lei e poi gli mandò una foto della prescelta che lui accettò senza problemi. Lei lo raggiunse in Italia ebbero una figlia e poi lei decise di tornare in Corea forse perchè qui non si trovava bene.
Mio zio le disse "Ti raggiungo..." ma lui stava davvero bene qui, con un clima e un paesaggio invidiabili, un lavoro divertente e posticipava sempre la partenza.
Lei poi gli comunicò di essere incinta e lui, a quel punto, doveva raggiungerla assolutamente. Io ho sempre pensato che l'avesse un po' incastrato ma questo è un altro discorso...
Zio Girmi cercò di rimandare il più possibile ma alla fine partì.
In Corea fu difficilissimo per lui riambientarsi, lì tutti pensano a lavorare e basta.
Non ci vedemmo per un bel po' di anni.
Noi lo passammo a trovare per un paio di giorni facendo scalo a Seoul di ritorno dal viaggio di nozze.
Qualche tempo fa è venuto per fare un giro dell'Europa con la sua famiglia, esattamente com'è nel suo stile sono partiti da Roma e con una Clio scassata hanno girato in lungo e in largo dormendo in tenda.
Poi un altro anno è venuto per fare il Cammino di Santiago a piedi con la moglie e poi per partecipare ad una competizione sportiva.
Ultimamente si è appassionato di corsa; le persone normali al massimo fanno la maratona, zio Girmi partecipa all'ultra trail, una maratona di 120 km in montagna, il percorso si compie in 24 ore quindi si corre notte e giorno con una lampadina tipo minatore per vedere le strade, si toccano tre stati: Italia, Francia e Svizzera. Mio zio era quello che si portava nello zaino una radiolina con le casse per sentire la musica e che si fermava ogni tanto a scattare le foto o ad aiutare incoraggiando chi non ce la faceva più. Credo che alla fine sia arrivato fuori tempo massimo perchè aveva pure sbagliato strada però era riuscito ad arrivare alla fine del percorso!



Io immagino che lui soffra a stare lontano dall'Italia, che sia partito solo per senso del dovere, per stare con la sua famiglia ma immagino quanto sia grande la sua voglia di tornare, quanto abbia sofferto in questi anni a stare lì, a dedicarsi esclusivamente al lavoro, ad aprire una sua attività senza mai concedersi un giorno di vacanza perchè lì se ti assenti anche per poco c'è subito la concorrenza pronta ad aggredirti.
In questi ultimi anni ha trovato ogni tipo di scusa per passare l'estate qui e io spero che prima o poi ci torni davvero stabilmente, magari quando andrà in pensione (ma esiste la pensione in Corea?) perchè questo credo che sia il suo sogno, tornare finalmente a correre sulle sue amate Dolomiti, a nuotare, a vivere.

venerdì 27 luglio 2012

Dosa le tue energie


Ennesima visita, stavolta dalla mia solita dott. da cui è un mese che non vado, da quando era successo tutto il casotto. L’avevo solo aggiornata ogni tanto al telefono delle novità.  A proposito ho quasi il dubbio che mi segua sul Blog, mi è bastato lamentarmi una volta che non risponde alle mie chiamate e ora risponde subito, poi nella visita mi ha chiesto delle cose come se già le sapesse ma io non glielo avevo mai dette prima; soprattutto  il dubbio mi è venuto quando mi ha chiesto divertita "Allora com'è andata la tua permanenza al Pertini?" Mistero misterioso.
Forse è semplicemente mania di persecuzione, ogni tanto quando qualcuno che cito mi guarda un po' strano, penso sempre che abbia saputo che ho scritto di lui.

Insomma penso sia una visita quasi di routine in cui tutto il pericolo ormai sia rientrato, d'altronde al controllo della settimana prima in ospedale mi avevano detto che potevo riprendere a fare una vita quasi normale.
E invece lei dice di no. Ancora l'odiosa terapia "Divano-letto-sedia".
Ufff tento di protestare e ricomincia il solito braccio di ferro.
Mi dice che devo dosare le energie che posso pure concedermi mezz'ora di passeggiata o un'ora di gioco con la Pop ma devo essere stata prima a riposo tutto il giorno.
Sono scelte e poi la conclusione è sempre la stessa, in sostanza "So' cazzi tua, decidi tu".
magari detto in termini un po' più da Luciano Onder.
Poi vorrei dirle "Mettetevi d'accordo fra medici, tu e quelli del Pertini, una mi dice fai la mummia, una no".
A quanto pare in ospedale hanno focalizzato l'attenzione sul distacco, lei invece è più preoccupata per i fibromi, da cui forse è derivato il distacco. 
I fibromi sono delle palle che condividono lo spazio con Pallino, questi durante la gravidanza si inciocciottiscono attrippandosi di ormoni poi in genere quando il bambino cresce li schiaccia, diventano più piccoli e non rompono. Quindi la dott. mi dice che devo stare a riposo finchè la situazione non si è stabilizzata, ovvero intorno alla 25° settimana... vorrei scoppiare in una risata isterica quasi satanica, sto alla 13° settimana e quando mi passa!?
Forse se fossi stata alla prima gravidanza, mi avrebbe fatto pure piacere, starmene tranquilla a casa, a covarmi l'uovo e intanto leggere, scrivere. Avrei voluto anche fare un corso di spagnolo invece, per fortuna non ne ebbi il tempo, lavorai fino a due settimane prima del parto e gli ultimi giorni li passai a casa a risistemare il nido visto che avevamo riammobiliato tutte le stanze.
E invece ora la vivo in maniera completamente diverse, divisa fra la voglia di fare e i sensi di colpa nei confronti della Pop.
Immagino che questi siano solo l'inizio di una lunga serie di compromessi quando si hanno due bambini. Far avere qualcosa in meno ad uno per dare un po' più all'altro che in questo momento ne ha più bisogno e mi riferisco soprattutto a tempo e attenzione.
Anche se ora che uno è inside è una scelta più difficile, è una scelta complessa privare la Pop di qualcosa per Pallino che tutto sommato per me è ancora un'entità astratta, di cui mi rendo realmente conto solo al momento dell'ecografia quando lo vedo nuotare e fare le capriole o lo vedo dormire placidamente.
Quindi, alla luce di questa nuova visita, per l'ennesima volta tutti i nostri progetti vanno in fumo e mi iniziano a girare...
John Lennon disse "La vita è quello che ti succede mentre stai facendo altri progetti"
nel senso: tu fai pure non ti preoccupare, fai i tuoi progetti e incasella tutto, io poi ti mando tutto per aria!
Perciò la Pop andrà al nido fino al 3 agosto, una data che non avrei mai creso, forse sarà l'unica, forse sarà come quei poveri sfigati che rimangono fino a orari tardissimi a scuola, che vedono gli altri andare via mano a mano e sono gli ultimi a rimanere e stanno in attesa dei genitori, chissà se si chiederanno "Ma non è che si sono dimenticati di me?".
Ma forse siamo solo noi che vediamo le cose in maniera così drastica e sentimentale.
I bambini non hanno, a quell'età, ancora la cognizione del tempo, per loro ferragosto non significa nulla, andare a scuola ad agosto non è un problema, la routine tutto sommato gli piace, sono abitudinari. Forse noi riflettiamo su di loro le nostre emozioni che non gli appartengono, il desiderio di andare in ferie, di cambiare aria. Come quando ero in ospedale e la mia preoccupazione più grande era immaginarla a casa, disperata mentre mi cercava, sola e sconsolata...ovviamente non è successo niente di tutto questo. Ma forse ci piace sotto sotto credere che siamo davvero così indispensabili, d'altra parte sennò che ci stiamo a fare?

Mi fa strano non poter più uscire per andare al parco o per far cose semplici come andare a fare la spesa, a proposito mm è diventato il beniamino delle vecchiette che al supermercato lo guardano intenerite mentre si barcamena fra passeggino, buste e Pop, lo aiutano, lo fanno passare avanti in coda, forse pensano sia diventato un giovane vedovo visto che non vado più con lui.
Le mie uscite si limitano a analisi e dottori ma il weekend per fortuna andiamo al mare!

Spesso appena qualcuno sapeva di Pallino subito con curiosità mi chiedeva "E ora come farai con l'allattamento?", io avevo chiesto lumi alla mia doc pediatra e lei mi aveva detto di interrompere gradualmente in estate per non far venire poi la gelosia alla Pop quando sarebbe stato il momento di allattare Pallino.
Io mi sono informata un po' in giro poi ho deciso di fare un po' a capa mia ovvero di continuare e poi in seguito avrei visto come sarebbero andate le cose e nel caso avrei cambiato idea.
Avevo sentito racconti terrorifici di mamme che cercavano di smettere di allattare, bimbi isterici come lupi mannari in cerca della tetta, mamme che ricorrevano a rimedi estremi e discutibili come mettersi il peperoncino, il sale o addirittura il lucido delle scarpe.
Sinceramente mi sembrava di aver già fatto passare alla Pop, mio malgrado, un duro periodo assentandomi due volte per andare all'ospedale e non mi sentivo di farle subite quest'altra rinuncia.
Invece poi un giorno al mare dopo pranzo lei si è addormentata placidamente mentre era sul lettone con noi. Senza latte, per la prima volta. Mi sono detta:"Azz ma allora è possibile". E così abbiamo tentato anche di notte e sono 3 notti che va benissimo.
Sono molto contenta perchè è stata una scelta presa in due, tranquilla e graduale, come avrei sognato ma non avrei mai sperato tanto!

Quindi invio telematicamente un tiè grosso come una casa a quelli che me l'avevano secciata dicendo "Ahh vedrai che sarà un problema toglierle il latte" e visto che ci sono anche a quelli che si divertono a raccontarmi di gravidanze andate a male e cose orrorifiche simili, purtroppo ne conosco anche io a bizzeffe e non riuscirete nel vostro intento TIE' e TIE' e TIE' SPECCHIO RIFLESSO!




Chiudiamo con simpatia con quello che per me è il pezzo dell'estate, più tamarro di "Au se te pego" ma di cui non potevamo fare a meno.
Io l'ho scoperto su Youtube e mi mette molta allegria tanto da farmi ballare sulla sedia (con calma e tranquillità ma almeno questo non potete togliermelo).
In particolare mi fa ammazzare dalla risate la figura del calciatore sul palco che non ho capito che ci sta a fare visto che ha la presenza scenica di un cartonato di Mengacci e smentisce il luogo comune che i Brasiliani abbiano il ritmo nel sangue, come anche che siano dei fighi della madonna e abbiano glutei marmorei. 




giovedì 26 luglio 2012

Benvenuti ad Utopia


"Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I., atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica.
Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto.

E' indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese.
Ricordi i giorni dell'Umi, le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo.

I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro.. Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi (...).
Giorgio"


Giorgio Ambrosoli venne ucciso sotto casa il 12 luglio 1979.


Leggere queste righe mi riempie di emozioni e riflessioni. Sembrano provenire da un passato troppo remoto, sembrano incredibilmente, quasi teneramente anacronistiche se paragonate ai nostri tempi.
Non ho mai  sentito un politico parlare del bene del paese, immolarsi per esso, essere disposto a sacrificare la vita per compiere nient'altro che il proprio dovere.
Negli anni '70 sembrava la norma, tutti sapevano i pericoli che stavano correndo, di mettere a repentaglio la propria vita e la famiglia, di essere tutti possibili bersagli eppure accettavano gli incarichi e si buttavano a capofitto nel lavoro e in quello che credevano. Nella lettera alla moglie Ambrosoli parla di dovere verso il paese, Italia o Europa...adesso chi sente un dovere simile? Probabilmente nessuno. Italia e Europa sono concetti talmente astratti da sembrare lontani anni luce da noi.


Forse io credo in un'utopia, in un mondo che non esiste e mai esisterà ma mi piacerebbe tornare al passato, ad un passato ideale. In cui i politici si sentano onorati di ricoprire il ruolo di rappresentanti del Paese, che lavorino sodo per quello. In pratica dovrebbero avere solo uno stipendio quasi simbolico perchè la retribuzione massima è già insita nel compito che devono svolgere. 
Cosa c'è di più bello e nobile di rappresentare il tuo paese, non solo chi ti ha votato ma tutti, lavorare duramente per far sì che le cose vadano meglio?
Res publica: cosa pubblica, dello Stato.
Vorrei che si commuovessero durante la cerimonia di insediamento al governo invece di avere quel sorriso da faina che sembra dire "Mo me magno il magnabile".
Qui l'unica che piange è stata la Fornero che ha avuto un barlume di rimorso di coscienza per comportarsi poi in seguito  freddamente da razionale statista come nulla fosse.

Sono chiusa in questa gabbia dorata lontana dalla realtà, sento vagamente delle eco provenire dalla tv, voci allarmistiche e chiedo a mm "Ma davvero la crisi è così crisi? Cosa dice il mondo lì fuori?" io non mi accorgo neanche se si schiatta di caldo o se fa fresco, qui le giornate si susseguono identiche le une alle altre.
Mi chiedo se stiano facendo davvero qualcosa, chi può per migliorare la situazione.
Poi penso a come ho vissuto la situazione sulla mia pelle dei cosiddetti tagli.
All'ospedale il personale è talmente incazzato che lavora male, ha turni di lavori sfiancanti e poi gli errori fatali si susseguono...per forza!
Chi si trova a lavorare in condizioni schifose e malpagato lo fa necessariamente male e si ripercuote sul suo operato.
Se penso agli insegnanti, alla scuola, alla situazione in cui sono costretti a lavorare la situazione non è affatto felice. Il luogo in cui vengono formate le future generazioni, in cui gli viene data un'istruzione, la base culturale e sociale di quello che saranno da grandi, è completamente allo sbando. Eppure ha un ruolo così delicato e fondamentale, di formare le giovani menti, un compito che sempre più viene delegato alla scuola dalle famiglie, spesso assenti o sfasciate.


E sempre più mi sembra che la volontà di cambiare sia delegata al buon esempio isolato di un singolo che vuole andare avanti e nonostante tutto ancora ci crede.
Un utopista anche lui evidentemente.

martedì 24 luglio 2012

Partire è un po' come...




Durante l'adolescenza quando si avvicinava l'ora delle vacanze, di partire nel mese di agosto coi miei genitori ero sempre un po' triste.
Da un lato ero contenta per le destinazioni scelte, di vedere posti nuovi, dall'altra mi prendeva il magone, stavo così bene con i miei amici del quartiere, avevo raggiunto un equilibrio invidiabile, un periodo spensierato fatto di giornate in piscina, al mare e di oziose chiacchiere, andavo d'accordo con tutti...avrei ritrovato tutto così al mio ritorno? O avrei perso tutto questo durante la mia assenza?
Avrei voluto cristallizzare la situazione così com'era, un fermo immagine perfetto da proseguire una volta tornata.
Avevo sempre un po' il terrore di essere dimenticata dagli altri durante le vacanze, di perdere la mia posizione sociale faticosamente conquistata, di venir sostituita da qualcun'altro, di essere accolta con poco entusiasmo a settembre e di perdermi chissà quale fantastica avventura o iniziativa i miei amici organizzassero mentre io ero fuori.
Avrei voluto che tutto fosse rimasto fermo e immobile, nessun cambiamento evidente nè grande, nè piccolo. I cambiamenti mi preoccupavano, potevano portare conseguenze positive o negative quindi nel dubbio meglio che tutto rimanesse immutato.
Preferivo una situazione statica, magari anche un po' stagnante e noiosa ma almeno era rassicurante e sapevo come affrontarla.


Poi tornavo ed effettivamente era tutto come lo avevo lasciato o se c'era qualche news facevo presto ad abituarmi. Ogni anno partivo con la consolazione che in passato poi mi era sempre andata bene.
Una delle mie citazioni preferite «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi» detta da Tancredi ne "Il Gattopardo".


Crescendo invece ho abbandonato questa sensazione avendo ormai capito che al ritorno avrei ritrovato sempre la solite cose ad aspettarmi, nel bene e nel male. Però in più ho imparato ad apprezzare lo stacco dato dalle vacanza e a considerare il rientro un po' come l'inizio dell'anno nuovo in cui si fanno i buoni propositi.
Ho imparato a fare tesoro delle esperienze fatte in ferie, di prendere quanto la conoscenza di nuove realtà e paesi poteva offrirmi e cercare di riportarla nel mio mondo.


Ieri sono tornata al parco dopo circa un mese di lontananza forzata. In pratica è deserto, non c'è nessuno e la situazione non è delle migliori. Il prato verde non c'è più ma al suo posto c'è erba secca, la terra è spaccata, arida. Ci sono dei fastidiosi insetti, zanzare, moscerini. In giro non si vede nessuno. Sono andata al parco giochi e la situazione è ancora più desolante, quel posto che era per me tanto caro in primavera, ora è veramente squallidino. Non c'era manco un bambino, tutti in vacanza, beati loro. I writers però in compenso  sono  belli attivi e hanno pensato bene di imbrattare lo scivolo così ora quando i bimbi scendono si sporcano di nero i pantaloncini, tacci loro!
Ho incontrato solo 3 persone, guarda caso, 3 personaggi ben noti al blog.
http://buonecosedipessimogusto.blogspot.it/2012/05/il-mio-parco-4-aggiornamenti.html
Li ho visti in successione, sembrava fatto apposta. Delle volte penso di essere in una situazione tipo The Truman Show con i figuranti che vengono fatti passare davanti ad intervalli stabiliti e mi verrebbe da dire "Fermate tutta la baracca, a me non mi coglionate".
Delle volte incontrare le stesse persone ogni mattina, negli stessi posti magari a orari diversi mi dà un senso di soffocamento. In questo caso avrei voglia di cambiamento, vorrei fermare tutto e scendere sul serio.





Ho visto la pseudo-z., stavolta c'erano pure i miei genitori. Non gliene avevo parlato ma in effetti li vedevo abbastanza perplessi dal comportamento esuberante e invadente della figlia. E pensare che stavolta i bambini erano pure abbastanza puliti e ordinati rispetto alle altre volte. La bimba ormai ha imparato dove tengo i biscotti e l'acqua e li prende come nulla fosse, almeno questa volta li ha mangiati con la Pop, in venti minuti hanno finito la scatola. Poi ha voluto mettersi sul passeggino, voleva il mio cellulare, ha voluto sapere i nomi dei miei genitori...siamo scappati!
Non prima di aver visto Mimì metallurgico e marito, io non l'avevo mai visto ma mm sì, aveva ragione, è proprio come lei, con la divisa da operaio e il culo mezzo di fuori con la mutanda in bella vista.
E poi ho incontrato un'altra coppia ben nota con il bimbo coetaneo della Pop, in inverno siamo gli unici a frequentare il parco anche quando il tempo fa schifo, la mamma è russa e un po' di bora non ci ferma di certo! Il papà è quello che quando gli dissi che la Pop aveva un anno e mezzo aveva sentenziato "Ah no, lui invece ha 18 mesi"...


Insomma al parco è rimasto tutto invariato. A distanza di un mese nulla è cambiato, non si sono manco accorti della mia assenza, nè della panza (ma eravamo ad una certa distanza).


 "Tutto deve cambiare perchè tutto resti com'è"
c'è parecchia amarezza in questa frase, la consapevolezza che per quanto cambino le cose alla fine non sia altro che apparenza. C'è anche un senso di resa incondizionata, di rassegnazione, soprattutto rivolta alla politica e alla storia ma che si può applicare in mille altri ambiti.
Ai nostri tempi come vogliamo applicarlo? Non c'è più Silvio sarà tutto diverso, finalmente si respira. E invece è tutto uguale, infatti Silvio ora, spavaldamente e spudoratamente, torna, tanto a questo punto...
Nei sentimenti succede la stessa cosa, si chiude una storia, ci ripromettiamo "Non succederà mai più così", poi cambiano i protagonisti ma i clichè si ripetono, tante promesse "Non lo farò mai più" e la storia si ripete, ogni volta, sempre uguale a se stessa.


venerdì 20 luglio 2012

Back to life

Uscire da casa, sentire puzza di ammoniaca e ricordarsi quella dell'ospedale: cominciamo bene.
Vestirsi in maniera diversa dalle altre volte perchè stavolta andrà necessariamente bene, lo sento.
Rifare quei corridoi, rientrare in quel reparto, rivedere quei volti e per l'ennesima volta incrociare sguardi che trapassano, non essere riconosciuta.
Intercettare in giro la dott. che mi deve visitare e addirittura riuscire a fare la visita in anticipo. 

Mi porta nello studio in cui feci la prima visita dal pronto soccorso, la tentazione di chiederle se si può cambiare stanza così per scaramanzia.

Vedere Pallino che nuota come un astronauta, fare la sua prima foto, eh sì perchè da quando c'è non abbiamo uno straccio di sua immagine.
Forse perchè i medici sin da subito non ci hanno mai creduto veramente.
Immaginarlo mentre la sonda dell'ecografo lo immortala, mettersi in posa, alzando il dito medio o grattandosi gli zebedei: io sono ancora qui, nonostante tutto, malgrado gli scettici, i fatalisti. Tiè!

La dott. dice che è tutto ok, non c'è più traccia del distacco, lei non vede niente di strano.

Ma come? Pochi giorni fa vedevano una tragedia? Ma le ecografie sono soggettive, dipende da chi le fa.

A me piace più questa versione...STO!

Vuole sentire il battito, amplificarlo ma non riesce perchè lui si muove in continuazione.
A me va bene così, lasciamolo in pace, non stiamo a sfruculiarlo.

Chiedere "Posso tornare alla vita normale?" BACK TO LIFE, l'espressione preoccupata della dott. "Cosa vorrebbe fare di preciso?". La tentazione di rispondere "Mah niente di che...assumere un mix di droghe e alcool, gettarmi col parapendio e fare le montagne russe".

Nooo vorrei solo fare due ore di macchina e andare al mare con la Pop, fare la mummia a riposo, invece che a casa almeno in spiaggia sul lettino, posso dai dai dai??
"Si quello penso di sì".

BACK TO LIFE

Perchè io non mi sono mai sentita malaticcia, avevo sempre una gran voglia di dire, fare.

Un leone intrappolato in una convalescenza obbligata da medusa.

Perchè glielo devo alla Pop, le avevo promesso un luglio al mare e invece siamo qui a liquefarci al caldo, abbracciate al condizionatore.

Andare a trovare le mie ex compagne di avventura, solo due secondi al volo perchè poi mi hanno cacciata le infermiere, sapere giusto come stanno, come sto io e rispondere alle loro domande al volo "Ma è normale che il bimbo pianga di notte?" Cazzarola ma sono 10 giorni che siete ricoverate ma accozzatevi alle ostetriche e riempitele di domande!

All'uscita incrociare Varenne e avere la tentazione di farle il gesto dell'ombrello, menagrama...

BACK TO LIFE

Perchè io in te c'ho sempre creduto.







Waikiki

Un po' di anni fa, e quindi all'incirca in un'altra vita, per la prima volta andai in campeggio con delle amiche.
Nella mia famiglia non c'era questa consuetudine della vacanza in tenda e probabilmente mi sono persa una bella fetta di indimenticabili ricordi all'aria aperta e di vita selvaggia.

Recuperai più tardi, a vent'anni circa. Lo so un po' tardi rispetto agli altri ma meglio tardi...

La prima vera vacanza da sola in realtà la feci l'anno prima, credo fosse l'anno della maturità o forse il primo anno dell'università.
Decidemmo di andare a Rimini, luogo di perdizione mica scelto a caso, prenotammo addirittura un hotel in agenzia di viaggio. Niente di che: un hotel a due stelle.
E infatti faceva abbastanza schifo.


Tutte quelle vacanze erano all'insegna del low profile, ovvero risparmio dove posso.
Quindi prendemmo una quadrupla, ricordo che aveva il soffitto di lamiere di metallo, tipo ufficio e si moriva di caldo. Inoltre pativamo la fame, facevamo la mezza pensione e se per cena c'erano i tortellini in brodo potevamo star sicure che con precisione scientifica il cameriere riusciva a mettere nel piatto 13 tortellini a testa, mai che si sbagliasse aggiungendone uno! Aveva il mestolo calibrato!
Ovviamente non erano quelle le cose che ci sconfortavano, l'importante era stare in vacanza da sole!
Ho un ricordo fantastico di quella vacanza.
Arrivammo a Rimini in treno: risento ancora il vento di libertà fra i capelli, la salsedine, il sole...già durante il viaggio mi sembrava di iniziare una nuova incredibile avventura. La costa adriatica era un altro mondo per me, mi ha affascinato sempre questa cosa che noi vediamo il tramonto ma loro vedono l'alba sul mare. 
Cambiammo il treno a Falconara Marittima e ho un ricordo meraviglioso di quella stazione e di quella linea ferroviaria che correva lungo il mare.
Ovviamente rivederla anni dopo ha tutto un altro sapore, per questo sconsiglio sempre di tornare sul luogo del delitto e dei ricordi.
Una delle nostre compagne di viaggio appena arrivate puntualizzò "Io sono qui per riposare" ah ok ciao e infatti facemmo vite separate.
Lì, in riviera romagnola, era tutto molto organizzato, la mattina in spiaggia e la sera nei mille locali della costa, nel biglietto era compreso il pullman che ti prendeva e ti portava lì e ritorno.
Mi divertii un sacco, facemmo amicizia con un sacco di persone, ma non era tanto quello lo scopo, il bello era stare da sole, senza orari.
Eravamo sempre a mille, galvanizzate. Una sera, tanto per provare, comprammo al supermercato la vodka alla pesca ma in realtà non ci fece nessun effetto perchè eravamo già su di giri per conto nostro, tutta roba naturale, senza additivi e conservanti aggiunti.
Io mi divertivo con la mia amica a organizzare degli scherzi agli altri ospiti dell'hotel.
Scherzi molto stupidi ma che ci tenevano impegnate per delle ore nella preparazione.
Avevo preso di mira due ragazze molto più grandi di noi, che soprannominavo le babbione, sicuramente avranno avuto meno della mia età attuale.
Decisi di fare uno scherzone: svuotare un recipientino monoporzione della marmellata della loro colazione e poi chiudere con la colla il coperchio come se fosse nuovo.
In quell'hotel avevano quella triste abitudine di apparecchiare la sera per la colazione del giorno dopo.
Uno degli ultimi giorni riuscimmo nell'intento, eravamo proprio nel tavolo dietro il loro, la tizia aprì la confezione, la trovò vuota e come se nulla fosse ne prese un'altra.
Eravamo un po' sceme e ci si accontentava davvero di poco.

Tornando al primo campeggio, ci andammo con un'amica che aveva una grande tenda. Ma non quelle che si usano ora di Decathlon che le tiri per aria e si montano da sole ma quelle tradizionali che sono più grandi da chiuse che quando sono aperte.
Andammo sul Gargano, quando ancora era verde e non martoriato dagli incendi.

Mi sento molto anziana ma il campeggio si sceglieva sulle pagine gialle, telefonando per farsi mandare un depliant e poi facendo un vaglia postale con l'anticipo.
Secondo me la vacanza in tenda o in camper va fatta la prima volta con qualcuno già esperto e infatti la nostra amica era pratica e ci indicò come montare la tenda.


Una sera tornando da una discoteca vedemmo una macchina investire un cane e poi andare via come nulla fosse.
Capirai, noi eravamo una geografa, una naturalista, una collezionista di casi umani e animali...che non ti fermi a raccattare il cane?

Lo prendemmo e lo portammo di nascosto al campeggio, lo chiamammo Waikiki, proprio come il nome della discoteca. Lo facemmo visitare da un veterinario in loco, mi pare avesse la colonna vertebrale fratturata. Lo portammo con noi a Roma e facemmo un sacco di telefonate per capire quale struttura o ente ci potesse aiutare per tenerlo ma ad agosto un cane abbandonato e ferito non scatenava certo una gara di aiuti.
Lo portammo da altri veterinari e le spese aumentarono e le dividevamo sempre fra noi quattro.



Poi riuscii a trovare un posto dove portarlo, io non potevo tenerlo, le altre nemmeno, era un rifugio per cani, la signora era molto gentile ma ci disse che non avrebbe mai  più camminato, che forse gli avrebbero potuto mettere un carrellino sotto le zampe per aiutarlo a muoversi ma così probabilmente sarebbe morto di infarto per lo sforzo.


Io poi litigai con la mia amica esperta di campeggi per un motivo diciamo di coerenza, di ideali, non so mai se ho fatto la cosa giusta, dopo tutto era un'amicizia che si protraeva da una decina d'anni.
Lei si era messa con un ragazzo prima di partire, sembravano innamoratissimi ecc. poi in vacanza ebbe una storiella con uno e al ritorno lasciò il vecchio su due piedi. Questo era disperato, era talmente ferito da non vedere l'ovvio, cercava di capire dove aveva sbagliato, se era colpa sua. Mi chiamava per capire. Io alla fine non ce la feci più di sentire questo tizio ingiustamente disperato e che si riteneva responsabile della fine del grande amore e gli feci capire come stavano le cose.
Ovviamente l'amicizia finì.

Rimase solo il cane malandato al rifugio come legame, ogni tanto lei mi metteva nella buca delle lettere i soldi per il mantenimento di Waikiki.
Tempo dopo chiamai la signora del rifugio e mi disse che il cane era morto, avevamo fatto il possibile.




Gli altri anni continuai ad andare in campeggio con altre amiche, mi comprai una tenda per conto mio.
Non avevamo praticamente altro di attrezzatura, se non un tavolino con sedie sgangherato e un frigo portatile che chiamavamo il sarcofago.
Non avevamo neanche la luce e infatti dovevamo scegliere quando c'era ancora il sole cosa mettersi la sera perchè poi non si vedeva più nulla nella tenda.
Per par condicio decisi che saremmo andate un anno sull'Adriatico, uno sul Tirreno, uno a Nord e uno a Sud...
Partivamo con la macchina senza aria condizionata e i finestrini aperti, con la radio con le batterie perchè l'autoradio non c'era.
Andavamo solo una sera a cena fuori e poi mangiavamo sempre pomodori, mais e tonno.
A colazione mangiavamo i Grancereali che da allora chiamai Gransegatura.
Ci cuocevamo al mare per ore intere, sempre le ore più calde. Poi dormivamo un po' in tenda prima di cena e poi la sera uscivamo e ci svegliavamo il giorno dopo quando il sole era a picco e la tenda era infuocata. Per risparmiare prendevamo il posto tenda che era libero, quasi mai all'ombra.
Alcuni pomeriggi andavamo in giro anche a visitare i paesi, le zone archeologiche, i dintorni.
Ricordo sempre quest'atmosfera zingaresca, di assoluta libertà, stare tutto il giorno in costume e infradito, al ritorno in macchina spesso viaggiavamo ancora così ed era un tortura tornare in città e vestirsi normalmente.


Ora che mi sono imborghesita non farei mai una vacanza in campeggio, con zero attrezzatura poi meno che mai.





PS con l'amica con cui avevo litigato poi ristabilii i rapporti un paio di anni fa, proprio grazie a Fb, il tempo fa il suo lavoro e appiana i contrasti...







giovedì 19 luglio 2012

Altro soggiorno in ospedale, mio malgrado


Pare che al Pertini non possano fare a meno di me.
Sono andata per un controllo, post dimissioni protette, ora si definiscono così: noi ti dimettiamo, vai a casa, fai quello che facevi qui e poi torni e ti ricontrolliamo, se non va bene ti fermi un giro e non prendi neanche le 20mila lire passando dal via.
Mi ha visitato un dottore molto flemmatico e fatalista. Come prima notizia c'è che hanno perso l'ecografia che mi avevano fatto quando mi avevano mandato a casa una settimana fa. Quindi lui non ha nulla con cui confrontare la situazione attuale.
All'inizio guarda e bofonchia qualcosa fra sè e sè ma mi sembra che vada tutto bene, poi dice che il distacco c'è ancora e che si è ricostruito poco e poi che ce n'è un altro, non si è capito bene se c'era pure l'altra volta ed era piccolo o se è proprio nuovo.
Decide che è meglio se rimango in osservazione lì da loro.
Io avevo preventivato tutti gli scenari possibili tranne quello.
Gli chiedo "Ma per quanto tempo? Cosa mi fate se rimango qui?".
Lui alza le braccia e fa "Il fatto che ci sia un nuovo distacco non significa che la gravidanza vada necessariamente male....Il fatto che verrà ricoverata non vuol dire che andrà tutto bene...Il futuro non si può prevedere..." ci mancava solo che mi dicesse "Se mi' nonno c'aveva tre palle era un flipper" o "Siamo tutti nelle mani di Dio" che gli avrei dato una capocciata sul setto nasale.
Forse uno si aspetta da un medico, quindi da uno scienziato, razionalità, pragmatismo, certezze...qui siamo nel campo del paranormale.
Chiedo "Ma fino a quando devo restare?" (Sa com'è? C'avrei una pupa a casa, un blog da scrivere e due-tre milioni di altre cosucce..) e lui "Ehhh questo non si può sapere".
Vorrei sapere se siamo nell'ordine degli altri 6 mesi di gravidanza, una settimana, qualche giorno, tutta la vita...ma che glielo chiedo a fare?

Aspetto fuori dallo studio, ancora incredula e perplessa.
Finalmente mi portano una sedia...fino a quel momento eravamo in 4 ad aspettare in piedi, tutte in dimissioni protette, quindi non in forma smagliante. Io mi ero seduta su un termosifone e ho pensato "Se si scassa...meglio!", vorrei organizzare una sommossa e fornire tutte di sedie ma poi mi ricordo che in pratica in quel reparto non ci sono ma stanno solo nelle camere e mi sembra brutto entrare e requisirle.
Inizia l'attesa...per fortuna ho un libro. Tanto o sto a letto o sulla sedia è uguale.
Peccato che stia vicino alla porta d'ingresso che dovrebbe essere chiusa perchè non è orario di visita ma non si sa come riescono tutti a passare il primo sbarramento dotato di citofono ma poi gli serve che qualcuno da dentro apra il maniglione del secondo sbarramento sennò rimangono bloccati fra due porte.
Mi devo alzare continuamente per aprirla.
C'è fermento, ci sono le prime dimissioni ma ci sono anche persone che devono essere ricoverate.
Dopo 3 ore mi assegnano il letto che è proprio il 14! Quello dell'altra volta.
Meno male, perchè è in un'ala privilegiata, dove l'aria condizionata funziona alla grande, il sole non batte durante il giorno, c'è una bella vista sull'agro romano e poi io c'ho ormai l'anzianità di ricovero e posso vantare un atteggiamento di bullismo nei confronti delle altre.
Rivedo le infermiere, i dottori...spero quasi che mi riconoscano e mi chiedano "Ehi ma che ci fai di nuovo qui?", invece mi trapassano con lo sguardo, in una settimana già mi hanno dimenticato.

Le nuove compagne di stanza sono due rumene che parlano italiano ma che preferiscono comunicare tra loro nella lingua d'origine e non è affatto una cosa carina, magari stanno sparlando di me e non le capisco.
Poi c'è una zingara ma non come la Kosovara dell'altra volta ma una zingara doc, con la coda lunga, i capelli ossigenati.
Ha 16 anni, gliene avrei dati 10 di più. Ha partorito una bambina, il cui padre ha 13 anni...è già sposato con un'altra.
Il primo approccio non è dei migliori, pranziamo a tavola insieme, la bimba piange nella culla e lei continua a mangiare imperterrita, dopo parecchio sbuffa e la va a prendere scocciatissima.
Io già penso che sia una madre degenere e che la butti dalla finestra.
Invece poi mi accorgo che si tratta appunto solo di una prima impressione sbagliata e frutto del pregiudizio.
Come la Kosovara dell'altra volta è una mamma attenta, che attacca al seno il bimbo appena nato, lo tiene con sè. E la convivenza con lei mi ha aiutato a sfatare anche molti altri luoghi comuni.
Ad esempio non è affatto vero che mandino in giro i bambini seminudi, anzi ho visto che loro mettono ai bimbi pantaloni e maglietta a maniche lunghe mentre gli altri solo il body smanicato.
Poi ho notato che in effetti il suo aspetto dà l'idea di zuzzimma, ma ho visto con i miei occhi che si è andata a fare una lunga doccia e il suo aspetto al ritorno era esattamente uguale a prima. I capelli, sebbene lavati, erano comunque sporchi, sarà una questione di struttura del capello, di sebo, non so... la L'Oreal dovrebbe farci studi approfonditi perchè ne potrebbero venire fuori risultati interessanti.
A quanto ho capito lei non era in grado di far crescere la bambina perchè non lavora e non ha soldi e la sua famiglia non era contenta di questa nascita, invece quella del marito avrebbe voluto allevarla per poi ridargliela una volta grande.
La situazione era molto confusa, alla fine la famiglia di lei è venuta ed era contenta: le donne con le loro gonne lunghe e i denti d'oro, gli uomini con i vestiti firmati. Le infermiere  li cacciavano via in malo modo anche perchè si presentavano a qualsiasi orario liberamente. Alle dimissioni c'è stato pure un po' di trambusto perchè la suocera voleva registrare la bambina all'anagrafe ma non ha legame di sangue diretto con la ragazza...alla fine non so bene com'è andata comunque poi è uscita.
Una sera a mezzanotte sono venuti a trovarla e le hanno portato un panino di Mac Donald's che ha mangiato il giorno dopo mentre allattava: era da fotografare...
Era di fatto una bambina, timida e inesperta, non si lamentava mai per i dolori del post-parto ma eccezionalmente amorevole nei confronti della figlia.

Le altre due rumene erano lì in attesa da una settimana, una perchè era alla 41° settimana, l'altra perchè aveva la pressione alta. Stavano lì e non le facevano niente e questo fatto non mi piaceva per niente perchè immaginavo che la stessa cosa si sarebbe potuta ripetere con me.
Entrambe hanno incrociato due mie vecchie compagne di stanza: l'Indiana e la Kosovara.
Le rumene non ce la facevano più ad aspettare, erano stremate dall'attesa, dal non sapere quale sarebbe stato il loro destino anche perchè avevano sempre un po' di contrazioni.
Io, oltre ad avere anzianità di ricovero nella stanza avevo anche quella di essere secondipara mentre loro erano tutte al prima parto e molto inesperte, visto che nessuna aveva fatto neanche il corso pre-parto.
Loro hanno iniziato a sperare nel parto cesareo, a sognarlo, a chiederlo, ho imparato pure che in rumeno si dice "Cesariano" (sia mai vi servisse per un viaggio in Romania...), già ma perchè si chiama parto "cesareo"? Pare che venne usato sin dall'antichità per estrarre feti vivi da donne morte (malimortà...) e solo nel 1500 venne sperimentato su una donna viva. Il nome deriverebbe da Cesare nato con questo parto ma si tratta di un falso, poichè la madre morì anni dopo averlo fatto nascere. Più probabile che derivi dal verbo tagliare e da qui probabilmente deriva il nome di un antenato di Cesare nato con questo parto.
Chiusa la parentesi Rieducational channel.

Io sono per il parto naturale se ci sono tutte le condizioni fisiche ottimali e dicevo alle due ragazze "Lassate perde che il cesareo non è una passeggiata..se potete è meglio il naturale..." è ovvio penso che l'ideale sarebbe un parto naturale veloce, rapido e indolore; se una deve subire 20 ore di travaglio e cento punti è meglio il cesareo ma purtroppo non sono cose prevedibili, come direbbe il dott. dell'ecografia "Siamo tutti sotto lo stesso cielo...la palla è rotonda...se mi' nonno c'aveva tre palle ecc".
Morale: la rumena alla 40 settimana si è fatta 12 ore di travaglio, ha partorito un bimbone di 3,8 kg che uscendo le ha causato un milione di punti e al ritorno nella sua lingua credo mi abbia maledetto a vita.
L'altra ha fatto il cesareo ma non so com'è andata perchè nel frattempo sono uscita, so solo che è andata via alle 10 e alle 19 ancora non era tornata perchè nel frattempo si erano frapposte altri interventi di urgenza.
Quando la zingara e tutta la truppa sono stati dimessi, il suo posto è stato occupato da un'italiana che aveva appena fatto il cesareo e dalla sua tribù di ciociari.

Cosa ho fatto in questi giorni? Ho letto tanto, mi sono riabituata ai soliti orari e rituali dell'ospedale e per fortuna ho parlato con le compagne di stanza.
Il menu dei pasti era insolitamente buono, forse il cuoco era innamorato o c'è stato un cambio ma ci hanno dato addirittura la cotoletta panata (non fritta ma al forno), gli gnocchi, che hanno fatto la felicità della piccola rom e che alla vista della scarola mi ha chiesto "Cos'è questa?" vaglielo a spiegare what's scarola...

Il secondo giorno mi ha fatto un'altra eco una dottoressa giovane, carina e gentile; volevo farle i complimenti per la dolcezza e la disponibilità, mi ha fatto vedere Pallino che faceva la capriole poi è stata molto ottimista, a 24 ore di distanza dal dott. Flemma mi ha detto che un'area di distacco era in ricostruzione e l'altra era sostanzialmente uguale ma che non era liquida ed era una cosa positiva. Ho provato a chiederle quale poteva essere la possibile evoluzione ed ha iniziato la solita solfa "Non possiamo prevedere il futuro..." ok, ho rinunciato ai complimenti e al resto.
A poche ore dal ricovero passa una dottoressa e mi fa "Ma che ci fai qui? Vuoi andare a casa?" "Mah veramente mi hanno appena ricoverata" "Ah ok" e poi dopo un po' "Ma che ci fai a letto? Alzati!" "Veramente devo stare a riposo" "Ah ok"...sospetto fortemente che sia una mitomane visto che non l'avevo mai incontrata prima. 

Il secondo giorno passa una dottoressa con tutta la troupe e dice che forse sarei uscita il giorno dopo, poi mi confessa che non mi avrebbero fatto una nuova eco visto che farle tutti i giorni non ha senso, che il risultato dipende da chi la fa, dal suo occhio...insomma è una cosa soggettiva. Daje...mi fa piacere saperlo...
Ieri mattina ripassa la stessa dottoressa, si rivolge a me come se non mi avesse mai visto, evidentemente la notte resettano la memoria e mi dice che probabilmente uscirò nel pomeriggio.
Dopo le 17 inizio a preoccuparmi, chiedo in giro, senza poter sapere nulla, non voglio passare un'altra notte lì soprattutto perchè ci sono i due neonati in stanza e chi dorme?
Alla fine mi dimette sempre con riserva e alle 19,30, affamata, sono a casa.


Ieri poi, come al solito, mi sono data da fare perchè le due che avevano partorito non potevano muoversi e toccava a me aiutarle visto che l'altra ragazza era a partorire e le infermiere erano latitanti.
E' stato anche bello perchè le ho instradate verso l'allattamento, le ho consigliate, aiutate...sì sì in un'altra vita potrei essere ostetrica anche perchè fra esperienza personale e quella accumulata in questi giorni lì qualcosina la so.
Ma non è un compito che spetta a me, ho visto cartelloni appesi a sostegno dell'allattamento ma poi di fatto personale del nido che non segue le mamme che hanno partorito e quindi tanti allattamenti saltati e andati a puttane ed è imperdonabile. Sono andata a chiedere un tiralatte e una acida mi risponde "Non so manco se ce l'abbiamo", che nido sei se non ce l'hai? E le ho risposto "Certo che c'è, l'ho usato l'altra volta, so pure dove sta" ma mi ha liquidato dicendo che avevano da fare.
Nei giorni precedenti avevo notato cose strane in quell'ospedale tipo che le ostetriche facevano le medicazioni e pure i letti...poi si è svelato l'arcano: in pratica con i tagli alla Sanità, l'ospedale ha declassato tante ostetriche che erano in esubero facendole fare le infermiere e dimezzandogli lo stipendio, o così o te ne vai, da qui ho capito pure perchè sono eternamente incazzate...ma noi che colpa ne abbiamo?


I mazzi di fiori regalati dai mariti alla mogli erano guardati con orrore, subito veniva intimato di portarli via, un'infermiera ha detto addirittura perchè tolgono ossigeno al bambino...in effetti sarebbe un modo originale di suicidarsi per gli innamorati non ricambiati, riempiono una stanza di rose rosse e chiudono porte e finestre...strano che nessuno ci abbia mai pensato prima...un modo romantico di porre fine alle proprie pene.




Che altro dire? La mancanza di sensibilità e umanità purtroppo c'è sempre.
Passi che vengo chiamata "Signora 14", ma sentirmi chiamare "Minaccia d'aborto" sinceramente mi fa girare i marroni...un po' di partecipazione l'ho sentita da parte del personale che fa le pulizie che fa gli auguri alle mamme e si mette a guardare i piccoli nelle culle facendo i complimenti e le moine e poi mi sembra che chi si faccia davvero il mazzo siano i dottori che hanno turni di guardia di 12 ore.


Mi chiedo ma se manca il sentimento in un reparto, in genere positivo e caratterizzato da un clima di festa ma in situazioni negative come può essere trattato il paziente?


Ho letto:
- "L'arte di correre sotto la pioggia" di G. Stein voto: 7 commuovente e divertente
- "Molto forte, incredibilmente vicino" di J. S. Foer voto: 6 strano, in alcuni punti mi sono persa, originale
-"Lasciami entrare" di J. A. Lindqvist voto: 6 1/2 sempre avvincente l'horror svedese


Ringrazio tutti quelli che mi sono stati vicino via sms, telefonate ecc. menzione speciale agli imprevedibili ovvero quelli che non ti aspetti e che forse fanno ancora più piacere.
A quelli che l'altra volta si sono fatti prendere dall'emozione e hanno scritto un elogio in mia memoria e a chi ha avuto il presentimento che fosse successo qualcosa.


Altra menzione a mm che si è dato tanto da fare a gestire casa, Pop e venirmi a trovare e che ha perso punti quando gli ho chiesto il necessaire per farmi la doccia e mi ha portato l'asciugamano che uso per il fasciatoio della Pop e come bagnoschiuma ha preso Badedas Noir per l'uomo che non deve chiedere mai, che ho usato non avendo altro e forse ho scatenato gli ormoni di tutte le infermiere che usmavano nei corridoi cercando disperatamente dove fosse il maschio alfa!


Menzione negativa per i bastardi, ovvero quelli che avrei voluto ci fossero e non ci sono stati, è l'occasione per fare un po' di pulizia, non si sei stato in questa occasione importante, mi dispiace ma sei out.


Spero tanto di non dover scrivere altri capitoli della saga Pertini.


Il link al primo ricovero http://buonecosedipessimogusto.blogspot.it/2012/07/un-weekend-in-ospedale-mio-malgrado.html

ps inizio ad avere il sospetto che Pallino sia davvero maschio, primo perchè con la Pop sono stata sempre benissimo e invece lui mi sembra che sia un po' lamentino, per non dire rompicoglioni, suo malgrado, sapete? Come quando i maschi hanno 37,1°C di febbre e hanno le visioni mistiche...
































giovedì 12 luglio 2012

Faccio brutto

In questi giorni di stasi, fisica, non mentale, ci mancherebbe, lo spirito viaggia più e meglio di prima, mi sono dilettata un po' su youtube.
Visto che ormai la mia greatest hit comprende solo canzoni dello Zecchino d'oro e per bambini, era curiosa di sentire altro, di aggiornarmi e di vedere cosa mi sono persa nel frattempo.
Seleziono nella sezione musica i video più visti: ottimo non ne conosco praticamente nessuno.
Devo essere rimasta fuori dal giro veramente molto!
Decido di vederli per farmi un'idea.
Sono curiosa di sapere che musica ascoltano i giooovani, perchè conoscerla forse significa un po' anche avvicinarsi a loro e capirli un po' di più.
E mi piace immaginare la musica che sceglierà di ascoltare la Pop fra una decina di anni.
Sui mezzi pubblici incontro spesso ragazzi, se non bambini, che ascoltano dal cellulare musica a tutto volume, le cuffie e gli auricolari sono banditi, forse considerano le loro canzoni talmente belle che farle sentire al resto del mondo è solo un gesto di grande generosità. Il genere lo definirei rap, forse hip-hop, insomma c'è un tizio con spiccato accento milanese che parla, quasi sussurra, dice frasi in rima, rime fra l'altro di una banalità inaudita tipo cuore-amore. La voce è molto amplificata, quasi ricreata al computer, io sotto la doccia risulto più cantante di lui. E i giooovani lì a cantare insieme a lui, sanno tutte le parole a memoria, che poi non è un cantare visto che parla, sembra facciano il rosario.
Io non ne capisco niente di questa musica e forse proprio per questo mi piace parlarne da esterna, dovrei chiedere un ripasso al mio giovane cugino che mi sembra molto esperto in materia e che sicuramente mi direbbe che io ho ascoltato cantanti di serie b e non quelli veramente forti.
Non ci posso fare nulla ma a me questi tizi vestiti come dei rappers americani del Bronx, con i tatuaggi, le catenazze, i pantaloni extralarge e poi magari sono di Quarto Oggiaro mi fanno un po' tristezza.
Come chi mangia biologico ma vive di fronte alla discarica di Malagrotta, come chi fa gli addobbi di natale tipo Rovaniemi anche se vive a Monti Tiburtini, come chi si atteggia da surfer californiano quando va al mare a Coccia di Morto o chi si fa i tatuaggi da maori e non è mai uscito dal raccordo anulare.
Non dico che dobbiamo rimanere ancorati ad una anacronistica tradizione di stornellatori trasteverini ma ci vuole il giusto compromesso. Forse ognuno cerca solo di crearsi la propria illusione, il proprio angolo di paradiso, un motivo in più per andare avanti...allora ben venga la statuetta di Budda al Tuscolano, l'orto sul terrazzo e quello che vi pare.
Insomma se ai gioooovani piace sentire questa musica proviamo almeno a sentire di che si tratta.
Mi imbatto in Emis Killa, e la mia domanda di rito è "E chi cazz'è?", il suo video ha 10 milioni di visualizzazioni, 10 milioni ci rendiamo conto? Per una cosa del genere per il mio blog sarei pronta a prostituirmi!
La seconda domanda è "Ma che cazz' di nome ha?", cerco su internet: Emiliano Giambelli, meglio conosciuto come Emis Killa, eh bè in effetti Emiliano Giambelli non spacca, invece Emis Killa spacca di brutto, pure troppo...
E' del 1989...oh maronna? Per me tutti quelli nati dopo il 1980 sono bambini, non riesco neanche a fare il conto della sua età, ma sarà maggiorenne? Sì temo di sì.


Metto come sottofondo il suo video, lo ascolto distrattamente: ha tutti gli stereotipi di cui sopra, ci sono frasi memorabili e che rispecchiano il mondo di oggi, le nuove tecnologie:

"Nella testa c'ho le immagini di quando stavi ancora qui
mentre cancello le tue immagini dal mio pc"


"Tolgo la vibrazione al cellulare quando dormo
cosi se mi chiami con te in un sogno non me ne accorgo"


Si può storcere il naso ma questo piace e pure tanto.



Guardo un attimo e vedo scene di lotta fra due uomini, e mi riciccia fuori prepotentemente il mondo dell'MMA di cui ho scritto qualcosa e nel quale pare io sia rimasta invischiata.
In questo caso viene posto male, malissimo: è rappresentata una scena di incontri clandestini, scommesse ecc.
Mi sembra tutto molto avvilente e triste, soprattutto il fatto che un sacco di giooovani tramite il suo video abbiano un'immagine distorta di questo sport che cerca di affermarsi disperatamente come altro dalla violenza di strada  è sconfortante.
Magari tanti non ne hanno mai sentito parlare e loro trovano qui per la prima volta rappresentato in questo modo.


Poi ho trovato tale Fedez che dice:


"Ho visto più erba di un corso di giardinaggio
ho visto più lame di un corso di pattinaggio sul ghiaccio"


dice che è ironico, va bè...





La cosa buona è che cercando cercando mi è spuntato fuori anche questo video che tutti i più famosi cantanti rap hanno fatto in sostegno dei terremotati dell'Emilia.
Non ne ho avuto notizia da nessuna parte e invece credo meriti una menzione speciale.
Certo vedere qualcuno di questi che manco ha fatto la fatica di impararsi il testo a memoria ma gira per il palco leggendo un foglietto mi fa tristezza ma va bè...

Bella pe' tutti fratè!!