pubbli larga

sabato 28 marzo 2020

40ena (2° parte)

Roma, come sempre, in tutta questa faccenda è un po' un caso a parte.
Abbiamo vissuto e viviamo momenti di isteria, di paura ma a mio avviso nello stesso modo continuiamo ad essere sfacciati, alziamo le spalle e ci buttiamo sull'ironia. Ma non perchè non abbiamo rispetto per chi sta soffrendo e lottando ma perchè, per fortuna, non abbiamo la reale percezione del problema, del pericolo. Ci sembra tutto così lontano e remoto da noi, quasi che non ci dovesse colpire o riguardare mai direttamente; dopotutto è raro conoscere qualcuno che è malato, o ha solo fatto il tampone, o è ricoverato ecc; le informazioni che abbiamo vengono per lo più dalla tv o da un amico di un amico mi ha detto...

Ci limitiamo a fare quello che ci è stato chiesto, stare a casa, magari brontolando, forse ballando o cantando ma facciamo il nostro dovere. Magari non c'è bisogno di pubblicare duemila hashtag, stiamo semplicemente facendo la nostra parte.


Però ricordo che all'inizio della faccenda si respirava davvero un'aria pesante in giro per Roma e la cosa che mi colpiva di più era il silenzio irreale che si sentiva da casa a qualsiasi ora. Mi affacciavo alla finestra per essere sicura e davvero non si sentiva nulla. E allora arrivò impellente il bisogno di rumore, di caos, di traffico, di vita: fai rumore, davvero... Come ho letto da qualche parte "Ridatemi la mia vita di merda".


E i famosi flashmob sonori sono nati forse per questo, per riempire queste città angosciosamente silenziose di rumore buono.
I primi sono stati emozionanti, commuoventi, da lacrime, c'è stata tantissima partecipazione; abbiamo visto vicini di casa che non conoscevamo. Ci siamo trovati uniti a cantare, tutti, anche la vicina antipatica, anche quella con la faccia da stronza...canzoni improbabili (vedi Toto Cotugno), a ballare. Abbiamo capito che quella sarebbe stata la nostra mezz'ora d'aria.
Poi dalle canzoni per dare unione e forza si è passati al villaggio vacanze al Gioca Jouer e alla Bomba ma va tutto bene. Poi c'è stato un momento di anarchia in cui ognuno metteva la propria canzone contemporaneamente per cui non si capiva nulla.

Non so se da altre parti proseguono ma qui da noi sì e in grande stile.
Uno degli angeli di questa 40ena è Yari, giovane del nostro palazzo, sta 2 piani sopra di noi ma non lo avevamo mai visto prima e tutt'ora non riusciamo a vederlo perchè la distanza ce lo impedisce. Ha un impianto stereo serio e tutti i pomeriggi mette 5 canzoni, fa anche il dj, saluta per nome tutte le persone affacciate, raccoglie dediche, suggerimenti, canzoni...è diventata la radio di zona. Abbiamo scoperto vicini che non sapevamo di avere, storie, bambini piccolissimi, davvero tanti che ballano in braccio ai genitori. Solo una signora si è lamentata del rumore perchè doveva lavorare, ha fatto una brutta scenata, poi ha chiuso la finestra e non si è più vista, odiata da tutto il condominio.



Le Pop all'inizio partecipavano entusiaste a questo momento ora si stanno stufando un po' perchè ci sono state giornate fredde ma io cerco di convincerle a partecipare perchè è l'unico momento sociale della giornata.

Un altro flash mob molto commuovente che c'è stato è quello dell'applauso in onore di medici e infermieri che ci fu a mezzogiorno di uno dei primi giorni di 40ena, stavamo in casa con le finestre chiuse ma all'improvviso si sentì con forza crescere il rumore dell'applauso.

Poi ce ne fu un altro di sera con le luci e le candele o le torce dei cellulari, dicevano per far fare la foto da satellite, una motivazione beghina ma l'effetto fu davvero sorprendente.

E la cosa che colpisce è come tutti siano al corrente di queste iniziative, anche i più anziani e di quanta partecipazione ci sia che si propaga come un'onda buona.


giovedì 26 marzo 2020

40ena (1° parte)

Alla fine ci siamo arrivati davvero.
A quello che nessuno fino a poco tempo avrebbe potuto ipotizzare o se lo avesse fatto sarebbe stato tacciato di pazzia o catastrofismo.
Ci siamo arrivati, non si sa come.
A piccoli passi o all'improvviso, questa è una sensazione personale.
C'è chi lo prevedeva già da un po' e chi si è trovato spiazzato.




Io, per istinto di sopravvivenza e insofferenza nei confronti di regole e regolamenti, all'inizio non ci ho creduto; ho provato a continuare a condurre una vita normale, mi sono rifugiata in ogni anfratto che il dpcm ancora aveva lasciato integro, poi alla fine quando appena fuori dall'uscio ho visto un viavai continuo di lampeggianti blu e volanti da stato di assedio perenne, mi sono arresa.

In realtà in una mezza 40ena noi ci stiamo da parecchio.
Da novembre stiamo a casa tutti e due e ci siamo trovati dopo anni a condividere una scrivania e due pc e a lavorare a distanza di un palmo che manco quando eravamo nello stesso ufficio eravamo così cheek to cheek.
Poi da gennaio è iniziata un altro tipo di 40ena, più tosta e complicata, complice un piatto tibiale fratturato.

Insomma siamo già belli allenati per cui questa quasi non ci fa più di tanto effetto, certo stavolta ci sono in più le Pop, ma di questo ne parleremo.

Siamo già esperti di abbigliamento da 40ena, abbiamo già fatto provviste di tute, pigiami e abbigliamento da casa. Da parecchio abbiamo accantonato jeans e camicie per abbigliarci con una variegato quarantine dress code: c'è la tuta da casa, la tuta per fare hop-hop (ginnastica), il pigiama solo per dormire, la tuta per dipingere che è piena di macchie colorate ma si tiene sempre da parte per i futuri lavori ma quando poi c'è bisogno di nuovo di pitturare si usa sempre la nuova di zecca impataccandola impietosamente, il pigiama bello se ti viene a trovare qualcuno a casa o da usare in ospedale, il pigiama che può passare per tuta...

Il consiglio che vi dò è: vincete la pigrizia, non passate tutto il giorno in pigiama, cercate di creare una differenza tra il giorno e la notte almeno con l'abbigliamento.
Così come sarebbe bene preservare le consuetudini che ci sono sempre state in famiglia, che ci sia una differenza tra giorni feriali e festivi anche se ora la tentazione è che sembra un po' tutto uguale.
Inoltre è meglio non contare, come i carcerati, quanto manca al giorno x, in primis perchè la data di fine che per il momento abbiamo non è di certo quella definitiva  e poi perchè così il tempo non passa mai come quando i bambini chiedono in continuazione in macchina durante un viaggio:"Quando arriviamo? Quanto manca? Siamo arrivati?".
Piuttosto guardiamoci indietro e con orgoglio soppesiamo il tempo trascorso chiusi in casa e vantiamoci del percorso fatto finora.
L'uomo ha una grande capacità di adattamento a situazioni di stress e di novità, la famosa resilienza. Quando uno sta nel pieno della tormenta magari neanche se ne rende conto. Io, in situazioni del genere, cerco di dividere il tempo in piccoli spazi e di affrontare e risolvere i problemi man mano che si  presentano, uno alla volta. In questo momento sento che stiamo affrontando una giornata dopo l'altra, con i suoi piccoli e grandi problemi che comporta, le sue difficoltà vecchie e nuove.
Quando usciremo da tutto ciò ci guarderemo alle spalle e ci chiederemo: ma come abbiamo fatto? Se un anno fa avessimo provato a pensare solo all'idea di ritrovarsi in una situazione simile ci sarebbe sembrato davvero impossibile o da impazzire.
Invece ora che ci siamo dentro ci sembra tutto normale.
Ci sembra normale non poter uscire, affrontare file per fare qualsiasi cosa che includa altre persone, stare chiusi in casa e non poter fare altro, non  poter veder nessuno, stare in casa ed aspettare.

Anche riguardo gli orari gli esperti dicono di cercare di mantenere quelli soliti. Bè in questo non posso aiutarvi perchè ci siamo completamente sbracati, le Pop hanno assunto un andazzo sveglia a mezzogiorno-sonno a mezzanotte e di conseguenza i pasti sono ad orari a dir poco spagnoli ma ho sempre considerato un delitto svegliare un bambino e poi tanto dove dobbiamo andare? Perciò per il momento ci va bene così, viviamo col fuso orario.
Anche noi ci facciamo, increduli, delle gran dormite e dopo giorni e giorni di insonnia post-frattura abbiamo deciso che dopo tutto ce lo meritiamo.

...continua, per forza, la materia è talmente tanta.