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lunedì 4 giugno 2018

Fine Anno

Lo ammetto, faccio il conto alla rovescia, anche più delle Pop, per sapere quanti giorni mancano alla fine dell'anno. Inteso come anno scolastico ma anche fine delle attività extra che un impegnativo e intenso anno porta con sè. Solo io, le Pop non ci pensano proprio, mentalmente divido l'anno, che poi in realtà sono 9 mesi, in tre trimestri: il primo si chiude con Natale, il secondo con Pasqua. Al rientro dopo le vacanze a Gennaio, anche se non sembra, siamo a metà anno ed inizia la discesa.




Il mio lavoro segue lo stesso andamento, i punti saldi sono le grandi festività: Halloween, Natale e Carnevale. Da aprile in poi calano drasticamente gli avventori delle attività al chiuso, le famiglie, giustamente, non vedono l'ora di frequentare i parchi pubblici, le ville o vanno fuori per il weekend; per questo si pensa già a pianificare i corsi e gli eventi per il prossimo anno e a chiudere quelli dell'anno in corso con lezioni aperte, saggi ecc.
Complice il caldo e la stanchezza accumulata durante gli ultimi mesi, le ultime settimane sono davvero faticose.
Ma gli impegni invece di azzerarsi, aumentano vorticosamente in maniera pazzesca, tutto sotto l'egida del "fine anno", cena di fine anno, merenda, foto, gita, saggio, lezione aperta ecc.
Una tremenda mannaia si abbatte su tutti noi: i regali alle maestre.
In genere ci pensa la rappresentante. Se è pratica e sbrigativa fa tutto lei: decide, compra e consegna il regalo alla maestra informando poi le interessate con un comunicato su whatsapp a cui seguono almeno 20 ok ok ok grazie, sei mitica, come faremmo senza di te? E la solita rimbambita commenta: ma come l'anno è già finito? Poi c'è la polemica: sono contraria a fare il regalo, già hanno lo stipendio che senso ha? E l'anticonformista: perchè invece di fare il regalo alla maestra non facciamo qualcosa per la scuola? Se hanno deciso di chiamarlo regalo per la maestra e non per la scuola un motivo ci sarà...

Se la rappresentante vuole essere democratica, lancia la proposta sul gruppo whatsapp partendo da Adamo ed Eva: la fine dell'anno si avvicina, che ne dite di fare un regalo alle maestre? Seguono 470 messaggi ok ok ok grazie, sei mitica, come faremmo senza di te?  più la polemica:  sono contraria a fare il regalo, già hanno lo stipendio che senso ha? E la solita rimbambita commenta: ma come l'anno è già finito?  E l'anticonformista: perchè invece di fare il regalo alla maestra non facciamo qualcosa per la scuola?  Seguono 1470 messaggi su quale regalo fare, ovviamente di genere totalmente diverso, spesso opposti. Nei giorni successivi ci sono giorni con 1000 proposte e altri stranamente silenti per cui quasi pensi: e vai, se lo sono dimenticate!
Metti 20 mamme in un gruppo whatsapp e la soglia di intelligenza misteriosamente si abbatte prossima allo zero.

Io cerco di tenermi ai margini di questo cicaleccio, partecipo a tutte le iniziative, senza pormi domande, senza fare polemiche, faccio branco, anche se spesso non condivido. Spesso chiedo: quanto te devo dà? e caccio i soldi senza fare storie, anzi cerco di fare la brava consegnando la questua in moneta spiccia. Delle volte mi sono occupata di comprare il regalo indicatomi dal gruppo e basta.

Ovviamente non c'è solo il problema regalo alla maestra ma anche alla maestra di religione e quindi anche a quella di materia alternativa, maestra di sostegno o affiancamento, ai coordinatori ecc. 
E poi anche a quelli di nuoto, inglese, musica, danza ecc.

Fioriscono le chat, nascono sottogruppi a tema REGALO MAESTRA, fioriscono altri gruppi minori e carbonari o di supporto psicologico o insulti segreti.

Quest'anno per la maestra di danza abbiamo, non si sa per quale motivo, fatto un'acrobazi a con doppio carpiato, poichè non ci bastava già mettere insieme 15 capocce di mamme diballerine, abbiamo deciso di unire due gruppi: del secondo e quarto propedeutico, quelli delle mie Pop.

E la solita rimbambita commenta: ma come l'anno è già finito?  Poi c'è la polemica: sono contraria a fare il regalo, già hanno lo stipendio che senso ha? E l'anticonformista: perchè invece di fare il regalo alla maestra non facciamo qualcosa per la scuola? 

Pure in questo caso sono rimasta a guardare, anche quando una mamma ha confessato l'inopportunità per una sola mamma di raccogliere ben 14 quote, quindi 70 euro sonanti, per questioni di sicurezza pubblica e personale. Si è pensato bene di dividere l'arduo compito fra 4 mamme, in modo che ognuna dovesse raccogliere solo 4 quote e quindi 20 euro.
Si è discusso in maniera accesa su cosa regalare. Se con la somma comprare un regalo e l'immancabile bouquet per la maestra o se prendere invece i piccoli bouquet per le bambine. Considerando che in media quello per le piccole costa 10 euro l'uno e valutando che la cifra messa da ogni mamma ammontava a 5 euro questa opzione risultava matematicamente impossibile a meno che qualcuna non riuscisse miracolosamente a moltiplicare i soldi magari piantandoli nell'orto dei miracoli. Anche in questo caso sono rimasta a guardare: voglio proprio vedere dove vogliono arrivare queste genie del male! Ad un certo punto qualcuna ha detto: ci sarebbe anche il terzo propedeutico che vorrebbe unirsi a noi. No vada retro! Giammai! Già ci stiamo incartando così.

Il tutto è avvenuto via verbale, tanto ci vediamo due volte a settimana per un'oretta ma la vastità e vacuità delle risposte non cambia dalle chat di gruppo.

Alla fine siamo riuscite a raccogliere i soldi abbastanza velocemente, in qualità di mamma a cavallo fra il 2° e il 4° propedeutico sono stata incaricata di unire materialmente i soldi forse innalzandoli verso l'alto rivolta verso il sole. Poi ho cercato di mollarli o alla rappresentante del 2° e a quella del 4° ma si allontanavano sdegnate quasi come se quei soldi uniti fossero diventati cacca fumante. Nessuno voleva assumere l'ingrato compito di prendere quel malloppo per comprare il regalo unificaoi adducendo come scusa che avevano già fatto troppo e non potevano fare di più. Mi sono ritrovata con quel cartoccio in mano e mi sono immolata: ok lo faccio io, più che altro per mettere fine a quell'inspiegabile stallo, mi sono fatta spiegare però bene cosa dovessi comprare per essere sollevata da ogni responsabilità perchè sono tutte pronte a defilarsi da assumere nuovi incarichi ma in prima fila per recriminare e rompere i coglioni.

Ora siamo agli sgoccioli, manco davvero pochissimo alla fine dell'anno.
Faccio tanto la distaccata ma poi sotto sotto quasi me ne dispiace e presa da un impeto di generosità vorrei fare un piccolo ricordino finale per tutti: dal custode, al personale bidellabile e non.

-4 all'alba



lunedì 28 maggio 2018

La macchia sul divano

E arrivò il post che non vorresti mai scrivere.

Che hai in corpo da un mese, che sta per esplodere ma cerchi di ributtare giù in fondo a te perchè sai già che metterlo nero su bianco ti farà male talmente tanto da non riuscire più a vedere lo schermo del monitor fra le lacrime.
Ma dicono sia terapeutico, dicono, sfogarsi in qualche modo.

Premessa: forse riuscirà a capirmi davvero solo chi ha o ha avuto un animale in casa. Anzi, per loro credo non ci sia bisogno di molte parole, ci siamo capiti semplicemente senza il bisogno di dire nulla.



D'un tratto, presa dal logorio della vita moderna e dal tram tram quotidiano, realizzo: ma da quant'è che non sento Sofia correre? Da quanto non fa danni, non butta le cose per terra, non graffia il divano?
E come l'altra volta penso: ma sì sarà l'età, sarà normale, ormai è una gatta vecchietta.
In pochi giorni la situazione peggiore, lei è sempre più statica, non mangia, se la guardi non sembra stia male ma neanche benissimo. Esattamente come l'altra volta c'è qualcosa che non mi torna e un pomeriggio, d'istinto, la prendo e la porto di corsa dal veterinario, sperando come quel giorno lì di un anno fa, di trovare la causa, di risolverla in fretta e di riavere in breve la mia scassacabasisi felina in forma.
Ritrovo quella dottoressa che tanto mi era piaciuta, l'amica dei coniglietti, lei si ricorda benissimo di me e Sofia. Neanche il tempo di parlare e propone come l'altra volta una sfilza di analisi costosissime.

Ho rivissuto un periodo tremendo in altri tempi, altre modalità, altri protagonisti ma per il resto tutto uguale.
La parabola discendente della vita: nasci e non riesci a nutrirti da solo, ad assolvere alle funzioni intestinali e alla fine il tutto si ripete: devono aiutarti a mangiare, dandoti sminuzzare le cose che ti piacciono, devono portarti in bagno altrimenti te la fai sotto.
Vivere l'atrocità di quei momenti fa sì che ogni pezzetto di cibo mandato giù sia una grande conquista, ogni scambio di sguardi un po' più vivace accende nuove speranze. Non ti accorgi che state tutti precipitando nel baratro e non ti rassegni a vedere davvero come stanno le cose, continui a fare progetti a lungo termine come nulla fosse.
Ho rivisto quegli occhi da: lasciatemi in pace e non torturatemi più con queste medicine, è andata così e così sia.
Abbiamo vissuto i giorni dei day hospital in cui stava tutto il giorno dal veterinario a fare delle terapie, delle flebo; abbiamo sperato nelle cure portentose e ricostituenti per poi vederla tornare a casa sempre peggio o con miglioramenti solo temporanei.
Abbiamo avuto il dubbio: ma se la portassimo in un centro veterinario megafico e costosissimo forse le cose potrebbero andare diversamente?!

Il mio rapporto col veterinario è ambivalente da un lato le consegno la creatura più cara e vorrei che me la rendesse come era prima, dall'altra non mi fido e più volte avrei voluto sfondare la vetrina dello studio per prenderla e portarla a casa, immaginandola lì sola, in un ambiente sconosciuto, lontana delle sue cose che tanto ama, una tragedia per un gatto abitudinario, come sono tutti poi.

In questi giorni mi sono interrogate su tante cose, se tenere un animale in casa sia in realtà un gesto di egoismo estremo: lo priviamo della libertà, lo castriamo, gli tagliamo le unghie, lo umanizziamo, chissà cosa vorrebbero davvero loro?!

Poi ripenso a quando era stata trovata sul ciglio di una strada ad Avellino e che se non l'avessero presa sarebbe andata incontro a morte certa. 

Parallelamente per uno stupido scherzo del destino anche una nostra cara amica stava male e quasi della stessa patologia e stessa trafila: day hospital, flebo ecc. BASTA!

La fine è arrivata veloce, quasi come in un film, per un sesto senso sono tornata a Roma prima e sono andata a prenderla io dal day hospital, era ancora più magra, piena di forfora. L'ho portata a casa, l'ho messa sul suo amato divano e le ho detto:"Aspettami qui vado a prendere le Pop in piscina e torno". Al ritorno l'abbiamo messa in cucina in una scatola per farla stare più comoda e in pace. Stava male, faceva dei miagolii gutturali tremendi, ho provato a prenderla in braccio, mi piacerebbe pensare che quella sia stata l'ultima volta che è successo invece mi ha scacciato, forse stava davvero troppo male. In pochi minuti si è spenta. Quasi avesse aspettato di tornare a casa sua e di essere circondata da tutti noi.
Nella tragedia credo sia meglio che sia andata così e non per una iniezione letale e che la fase acuta sia durata pochissimo.

Rimane in casa un silenzio assordante, si sente a livello fisico la sua assenza. Mancano i suoi passetti sul parquet, le corse folli in corridoio, le fusa, l'accoglienza di ritorno a casa, il dormire abbracciate sotto le coperte, le cose che faceva cadere; manca il profumo, quello che si sentiva dandole i baci, mettendo il naso sotto il collo; mancano gli abbracci con la mia testa sopra di lei. Manca tutto. C'è il tacito divieto di mettere cose scure sul letto o sulle sedie perchè con la coda dell'occhio sembra sempre di vederla acciambellata a riposare. Ci sono abitudini e gesti meccanici dovuti a 15 anni di convivenza che credo che non smetteranno mai, chiudere la porta del bagno, lasciare invece quella della cucina socchiusa.

Alla notizia le Pop sono rimaste incredule: impossibile anche solo immaginare l'idea di stare senza Sofia.
Per quanto le avessi anticipato più volte che era vecchietta e un po' acciaccata.
Ogni tanto mi chiedono di prendere un altro gatto perchè non si può stare senza.
Già. Io, per ora non me la sento. Troppo dolore, troppa sofferenza. Ha ragione mia madre: questi animali vivono troppo poco. 
Da allora non ho avuto molta possibilità di vedere gatti, ne ho incontrato qualcuno nero, cercando invano nei loro occhi il suo sguardo ma senza trovarlo.

E' passato un mese ed io non riesco ancora a guardare le sue foto. Vedo al parco i padroni passeggiare con i loro cani e mi sento esclusa da quei gesti, quegli affetti.



Si dice che esiste un posto chiamato Ponte Arcobaleno dove sono tutti gli animali dopo la morte, un paradiso dei cani e dei gatti dove scorrazzano felici. Sarà... Marta mi ha chiesto se i gatti volano e come ha fatto Sofia allora ad andare in cielo. In un eccesso di nichilismo, ho preso un foglio di carta e l'ho strappato dicendole: Ecco così funziona, semplicemente non c'è più.

Mi sento molto Giovanni xxiii, chi può, quando andate a casa abbracciate i vostri cuccioli e godeteveli il più possibile.



venerdì 27 aprile 2018

La macchia sul pavimento

Ho scritto poco ultimamente, molto poco.
Il motivo come mi piace pensare, è perchè ero impegnata a fare altro, ero impegnata a vivere.
Scrivere presuppone un momento di riflessione, di stasi, per raccogliere le idee e gettarle su una pagina bianca (anche se telematica).
Ero impegnata a raccogliere materiale su cui scrivere, magari inconsapevolmente; forse a vivere esperienze, sensazioni di cui non avrei mai potuto parlare pena querela, ma non fa nulla.
E di materiale se ne è aggiunto in abbondanza, di cose ne sono successe davvero tante.

Soprattutto dal punto di vista "lavorativo", ancora non lo considero tale, faccio fatica a ritenerlo una professione eppure mi tiene impegnata per varie ore e mi permette di avere qualche spicciolo tutto per me.
Se mi chiedono la professione in maniera ufficiale rispondo ancora: non lavoro. Poi se incalzano: casalinga? Nooo ti prego casalinga no, meglio disoccupata. E i successivi minuti sono riservati alla riflessione se è più deprimente essere o l'uno o l'altro, soprattutto se la domanda precedente era: titolo di studio?

Se mi chiedono invece in via ufficiosa che lavoro faccio, sul vago rispondo: organizzo attività per bambini, se la situazione me lo consente sono capace di parlarne a ruota libera per più di un'ora. E a quanto pare con un entusiasmo contagioso visto che la gente prende appunti per la quantità di informazioni che sciorino. Ricevendo le mie tartassanti email alcuni si infastidiscono in maniera esagerata e rispondono aggressivi trincerandosi dietro una tastiera, altri ne rimangono colpiti, affascinati e chiedono di incontrarmi per parlarne di persona. Mi fanno i complimenti per il tipo di attività proposte, per l'originalità, per il fatto di avere un'unica persona referente che si occupa di tutto e non come quelli che storcono il naso e mi hanno chiesto:"Ma scusa tu esattamente di cosa ti occupi?". 
Di tutto, perchè qual è il problema? Solo che quando vado agli incontri approfitto della possibilità concessami e butto i miei progetti sulla scrivania uno di seguito all'altro incalzando come se giocassi a scopa: oro, primiera e settebello, carte a me!



Gli entusiasti mi accolgono con calore e vedo realizzata in pieno l'espressione: la fama mi precede... e l'incontro si svolge come tra vecchi amici, in discesa. Alcuni pensano che il mio non sia un nome vero ma il nome di un'associazione; a proposito che gioia avere un nome poco usato, anche dopo anni la gente si ricorda subito di te!

I primi spicci guadagnati li buttavo sulla mensola della cucina, non li contavo, li mettevo lì accartocciati, quasi non sentissi di meritarli, come se non fossero miei. All'inizio già solo il fatto che potessi far partecipare le Pop senza pagare mi sembrava un successo, se andava male ero la prima a sacrificare la mia parte, poi ho capito che invece il mio lavoro di promozione è importante quanto quella di chi fa l'attività.
E quindi dalla timida, insicura e inesperta fanciulla che ero 3 anni fa c'è stata una bella evoluzione e ora invece sono passati a chiamarmi cagnaccio!
Ma quello che cerco di fare è di tutelare gli interessi di chi seguo e di conseguenza anche i miei, cerco di ottenere le condizioni e le offerte più vantaggiose e dico con fermezza no ai furbetti che ci chiedono di lavorare gratis sotto promesse di pubblicità garantita, visibilità...ma de che!?

Non ho mai tenuto un conto dei guadagni, ho vissuto molto alla giornata e intanto sono passati 3 anni e le attività che seguo si sono moltiplicate, un po' con il passaparola, un po' per casi fortuiti delle vita ma sempre con il denominatore comune di promuovere cose belle, che mi piacciono e in cui credo, altrimenti non riuscirei neanche a venderle.

Spesso dico che non mi piaceva ciò che trovavo in giro per le Pop e allora me lo sono creato.

Non ho più la sedia sotto il culo per 8 ore al giorno, entrate fisse, malattia pagata, ferie retribuite. Non per mia scelta ma di fatto non ce l'ho.

Sull'altro piatto della bilancia ho inventato, trovato, creato un'attività che mi dà libertà, tempo e soddisfazioni. 
È stata una grande fortuna-bravura perchè senza mi sarei sentita persa, dopo più di 10 anni di lavoro dipendente 8.30-17.30 e soprattutto senza più un'entrata personale fissa di cui disporre.

Facile quando dicono: ma sì fai la mamma a tempo pieno. Bello sì, i primi 8-10 mesi che il bambino sta a casa, poi quando inizia scuola che fai? Fai il maniaco appostato fuori dal cancello del nido tutto il tempo attaccato alla ringhiera del cortile?
Non voglio manco far parte della schiera delle mamme da bar che bivaccano vicino scuola a parlare sempre di fondo cassa, rappresentanti, cosa regaliamo per la fine dell'anno....
Voglio pure qualcos'altro.

E così me lo sono trovato.
Anche perchè ritrovarsi mio malgrado a fare la casalinga dopo non esserlo mai stato non è da me.
Non puoi manco fare shopping perchè non puoi sperperare soldi e allora che ci vai a fare nei negozi?
Un po' ti dai alla cucina ma senza grande convinzione, se non l'hai mai fatto finora non è che uno inizia di botto e diventa magari pure masterchef!
Un po' ti dai alle pulizie ma pure lì senza crederci più di tanto.
Pulisci a fondo di qua e di là poi torni in salone e scopri con sgomento che quella macchia sul parquet è ancora lì che ti guarda. Ci torni sopra col mocio per far sparire la bastarda, ti accanisci. Poi quando tornano le Pop da scuola in 5 secondi hanno cosparso il pavimento di briciole, la tv e gli specchi (in contemporanea) di sugna e il lavandino del bagno di dentifricio.
Per cui ti rendi conto che la macchia sul pavimento è davvero il minimo ma soprattutto che non sarai mai schiava di quella macchia che ti guarda tronfia dal parquet e che con il riflesso del sole sembra sempre più grande.



Cara macchia, non mi avrai, se hai deciso di farmi diventare casalinga disperata, non ci riuscirai mai.
Fior fior di pediatri sostengono che 

LE BRAVE MAMME HANNO PAVIMENTI APPICCICOSI, PIATTI SPORCHI E BAMBINI FELICI


chi posso essere io per smentirli?

La mia nuova (nuova?) attività è altalenante, ci sono momenti molti intensi, altri vuoti in cui si prepara quello che accadrà.
Ci sono giorni di incontri e altri di contatti via telefono o email. Da questo punto di vista sto diventando più pigra, vado in giro solo se davvero serve, quando ad esempio mi chiama una scuola altrimenti ricevo, previo appuntamento, con comodità al bar sotto casa o delle volte anche al parco.

Mi consente di frequentare posti che amo: i teatri, le scuole, le librerie...

Mi permette di far entrare qualche spiccio e di poter fare ad esempio la spesa o di pagare le bollette in maniera autonoma senza chiedere soldi a mio marito. Sarà un mio limite ma è una cosa che non mi va proprio giù e lo considero un grandissimo passo per l'umanità intera e non solo per il mio ego e la mia dignità!

Il mio nuovo lavoro è caratterizzato da non essere incentrato sulla mia presenza fisica, in genere è auspicabile che io ci sia ma non indispensabile, sono pochissimi gli appuntamenti a cui devo esserci per forza e praticamente nulli quelli che non si possono rinviare all'occorrenza. Questo fa sì che io sia molto presente con le Pop e che ci sia anche in caso di loro malattie, o scioperi, assemblee di scuola ecc. ed è una gran fortuna, in tutti i loro appuntamenti, in tutto ciò che fanno io ci sono, sempre.

Mi permette al mattino dopo averle accompagnate a scuola, di farmi una corroborante passeggiata nel parco in ottima compagnia, di osservare con superiorità la fila di macchine sul ponte e pensare:"Ma sì in fin dei conti non mi dice poi così male!".



Mi consente mentre camminiamo di parlare, di confrontarmi, di organizzarmi, di pianificare...e quando le maestre mi chiedono:"Scusate ma dove avete la vostra sede?" Le vorrei rispondere: al parco!

Il mio capo diceva che il lavoro perfetto è quello che ti fa svegliare la mattina col sorriso sulle labbra, io non so se ho raggiunto davvero questi livelli. So che è un'attività che mi diverte, che vedere ogni volta quello che propongo sia esso musica, teatro o feste mi emoziona e mi fa ridere anche se è la centesima replica. Le stesse battute mi fanno ridere ogni volta, la stessa musica mi fa provare ogni volta le stesse emozioni. E forse il segreto è proprio questo.
E che poi per la prima volta quest'anno mi abbia pure consentito di pagarmi da sola un pezzetto di settimana bianca non è stato affatto male!