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martedì 29 ottobre 2013

In autostrada contromano

La domanda del giorno è: fino a che punto siamo, sono in grado di reggere, fino a quando sarò capace di difendere quello in cui credo nonostante gli altri mi vadano contro? Siamo in un'epoca in cui tira più in mi piace,un pollice in su che tutto il resto.
I non mi piace riferiti a me, alla Pop piccola, a come siamo noi, al nostro rapporto crescono. Siamo a 6, facciamo 6 e mezzo. Non sono pochi.
3 maestre, 2 direttore, 1 pediatra e 1 amica che forse è l'unica che ha messo da parte affetto e stima per dirmi in faccia come stanno le cose.
Mi verrebbe da dire: quelle lavorano insieme, fanno fronte comune è logico che si spalleggino, i loro commenti, giudizi e quant'altro (tra l'altro ma chi te li ha chiesti?) sono per forza necessariamente gli stessi.
Ma il dubbio un po' mi viene.
I mi piace sono tantissimi, ma forse sono di parte, dettati dal love love che gli interpellati nutrono per me, per noi e forse hanno anche un altro vizio di fondo: si basano sui miei racconti.

Fa fico fare quella che va contro, è molto bohemien, romantico, maledetto. Forse non avrei sennò tutto questo materiale su cui scrivere. L'ispirazione per scrivere, suonare, creare nasce sempre da grandi emozioni, sentimenti, travagli interiori. Difficile che esca qualcosa di buono se uno ha una vita molto lineare, tranquilla e in definitiva duepalle.

Ma il dubbio un po' mi viene e se fossi io quella che sta andando contromano anzichè gli altri, questa fila di macchine che vedo procedere verso di me a velocità sostenuta, a fari accesi e che sta crescendo sempre di più??

Ora sono 6 e quando saranno 7, 8, 9...?
Fino a che punto posso arrivare a sostenere la tesi: no sono gli altri a sbagliare, sono loro che non capiscono niente, io, noi andiamo benissimo così?

lunedì 28 ottobre 2013

Walk on the wild side

Alla Pop le si è sbloccata la favella e parla parla parla... ed è bellissimo.
Non sempre la capisco, delle volte ci arrivo per intuizione, altre rimane un mistero. Però è stupefacente ora capire cosa pensa, le sue riflessioni, quando si impegna fa un po' il broncio e guarda in su per cercare le parole.
Camminiamo nel tragitto casa-scuola e lei parla. Osserva tutto e commenta ad alta voce. Ovviamente ora è nella fase senza filtro e dice tutto quello che le viene in mente.
Una cosa che ripete spesso è "Che puzza!" anzi come dice lei "Puah! Che cuzza!". E purtroppo lo dice spesso. Il più delle volte io non riesco a sentire il cattivo odore di cui si lamenta e dire che ho il naso fino, allora mi rendo conto che è un privilegio riservato a quelli sotto il metro.
Durante il percorso cantiamo, io cerco di farle vedere cose nuove e interessanti ma a parte le vetrine dei negozi e le cassette di frutta e verdura del verdumaio c'è poco altro. Ogni tanto le faccio notare quelli che parcheggiano male la macchina impedendoci di attraversare con calma la strada. Vorrei almeno farle vedere i fiori di qualche giardino, o qualcosa di colorato e divertente, una girandola, un animale ma stanno tutti in alto fuori dalla sua portata e devo prenderla in braccio.

Lei allora osserva la cacca sui marciapiedi. Prima, reduce dalla vacanza in montagna, la definiva genericamente cacca di mucca (anzi cacca di nucca) ora distingue quella di gatto da quella di cane.
E oggi mi ha stupito, con la tipica ingenuità e semplicità dei bambini ha rimproverato un cane "Vai in bagno, non per strada".

Forse ogni tanto dovremmo cambiare il nostro punto di vista, metterci in ginocchio, fisicamente e metaforicamente, per capire come o cosa vede un bambino, cosa gli facciamo vedere, cosa gli stiamo dando da vedere.
Penso che il risultato sia deludente e triste, per questo la Pop ha trovato come unico ripiego quello di catalogare puzze e cacche.
Non c'è niente da fare, arrivi a un certo punto in cui e mo mi sono un po' stufata pure io.
Dovremmo farci tutti un esame di coscienza e dargli un mondo decisamente migliore a partire dalle piccole cose che incontri tutti i giorni per strada.


mercoledì 16 ottobre 2013

Scampoli di psicologia spiccia

Dov'eravamo rimasti? Come va l'inserimento della piccola? Non è cambiato granchè, siamo al mese 1, giorni 5 da che abbiamo iniziato e stiamo facendo la sconvolgente cifra di ben un'ora e mezzo di permanenza al nido.
Solo da un paio di giorni abbiamo allungato di mezz'ora e questa concessione mi ha dato alla testa, devo ammetterlo, se non altro perchè dopo un'ora ho potuto finalmente allontanare le mie terga dai pressi della scuola invece di passare il tempo seduta sulle panchine del mercato o se piove in macchina. Di tutta questa faccenda c'era solo una cosa di positivo: ho ripreso a leggere. Lo ammetto schifosamente: da gennaio 013 non tocco libro, o meglio sono ferma sempre sullo stesso. Che poi fosse un libro serio o fico da vantarsi in giro mostrando con nonchalance la copertina, invece trattasi di "Una giornata nell'Antica Roma" di Angela Alberto sob.

Ho avuto un altro diverbio con la maestra. C'è poco da fare non ci capiamo, forse non ci piacciamo. Riusciamo a litigare anche quando non c'è niente su cui discutere. Dico bianco e lei capisce nero e viceversa. Non ci siamo. Forse non ci siamo piaciute già dal primo incontro, forse eravamo già prevenute. Fatto sta che lei ha la Pop dalla parte del manico e mi tocca pure non esagerare se non fosse che al contempo il suo lavoro consiste nel maneggiare quello che ho di più caro. Il cane che si morde la coda.

Siamo stati convocati ad un incontro con la direttrice, pardon funzionario educativo, io contro tre maestre e la loro capa. Chiedo l'aiuto da casa e convinco mm a venire con me, almeno mi dà manforte, mi può dire la sua impressione dal vivo e mi può frenare caso mai mi facessi prendere la mano. L'atmosfera è distesa come un calcio negli stinchi, ci salutiamo con la controparte con la stretta di mano, ci diamo del lei. Mio padre a casa mi aveva consigliato "Falle parlare per prime, non cadere nelle loro provocazioni". La direttrice chiede chi è che ha chiesto l'incontro, sono state le maestre ma lei insiste a sentire prima la nostra voce. Ecco m'ha fregata! Non mi sono preparata il discorso, vado a braccio. Forse sbaglio non andando a cuore, quello che avrei voluto dire mi sgorga qualche ora dopo essere uscita da lì.*

Nel frattempo durante l'incontro mi sono sorbita le loro riflessioni.
Hanno osservato Marta, l'hanno fatta vedere pure ad una pediatra e la conclusione è che è arrabbiata.
Pagherei un penny per sapere come fanno a capire in un 8mesenne la differenza fra arrabbiato, triste, malinconico ecc.
Sono giorni che mi riempiono di teorie pseudo-psicologico-comportamentali con relativi rimedi e ne sono veramente colma.

Ne ho piene le palle di rimedi e indicazioni che neanche Tatalucia sotto effetto di droghe pesanti, ma molto pesanti, riuscirebbe a tirar fuori.

a) Bau bau sette La direttrice mi ha detto che a casa dobbiamo lavorare molto sul bau bau sette. All'inizio non capivo a cosa si riferisse. Poi ho capito che si riferiva al bubusettete, di nascondere un oggetto sotto un telo poi tirarlo fuori esclamando la tipica frase in modo che capisca che anche se non lo vede in realtà c'è sempre. Questo è uno dei pochi barbatrucchi che stiamo mettendo in atto ma d'altra parte è un classico gioco che si fa a questa età.

b) Pizza Pizza Marescià Mi ha detto di guardare Marta negli occhi e di parlarle come se parlassi ad un adulto spiegandole che la porto al nido ma poi vado via per andare a comprare la pizza. Al ritorno devo portarle la suddetta pizza. Molto importante: non devo sussurrare nè parlarle da dietro le spalle. Col passare dei giorni sono state fatte delle modifiche al tentativo pizza connection, in particolare all'inizio si è detto che non dovevo dare la pizza davanti agli altri bambini per non farli rosicare, poi si è sorvolato e si è deciso che tutto sommato 'sti cavoli degli altri l'importante era arrivare alla meta. Io sono un po' restia nei confronti di tutti i loro stratagemmi quindi qualche giorno dopo la riunione mi hanno chiesto se stavo attuando la pizza-terapia. Io ho bofonchiato un "Eccome no!" che non le ha convinte molto, allora mi hanno detto che dal giorno dopo tutta la pantomima del mamma va a comprare la pizza devo farla davanti a loro. Finora il risultato è che la mia borsa puzza di pizza unta e che temo Marta fra un po' odierà la pizza.

c) Dudu da da da Mi hanno detto di prendere un dudu e usarlo come oggetto transizionale. Con la calma... il dudu è uno di quei pupazzi che la mamma dovrebbe tenere un po' con sè per fargli prendere il suo odore e dato poi al neonato dovrebbe tranquillizzarlo. Io non ci ho mai creduto a questi feticci. Comunque abbiamo fatto pure questo. La maestra mi ha dato un coniglietto, anche se in realtà chissà come mai continuava a chiamarlo sempre cagnolino, me lo sono messo di mia iniziativa nel reggiseno per due notti e ci ho dormito su. Non ha funzionato, in effetti non ce la vedo nei momenti di astinenza da mamma prendere il pupazzo, usmarlo voracemente come un cane da tartufo e rasserenarsi. Poi da qui a definirlo oggetto transizionale in grado di sostituire la mamma e di calmare il bambino ce ne vuole. Se funzionasse davvero i nidi non esisterebbero ma i bambini starebbero a casa da soli col coniglio. Questo rimedio è stato prontamente accantonato per essere sostituito da...

d) la maglietta di mammà. La maestra euforica e in vena di grandi iniziative me l'ha richiesta precisando:"Anche se non è usata ma fresca di bucato non fa niente, la piccola riconosce il tuo detersivo". No comment....

e) passeggino una mattina la maestra ferocemente mi chiede:"Mica l'avrai tenuta in braccio prima di entrare in classe??" ehm veramente si, sai com'è mica cammina. Allora prontamente è arrivato il potente  barbatrucco: devi venire col passeggino al nido. Ho ribattuto che in realtà abitando non dietro l'angolo vengo in macchina e potrei metterci dentro il passeggino per poi tirarlo fuori e attraversarci la strada ma mi parrebbe una minchiata colossale. La maestra è spazientita e sbuffa.

f) il nonno durante i primissimi giorni una volta è andato mio padre perchè io ero impegnata con l'altra Pop. La maestra ne era entusiasta, ne ha approfittato subito per pugnalarmi precisando come Marta fosse molto più serena con lui che con me e che soffrisse meno il distacco. Poi ha avuto il raffreddore e sono rientrata io in carica. Lei ogni tanto malinconicamente mi chiedeva come stava e se sarebbe tornato, probabilmente non ha mai creduto che fosse stato davvero male ma l'ha visto come un mio tentativo di spodestarlo. Il nonno comunque non ha mai gradito più di tanto questo ruolo anche perchè, come ho avuto modo di appurare vedendone altri, i nonni spesso in queste occasioni soffrono più dei genitori.

g) il papà durante la riunione è stata paventata anche questa ipotesi, prontamente scartata da mm giusto perchè l'orario dalle 10 alle 11 è comodissimo e lavora dall'altra parte della città. 

h) ma tu quando torni a lavoro? Questo è stato il leit motiv della settimana e per il quale ho discusso con la maestra. Non capisco il legame fra inserimento, sue modalità e successo e la data del mio rientro in ufficio. Gli ho detto di pensare al benessere di Marta poi tutto il resto verrà di conseguenza.

i) lasciala ad altri ovvio che un bambino abituato a stare con varie persone avrà meno problemi al nido ma non credo che uno debba pianificare queste occasioni, se capitano bene sennò amen.

l) ciuccio non si è ben capito cosa ne pensano realmente, all'inizio è stato invocato, santificato poi quando stavo quasi per cedere è stato stroncato.


Forse si stava meglio prima quando i bambini erano divisi semplicemente in bravi e somari o al massimo c'era quello che poteva fare di più ma non si applicava a sufficienza. C'erano i buoni e i cattivi.
Ora si psicanalizza tutto, ora ci sono gli iperattivi, quelli col deficit di attenzione, i dislessici, i disgrafici, i disagiati...e i restanti mi verrebbe da chiedere? Ah no quelli sono serial killer e basta.



* Avrei voluto dirle che mi ha ferito sentir definire il mio rapporto con la Pop morboso, che io "faccio" la mamma e in quanto tale dò amore, affetto e coccole. Che quello in cui credo è il babywearing, portare addosso il bambino, allattare ad oltranza finchè ci andrà, dormirci insieme se ci va, avere un rapporto ad altissimo contatto consapevole in questo modo non di viziarla ma di dargle la sicurezza e l'appoggio necessario per permetterle poi di spiccare il volo da sola quando se la sentirà. Sapendo che così l'inserimento al nido non sarà certo più facile ma facendo poi in modo che le cose vadano per il meglio, mettendo lei al centro di tutto.

lunedì 7 ottobre 2013

Per una fotocopia

La Pop grande ha iniziato a mangiare al ristorante, come lo chiamano loro, di scuola in realtà è la mensa con tovaglie tristansuole di carta. 
Ogni brava mamma che si rispetti ha bisogno del foglio del menu settimanale per sapere cosa mangia il bimbo a pranzo per regolarsi su cosa cucinare a cena. D'altra parte una degli aspetti fondamentali su cui, giustamente, insiste il Comune di Roma e su cui ti fa attaccare pippardoni mostruosi dalle pediatre della scuole è la lotta all'obesità infantile, l'importanza di un'alimentazione varia e bilanciata ecc.
Finora al nido non c'era problema, direttamente il personale mi dava la copia del menu stagionale.
Ingenuamente mi aspetto che lo stesso accada anche alla materna, anzi pardon Scuola dell'Infanzia.
C'è un foglio affisso fuori da ogni aula ma io che ho la memoria a brevissimo termine quando varco il portone dell'uscita me ne sono già dimenticata.
Chiedo a una bidella, anzi personale ausiliario de 'sta fava o come si chiamano ora, a proposito se rinasco voglio reincarnarmi in una bidella.
Apro quindi una doverosa parentesi su questi personaggi: quelle che stanno a scuola della Pop sono delle ciccione fellinealmente enormi. Una è proprio grande, 200 chili, l'altra è cicciona e basta, 150 chili. Stanno sempre sedute in corridoio a vigilare non si sa cosa, forse il deserto dei tartari.
Non ho capito bene cosa facciano, visto che le pulizie le fa un'impresa apposita, credo che sorveglino la classe quando la maestra deve assentarsi e forse accompagnano i bambini in bagno.
Ma sono adiposamente simpatiche, delle enormi chiocce. Quando mio padre le ha viste ha esclamato: speriamo non cadano addosso a qualche bambino sennò è la fine. 
Chiedo a una di queste come faccio ad avere il menù e capisco di entrare in un campo minato, ho scoperchiato il vaso di Pandora. ho fatto una domanda scomoda, ho nominato l'innominabile. Lei mi risponde che devo andare in segreteria, inizialmente mi invita anche a desistere tanto il menu è solo estivo e fra un mese si cambia. Appunto fra un mese, fra 30 giorni non domani. Realizzo che la bidella ha una percezione dello scorrere del tempo e dei giorni in maniera tutta sua. Mi specifica allora che la fotocopia devo farla io di persona personalmente.
E va bè si tratta di premere un pulsante, credo di potercela fare.
Vado in segreteria dove incontro l'altra ciccia (ah ma allora si muovono? pensavo vivessero in maniera stanziale con la sedia attaccata al regal deretano!). Ripaleso nuovamente la necessità di avere la copia del menu. La ciccia, che ormai mi conosce e forse mi ha già catalogato come strana o almeno rompiscatole si sta alzando, miracolo, per farmi la fotocopia quando un altro suo parigrado (sospettosamente longilinea) la blocca:"Eh no mica siamo autorizzate a fare fotocopie di questo tipo" come se avessi chiesto un ciclostile della pagina centrale di Playboy. Mi dicono che devo farla io fuori di qui. Ok la prendo, mi chiedo cosa accadrebbe se un genitore venisse dopo di me a chiedere una copia forse gli direbbero "Deve aspettare perchè l'unica copia originale e scolpita su marmo ce l'ha un'altra mamma".

Mm me l'aveva fatta facile: e qual è il problema? Fai una foto col cellulare.
No, io sono di coccio, sono all'antica ed è un mio diritto avere la copia cartacea del menù da appendere sul frigorifero di casa.

Vado al nido della Pop piccola, tanto ormai mi limito a pencolare tra una scuola e l'altra. Lì ho un'ora di attesa che decido di ammazzare facendo 'sta benedetta fotocopia.
In questo nido non si pongono proprio il problema delle fotocopie, a inizio anno avevano affisso un foglio su cui segnare i nomi dei genitori che erano disposte a farle.

Di fronte c'è una copisteria. Entro e c'è un commesso che sta scrivendo un'email per un vecchietto, sembra di essere tornati all'epoca degli scrivani in piazza per chi non sapeva scrivere. Nel frattempo il titolare mi chiede cosa devo fare. Glielo dico e specifica:"Sono dieci centesimi". Fa la sospirata fotocopia, io pago con 5 euro e lui ripete:"Sono 10 centesimi" e io:" Non ho spicci". Allora il tizio si indispone come se avessi fatto tutta questa pantomima per non pagare e dice "Ah no e mica posso darti tutto questo resto. Non la paghi o me li porti domani". Forse voleva essere gentile ma il tono gli è uscito un po' brusco fatto sta che il giorno dopo ho saldato il mio piccolo debito.

Il quartiere devo è ubicato il nido è il popolare Tufello, siamo passati dalla zona bene, alla middle class al Tufello. Ora che ho ben un'ora da spendere per me lo sto esplorando visto che non lo conoscevo proprio.
È un quartiere vivo, pulsante e verace lo si capisce dalle scritte e dai manifesti sui muri, anche su quelli del nido ci sono scritte che chiedono giustizia per Cucchi e tutti gli altri.

Per delle cose sembra di essere stati catapultati in un'altra epoca o in un altro paese. Ci sono negozi in cui entri e non capisci cosa vendano, puoi avere un aiuto solo leggendo l'insegna esterna. Sono entrata in un bar che sembrava tutto tranne quello. Passano macchine con la radio a tutto volume: canzoni napoletane, roba da discoteca. L'età media del quartiere sembra essere 80-85 anni. Lì vicino c'è un mercato, molte saracinesche chiuse, la gente però si saluta per strada, parla seduta a prendere il sole sulle panchine e non solo di calcio per fortuna, commentano i recenti problemi giudiziari di Silvio dicendo filosoficamente:"Ma perchè non more e non ce lascia perde a tutti?". Ci sono tanti anziani a spasso con le badanti e c'è un signore che porta a spasso la moglie sulla sedia a rotelle, lei ha gli occhi azzurri ma persi nel vuoto, lui la accudisce con infinito amore, le massaggia le gambe, le pulisce la bocca, le ripete:"Non stringermi così forte la mano". Chissà cosa tenta di dirgli lei nascosta in quel corpo abbandonato e che non risponde più?