pubbli larga

mercoledì 27 febbraio 2013

Non habemus papam

Il papa si è dimesso.

Come al solito le notizie importanti le apprendo leggendo le bacheche degli altri su Facebook.
All'inizio pensavo fosse morto poi ho letto bene "Ah no si è solo dimesso chissà che mi credevo...".

A chi mi chiede cosa ne penso a riguardo, la mia prima reazione è citare il grande capo indiano di 610 ovvero "Estiqaatsi!!" per non parlare poi di quello ancora più importante "Estigranqaatsi!".
Il mondo del Vaticano, il papa mi sembrano così lontani da me, da un lato siamo vicini: tutto sommato condividiamo lo stesso spicchio di cielo romano, eppure li sento così distanti dalla realtà.
Con le loro regole millenarie fossilizzate, rimaste ancorate al medioevo.
Loro vanno avanti per conto proprio, incuranti delle regole dello Stato con cui volenti o nolenti convivono.
Il papa ha già deciso di dimettersi, non ha chiesto un parere, tanto meno a noi, e così l'elezione del nuovo pontefice sarà una procedura dalla quale noi cittadini siamo totalmente esclusi.
Quindi....che serve parlarne? Che senso ha?

I mass media si sono fiondati su questa succosa notizia che ha smosso dal torpore migliaia di persone che forse stavano sonnecchiando persi e confusi dai comizi elettorali.

Il papa ha dato la notizia, in latino, circa due settimane prima.
Meno male che non l'ha fatto con maggior preavviso altrimenti i tg avrebbero avuto ancora più tempo per fare le congetture più fantasiose, porsi gli interrogativi più vari e alla fine il dubbio che avremo tutti sarà: ma si chiamerà ancora papa? come andrà vestito? dove andrà a vivere?
A queste e altre infinite e ridicole domande per risposta vale sempre citare il grande capo indiano.

Alla notizia delle dimissioni i fedeli si sono divisi: c'è chi ha apprezzato il lato umano, quando uno non gliela fa, molla tutto e si ritira a vita privata, c'è chi invece si è sentito un po' tradito, ha considerato il suo comportamento un po' da puzzone. I mestieri di papa o re sono a vita, per sempre, come ha detto un signore intervistato:"Prima si diceva morto un papa se ne fa un altro, ora ci hanno tolto pure questa certezza".


Io non so che dire. Ho negli occhi l'immagine di papa Wojtyla che si è trascinato fino all'ultimo secondo di vita, di energia, ha continuato nel suo ruolo, andando in giro, pregando, parlando anche quando le sue parole risultavano ormai incomprensibili ed era piegato in avanti all'inverosimile. A che è servito tutto ciò? Forse è stato un esempio per tutti, a non mollare, ad andare avanti. Ha sbattuto in faccia a tutti la propria tenacia, la forza, la voglia di andare avanti, rinunciando anche al proprio ego, alla propria dignità nel farsi vedere malato e vecchio. Perchè forse è anche questo che si chiede ad un papa...  
Il confronto con questa rinuncia, che molti definiscono moderna, è ancora più stridente.
Forse dietro ad essa ci sono scandali che scuotono il mondo della chiesa, forse ci sono fratture interne... chi lo sa?

Questa notizia mi ha fatto venire in mente le suorine con cui ho convissuto l'esperienza del parto in clinica. La maggior parte venivano dall'Asia, secondo me hanno scelto il velo solo per sfuggire da una realtà di fame e miseria. Si sono ritrovate catapultate niente di meno che in Europa, a Roma, la culla della cristianità, chiuse in una clinica per lavorare 10 ore al giorno, sfruttate. Mi facevano domande curiose su Roma, su dove abitavo e mi sono resa conto che non conoscevano neanche i dintorni della clinica, figuriamoci Roma. Forse al massimo le porteranno ogni tanto in gita premio a S. Pietro. Facevano il loro lavoro con dedizione e cura ma mi chiedo cosa pensano veramente e cosa pensano delle dimissioni del papa, se, prevedibilmente, lo difendono a spada tratta oppure no.
Cosa pensa una giovane donna che decide di dire addio alla sua famiglia, alla sua terra, per andare migliaia di chilometri lontana a lavorare come infermiera in una clinica, ad aiutare a far nascere dei bambini, quei figli che lei sa già che non potrà avere mai.
Assistere, guardare gli altri vivere una felicità che le sarà sempre proibita e sconosciuta.
E penso a suor Cherubina che si occupava del nido, che accudiva i neonati con amore e grandi sorrisi. Era appassionata di raccolte punti e gadget omaggio, per questo vorrei ricordarla come Suor Campioncina.
O alle due suorine del turno di notte, sempre insieme a coppia, una di queste in particolare aveva uno sguardo sveglio e ironico, faceva sempre battutine spiritose che mi lasciavano interdetta, per questo la chiamerei suor Mefistofele. Quando sono andata via e ci siamo salutate mi ha confidato "Sai io ho un nipotino piccolo..." come per dire che è la cosa più vicina ad un figlio che ha.
E penso a tutte le altre pinguine da cui sono stata circondata. Al loro modo semplice, onesto e pulito di fare, alle loro mani sempre fredde, ai loro golfini candidi di lana bianca. Al modo in cui tenevano la clinica sempre in ordine e perfettamente linda ed efficiente, decorandola con oggetti di dubbio gusto (le buone cose di pessimo gusto!!) che da anni non vedevo, ognuno con il suo bravo centrino.
E penso a quanto tutto questo sia lontano dal Vaticano, dalle scarpette rosse di Ratzinger.





Domani, con la semplicità e la sobrietà che sempre lo hanno contraddistinto, Benedetto XVI prenderà un elicottero e volerà a Castel Gandolfo.




martedì 19 febbraio 2013

Fenomenologia di Peppa Pig

C'era un tempo in cui alle 8 di sera si guardava il telegiornale.
Ora la tv è appannaggio dei piccoli e a quell'ora si guarda PeppaPig tutto attaccato.
Ogni tanto qualcuno ti chiede il parere su un nuovo programma televisivo o su qualcosa di incredibile successa in tv e tu non puoi far altro che fare la faccia a punto interrogativo e dire "Non ho visto nulla...sai a quell'ora c'è PeppaPig" cercando se non comprensione almeno solidarietà.
All'inizio ti scoccia pure un po' questa sovranità suina, poi inizi ad intuire che il lasso temporale di quei 5 episodi consecutivi tutto sommato puoi girarlo a tuo vantaggio.
Quindi cerchi di sfruttarlo il più possibile per fare quello che avresti dovuto fare e da tutto il giorno rimandi tipo la doccia o pipì o una telefonata.
Ma perchè piace così tanto ai piccoli?
Sicuramente per il suo disegno naif e così vicino al loro con le sue tonalità pastello e le linee essenziali.
Ricordo quando eravamo novelli e mm disse che i protagonisti sembravano dei phon con gli occhi... e ormai neanche facciamo più caso al fatto che hanno tutti e due gli occhi su un lato come le sogliole.
I personaggi sono tutti animali: Zoe & le gemelline Zuzu e Zaza Zebra, Danny Cane (Dog), Emily & Edmond Elefante, Rebecca & Richard Coniglio (uno scoopssss ai quali si aggiungeranno i gemellini Rosy e Robby nella quarta serie), Candy Gatto, Suzy Pecora, Pedro Pony, Freddy Volpe, Delfine Asino...
Nell'elenco risultano pure tali Kylie & Joey Canguro e Wendy Lupo ma non mi sembra di averli mai visti.
Una grande regola aurea del cartone animato è che ognuno ha come iniziale del nome quella della propria specie, sfugge a questa regola il fratellino di Peppa, George e i cugini Chloe e Alex...chissà perchè. Da wikipedia sembra perchè erano finiti i nomi con la P.
Nella prima serie italiana viene mantenuto il secondo nome in inglese poi in seguito viene tradotto in italiano facendo un po' perdere il senso di queste divertenti assonanze.

Ma non è l'unico mistero...
Tutti insieme vivono in un ben non precisato paese caratterizzato dall'avere un'infinita serie di colline ripidissime sulla cui sommità sorge sempre e solo una casa. Sono più o meno tutte uguali tranne quella di Rebecca coniglio che giustamente è sotto terra.
Colpisce la morfologia tutta colline del paesaggio, verrebbe da chiedersi "Ma la frizione e il freno della macchina dopo un anno la buttano?" e invece per gli abitanti è tutto normale. Tant'è che in una puntata si vede come il paese sia colpito da un'alluvione e che rimangano fuori dall'acqua proprio solo le sommità delle colline e quindi le case e si può vedere come la popolazione reagisca con tranquillità a questa calamità quasi fosse un'abitudine. Quindi la scelta di posizionarsi solo sui cucuzzoli delle montagnelle dopo tutto non è così incomprensibile!
I bambini frequentano tutti la stessa classe di asilo, probabilmente hanno tutti la stessa età di Peppa ovvero 5 anni, mentre i piccoli Richard e George ne hanno due. L'asilo è quello che tutti vorrebbero avere con l'aula di musica, di teatro... lì insegna Madame Gazzella che incredibilmente è stata anche la maestra di tutti i genitori dei piccoli.
E' tutto molto semplice e codificato, non ci si può sbagliare, c'è un solo nucleo famigliare per ogni specie animale, un solo negozio per ogni tipo, non c'è concorrenza, la maestra è una, la scuola è una, vige il monotematismo: le donne leggono tutte la rivista "Ezza", in tv c'è sempre e solo un personaggio misterioso: Mister Patata, non si capisce bene che bestio sia ma è una patata gigantesca. Tutti guidano lo stesso tipo di automobile una specie di nuovo maggiolone.




Ogni tanto il narratore spara qualche sentenza inconfutabile tipo: tutti amano saltare nelle pozzanghere di fango, tutti amano i castelli gonfiabili ecc.

Perchè dopo tutto il mondo dei bambini è così: ha poche grandi certezze ed è molto semplice e lineare, senza inutili complicazioni.

Un altro mistero è legato alle professioni dei genitori. Non è chiaro che lavoro facciano i genitori di Peppa, la mamma lavora da casa al pc, il papà va in ufficio e da sua spiegazione si evince che trasforma i numeri complessi in numeri semplici...forse fa impicci finanziari in banche con sedi nei paradisi fiscali? (Da wikipedia risulta architetto bohh?!). Poi a parte Nonno Cane che guida il carro attrezzi e ha la pompa di benzina, il padre volpe che vende a domicilio qualsiasi cosa e il padre Zebra che fa il postino...tutti gli altri mestieri vengono svolti dalla signora coniglio, ovvero dalla sorella gemella della mamma di Rebecca...ok vi siete già persi.
Tutta l'economia in sostanza è retta dalla signora Coniglio che non si capisce come ma riesce a fare più mestieri contemporaneamente: bibliotecaria, venditrice di gelati, cassiera al supermercato, infermiera, autista del pullman, dello scuolabus, del camion dei pompieri e del treno e pilota di elicottero. In una celebre puntata la signora si azzoppa, gli altri cercano di sostituirla e si blocca tutto il paese!

La famiglia di Peppa è composta da i due piccoli, mamma e papà Pig, nonno e nonna Pig, gli zii Pig e i nipoti.
Il personaggio più simpatico è sicuramente Papà Pig perchè è umanamente maiale o come dir si voglia suinamente umano: è pigro, gli piace stare sul divano a guardare la tv, non ama fare sport, è ciccione, gli piace mangiare e dormire, non sa leggere le mappe e puntualmente fa perdere tutta la famiglia.
La mamma invece è molto precisa e attenta ma nella puntata del luna park tira fuori anche un insospettabile lato oscuro quando il giostraio la sfida quasi dicendo che è difficilissimo vincere al suo gioco, lei fa gli occhi piccoli, astuti e cattivi e fa man bassa di tutti i premi!
George adora i dinosauri e l'unica parola che dice è proprio dinosauro e la tira fuori sempre e comunque.
Nonno Pig ma anche Nonno Cane e Nonno Coniglio sono simili ai nostri nonni, appassionati marinai, hanno barchette con cui si sfidano in gare improvvisate, collezionano navi in bottiglia e hanno capanni e soffitte stracolme di roba vecchia o arnesi per il bricolage.
A mio avviso piace questo cartone animato ai grandi perchè presenta tutte le debolezze e i vizi di noi umani adulti e ai piccoli piace perchè alla fine qualsiasi cosa succeda ogni puntata si conclude con uno scatafasciamento di risate generale!!
Ed è un insegnamento che non dovremmo mai dimenticare.
Peppa Pig docet.

La seconda parte http://buonecosedipessimogusto.blogspot.it/2013/04/eziologia-di-peppa-pig.html

martedì 12 febbraio 2013

Medicina 33

Ci sono tanti argomenti di cui vorrei scrivere ma il tempo a disposizione è sempre poco, intanto stanno lì a sedimentare e fermentare, sorpassati nel frattempo da altre tematiche più urgenti e pressanti che sgomitano e chiedono spazio di espressione: fatti di cronaca o vicende personali.
Poi ci sono i post "mio malgrado", che lungi da me scrivere ma che la vita e le vicissitudini quotidiane invece mi pongono di fronte.
E anche in questo caso mi si impone di scrivere un po' per sfogo un po' perchè penso possa essere utile come esperienza anche ad altri.

Avevo promesso a me stessa che non sarei mai stata una di quelle madri nevrotiche che per un nonnulla vanno in ospedale, invece da novembre con cadenza quasi mensile siamo corsi al pronto soccorso.



La seconda volta invece è stata causa nostra o meglio di mm. Sapete quando gli omini si mettono a fare quei giochi tipo vola-vola e vorresti quasi chiudere gli occhi e non vedere perchè immagini già braccia slogate ecc ma ti tappi la bocca per non fare sempre la madre nevrotica di cui sopra? Ecco... in alcuni casi abbiamo ragione!
Un innocuo vola vola, un sospetto crac, un urlo della Pop poi lei si addormenta e sembra tutto ok.
Quando si risveglia notiamo però che non muove bene un braccio ma lo alza solo fino ad un certo punto. Mm prevede già scenari catastrofici di arti rotti ecc, la guarda bene e vede addirittura una spalla diversa dall'altra e allora andiamo per scrupolo al pronto soccorso.
Non al Bambin Gesù perchè è lontano e ci farebbero aspettare ore e ore ma andiamo al Vannini. Sito nel pulsante quartiere di Torpigna, ovviamente la fauna che lo popola e anche il personale non è da meno.
Ci accoglie una ragazza allo sportello "Embè che c'ha 'sta pupetta?" la continuerà a chiamare per tutto il tempo così ma devo dire che si dà da fare, prende a cuore il nostro caso e si prodiga per trattenere l'ortopedico che stava andando via. Mi chiedo chi l'avrebbe visitata sennò. Il mio unico cruccio nel non essere andata in un ospedale pediatrico è: speriamo che ci sappiano fare coi bambini, che siano gentili, cordiali con loro.
Per fortuna l'attesa è molto breve.
Ci fanno entrare dove sono gli studi medici, ci portano in una saletta e aspettiamo.
Ogni tanto entra qualcuno, vedo una stanza in cui vari medici si danno da fare intorno a una paziente, mi tornano in mente le parole della ragazza allo sportello che diceva ad un parente "Signò è in terapia intensiva, la stanno ripijando per i capelli" ah dev'essere quella allora.
Poi sentiamo un battibecco fra medici in corridoio, uno sta dicendo che non sta a lui fare la visita, che non si prende questa responsabilità. Mi rendo conto che stanno parlando di noi e manco si preoccupano di abbassare la voce. Hanno cercato in giro il famoso ortopedico ma non si trova, quand'eccolo apparire da una porta secondaria come per dire: io sono sempre stato qui. Era proprio come non immaginavo e come non speravo che fosse: 150 chili di ciccia in olio di oliva, pure scadente. Se penso che 'sto bisonte deve mettere le sue manone sulla Pop mi sento male. La visita e capisce subito che si tratta di sublussazione del gomito e ci informa che deve eseguire la manovra. Io solo all'idea mi sento male, considerando che sono in stato avanzato di gravidanza non è proprio quello che mi ci vuole. Dal nulla si materializzano 4-5 persone ognuno a dire la propria, sembra di stare in piazza. Poi per fortuna a dispetto dalla sua mole pachidermica l'ortopedico in due secondi esegue questa famosa manovra. Ci fanno aspettare fuori per vedere come va e nel frattempo di provare a vedere se riesce a muovere bene il braccio. Nel frattempo passa uno di quelli che si era assembrato durante la visita e ci dice "Non la aiutate, fate fare a lei" e va via. Subito ci accorgiamo che ha ripreso perfettamente l'uso del braccio. Mm gironzola un po' con lei per i corridoi, visto che le sale sono popolate dai peggiori ceffi di Caracas, in attesa del foglio di via e lo stesso personaggio gli fa "Non si tengono i bambini per mano, si rischia la lussazione del braccio" e va via. Ho dimenticato di chiedere al signor sputa-sentenze-e-vado-via come caspita vanno allora tenuti i bambini? Per la collottola?! Non ci è dato saperlo e rimarremo sempre con questo dubbio.

La terza volta è avvenuta pochi giorni fa. Riprendo la Pop dal nido e noto che cammina male, ma molto male. Mi sembra un elefante. Penso che la colpa sia dei pantaloni nuovi a vita bassa che le ho messo la mattina e già mi maledico per la stupidità e per averla fatta camminare tutto il giorno così. Arrivo a casa le cambio il pantalone ma va ancora peggio. Se deve andare da un punto ad un altro, non va dritta ma cammina lateralmente, si poggia al muro, va piano piano.
Io e mm siamo sbigottiti. Chiamo il nido per sentire se è successo qualcosa, se è caduta, loro dicono di no anzi, sostengono di non essersi proprio accorti di nulla di strano. In queste situazioni mi sento sempre un alieno o un folle. Aspettiamo un altro po', facciamo delle prove, delle volte sembra camminare meglio, altre proprio no. Mm scrive i sintomi su google e la prognosi è "Sinovite dell'anca" eccheè??!
Alla fine alle 18 decidiamo di andare al Bambin Gesù, io ingenuamente penso: non ci sarà gente è venerdì sera. E infatti c'è più gente dell'altra volta. La sala d'attesa è completamente piena di bambini incimurriti e genitori stanchi. Ci danno codice verde. E ci mettiamo ad aspettare in una saletta a parte che abbiamo scoperto.
Marta se la dorme e un paio di volte ciuccia.
Nell'attesa non posso far altro che osservare i compagni di avventura o sventura.
Ci sono due codici bianchi di bambini con sfoghi sulla pelle non ben precisati.
Poi c'è una bimba abbastanza rompina che si è rotta un dente cadendo al nido e la mamma l'ha scoperto solo una volta a casa. Ci sono nidi peggiori del mio...
Chissà come mai in queste situazioni nessuno chiede all'altro come mai si trova al pronto soccorso, c'è molta riservatezza, anzi ci si guarda un po' preoccupati l'un l'altro temendo focolai di malattie contagiose.
Su tutto noto l'età avanzata dei genitori, forse per questo li vedo stanchi e poco pazienti con i figli. Mi chiedo per un attimo come mi vedono gli altri, visto che anche io dopo tutto sono una mamma attempata...depressione...
Trasmettono un cartone animato nella tv in cui sono indicati i numeri progressivi delle visite. Lo guardo distrattamente. Mm chiede "Ma che roba è?" io "La vita di Gesù" lui "... ah non c'avevo pensato". E per fortuna scappa un sorriso in questa densa attesa.
La Pop nel frattempo si è addormentata in braccio a me. Quando dorme proprio pesantemente è il nostro turno. La dottoressa ci fa "Per questioni di sicurezza la carrozzina deve rimanere fuori" "C'è una bambina dentro" "Ah ok". Ci tocca svegliare la Pop per la visita, la fanno camminare poi solito checkup naso, cuore, orecchie, pancia.
Credo che per la prima volta in assoluto la diagnosi che avevamo trovato su internet corrisponde con la realtà: e sinovite sia. Fanno poi un'ecografia e ce lo confermano.
Un dottore ci cazzia perchè abbiamo portato Marta in quel posto così ricco di batteri, dice corrisponde a quelli di 70 nidi messi insieme! E che dovevamo fare? Io sinceramente ho pensato più alla Pop, a esserle vicino mentre la visitavano. Lui dice che piuttosto era meglio se io aspettavo con Marta in garage. Se va bè...
Ce ne torniamo a casa dopo altre 4 ore vissute al pronto soccorso.
Mi stupisce sempre vedere come la Pop sia forte, più di quello che immaginiamo. e vedere come gestisce un dolore fisico. Non perde il suo buonumore, nota che le fa male fare un certo movimento allora fa in modo di muoversi comunque evitando di sentire male.
Mi stupisce poi vedere quante patologie strane e particolari colpiscono i bambini.

E mi fa male ogni volta vedere bimbi così piccoli in quell'ospedale. Soffro più per loro che per la Pop. 

Tutto serve d'esperienza, abbiamo imparato che nel dubbio meglio fare una visita in più, ma per il momento chiediamo una tregua per il maggior tempo possibile.


lunedì 4 febbraio 2013

Aria di crisi

Sembrava non ci riguardasse, sembrava quasi un'invenzione dei telegiornali, sembrava roba da pessimisti cronici eppure proprio ora che gli espertoni dicono che il peggio è passato 'sta famosa crisi si sta palesando.
In mille modi e maniere incredibilmente vicino a noi.
Sento tante storie raccontate da amici, se si affronta l'argomento ognuno ha il proprio fardello di tristi e penosi episodi da snocciolare.
Io di ognuna noto il comune denominatore: l'ipocrisia, la falsità da parte di chi fa certe scelte che ricadono sulla pelle di altre persone (i dipendenti), la mancanza di coraggio nel chiamare le cose con il loro nome ma il girarci intorno cercando ardite perifrasi per definire situazioni schifose.
Qui nessuno licenzia ma parlano piuttosto di cambiamenti, ti offrono magnanimamente alternative di fronte alle quali ti chiedono di scegliere, ma la scelta in realtà è obbligata perchè l'altra opzione in realtà non esiste ma consiste nell'andare a spasso.
Si parla pure di grosse ditte in genere famose per applicare contratti di lavoro giusti e anzi spesso all'avanguardia.
Si parla di Ikea che se prima era il Bengodi per un dipendente, con condizioni di lavoro favolose importate dalla Svezia, ora invece è come tutti gli altri datori di lavoro, forse anche peggio e gli effetti si vedono: dipendenti incazzati neri che trattano con sufficienza i clienti.
D'altra parte una ditta che simpaticamente ti offre di scegliere fra un sostanzioso decurtamento dello stipendio o di mantenerlo invariato ma cambiare reparto e lavorare di notte e festivi... forse non predispone ad andare a lavorare col sorriso sulle labbra.
Si parla di Mediaset che dall'oggi al domani non è che licenzia delle persone ci mancherebbe! ma semplicemente cambia loro sede di lavoro spostandola da Roma a Milano.
Se poi uno non accetta allora quella è una scelta personale, si ritrova senza lavoro perchè è una persona all'antica e che non sostiene la flessibilità lavorativa!!
Si parla di altre ditte che sono indietro col pagamento degli stipendi, quattordicesima, buoni pasto di 14 mensilità e continuano a ripetere all'infinito che pagheranno presto quando però in tutto questo tempo hanno proseguito tranquillamente a prendere i frutti del lavoro dei dipendenti.
Si parla di enti che manco si prendono la briga di avvertire un vincitore di un concorso per lavorare con loro che a causa della spending review è tutto sospeso, a data da destinarsi forse.

Mi può star bene tutto: la crisi, la bancarotta, investimenti sbagliati, periodo congiunturale non favorevole ma un po' di chiarezza, di onestà, di franchezza non sarebbero affatto sgradite.
Basterebbe ricordarsi che di fronte non ci sono numeri, nè codici di matricola di dipendenti ma persone con le loro famiglie, la loro dignità e il diritto di essere trattati in maniera giusta, corretta, etica anche e soprattutto nel momento di dirsi addio. Come alla fine di una grande storia d'amore in cui si è creduto, in cui si sono spese energie, impegno, passione. Forse è giusto pretendere un po' di umanità, di chiarezza, di comprensione. Dirsi: è stato bello finchè è durato ma ora è necessario guardarsi negli occhi e affrontare il futuro. Forse è proprio questo che manca: la capacità, il coraggio di guardare negli occhi l'altro. Non basta semplicemente eliminare con un colpo di penna le spese superflue, quindi spesso i lavoratori che costano tanto: stipendio più contributi.
In vista delle prossime elezioni sento intorno grande confusione e smarrimento. Mai come ora sento dire da destra e da sinistra "Non so proprio chi votare". Una volta si diceva che ci si tappava il naso e si votava forse senza gran convinzione qualcuno che si avvicinasse ai nostri ideali. Ora invece neanche questo sembra più funzionare. Forse ci siamo tappati il naso davvero troppe volte da non riuscire più a sentire gli odori, a distinguere fra puzze e profumi.
Addirittura sento tanti che non vogliono andare a votare per protestare o proprio perchè non si sentono rappresentati da nessuno.
Questa scelta credo sia sbagliata, penso che si debba andare sempre e comunque andare a votare. Che è un diritto-dovere importantissimo e che forse diamo troppo per scontato e acquisito tanto da sottovalutarlo.

Eppure che tanta gente esprima in questo modo il proprio dissenso, il non sentirsi rappresentata da nessuno, che voglia rinunciare a votare è un dato che non si può non considerare in tutta la sua gravità.

Significa che molti stanno smettendo di credere, in qualcosa, forse in qualsiasi cosa, non hanno più la speranza che la situazione possa cambiare, sono nauseati e schifati dalla politica e da come vanno le cose qui ma hanno anche gettato la spugna, non c'è più voglia di lottare e tutto questo è desolante e gravissimo.

Anche perchè poi il disinteresse, l'apatia, il demandare ad altri spesso in passato ha aperto la strada a pericolosi personaggi che hanno saputo approfittare della situazione facendo il proprio comodo mentre gli altri erano impegnati a girare la testa e a guardare altrove.


venerdì 1 febbraio 2013

La mia vita in 4 (e mezzo)

Titolo a caratteri cubitali: "Pensavo peggio" ma non lo urliamo troppo ai quattro venti e non tiriamocela più di tanto perchè si sa con i bambini tutto cambia da un momento all'altro (e ovviamente spesso in peggio uah uah uah risata satanica).

Un grosso pernacchione a chi mi diceva: con due figli so' cazzi.

Ma anche a chi mi metteva in guardia quando osavo non lamentarmi dei primi mesi con la Pop ma anzi mi crogiolavo beata nel mio stato di neo-mamma "Vedrai la parte tosta arriverà con lo svezzamento" o "Arriveranno i capricci e i tremendi terrible two" o "Si tarantolerà una volta realizzato che arriverà una sorellina" o "Verrà un giorno in cui il globo terracqueo sarà invaso da locuste fameliche".

La ggente (con due g per uso rafforzativo) c'è poco da fare ci gode a terrorizzarti l'esistenza.

Avrei voluto interromperli e dire "Si si tanto lo so che poi arriveranno i 14 anni e mi manderà a quel paese perchè vorrà il motorino o peggio la Chatenet... figli piccoli, problemi piccoli, figli grandi, problemi grandi".

Lasciatemi godere il brivido dell'imprevisto, di quello che sarà, affrontare con spensieratezza il futuro di cui non v'è certezza. Poi si sa che partire in una nuova situazione con un po' di ottimismo e forse anche di ingenua sprovvedutezza è già un buon inizio!

Inoltre ritengo sempre che le cose vadano affrontate gradualmente, mano a mano che ci si parano innanzi, per tentativi, forse sbagliando ma con calma.

Le cose vanno bene, se alcune sono colte da depressione post-partum o baby blues a me fa l'effetto contrario e sono pervasa da esaltazione e manie di onnipotenza.

Sarà che mi sono ripresa a tempo di record dal parto "E come te l'ho spieghi?" "E come me lo spiego? Che c'ho l'anticorpi coi controcojoni" mm mi prende in giro e dice che sono come Oscar Pettinari in "Troppo forte".


Quindi appena usciti dalla clinica abbiamo ripreso la vita di sempre, la Pop sembra accettare abbastanza bene Marty. Non dico che ne sia entusiasta ma da subito era tranquilla quando la allattavo o la tenevo in braccio anzi partecipava curiosa e piano piano le si sta avvicinando.
Marty è molto tranquilla, quasi invisibile, mangia e dorme e questo facilita molto le cose, si conosceranno gradualmente e magari sarà più facile accettare anche quando sarà più interattiva.

Anche se tutti cercano di smontarmi "E' presto per dire che va tutto bene" ehh lo so ma mi sembra che rispetto alla Pop sia ora tutto moooolto più facile.

Le differenze fra primo e secondo figlio sono lampanti.

- in occasione della nascita del bis, la prima riceve più regali perchè tutti temono che si ingelosisca
- se per il primo all'inizio si cercava di stare a casa se faceva freddo, col bis si esce lo stesso, da subito, perchè the show must go on e bisogna proseguire negli impegni sociali della Pop che ha una vita mondana più attiva di Parishiltonsssssss.
-con il primo l'allattamento all'inizio era un rito, ci mettevo le ore, dovevo mettere la sedia in un certo modo, il cuscino così, la Pop colì e mai dormiva nel lettone ora invece allatto su un piede e non dorme mai nella sua culla.

C'è molta più rilassatezza e spontaneità, deo gratias sottolineerei, ed è per questo che la piccola sta mettendo su ciccia in maniera incredibile, con le guance che sembrano pompate a mille atmosfere di latte.

Unico cruccio è che la Pop si dispera appena sente Marty fare "ueh" non so perchè, forse si preoccupa o si spaventa. Fatto sta che quelle poche volte che la piccola osa fare 'nghe scatta il panico. Bhè le passerà, ci si abituerà.


Il "mezzo" del titolo è riferito alla gatta che non è affatto da sottovalutare come sanno tutti quelli che hanno una figlia con la coda! Forse al momento è l'elemento di minore importanza e peso in famiglia ma si fa sentire eccome. Soprattutto quando di notte diventa indemoniata e si mette ad azionare i giochi musicali delle bimbe per attirare l'attenzione o fa cadere da un ripiano una cassaforte di 5 chili bucando il parquet sottostante o quando appena uno si distrae un attimo ne approfitta per occupare abusivamente culla, navicella ecc.