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venerdì 28 settembre 2012

I piatti della tradizione

Delle volte i ricordi si manifestano con odori o sapori, spesso è l'unica cosa che ci rimane di una persona, basta risentirli per suscitare una valanga di emozioni.
Il più delle volte sono sapori difficili da ritrovare, forse è giusto che sia così, magari ti vengono a trovare all'improvviso quando non te lo aspetti: un odore di sugo che viene da una finestra aperta in un vicolo, un boccone assaporato lentamente...
Eppure riescono a colpirti e ad emozionarti in un istante più di mille foto o ricordi.
Proust con la sua medeline non si è inventato nulla di nuovo, era già tutto lì.

Alla mensa della scuola ci davano un riso in bianco semplice, scondito, niente di che eppure per me significa infanzia, spensieratezza; non l'ho più ritrovato.
Mia nonna per me significa pasta al sugo con la salsiccia o con gli involtini di carne o gli gnocchi fatti in casa, quelli che faceva lei e mi permetteva di ficcarci dentro un dito per fare il buco e io di nascosto mi mangiavo crudi.
E come odore mi ricorda il borotalco che spargeva nelle calze prima di indossarle, ormai questo prodotto non si usa più, gesti e sapori dimenticati.
Basta sentire un sapore, mangiare un cibo per associarlo a una particolare persona.
Cucinare non è solo un atto pratico ma un gesto d'amore per chi poi mangerà i nostri piatti.

Una cosa che mi ha sempre incuriosito della famiglia di mm è nella loro tradizione culinaria la presenza di piatti dai nomi impronunciabili e dai sapori decisi.
La nonna cucina più che altro piatti dal sapore mediterraneo, il nonno invece slavo e mittleeuropeo. Il connubio è riuscitissimo, sono cuochi eccezionali e da cui non poteva discendere che un Buddy Disastro di prim'ordine!

Questa estate abbiamo trascorso un mese con loro e ho usato biecamente la scusa di realizzare questo post per farci deliziare di tutti i loro piatti più riusciti.
Io non ricordo mai come si chiamano, al massimo riesco a ricordarmi la sillaba iniziale e poi bofonchio il resto.

Pljeskavica: carne macinata, zucchine, carote, cipolle... praticamente un piatto unico.

Cevapcici: sono delle polpettine di carne.

Palatschinken: una sorta di crepe con marmellata e zucchero a velo poi ripassate in forno.
Insalata russa: a me in genere non piace molto ma quella del nonno è buonissima e leggera con la maionese fatta da lui piselli, carote, patate, gamberi...

Cozze gratinate nella conchiglia delle capesante con pangrattato, aglio, prezzemolo e vino bianco


Perchè spesso quando sei costretto ad abbandonare in fretta e furia la tua terra, come successe a mi' socero a Fiume, l'unico legame che ti resta con essa sono le tradizioni oltre ai ricordi. Una semplice ricetta di cucina è un modo per condividere il passato con i tuoi cari e di farlo conoscere anche alle nuove generazioni, riproporlo a centinaia di chilometri da quello che hai lasciato ti permette di mantenerne vivo il ricordo, di rammentarti chi sei e le tue origini che magari altri hanno tentato di alterare o cancellare.
Non sono semplicemente piatti da mangiare in compagnia e allegria ma sono tradizioni da mantenere vive più che mai, da tramandare ai piccoli come patrimonio di famiglia e bagaglio culturale e per ricordare che storia hanno avuto i tuoi avi, e quindi i tuoi geni, per arrivare fino a te e che quello che sei oggi lo devi anche a loro.

Dedico questo post a chi tempo fa mi disse "Ecco ora ti manca solo un post di ricette" e a chi all'ora di pranzo tappezza Fb di foto di piatti golosissimi!!!

martedì 25 settembre 2012

Suomi no frills

Ci sono amicizie strane che nascono quasi per caso, che si interrompono e poi riprendono nel tempo, che vivono periodi di incontri assidui alternati a momenti di blackout, forse anche per questo sono più vere. Prive di fronzoli (no frills), essenziali, non si sta a badare a chi chiama per primo, spesso non ci si ricorda manco di fare gli auguri per il compleanno o di natale ma poi all'improvviso ci si ricorda dell'altro "Sei a Roma? Ok vediamoci".
Questa amicizia è nata così sui banchi dell'università uno dei primi giorni da matricola.
Lei non è italiana ma fa parte di quel mondo scandinavo che io adoro, che individuo come modello di vita e da cui credo ci sia solo da imparare.
Lei per me ha fatto sempre parte di un altro mondo, come cultura, apertura di pensiero, è sempre stata un'isola felice. Ha sempre avuto un modo diverso di vedere ed interpretare le cose.
L'ho seguita con discrezione nei suoi cambi di casa, nelle sue scelte di vita, dove stare qui o lì? L'ho salutata decine di volte pensando fosse l'ultima e chissà quando e dove ci si rivedrà per poi ritrovarla tempo dopo sempre nello stesso posto.
Abbiamo fatto chiacchierate interminabili nella sua piccola cucina e il più delle volte calava la sera ma noi continuavamo a parlare fino a che una delle due non riuscendo più ad intravedere i lineamenti dell'altra per il buio diceva "Forse è il caso di accendere la luce?".
La sono andata a trovare al suo paese, che ho amato da subito e per qualche giorno ho visto come vivono davvero loro, visitare un posto con uno che ci vive è un'opportunità impagabile. Lei ci ha ospitato nella sua casa di Helsinki e in quella di campagna, ci ha fatto vedere come si usa la sauna, con le sue regole auree: non si litiga, non si scoreggia e... non mi ricordo.
Indimenticabile l'emozione e la calma che ti pervade quando dopo la sauna esci e ti siedi su un balconcino in accappatoio, sorseggiando un succo di lamponi perdendoti nel verde della campagna.
O le passeggiate con lei nei boschi vicini dove ogni tanto ci dava da assaggiare un lampone artico.
Noi cittadini paurosi di tutto, lì invece partono per settimane a fare trekking in Lapponia...
Così come ci ha illustrato l'usanza di fare i picnic, appena c'è un pezzo di verde e un po' di sole stanno tutti all'aperto a crogiolarsi. Ma anche d'inverno, i neonati li mettono a dormire di fuori per il pisolino, li imbacuccano con tute e cappellini ma stanno all'aperto, liberi dai batteri.
Stanno troppo avanti, io l'ho sempre detto!
siamo andata a trovarla anche un'altra volta, passavamo di là in crociera e non c'è stato nulla di più facile che incontrarci per una giornata.
Ovviamente una ragazza così moderna, dinamica ecc. ha vari motivi per fermarsi in Italia oltre a sole, mandolino, spaghetti e...l'amore! Si è accattata un esemplare italico che è quanto di più lontano ci possa essere dal suo mondo.
Perchè siamo fatte così, siamo strane e le dinamiche amorose hanno talvolta degli incastri davvero incomprensibili.
Così quando per un momento ha avuto la possibilità di cambiare il corso della sua vita conoscendo un tizio, quel tizio che tutte vorremmo, quello che ti dice "Prendi il passaporto che questo weekend si parte" e poi l'ha portata a New York ad una festa all'ultimo piano di un grattacielo con tanto di sauna....lei poi è tornata sui suoi passi.
Questa estate si è sposata dopo 20 anni di fidanzamento. Lei, in linea con il suo modo di fare, mi ha detto "Ti invito ad una festa", non ha detto matrimonio ma festa e proprio così è stato.
Probabilmente uno dei matrimoni che mi è piaciuto di più, piacevole, "no frills" come lei.
Celebrato in Umbria, sul lago, in quel posto che tanto amano e che negli anni è stato il   loro rifugio tante volte.
Si sono sposati in comune, entrando nella sala uno di fianco all'altro spingendo la carrozzina con la loro piccola nata un anno fa.
La cena è avvenuta nell'agriturismo in cui vanno di solito, un bel panorama sulle colline circostanti e cibo semplice, ottimo.
Durante la cena ci sono stati dei discorsi fatti dagli amici più stretti degli sposi, anche qui grande semplicità e niente ipocrisia, si è parlato della loro longeva storia, degli aneddoti più divertenti ma anche delle loro crisi, di come sia stato spesso un percorso in salita e di come ne siano usciti, forse con la cosa più semplice e scontata: tanta pazienza.
Come bomboniera hanno regalato due bottiglie di vino locale, l'abito lei l'aveva già comprato anni fa, semplice, elegante e colorato, anche le fedi le avevano già scelte e via!

Credo ci sia tanto da imparare da questa festa che ha molto di sostanza e di essenziale e poco di fronzoli e apparenza, senza falsi lussi, ridondanze e frasi fatte, perchè tanto al "Per tutta la vita non ci crede nessuno" ma "al giorno per giorno" invece si e merita impegnarsi e lavorare per questo.



giovedì 20 settembre 2012

Genitori si diventa

Diventare genitore significa necessariamente ricordare com'è stata la propria infanzia, fare un bilancio di come siamo stati come figli e del tipo di educazione che abbiamo ricevuto.
Significa guardare con occhi diversi gli altri e commentare il più delle volte "Io come quella non ci diventerò mai".
Per poi magari ammettere "Oh cazzo sono diventata proprio come quella".

Io non so che mamma sono, ma so cosa non voglio essere e come spero di non diventare.

Vorrei avere sempre tempo per loro...
A proposito per chi ancora non sapesse, Pallino dalla morfologica si è palesato come Pallina ed ha già un nome: Marta.

Mm parteggiava per la femmina, per me era uguale: già tutto è in odore di "per grazia ricevuta" che non mi sembra manco il caso di fare i difficili, quello che è va bene, sto!
Ora che sappiamo il sesso, mi piace sempre di più l'idea di avere due sorelline così vicine di età, a parte gli indubbi vantaggi pratici di vestiti, accessori e cameretta. Secondo me non ci saranno mezze misure: o si ameranno alla follia o si detesteranno, vedremo.
Io avrei sempre voluto avere una sorella più grande, almeno per vivere un po' di rendita, per scroccare un po' di cose sue: vestiti, amici, ragazzi... per trovarmi la strada spianata, per non dover fare invece tutto io da sola, da figlia unica, lotte per l'indipendenza contro i genitori comprese.
Tutti gli altri commenti che si fanno sull'avere due figlie lascia il tempo che trova, secondo me tutto dipende dal carattere delle fanciulle. Ma di sicuro è vero che avremo una casa molto al femminile: due ragazze, il loro contenitore (io), la gatta, il pesce femmina per decisione sovrana. A parte mm, l'unico potenziale maschio potrebbe essere il pesce pulitore ma conta come il due di picche quindi è una magra consolazione per fare un'associazione sessista.

Dicevo, per loro vorrei esserci, sempre, nei momenti difficili o in quelli cruciali.
Soprattutto mai vorrei che la mia assenza fosse dovuta a stanchezza o al lavoro.
Narra la leggenda che su un tema delle elementari scrissi "Mia madre è sempre stanca",  la chiamarono immediatamente.
Ricordo altri brutti momenti in cui dovetti per forza farcela da sola perchè la risposta era "Non posso devo lavorare".
Non posso dire che mi sia mai mancato niente dal punto di vista materiale e pratico.
L'affetto spesso viene manifestato in vestiti puliti, pasti caldi, libri e quaderni, una casa. Si fanno i salti mortali per acquistarli, si sa quanto costano, si lavoro sodo per assicurarli e con quello si pensa di aver assolto il proprio ruolo ottimamente.
Questi sono bisogni primari, poi ci sono quelli secondari che sono altrettanto importanti, se non forse di più. I primi fanno crescere (fisicamente), i secondi formano l'individuo.
Ogni essere, un albero, una mucca, un bambino, cresce se gli dai acqua, cibo, sole ma poi è tutto il resto che lo rende diverso dagli altri sennò è come un tronco grande, grosso ma all'interno vuoto.

Mio padre era diverso, lui stava pochissimo tempo a casa ma trovava sempre il modo per parlare con me, di qualcosa che mi era capitato a scuola o di un argomento di attualità che mi interessava. Se magari stava uscendo per andare in ufficio, io lo provocavo "Ma non devi andare a lavorare?" e lui sprezzante mi rispondeva "Ricordati che io non c'ho padroni e tu sei la cosa più importante." Il famoso tempo di qualità...

Vorrei esserci nel momento del bisogno, accorgermi dei loro smarrimenti prima ancora che me ne parlino, andargli incontro, con discrezione e semplicità perchè un'altra cosa che non ho mai sopportato sono le mamme-amiche a tutti i costi. Le mamme sono una cosa e le amiche un'altra.

Non sopporto manco le super-mamme che vogliono fare tutto, che si muovono a mille come automi, fermati, non correre, 'ndo vai? Lascia perdere il pane fatto in casa col lievito naturale. Piuttosto porta tuo figlio a mangiare al Mac e rotolati nella piscina delle palle con lui te ne sarà grato, il suo fegato forse no. Non perdere di vista che al centro c'è lui.


Ai miei devo la passione per i viaggi, la curiosità per il mondo, tutte le volte che in una domenica uggiosa hanno proposto "Oggi che si fa? Andiamo al museo...o a visitare una città..o un parco". La propensione per il sociale, la passione per difendere i più deboli e i propri ideali, il senso di giustizia, l'importanza della storia, del non dimenticare. La lotta contro i razzismi, i fanatismi, le dittature.
Lo scardinamento di ogni credo "Mica crederai davvero in babbo natale o in gesù bambino?".

Non sono in grado di giudicarli come genitori, forse fa parte di un percorso introspettivo che durerà anni, forse solo rivivendo le tappe educative che hanno vissuto con me riuscirò a capire certe loro scelte e comportamenti.
D'altra parte è il mestiere, ma diciamo compito che mi piace di più, più difficile del mondo e che nessuno potrà mai insegnarti.
Un'altra frase che mi piace molto è che quando nasce un bambino, contemporaneamente nascono una mamma e un papà. Si nasce e si cresce, insieme.


Pensavo che quello dell'anno scorso fosse l'inserimento al nido più lungo della storia dell'educazione scolastica dai tempi della legge Coppino e invece mi devo ricredere e quest'anno stiamo per raggiungere quel record.
Io sono tranquilla, non ho fretta (e te credo sto a casa!), credo che sia giusto fare tutto nei tempi giusti per la Pop. Solo che vorrei che al momento del distacco, una volta uscita  fuori ci fosse un chiosco tipo quello di Charlie Brown con un tizio che mi dia una pacca sulla spalla e mi tiri un po' su il morale, mi faccia ricacciare in dentro il groppo di lacrime e finalmente smorzare il falso sorriso che bisogna ostentare assolutamente e mi dica "Ok stai facendo la cosa giusta".







venerdì 14 settembre 2012

Pater familias

Le cose stanno cambiando, non è più come prima, ora i papà coi figli si danno un gran da fare.
Aggiungerei: e ci mancherebbe ed era ora.
Io ho un debole per i papà.
Mi intenerisce più vedere un papà a spasso con una carrozzina che una mamma, mi piace vedere papà e figlio andare in giro vestiti uguali.
E se c'è una cosa che mi fa commuovere sono i papà separati, quelli che si riducono sul lastrico per pagare gli alimenti, che sono costretti a vedere i figli poche ore a settimana, quelli che si vestono da Batman e scalano monumenti per avere visibilità, per protesta.
So che non è sempre tutto rose e fiori, che dietro ci sono spesso situazioni non facili, che magari il padre in passato si sarà comportato malissimo, che non tutti sono così ma parteggio per loro, per quelli bravi eh, che ci posso fare? Che il 99% delle volte i figli vengano affidati di default alla madre non lo ritengo giusto, come se essere mamma e stronza non siano due cose compatibili.
Così come già sapevo prima di fare l'intervista a M. che mi sarei fatta prendere emotivamente dal suo essere papà separato più che dal lato sportivo del personaggio.
http://buonecosedipessimogusto.blogspot.it/2012/05/il-gigante-buono.html

Vedo papà che si danno un gran da fare. Non è vero secondo me che le donne sono l'unica risorsa anti-crisi e salva-valori.
I papà ci stanno provando, forse proprio rispolverando quella affettività e sensibilità che noi donne un po' critichiamo "Non ci sono più i maschi di una volta quelli che te pijavano e te sbattevano al muro" e che magari noi mettiamo un po' da parte per essere sempre efficienti e perfette.
Vedo bimbi fare con i papà dei giochi meravigliosi, fantasiosi, battaglie, match rocamboleschi. Quando magari noi siamo più preoccupate a dire "Non ti sporcare e non ti fare male".
Le bimbe poi hanno un'adorazione speciale per loro; la mamma è indispensabile, ma lo sanno che c'è e sta lì sempre ma solo al ritorno del papà gli riservano i gridolini di entusiasmo, li richiamano con dolce voce e fanno gli occhi a cuoricino. Quando noi li accogliamo dicendo "Oh guarda è arrivato papà" magari sottintendendo "E ora te lo smazzi tu dopo che io mi sono pappata il pargolo tutto il giorno e non ho manco avuto il tempo di fare pipì."
I papà ci provano ad arricchire il cosiddetto tempo di qualità che dedicano ai figli, io devo ancora capire se questo termine è un contentino ai sensi di colpa e una presa per culo o se c'è qualcosa di vero, se davvero è differente dal tempo di quantità. Però loro almeno ci provano perchè non hanno altre alternative. Spesso sono quelli che rientrano a casa più tardi quindi appena il tempo di varcare il portone, lavarsi le mani, abbandonare stress e rogne quotidiane per dedicarsi al pargolo.
Loro ci provano come possono ma forse in alto non si sono accorti di questo.
Il padre alla nascita ha diritto a pochissimi giorni da passare col figlio e la moglie, credo che per la morte di un congiunto diano di più, la morte vince sulla vita.
Tutto il resto sono permessi e il congedo parentale idem o lo prende lei o lui.

Ieri eravamo a cena, ovviamente in questi momenti topici la Pop si manifesta con cacche da Guinness, da allarme Charlie Alfa Charlie Charlie Alfa alla protezione civile. Mm cerca un bagno per cambiarla. Non è previsto che i bagni degli uomini siano provvisti di fasciatoio, morale: l'ha dovuta cambiare mettendola in piedi come ha potuto nel bagno dei disabili, appestandolo probabilmente a vita.
Così come ho visto papà dover accompagnare le figlie in bagno e non saper come fare: dove le porti? A quello delle femmine? Sia mai! Vieni subito denunciato. A quello dei maschi è l'unica soluzione a patto di aver prima fatto un sopralluogo nell'ambiente stile incursione Marine. A quando i bagni e gli spogliatoi per famiglie? Anche questa è parità fra i sessi. Per ora è solo un sogno che per vedere tramutare in realtà bisogna solo andare all'Ikea o in Trentino.

Non mi piacciono i padri che vogliono strafare, che ai corsi preparto si mettono a fare domande troppo ginecologiche o parlano in prima persona: ciccio, stai sereno che il parto è ancora nostro esclusivo appannaggio!
Poi ci sono pure quelli che accompagnano i figli al parco ma stanno tutto il tempo a giocare col cellulare o peggio a fumargli in testa e quelli non li sopporto.

Mi piacciono quelli che quando tornano a casa ancora in giacca e cravatta si rotolano sul tappeto a giocare con i figli, quelli che si fanno imbrattare la faccia dalle loro manine sporche, quelli che diventano i loro pungiball, quelli che tornano bambini facendo in spiaggia torri di Babele di sabbia, diventano ingegneri del bagnasciuga e solo alla fine magari si rendono conto che il figlio nel frattempo si è annoiato e gioca con una conchigla poco più in là... ma non fa nulla, ci provano e poco importa se non riescono a chiudere i bottoncini dei vestiti, se non riescono a vestirli facendo un accostamento cromatico che non sia da daltonici, che non riescono a fare un'acconciatura ai capelli decente, che spesso scambino la scarpina destra con la sinistra...
Noi abbiamo avuto 9 mesi per abituarci all'idea di un figlio, loro invece hanno tre secondi al momento del parto, di vedere questo nuovo esserino e trovarselo fra le braccia.

A tutti i papà, ai nuovi e non che ogni giorno si trasformano in Batman per essere il nostro  e il loro eroe per un giorno.










mercoledì 12 settembre 2012

Back to school


Se fosse possibile chiederei di spostare la data del mio compleanno in modo da non farla coincidere con l'inserimento al nido della Pop.
Perchè quel giorno pensi che sarà diverso, che ci sarà un regalo speciale anche in questo senso, che vada meglio e invece va come gli altri giorni, forse anche peggio perchè hai una aspettativa maggiore.
Diceeee "E' più complicato perchè è molto legata a te", graziearca a chi deve essere legata? All'idraulico?! Come dice filosoficamente una mia amica dopo essermela tenuta 9 mesi e poi cacata  ci mancherebbe!
Io lo ammetto: a me l'inserimento mi devasta, sia psicologicamente che fisicamente.
Che poi se penso all'eventualità se dovessi applicarlo a me stessa non so quale sia la scelta migliore.
Mettiamo che uno debba cambiare lavoro e ti dicano: allora oggi fai mezz'ora, poi a crescere ogni giorno mezz'ora in più...nooo per come sono fatta io meglio iniziare tutto insieme, come?? Ma io non ho un anno? Ah già è vero.
Sono una sostenitrice del nido e mi fanno ridere i nonni del parco che l'anno scorso mi compativano "Uh poverina come mai così piccola la mandi al nido? Non ha i nonni?". Avrei tanto voluto ribattere che i nonni per l'educazione di un nipote possono essere devastanti come una bomba ad idrogeno. Ci devono stare nella sua vita ma non 8 ore.
Poi odio questo pietismo "Così piccola...poverina" l'anno scorso aveva 10 mesi quando iniziò, in teoria si può andare al nido già a 3 mesi.
Narra la leggenda che io ci andai a quell'età, o forse anche prima, e mia madre girava con me in culla perchè nessuno voleva prendermi così piccola.
Erano altri tempi, non c'era l'inserimento, i bambini si potevano riprendere solo ad un certo orario e non a fasce come funziona ora e da bere ci davano il latte della centrale diluito con l'acqua.
Eppure siamo cresciuti, apparentemente, senza traumi.
Quest'anno la Pop è stata presa al comunale. Si è aperto un dilemma: continuare col privato per un altro anno dove si trova bene (lei, io un po' meno) o cambiare scuola?
Ho deciso di cambiare perchè credo che i bambini debbano andare al comunale, se poi non vengono presi si ripiega sul privato o idem se uno vuole fargli fare quei corsi con 30 lingue e mille specializzazioni.
Ho deciso di cambiare perchè tanto l'anno prossimo dovrà fare di nuovo un inserimento per la materna e perchè tanto basta che al nido vecchio sia cambiata la maestra e sarebbe necessario pure in quel caso un nuovo ambientamento. E poi perchè indietro facevo sempre in tempo a tornare.
La nuova struttura mi piace molto. Agli incontri preliminari non mi hanno fatto un questionario di domande, ma come alla maturità mi hanno chiesto "Mi parli della Pop". 
Io venivo da un periodo rognoso e la prima tentazione è stata quella di dire con un ghigno satanico "Ah e mo' so' cazzi vostra", come si fa a descrivere la propria figlia? Come si fa ad essere obiettivi? Si rischia di sminuire o di esaltare descrivendola come un fenomeno. Chi è che dice "Eh si effettivamente mio figlio è un cacacazzi da niente.."!?
Bè in un modo o nell'altro ci sono riuscita e li ho rintortoniti per un'ora.
Loro molto dolci, gentili, accompagnavano le mie descrizioni della Pop con gridolini di entusiasmo e di "Uh che carina".
La struttura non è quella che sognavo, a me piacerebbe un edificio con un giardino grande ma al momento pare non essere possibile e ci accontentiamo di un pianterreno nel quartiere a più alta densità di popolazione e traffico dove il sole si affaccia tra i palazzoni mezz'ora al giorno. Va bè vorrà dire che il sole glielo farò vedere io al parco!
Deve solo passare questo periodo di transizione e poi la Pop sarà felice e allegra di andare al nido, ci entrerà quasi senza salutarci (e ci resterò male) e il weekend avrò sempre il sospetto che al nido si diverta più che con noi (e ci resterò malissimo).
Per ora abbiamo avuto due giorni in cui mi è stata attaccate alle gonne nel vero senso della parola, ha tentato più volte la fuga prendendo la porta principale, si accasciava facendo prendere ai muscoli la consistenza di una medusa e fingendo svenimenti a ripetizione e per fortuna che non è il primo anno di nido e che ha fatto solo un mese di stacco!!
Ma si è anche guardata languidamente con un bimbo che giocava in cortile, divisi da una porta a vetri, forse hanno già programmato la grande fuga con matrimonio a Las Vegas.
E oggi è andata decisamente meglio.
Sono contenta che fra tanti giochi a disposizione abbia scelto i libri e che sia stata più buona di quei bambini che all'apparenza i primi giorni hanno fatto gli smargiassi e ora risentivano del distacco.
L'anno scorso l'inserimento è stato tosto, lei era nel periodo peggiore, quello dell'ansia da separazione, gli 8-10 mesi in cui capiscono che sono un'entità distinta dalla mamma per cui appena lei si allontana, anche solo per andare in bagno, è una tragedia.
E' stato l'inserimento più lungo della storia, forse è durato tre settimane o un mese, non ricordo, ho rimosso.
So solo che era devastante la sensazione di separarmi da lei, sapere che piangeva, più volte ho avuto la tentazione di mollare "Ma chi ce lo fa fare?" ma poi per fortuna abbiamo tenuto duro.
Così come è stato brutto sentirle per la prima volta addosso l'odore di un estraneo e stare dopo tanto tempo in casa senza si lei, per cui il ritorno al lavoro è stata una benedizione. 
Poche volte ho ceduto alla tentazione di origliare fuori dal nido cercando di riconoscere il suo pianto ma poi ho desistito, è inutile, fa inutilmente male.
Tanto quella fase va comunque attraversata. 
Bisogna dare fiducia a lei e alle maestre e avere pazienza e serenità: pare facile...





venerdì 7 settembre 2012

I giorni della carogna

Ci sono dei periodi con i bambini, in cui non va proprio, sono smaniosi, irascibili, je girano insomma. Spesso poi si sommano ad altre situazioni contingenti e la percezione del macheperiododemerda peggiora. Si sa sono fasi, di crescita, tutti dicono "Ma si vedrai sarà il caldo, i denti, il ritorno alla normalità...ma anche lo spread e mi' nonna". Passano, anna a passà ci mancherebbe ma starci dentro, attraversare guadando questi torbidi e fangosi acquitrini cercando di non affogare non è una impresa facile.
La Pop è così da una settimana circa, è in gran periodo NO, fa tutto schifo, non è che si annoia dei giochi che ha, al momento manco li vede, fa tutto schifo a prescindere. Chiede solo di me, chiamandomi (urlando) a squarciagola e in maniera perentoria che non ammette deroghe e deleghe ma in realtà le faccio schifo pure io. Niente la distrae, niente la consola. Ha un po' di sollievo solo quando siamo fuori casa, peccato che in questa settimana il tempo sia passato dal monsonico al sahariano. Ho pensato anche di mettere una tenda nel giardino condominiale e di stabilirci lì se la cosa avesse potuto causare una vita più serena.
Il tutto è partito da una febbre misteriosa, senza sintomi ma abbastanza alta. La mattina dopo c'è stato un risveglio degno di un film horror, vedo tracce di sangue sul cuscino, la guardo in faccia (perchè ancora non l'avevo fatto) e vedo che è tutta una maschera di sangue rappreso. Per fortuna che era sorridente e stava bene, se l'avessi vista così dormiente nel suo lettino mi sarebbe preso un colpo. Ma anche così non è che sia stata una bella scena. Mi sembrava uno di quei bambini di Sarajevo colpiti da una granata. Devo dire che incredibilmente in questi casi il sangue freddo ha la meglio. Una mia prof mi raccontò che il figlio si era arpionato la bocca con una gruccia come un tonno a pinne gialle, lei con grande freddezza, prima lo ha soccorso, togliendogli la stampella poi accertatasi che era tutto ok ha trovato il modo e il tempo per svenire per il pericolo scampato: core de mamma.
Sono andata dalla mia pediatra che adoro sempre più, tra poco preparerò le carte per fare un matrimonio bigamo con lei, che mi ha detto che è normale che esca il sangue così dal naso a un bambino e che scene splatter del genere sono molto comuni...ah bè basta sapello!
Questi strani fenomeni di malessere della Pop accompagnati a suo rodimenti e capricci non ci hanno fatto capire più nulla: sta male? Non sta male? Ce sta a cojonà pe' bene tutti quanti?
E' passata ad una fase da Pop alle prime armi: non vuole camminare, vorrebbe stare sempre in braccio, se a me e seduta comodamente sulla mia panza o piantandoci il gomito ancora meglio!
E' diventata una bravissima attrice, in genere lo è di genere brillante, ora si è lanciata in quello drammatico sperimentando sceneggiate e scene madri con grande abilità. Si butta per terra, sbatte la testa, fa la tarantolata. Quella megera di Tatalucia con la voce di Maramaionchi dice "Eh bè siamo chiaramente di fronte a dei capricci, tu ignorala!" te pare facile? Fallo te con una bimba invasata che minaccia di prendere a craniate te e tutto l'arredamento, di dare calci al povero Pallino come se fosse un pallone Tango, che urla come un Hooligan ubriaco e rischi che i vicini chiamino il Telefono Azzurro!? Io, sbagliando, cerco di andarle incontro, cedo per stanchezza. Lo so, Tatalucia dall'alto dei cieli mi fulminerà. Come? Ah non è morta? Me pareva...
Le ho consentito cose che mai avrei creso tipo mangiare in giro per casa un cono gelato, senza bavaglino, con gocce su ogni cosa possibile e immaginabile. Di aprire il frigo e dire "Magnate quello che te pare".
Sempre per stanchezza e stremati moralmente e fisicamente si arrivano a pensare cose che mai avresti creso tipo ora la dò in adozione, ora la mando in collegio, ora la vendo agli zingari ma poi per fortuna passa.
Non lo scrivono da nessuna parte, nel libretto di istruzioni che ti consegnano alla nascita del bambino, tutto questo non è menzionato.
Dicono che è solo un periodo e poi passa, vero che passa?! Eh!? EH!? Eh?!

PS in realtà mi pare stia già passando ma non lo voglio dire troppo presto, sia mai...

Non sto leggendo, non sto scrivendo, in pratica per me non sto facendo nulla. Nel tempo libero mi ripijo o ho il cervello in pappa. Mi fanno ridere quelli che mi chiedono preoccupati come mai sono sparita, già tanto che mi ricordo ancora chi sono.

Una nota positiva in tutto ciò c'è, perchè c'è sempre, o quasi. Sono stata al nuovo nido e non posso che confermare l'ottima impressione che mi hanno fatto. Se non altro gente che ha passione per il lavoro che fa, che ci mette cuore, impegno, dolcezza e di questi tempi non è affatto poco.
In genere settembre era tempo di vendemmia, ora è tempo di inserimento, al nido, alla materna che poi come termine fa schifo, mi sa di fregatura, inserimento in der posto ma chi l'ha inventato!? Potevano chiamarlo che ne so? ambientamento..capirai brutto pure questo. Boh ora ci penso e conio un termine più simpatico.

domenica 2 settembre 2012

Lo stronzo disumano

Ero preoccupata dal ritorno a casa, alla vita di tutti i giorni, al solito tran-tran, alla tentacolare capitale dopo un mese al mare.
E invece alla fine sono stata quasi contenta.
Un mese di lontananza spesso mi dà la possibilità di rinnamorarmi di quello che ho e che magari, come al solito, troppo spesso dò per scontato e ovvio. 
Innanzitutto il ritorno a casa, dopo aver passato un lungo periodo in albergo o in una camera mi fa rivedere la nostra dimora con nuovi occhi.
Quasi vado in giro come se la vedessi per la prima volta e mi meraviglio sempre di quanto sia grande e spaziosa, sembra non finire mai, abituata a vivere in vacanza in spazi ristretti!
Riscopro la gioia di girovagare per il quartiere e vedo che c'è tutto quello di cui si ha bisogno davvero a due passi e poi ritrovo con piacere gli amici e scopro che nulla è cambiato, le rassicuranti abitudini di sempre.
Torno carica di buone propositi, di idee, di suggestioni.
Complice anche un clima molto clemente il tutto si è risolto in una bellissima sensazione tanto da voler rimanere qui e stranamente non aver nessuna voglia di tornare al mare.
Poi il tempo è peggiorato notevolmente quindi meglio stare qui.
Sono tornata al parco con la Pop, non era più rinsecchito deprimente come prima, qui e là c'è pure qualche sprazzo di erba verde. Qualche bambino è tornato a popolare l'area giochi. Insomma ci sono le solite cose che si potrebbero migliorare, ma tutto sommato è bello essere tornati pure qui.
Quand'ecco che mi imbatto proprio fra lo scivolo e la panchina nello s.d. del titolo.
Segue un dibattito con i pensionati presenti sulla natura e la genesi dello stesso.
Io sinceramente credevo fosse equino ma a quanto pare, da chi ne sa per fortuna più di me, trattasi di umanoide, solo come specie perchè per il resto credo sia di una bestia immonda, chi l'ha generato, deposto proprio in quel punto e poi coperto malamente con dei tovaglioli accendendo ancora di più la curiosità di chi non l'avesse notato.
Ora il problema è: ogni tanto, non si è capito bene quanto, una volta a settimana, una al mese, un giorno si e uno no, viene l'Ama a raccogliere la mondezza dai cestini. Ma l'Ama è tenuta anche a raccogliere lo s.d.? O tutto dipende dalla gentilezza e solerzia dello scopino di turno? E allora quanto dovremmo convivere con lo s.d.? Dovremmo forse aspettare i monsoni autunnali che lo spazzano via?
Tutti gli astanti scuotono la testa mormorando "Che schifo che schifo" e si allontanano, i genitori o nonni cercano disperatamente di tenere i bambini lontano da sua maestà.
Morale: i miei genitori il giorno dopo si sono armati di pala e l'hanno tolto.
Ecco un punto interessante da cui partire, ecco un buon proposito da realizzare.
Non è questo il parco in cui voglio far giocare la Pop e Pallino.
Questo è troppo.
Qualche tempo fa c'è stato l'episodio dei writers che hanno imbrattato lo scivolo di scritte nero così i bimbi scendendo si sporcavano i pantaloni e ora via via si sono cancellate.
Va bene l'incuria, l'abbandono ma qui c'è della cattiveria.
Io sinceramente sono stufa di chi si lamenta e non fa nulla.
Ok, paghiamo le tasse e ci dovrebbe pensare il comune e farci giocare (mi ci metto pure io si certo!) in posti decenti ma così non è.
Se uno protestasse direbbero non ci sono i soldi, c'è la crisi...che fica 'sta crisi, che alibi perfetto per ogni negazione categorica.
Io voglio provare a cambiare le cose e dev'essere un gesto fatto apertamente in polemica, da schiaffare in faccia a chi dovrebbe far si che le cose vadano bene e non lo fa.
Se non sono in grado si facessero da parte.
I canari (padroni di cani) qui al parco si sono organizzati e hanno dato vita a due aree cani bellissime. Anche i vecchietti si sono organizzati nel loro bel centro anziani. Io non ce l'ho con loro ma le aree dei bimbi non devono essere da meno.
Tanti mi dicono che bisogna recintare l'area, ma già il parco è recintato ed in teoria la notte è chiuso, si tratterebbe di fare una rete nella rete. Non mi piace come soluzione, rinchiudersi in uno spazio non ha mai portato nulla di buono. Tanto se uno è vandalo e/o stronzo se vuole scavalca tutte le protezioni e ti scassa tutto lo stesso. 
E' inutile dire che nei paesi civili non c'è bisogno di chiudere nulla perchè la gente non va a rubare, scassare o vandalizzare, nessuno ruba nulla e rimane tutto dov'è. Così come non bisogna trincerarsi dentro casa con antifurti, grate ecc. Ma evidentemente sono posti troppo lontani da qui.
Ho trovato un progetto del comune di Roma che si chiama "Adotta un giardino", in seguito hanno fatto pure nelle scuole "Adotta un monumento"...bell'idea, deleghiamo tutto alla buona volontà del cittadino e loro si lavano le mani di tutto.
Ma visto che non sono in grado di tenere in ordine un posto che loro hanno realizzato, a questo punto lo facciamo noi.
E' tutto molto in fieri, magari incontreremo mille ostacoli e non se ne farà nulla.
E' il momento di non stare ad aspettare che le cose cadano dall'alto ma darsi da fare personalmente, per un semplice fatto: io per la Pop sogno di più.
Qualcuno ci sta riuscendo 
e pare si stiano moltiplicando iniziative spontanee dei cittadini che si appropriano di aree dismesse e abbandonate dandogli nuova vita. Guerilla gardening, giardinaggio urbano, eco&agri cult urbano...sono termini che già mi fanno prudere le mani e saltellare per l'impazienza di darmi da fare e buttarmi nella mischia.


I HAVE A DREAM
Sogno uno spazio aperto a tutti i bambini, migliorato e custodito amorevolmente da mamme e papà volenterosi.
Sogno una fontanella vicino all'area giochi, al momento sta sopra una ripida salita e comunque è scassata.
Sogno una piccola tettoia sotto cui mettere un fasciatoio.
Sogno un angolo dove piantare alberi o fiori per i nuovi nati con tanto di etichetta con il nome.
Sogno tante panchine all'ombra, al momento ce n'è solo una e un'altra divelta da chissà dove e messa lì vicino.
Sogno una sabbiera con sabbia nuova, abbondante e pulita e non come ora che è finita (forse portata via man mano nelle scarpine dei bambini) e i bimbi scavano una superficie durissima.
Sogno pavimenti antitrauma (così si chiamano?) sotto i giochi.
Sogno altri giochi: una casetta da giardino.
Sogno un angolino lost&found.
Sogno tante feste: di compleanno, di primavera, di estate, di fine scuola, di inizio scuola...

Chissà se je la famo....

Le altre puntate del mio parco