pubbli larga

lunedì 7 maggio 2012

Certe giornate amare

Ci sono dei giorni in cui non va.
Non per un motivo, senza una causa precisa, non va e basta.
Ce l'hai col mondo, con gli altri ma qualsiasi cosa facciano per rimediare non cambia nulla, tanto non va e basta.
Forse è colpa del tempo, la pioggia, il grigio, l'umido, lo schifo.
O il dover essere venuta in ufficio in macchina per cause indipendenti dalla mia volontà, aver fatto un'ora e un quarto in coda con altri scemi, tu abituata a sfrecciare in scooter.
C'è di buono che finalmente ho guidato la nuova macchina, la Frugona, l'inguidabile, visto che ogni volta che paventavo l'idea di prenderla tutti iniziavano a dirmi "Ma te la senti? Non è meglio che provi prima?".
Neanche aver abbattuto questo ostacolo ti dà soddisfazione e neanche aver guidato 'sto Caterpillar, in fin dei conti, non è così performante come ti aspettavi, la prima non è abbastanza prima e la secondo è troppo seconda (parlo di marce).
Sarà che durante il viaggio (perchè tale fu) ho visto un micino nero, soldo di cacio sotto il tunnel della tangenziale che avanzava incerto mentre le macchine gli sfrecciavano vicino e non faccio che pensare a questa immagine tremenda.
Sarà che i nonni-nanni sono ko causa influenza e devi smazzarti da sola tutto il menage casa-Pop-asilo-ufficio e poi in prigione senza manco passare dal via che già stai per alzare bandiera bianca e dichiarare lo stato di calamità naturale e chiedere l'intervento dell'esercito.
Ma poi pensi "E che sarà mai? Ce la posso fare" e subito dopo "E se oggi pomeriggio piove?? Nun je la posso fà!".
Sono giorni in cui neanche organizzare un viaggio, un qualcosa di bello per il futuro, un vernissage, un vattelappesca ti riescono a entusiasmare, nulla di nulla.
In cui hai un rapporto conflittuale con te stessa, con il tuo corpo, in cui fai shopping compulsivo online e poi ti rendi conti di acquistare vestiti di un'improbabile taglia 42 semplicemente perchè era l'unica disponibile, aggrappandoti a quella flebile speranza che "Se non erro ho un jeans di questa taglia che una volta mi entrò e semmai non mi dovesse andare sarà l'occasione buona per perdere qualche etto".
Già peccato che quando poi arriva il pacco (mai nome fu più azzeccato) i pantaloni (perchè non ti sei accontentata di un solo paio ma di ben tre e per di più di una marca mai acquistata e quindi di vestibilità ignota) ti entrino giusto (come si dice qui) cor-ca...
Ma non è che sia un problema di panza o di fianchi, uno di questi tre bastardi non mi entra alla caviglia!!! Non c'è Dunkan che tenga, al massimo devo ricorrere alla motosega per assottigliare la caviglia.
Ho dovuto provare tre volte i pantaloni per rendermi conto della gravità e della impossibilità della situazione. La prima volta ero fuori in agriturismo e ho quindi preferito riprovarli nella tranquillità delle mura domestiche, sia mai tutta una questione di rilassatezza muscolare.
Ok basta shopping online.
Decido di rinnovare l'abbigliamento sportivo per non ben precisate occasioni dilettantistico-agonistiche di svago. Mi ostino ancora a prendere taglie da pubertà ma stavolta li provo e  torno coi piedi per terra, senza prima essermi risparmiata un'invettiva contro gli specchi dei camerini di prova che sono falsati appositamente tipo quelli del luna park e danno un'immagine ingrassata, il motivo mi è ignoto ma deve essere per forza così, quella nello specchio non posso essere io.
Poi dice perchè ti rode.

Ci sono giorni in cui vorresti essere invisibile agli altri, stare sotto un sasso, girare con un cartello con scritto "Do not disturb", statemi alla larga che mordo ma in realtà forse vorresti proprio che la gente ti disturbasse per chiederti almeno come stai.
In cui pensi a chi sta peggio di te e che guardando quello che hai, forse basterebbe già lo stupido semplice motivo di avere ogni mattina tutti gli organi al posto giusto, ti dovrebbe dare un po' di sprint ma così non è. E se vedi uno dei cosiddetti più sfortunati sorridere per quel poco che ha gli diresti a brutto muso "Ma che cazzo te ridi?".
Momenti in cui vorresti altro ma non sai dare una definizione a questo altro o se ci riesci è meglio non pensarci...
In questi giorni l'unico rimedio è cercare consolazione nel proprio rifugio, nello spazio dell'anima che è solo tuo, chiuso a tutti gli altri, ognuno ha il proprio e aspettare che passi.

Il proprio angolo di paradiso in cui tutto va come deve andare, senza se e senza ma, in cui tutto è possibile, in cui è bello perdersi e lasciarsi cullare e poi forse ritrovarsi...

Perchè in fin dei conti giorni così è giusto e bene che ci siano, altrimenti gli altri (quelli che spaccano, belli, da film) non sarebbero tali.


ps ringrazio P. che si è accattata i miei pantaloni taglia 42.

ps2 come al solito ho cercato le immagini da inserire su google e oltre alla classica "Do not disturb" mi è comparsa l'altra che non avrei mai creso di trovare. Credo servano per l'Ipod, non ho capito benissimo la funzionalità ma sembrano essere di molto fiche, se credete, accattatevele con fiducia!


Aggiornamento dell'8 maggio 2012
Mai lamentarsi perchè le cose potrebbero andare prontamente ancora peggio.
Se all'andata ieri per venire in ufficio ci ho messo un'ora e un quarto, al ritorno ce ne ho messe 2 e un quarto con i mezzi pubblici.
Perchè il trenino si è scassato a Roma Tiburtina. Non ho mai capito come facciano a rompersi esattamente nella stazione, o succede prima e ci arrivano per inerzia o abbiamo proprio culo.
Fatto sta che ogni volta che devo andare io a prendere la Pop al nido si scatenano gli eventi sfigali e arrivo tardi sentendomi carogna ogni minuto in più che ce la lascio.
Ovviamente non è che avvisino i poveri passeggeri che il treno si è rotto ma c'è sempre qualcuno che riesce con udito finissimo a sentire l'altoparlante della stazione che fa l'annuncio. Poi quello scende e tutti dietro come pecore.
Addirittura stavolta il danno è stato grande e il treno bloccandosi sul binario ha reso impossibile l'uso dell'intera linea...e mo' come ci arrivo al nido?
Si è formato un gruppo di persone a chiedere informazioni a un macchinista, tutti a fare contemporaneamente le stesse domande.
Io, presa dallo sconforto, come al solito, giro lo sguardo intorno e noto che fra i naufraghi c'è Amanda Sandrelli e marito, dice ma anche sti cazzi, va bè era per fare un po' di gossip.
Vedo loro che chiedono come fare per scendere alla mia stessa stazione poi vanno via. Penso che stiano ripiegando su un taxi, 'sti vip dei miei zebedei e invece no, me li ritrovo sul bus proletario (e fanno pure il biglietto). Li ho visti solo io, nessuno li ha riconosciuti.
Per carità non saranno chissà chi, in fin dei conti sono figli della signora Danaos e C'era una volta una gatta ma ora come ora che chiunque sia apparso 3 secondi in tv si sente sto cavolo, vedere loro comportarsi da "normali" mi ha fatto simpatia.
Lei ha una chiacchiera logorroica infinita e ha dei movimenti identici alla madre, lui sopporta e annuisce.


Per fortuna il megasorrisone della Pop al mio arrivo cancella tutte le peripezie del viaggio!










2 commenti:

  1. Grazie di avermi strappato un sorriso!..... Mi sembrava di rivedermi :)

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  2. ;.) prego...
    devo ancora fare gli orli ma spero di indossarli presto!
    un bacio..
    e pensa che di gg cosi io ne ho tantiquanto te..o forse più!

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