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venerdì 19 febbraio 2016

Le cose che sto facendo (parte 1) - Intervista possibile a me medesima

Tutto iniziò un anno fa, per caso, per culo, o perchè proprio così doveva essere chi lo sa?
Sembra passata una vita se analizzo tutto quello che è successo, i risultati ottenuti, le persone incontrate e coinvolte.
Eppure allo stesso tempo sembra tutto così nuovo, soprattutto stento per prima io, ma anche gli altri a definire quello che sto facendo LAVORO.
Forse perchè questa parola è spesso associata ad una connotazione negativa che implica impegno e frustrazione.
E' iniziato tutto quasi per gioco e tutt'ora per gran parte lo è ancora, forse è questa la sua magia e la sua forza. Quando tutto si esaurirà magari non avrà più senso andare avanti.

Intervista possibile a me stessa

Questa passione è nata dalla mia curiosità e dalla mia voglia di cercare sempre cose nuove da fare. In passato ero spesso io quella che fra gli amici proponeva un viaggio o di andare a vedere uno spettacolo o un'iniziativa diversa dalle altre.
Con la nascita delle Pop questa voglia di fare non è cambiata, è modificato solo il target degli intrattenimenti cercati.
Spulciavo i siti internet dedicati alla ricerca di cose particolari da fare, si badi bene, insieme a loro; ci attraversavamo la città per partecipare a eventi per bimbi portandosi dietro il marito riluttante.
Delle volte abbiamo pure partecipato a iniziative di qualità e interesse discutibili ma poco importava, l'aspetto fondamentale era fare qualcosa.
Per questo ci siamo cimentati in musica per Pop, acquaticità per Pop, yoga per Pop, teatro per Pop, cinema per Pop, biblioteche per Pop...

Alchè sono giunta alla conclusione:
a) che per i Pop soprattutto fascia 0-2 anni non c'è un granchè da fare: iniziative, laboratori, tutto spesso è dai 3 anni in su.
b) che i genitori forse risparmiano su molte cose ma non sulle attività del proprio pargolo
c) che non tutti sono disposti ad attraversarsi la città per seguire la lettura animata di topo gigio ma che se uno gliela organizza sotto casa è molto più felice!

Ho salutato con gioia l'apertura di due nuovi esercizi commerciali per bambini nel mio quartiere: un negozio di compravendita di cose usate per bambini e una libreria per bambini.
Teneteli a mente li troveremo e perderemo più avanti.
In realtà poi sono due tipologie di attività che hanno aperto in seguito anche in molte altre zone di Roma, per cui sono celermente arrivata alla conclusione
d) i bambini tirano (commercialmente parlando) eppure tanto!




Mi sono avvicinata alla musica per Pop in vari modi:
1) seguendo un corso vicino casa di musica in culla
2) andando ai concerti dell'aigam all'auditorium e in un nido megafico
3) andando in culonia a vedere delle tizie suonare in un locale con saracinesche di metallo

Da queste esperienze ho capito che del famoso metodo Gordon ci sono varie teorie e applicazioni.
Una è molto accademica, impostata: no agli strumenti perchè distraggono il bambino, si ad una lezione che avvenga in un ambiente sterile, senza stimoli perchè possono sempre distrarre il bambino, perchè il tutto deve avvenire in questa magica bolla musicale. Tutto molto bello e metafisico ma anche cheduepalle.
L'altra è più caciarona, libero sfogo ai bambini, possono muoversi e interagire con la musica come credono, non devono essere forzati, i genitori devono partecipare attivamente così che il bambino sarà portato naturalmente a seguirlo e a sentirsi a suo agio. Ho visto genitori ballare con i neonati in braccio, ho visto mamme e papà finalmente attivi ad un evento per bambini e non semplici accompagnatori, li ho visti finalmente divertirsi per cui ho pensato: fermi tutto questo sì che mi piace!

Tempo dopo la mia amica F. decide di partecipare anche lei ad un corso di musica per bambini ma non trovandone in zona, con le altre mamme del corso preparto ne organizza uno autogestito affittando il locale e i musicisti.
Ne è entusiasta, più volte mi invita ad andarli a vedere. Ci andrò poi solo alla fine del corso affrontando un viaggio epico, lunghissimo, in macchina con la Pop che si addormentò nel bagagliaio per raggiungere un quartiere a me sconosciuto.
Ci ritrovai le musiciste del locale con saracinesche.
Da quell'episodio mi venne in mente:
a) che i musicisti potessero essere "affittabili"
b) che mai e poi mai mi sarei imbarcata di nuovo in un tragitto simile
c) che si potesse fare musica ovunque anche nei peggiori locali di Caracas, alla faccia dell'ambiente sterile

ma soprattutto d) di organizzare qualcosa del genere in zona da me.

Vi ricordate il negozio di usato di bambini di cui sopra? Aveva una bella metratura per cui io più volte gli consigliai di ospitare delle attività per attirare clienti, di dare dei servizi, di organizzare eventi a pagamento ma anche gratuiti.
Non mi vollero dare retta e infatti si apprestarono a chiudere dopo neanche un anno dall'apertura.
Come contentino finale mi dissero: va bè per un pomeriggio ti diamo il locale, organizzaci quelle cose di cui ci parlavi con entusiasmo.

Organizzai una domenica pomeriggio un concerto per genitori e bambini, fu una scommessa, un salto nel vuoto, la sorte non fu dalla mia parte: fu indetto il blocco del traffico, forse piovve, forse c'era la Roma che giocava, forse ci fu pure l'invasione delle cavallette o degli alieni non ricordo.

Fatto sta che fu un successo, accorsero amici da tutta Roma, arrivarono estranei che si prenotarono per telefono leggendo le mie locandine affisse amorevolmente in zona.

Io decisi di organizzare al meglio il tutto.
Riuscii con un'abile operazione commerciale a farmi regalare dall'ameno negozio pallonaro lì vicino una struttura di palloncini colorata che doveva ricordare dei fiori ma che nottetempo custodendola nello sgabuzzino di casa parzialmente si bucò e assunse tutt'altre fattezze.
Poi diedi fondo alle riserve alimentari che avevo a casa ed allestii un piccolo buffet per fare merende, anche un'amica A. mi donò quel che restava di una festa di compleanno.

Le persone mi chiamarono per prenotare ad orari improbabili, chi di notte, chi alle 7 di mattina, chi a 15 minuti dall'inizio del concerto...si rafforzò in me l'idea già espressa nei capitoli e commi precedenti
a) per i Pop non c'è una mazza da fare
c)  se uno organizza sotto casa di una famiglia un evento è molto più felice!
Alcuni chiamavano mentre in sottofondo si sentiva il bambino piangere o fare i capricci e la voce del genitore era angosciata nel chiedere se c'era ancora posto, della serie:"E mo' a questo che je faccio fà?!".

Il concerto andò bene oltre le aspettative, riuscii a pagare i musicisti e io che temevo di dover tirare fuori i soldi in prima persona! Non solo ma i soldi in esubero li diedi alla negoziante. La musicista G. mi disse:"Ma tu non ci prendi nulla?" io ebbra dalla felicità della riuscita dell'evento dissi:"No..." e lei saggiamente mi ammonì:"Ma tu sei matta....".
In quel momento il fatto di aver fatto entrare le mie Pop gratis mi sembrava un successo, vedere le persone felici e soddisfatte era il top, aver condiviso una cosa bella con le altre persone, aver esportato una iniziativa per me fantastica era il massimo della mia aspirazione.



La negoziante non riuscì in quell'occasione a sfruttare la possibile clientela ma anzi si limitava a rispondere a chi era interessato alla merce:"Il negozio è chiuso": andarono quindi giustamente incontro al loro tristo destino.

Ben presto arrivai ad una ovvia conclusione: ma vuoi vedere che ci scappa fuori qualcosa pure per me?

Ribattei a G. a quel suo:"Ma sei matta?" con una domanda:"Ma voi ovviamente vi sarete proposti in giro per Roma, nei nidi, nelle scuole ecc....?".
Alla sua risposta negativa ragionai che i musicisti fanno i musicisti e i commerciali o i manager o gli intermediari o come volete chiamarli fanno il loro mestiere: a ciascuno il proprio, vuoi per mancanza di tempo, capacità, volontà.

(continua...)











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