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lunedì 4 febbraio 2013

Aria di crisi

Sembrava non ci riguardasse, sembrava quasi un'invenzione dei telegiornali, sembrava roba da pessimisti cronici eppure proprio ora che gli espertoni dicono che il peggio è passato 'sta famosa crisi si sta palesando.
In mille modi e maniere incredibilmente vicino a noi.
Sento tante storie raccontate da amici, se si affronta l'argomento ognuno ha il proprio fardello di tristi e penosi episodi da snocciolare.
Io di ognuna noto il comune denominatore: l'ipocrisia, la falsità da parte di chi fa certe scelte che ricadono sulla pelle di altre persone (i dipendenti), la mancanza di coraggio nel chiamare le cose con il loro nome ma il girarci intorno cercando ardite perifrasi per definire situazioni schifose.
Qui nessuno licenzia ma parlano piuttosto di cambiamenti, ti offrono magnanimamente alternative di fronte alle quali ti chiedono di scegliere, ma la scelta in realtà è obbligata perchè l'altra opzione in realtà non esiste ma consiste nell'andare a spasso.
Si parla pure di grosse ditte in genere famose per applicare contratti di lavoro giusti e anzi spesso all'avanguardia.
Si parla di Ikea che se prima era il Bengodi per un dipendente, con condizioni di lavoro favolose importate dalla Svezia, ora invece è come tutti gli altri datori di lavoro, forse anche peggio e gli effetti si vedono: dipendenti incazzati neri che trattano con sufficienza i clienti.
D'altra parte una ditta che simpaticamente ti offre di scegliere fra un sostanzioso decurtamento dello stipendio o di mantenerlo invariato ma cambiare reparto e lavorare di notte e festivi... forse non predispone ad andare a lavorare col sorriso sulle labbra.
Si parla di Mediaset che dall'oggi al domani non è che licenzia delle persone ci mancherebbe! ma semplicemente cambia loro sede di lavoro spostandola da Roma a Milano.
Se poi uno non accetta allora quella è una scelta personale, si ritrova senza lavoro perchè è una persona all'antica e che non sostiene la flessibilità lavorativa!!
Si parla di altre ditte che sono indietro col pagamento degli stipendi, quattordicesima, buoni pasto di 14 mensilità e continuano a ripetere all'infinito che pagheranno presto quando però in tutto questo tempo hanno proseguito tranquillamente a prendere i frutti del lavoro dei dipendenti.
Si parla di enti che manco si prendono la briga di avvertire un vincitore di un concorso per lavorare con loro che a causa della spending review è tutto sospeso, a data da destinarsi forse.

Mi può star bene tutto: la crisi, la bancarotta, investimenti sbagliati, periodo congiunturale non favorevole ma un po' di chiarezza, di onestà, di franchezza non sarebbero affatto sgradite.
Basterebbe ricordarsi che di fronte non ci sono numeri, nè codici di matricola di dipendenti ma persone con le loro famiglie, la loro dignità e il diritto di essere trattati in maniera giusta, corretta, etica anche e soprattutto nel momento di dirsi addio. Come alla fine di una grande storia d'amore in cui si è creduto, in cui si sono spese energie, impegno, passione. Forse è giusto pretendere un po' di umanità, di chiarezza, di comprensione. Dirsi: è stato bello finchè è durato ma ora è necessario guardarsi negli occhi e affrontare il futuro. Forse è proprio questo che manca: la capacità, il coraggio di guardare negli occhi l'altro. Non basta semplicemente eliminare con un colpo di penna le spese superflue, quindi spesso i lavoratori che costano tanto: stipendio più contributi.
In vista delle prossime elezioni sento intorno grande confusione e smarrimento. Mai come ora sento dire da destra e da sinistra "Non so proprio chi votare". Una volta si diceva che ci si tappava il naso e si votava forse senza gran convinzione qualcuno che si avvicinasse ai nostri ideali. Ora invece neanche questo sembra più funzionare. Forse ci siamo tappati il naso davvero troppe volte da non riuscire più a sentire gli odori, a distinguere fra puzze e profumi.
Addirittura sento tanti che non vogliono andare a votare per protestare o proprio perchè non si sentono rappresentati da nessuno.
Questa scelta credo sia sbagliata, penso che si debba andare sempre e comunque andare a votare. Che è un diritto-dovere importantissimo e che forse diamo troppo per scontato e acquisito tanto da sottovalutarlo.

Eppure che tanta gente esprima in questo modo il proprio dissenso, il non sentirsi rappresentata da nessuno, che voglia rinunciare a votare è un dato che non si può non considerare in tutta la sua gravità.

Significa che molti stanno smettendo di credere, in qualcosa, forse in qualsiasi cosa, non hanno più la speranza che la situazione possa cambiare, sono nauseati e schifati dalla politica e da come vanno le cose qui ma hanno anche gettato la spugna, non c'è più voglia di lottare e tutto questo è desolante e gravissimo.

Anche perchè poi il disinteresse, l'apatia, il demandare ad altri spesso in passato ha aperto la strada a pericolosi personaggi che hanno saputo approfittare della situazione facendo il proprio comodo mentre gli altri erano impegnati a girare la testa e a guardare altrove.


1 commento:

  1. E' vero, e come ben sai, più di 4 anni fa ho "subito" una scelta del genere: un'opportunità l'hanno chiamata. Ancora oggi, quando sento questa parola ho i brividi e leggo un bel romananesco "Sòla".
    Eppure si va avanti, cercando di trovare la forza tutti i giorni per fare questo lavoro (cercato alternative, ma si sa...c'è crisi...).
    Ma a volte non tutto vien per nuocere, o meglio, nelle difficoltà si cercano aspetti positivi, e io qualcuno l'ho trovato.
    Quindi "Resistere" e non cedere. Le difficoltà si affrontano e le soluzioni (o almeno dei validi palliativi) si trovano.
    E pensare bene quando si andrà a votare: servono persone concrete, che sappiano fare le cose (anche poche se serve), ma decise, valide, in qualche modo risolutive.
    Io penso di aver trovato chi votare... mi auguro che la gente si faccia un bel esame di coscienza e si legga almeno i programmi elettorali, sapendo cogliere le bufale e le cose concrete.

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