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giovedì 24 gennaio 2013

Il Marta Day

Il giorno x, il Marta Day alla fine, com'è giusto e logico che sia arrivò, anche se in realtà ci prese quasi alla sprovvista. Fino al mattino stesso, fino a 5 minuti prima di entrare in sala operatoria in realtà mi sembrava tutto quasi irreale e che davvero stesse succedendo.
Se per il parto della Pop quasi non dormii la notte, per questo ho dovuto mettere la sveglia per alzarmi in tempo.
In realtà la nottata fu comunque agitata dalla Pop che si sentì male e vomitò l'uovo della cena prima, ma questo uovo poi è davvero pesante oppure no?, o forse fu il suo modo sensibile, più di noi, per trasmettere il disagio del cambiamento imminente.
I nostri piani andarono subito in fumo: avrei voluto far rispettare alla Pop i suoi ritmi ed orari invece quel giorno niente nido ma rimase a casa con i nonni. Per questo motivo io e mm ci avviammo alla clinica consapevoli di dover affrontare la giornata da soli perchè i miei erano impegnati con lei e gli altri nonni stavano male. Ho sempre guardato con sospetto chi al momento del parto stava solo in coppia, mi sembrava sempre frutto di una storia clandestina o  che si nascondesse chissà quale bega famigliare, invece alla fine non è andata male anche perchè il cesareo programmato è avvenuto con ben 3 ore di ritardo e l'attesa forse così è stata più sopportabile.
Arriviamo in clinica, espletiamo un po' di pratiche burocratiche, mi fanno mettere in camicia da notte e inizia l'attesa.
Facciamo subito conoscenza con un po' di suorine, sono molto efficienti, quasi corrono per i corridoi, sembra che abbiano sempre fretta, sono gentili, premurose, sorridenti, peccato che il loro italiano si capisca davvero poco e che spesso abbiano le mani ghiacciate.
Poi conosciamo Piera, da ora in poi Poverapiera, l'ostetrica, è una ragazza carina, sorridente, forse alle prime armi, è piena di entusiasmo, ingenuamente allegra ma anche un po' pasticciona. Forse era in prova, temeva sempre che le suore scoprissero i suoi danni e si dava da fare per nasconderli. Con noi ha fatto vari casini, mi ha tagliato mentre mi faceva la tricotomia (lei l'ha definita così poi ho capito: depilatio pubes...ahhhh!) causandomi fuoriuscita di sangue prima ancora del necessario, poi ha pasticciato con i moduli per le cellule staminali e si è persa nei documenti della burocrazia, poi ha messo troppo largo il braccialetto di riconoscimento di Marta che quindi si è tolto subito, poi mi ha sistemato male i mega pannoloni post parto facendo cazziare dai dottori una povera suora al suo posto...ma come rimproverarle qualcosa quando si affacciava nella stanza con il suo sorrisone giusto per chiederti "Come va? tutto bene?".
Con lei ho fatto un piccolo compromesso, forse proprio perchè involontariamente mi aveva tagliata, mi ha concesso di bypassare quell'usanza fastidiosa del clistere pre-parto, abbiamo fatto tutta una messinscena, vuotato il flacone nel water e gettato nel cestino per fugare ogni dubbio.
A mezzogiorno era il nostro turno ma poi abbiamo intuito che una che doveva fare il parto naturale forse si era infrapposta fra noi diventando cesareo e così è iniziata una lunga attesa con una certa trepidazione a anche fame in aumento.
Ad un certo punto mi fanno indossare la cuffia, il camice da operazione, chiuso davanti ma dietro completamente aperto se non fosse per due fiocchetti e a piedi, a piedi?, mi portano in sala operatoria.
Si apre una porta e vedo un gruppo di dottori in tenuta da operazione con due suore con la divisa da suora ma color verde chirurgico, intravedo la mia dott. che scherza "Oh finalmente, ti sembra questa l'ora di arrivare?" e io rispondo a tono "Ah si scusate per l'attesa".
Mi fanno salire da sola con due scalini sul lettino e sto seduta lì.
L'anestesista mi spiega come avverrà il tutto, mi pare mi abbiano fatto un'anestesia per l'anestesia poi la spinale vera e propria. Da esperienza ospedaliera ho capito che gli anestesisti sono tutti matti o su di giri. Forse le sostanze che ci iniettano in parte vanno anche nel loro organismo, fatto sta che sono sempre tipi esuberanti, che fanno una gran caciara e parlano tanto. Forse lo fanno apposta per vedere come stiamo, per farci parlare, per testare il nostro stato di salute attimo per attimo ma io a questo gli stavo davvero dicendo a un certo punto "Ma ti stai zitto?" anche perchè quando ha scoperto che ha lavorato per 30 anni nell'ospedale dove sono nata io, non la finiva davvero più di parlare e di dire com'è bello vivere ai Castelli o a Roma.
Tutto è pronto, non sento più le gambe, ho sentito l'anestesia risalire fino al bacino.
Sento nausea, mi manca l'aria, mi mettono l'ossigeno, faccio dei grandi respiri per rilassarmi, come se dovessi partorire naturalmente. Chiedo "Dov'è mm?", lo sapevo, Poverapiera se l'è dimenticato in qualche sgabuzzino vestito di tutto punto da Dottor Pivetta! Lo fanno entrare e lui si siede dietro di me. C'è un telino che non mi fa vedere nulla ma lui vede tutto.
Le due dott. lavorano un sacco per tagliare, ci mettono un bel po' per tirare fuori Marta, ma com'è messa? Occipitale frontale qualcosa del genere. Rimestano, paciugano, ravanano...e penso "ma come mai ci mettono così tanto?". Non sento dolore ma sento quando mi tirano a destra e a sinistra. Alla fine finalmente la tirano fuori, sento dei versetti da ranocchia, a dire il vero pure un po' arrabbiata. Mm dice "Eccola...è bella, bella". Contrariamente dalla Pop ora mi commuovo, scendono lacrime grosse, liberatorie che si infilano nella maschera dell'ossigeno.
Consegnano la bimba a Poverapiera e 'sta scema mi passa davanti senza manco fermarsi un attimo, farmela vedere, posarmela sul petto ma chiama mm per assistere al bagnetto. Morale: l'ha vista prima lui che io. Ogni volta che sento un suo vagito dall'altra stanza mi scendono le lacrime. Poi me la porta mm che non sa all'inizio come mettersi per farmela vedere meglio e non intralciare con la flebo. Intanto le dott. mi stanno sistemando, mm osserva con stupore e incredulità una fase che l'altra volta non aveva visto, in pratica estraggono l'utero per pulire bene sotto e poi lo rimettono in sede. Si mettono anche a parlare male del mio organo dicendo che è pieno di fibromi che è un uteraccio, che è un macello e quasi non riescono a risistemarlo dentro. Mi profetizzano un post-operatorio lungo e difficile a causa sua...vorrei dirgli "Io non ne parlerei così male visto che mi ha permesso comunque di avere due bimbe..". Poi mi ricuciono anzi usano un'altra tecnica con delle grappette. E' finita finalmente, stavolta l'operazione mi è sembrata più lunga e difficile dell'altra volta e in effetti è così.
Sono in camera e dopo appena un'ora, quando non ho ancora sensibilità alle gambe, mi portano Marta per farla attaccare. Lei ciuccia subito, come se non avesse mai fatto altro! Sono contenta, molto, visto che l'allattamento al seno è un mio pallino e pensavo e se stavolta per ironia della sorte non ci riuscissi?
Il giorno dopo mi fanno alzare, sono dolorante, mi ricordo questa brutta sensazione provata durante le altre operazioni di non potermi muovere liberamente, di dover far tutto con un taglio nella pancia, di dover trovare nuovi espedienti per tirarmi su dal letto e sentire meno male possibile, la paura che ti blocca, stai lì e studi quali movimenti fare ma sei paralizzato dalla paura di sentire dolore. Faccio pure due passi in corridoio.
Arriva l'anestesista e mi fa i complimenti per la tenacia, scopre in realtà che la flebo che mi aveva messo di antidolorifico in realtà non è mai partita perchè forse una suora, suor Enrica, per gli amici Suor Flebo, l'unica italiana, un po' miope e in là con gli anni l'aveva inavvertitamente bloccata. A me fa male la spalla destra, dicono sia dovuto in parte alla posizione durante l'operazione, in parte alla risalita del liquido amniotico. E' un dolore lancinante, che blocca la parte e dà la sensazione di avere tutto contratto. Mi fa un antidolorifico, stavolta vero, e inizia una ripresa alla grande. La sera riesco già a salire sul letto da sola, dormo, mi muovo ecc. Riesco anche a convincere suor Flebo a farmi mangiare e dopo circa 48 ore di digiuno il pomeriggio arriva un agognatissimo tè.
Suor Flebo non ci vede molto ma chissà com'è si occupa sempre delle flebo, controlla il livello e svita e avvita i tappini che considerando la sua miopia non so come ci riesca.
Recupero a tempo record e lunedì mattina già mi fanno uscire. Sono un po' stupita, chiedo alla mia dott. se è tutto ok, io addirittura ho sentito meno male dell'altra volta e lei mi rassicura: meglio così. 


L'innamoramento con Marta non è avvenuto all'istante, in un primo momento ci siamo osservate, annusate, scoperte.. a me sembrava somigliasse ad Alvaro Vitali. Poi è stato un tutt'uno: studiare i suoi tratti e trovarli forse simili ma diversi da quelli della Pop, sentire il suo profumo di latte e di buono, osservare le sue espressioni da piccola saggia, i suoi sguardi curiosi sul mondo.

Benvenuta piccola e ringrazio la Vita per avermi fatto quest'altro meraviglioso regalo.

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