Un po' di anni fa, e quindi all'incirca in un'altra vita, per la prima volta andai in campeggio con delle amiche.
Nella mia famiglia non c'era questa consuetudine della vacanza in tenda e probabilmente mi sono persa una bella fetta di indimenticabili ricordi all'aria aperta e di vita selvaggia.
Recuperai più tardi, a vent'anni circa. Lo so un po' tardi rispetto agli altri ma meglio tardi...
La prima vera vacanza da sola in realtà la feci l'anno prima, credo fosse l'anno della maturità o forse il primo anno dell'università.
Decidemmo di andare a Rimini, luogo di perdizione mica scelto a caso, prenotammo addirittura un hotel in agenzia di viaggio. Niente di che: un hotel a due stelle.
Tutte quelle vacanze erano all'insegna del low profile, ovvero risparmio dove posso.
Quindi prendemmo una quadrupla, ricordo che aveva il soffitto di lamiere di metallo, tipo ufficio e si moriva di caldo. Inoltre pativamo la fame, facevamo la mezza pensione e se per cena c'erano i tortellini in brodo potevamo star sicure che con precisione scientifica il cameriere riusciva a mettere nel piatto 13 tortellini a testa, mai che si sbagliasse aggiungendone uno! Aveva il mestolo calibrato!
Ovviamente non erano quelle le cose che ci sconfortavano, l'importante era stare in vacanza da sole!
Ho un ricordo fantastico di quella vacanza.
Arrivammo a Rimini in treno: risento ancora il vento di libertà fra i capelli, la salsedine, il sole...già durante il viaggio mi sembrava di iniziare una nuova incredibile avventura. La costa adriatica era un altro mondo per me, mi ha affascinato sempre questa cosa che noi vediamo il tramonto ma loro vedono l'alba sul mare.
Cambiammo il treno a Falconara Marittima e ho un ricordo meraviglioso di quella stazione e di quella linea ferroviaria che correva lungo il mare.
Ovviamente rivederla anni dopo ha tutto un altro sapore, per questo sconsiglio sempre di tornare sul luogo del delitto e dei ricordi.
Una delle nostre compagne di viaggio appena arrivate puntualizzò "Io sono qui per riposare" ah ok ciao e infatti facemmo vite separate.
Lì, in riviera romagnola, era tutto molto organizzato, la mattina in spiaggia e la sera nei mille locali della costa, nel biglietto era compreso il pullman che ti prendeva e ti portava lì e ritorno.
Mi divertii un sacco, facemmo amicizia con un sacco di persone, ma non era tanto quello lo scopo, il bello era stare da sole, senza orari.
Eravamo sempre a mille, galvanizzate. Una sera, tanto per provare, comprammo al supermercato la vodka alla pesca ma in realtà non ci fece nessun effetto perchè eravamo già su di giri per conto nostro, tutta roba naturale, senza additivi e conservanti aggiunti.
Io mi divertivo con la mia amica a organizzare degli scherzi agli altri ospiti dell'hotel.
Scherzi molto stupidi ma che ci tenevano impegnate per delle ore nella preparazione.
Avevo preso di mira due ragazze molto più grandi di noi, che soprannominavo le babbione, sicuramente avranno avuto meno della mia età attuale.
Decisi di fare uno scherzone: svuotare un recipientino monoporzione della marmellata della loro colazione e poi chiudere con la colla il coperchio come se fosse nuovo.
In quell'hotel avevano quella triste abitudine di apparecchiare la sera per la colazione del giorno dopo.
Uno degli ultimi giorni riuscimmo nell'intento, eravamo proprio nel tavolo dietro il loro, la tizia aprì la confezione, la trovò vuota e come se nulla fosse ne prese un'altra.
Eravamo un po' sceme e ci si accontentava davvero di poco.
Mi divertii un sacco, facemmo amicizia con un sacco di persone, ma non era tanto quello lo scopo, il bello era stare da sole, senza orari.
Eravamo sempre a mille, galvanizzate. Una sera, tanto per provare, comprammo al supermercato la vodka alla pesca ma in realtà non ci fece nessun effetto perchè eravamo già su di giri per conto nostro, tutta roba naturale, senza additivi e conservanti aggiunti.
Io mi divertivo con la mia amica a organizzare degli scherzi agli altri ospiti dell'hotel.
Scherzi molto stupidi ma che ci tenevano impegnate per delle ore nella preparazione.
Avevo preso di mira due ragazze molto più grandi di noi, che soprannominavo le babbione, sicuramente avranno avuto meno della mia età attuale.
Decisi di fare uno scherzone: svuotare un recipientino monoporzione della marmellata della loro colazione e poi chiudere con la colla il coperchio come se fosse nuovo.
In quell'hotel avevano quella triste abitudine di apparecchiare la sera per la colazione del giorno dopo.
Uno degli ultimi giorni riuscimmo nell'intento, eravamo proprio nel tavolo dietro il loro, la tizia aprì la confezione, la trovò vuota e come se nulla fosse ne prese un'altra.
Eravamo un po' sceme e ci si accontentava davvero di poco.
Tornando al primo campeggio, ci andammo con un'amica che aveva una grande tenda. Ma non quelle che si usano ora di Decathlon che le tiri per aria e si montano da sole ma quelle tradizionali che sono più grandi da chiuse che quando sono aperte.
Andammo sul Gargano, quando ancora era verde e non martoriato dagli incendi.
Mi sento molto anziana ma il campeggio si sceglieva sulle pagine gialle, telefonando per farsi mandare un depliant e poi facendo un vaglia postale con l'anticipo.
Secondo me la vacanza in tenda o in camper va fatta la prima volta con qualcuno già esperto e infatti la nostra amica era pratica e ci indicò come montare la tenda.
Una sera tornando da una discoteca vedemmo una macchina investire un cane e poi andare via come nulla fosse.
Capirai, noi eravamo una geografa, una naturalista, una collezionista di casi umani e animali...che non ti fermi a raccattare il cane?
Lo prendemmo e lo portammo di nascosto al campeggio, lo chiamammo Waikiki, proprio come il nome della discoteca. Lo facemmo visitare da un veterinario in loco, mi pare avesse la colonna vertebrale fratturata. Lo portammo con noi a Roma e facemmo un sacco di telefonate per capire quale struttura o ente ci potesse aiutare per tenerlo ma ad agosto un cane abbandonato e ferito non scatenava certo una gara di aiuti.
Lo portammo da altri veterinari e le spese aumentarono e le dividevamo sempre fra noi quattro.
Poi riuscii a trovare un posto dove portarlo, io non potevo tenerlo, le altre nemmeno, era un rifugio per cani, la signora era molto gentile ma ci disse che non avrebbe mai più camminato, che forse gli avrebbero potuto mettere un carrellino sotto le zampe per aiutarlo a muoversi ma così probabilmente sarebbe morto di infarto per lo sforzo.
Io poi litigai con la mia amica esperta di campeggi per un motivo diciamo di coerenza, di ideali, non so mai se ho fatto la cosa giusta, dopo tutto era un'amicizia che si protraeva da una decina d'anni.
Lei si era messa con un ragazzo prima di partire, sembravano innamoratissimi ecc. poi in vacanza ebbe una storiella con uno e al ritorno lasciò il vecchio su due piedi. Questo era disperato, era talmente ferito da non vedere l'ovvio, cercava di capire dove aveva sbagliato, se era colpa sua. Mi chiamava per capire. Io alla fine non ce la feci più di sentire questo tizio ingiustamente disperato e che si riteneva responsabile della fine del grande amore e gli feci capire come stavano le cose.
Ovviamente l'amicizia finì.
Rimase solo il cane malandato al rifugio come legame, ogni tanto lei mi metteva nella buca delle lettere i soldi per il mantenimento di Waikiki.
Tempo dopo chiamai la signora del rifugio e mi disse che il cane era morto, avevamo fatto il possibile.
Gli altri anni continuai ad andare in campeggio con altre amiche, mi comprai una tenda per conto mio.
Non avevamo praticamente altro di attrezzatura, se non un tavolino con sedie sgangherato e un frigo portatile che chiamavamo il sarcofago.
Non avevamo neanche la luce e infatti dovevamo scegliere quando c'era ancora il sole cosa mettersi la sera perchè poi non si vedeva più nulla nella tenda.
Per par condicio decisi che saremmo andate un anno sull'Adriatico, uno sul Tirreno, uno a Nord e uno a Sud...
Partivamo con la macchina senza aria condizionata e i finestrini aperti, con la radio con le batterie perchè l'autoradio non c'era.
Andavamo solo una sera a cena fuori e poi mangiavamo sempre pomodori, mais e tonno.
A colazione mangiavamo i Grancereali che da allora chiamai Gransegatura.
Ci cuocevamo al mare per ore intere, sempre le ore più calde. Poi dormivamo un po' in tenda prima di cena e poi la sera uscivamo e ci svegliavamo il giorno dopo quando il sole era a picco e la tenda era infuocata. Per risparmiare prendevamo il posto tenda che era libero, quasi mai all'ombra.
Alcuni pomeriggi andavamo in giro anche a visitare i paesi, le zone archeologiche, i dintorni.
Ricordo sempre quest'atmosfera zingaresca, di assoluta libertà, stare tutto il giorno in costume e infradito, al ritorno in macchina spesso viaggiavamo ancora così ed era un tortura tornare in città e vestirsi normalmente.
Ora che mi sono imborghesita non farei mai una vacanza in campeggio, con zero attrezzatura poi meno che mai.
PS con l'amica con cui avevo litigato poi ristabilii i rapporti un paio di anni fa, proprio grazie a Fb, il tempo fa il suo lavoro e appiana i contrasti...
Secondo me la vacanza in tenda o in camper va fatta la prima volta con qualcuno già esperto e infatti la nostra amica era pratica e ci indicò come montare la tenda.
Una sera tornando da una discoteca vedemmo una macchina investire un cane e poi andare via come nulla fosse.
Capirai, noi eravamo una geografa, una naturalista, una collezionista di casi umani e animali...che non ti fermi a raccattare il cane?
Lo portammo da altri veterinari e le spese aumentarono e le dividevamo sempre fra noi quattro.
Poi riuscii a trovare un posto dove portarlo, io non potevo tenerlo, le altre nemmeno, era un rifugio per cani, la signora era molto gentile ma ci disse che non avrebbe mai più camminato, che forse gli avrebbero potuto mettere un carrellino sotto le zampe per aiutarlo a muoversi ma così probabilmente sarebbe morto di infarto per lo sforzo.
Io poi litigai con la mia amica esperta di campeggi per un motivo diciamo di coerenza, di ideali, non so mai se ho fatto la cosa giusta, dopo tutto era un'amicizia che si protraeva da una decina d'anni.
Lei si era messa con un ragazzo prima di partire, sembravano innamoratissimi ecc. poi in vacanza ebbe una storiella con uno e al ritorno lasciò il vecchio su due piedi. Questo era disperato, era talmente ferito da non vedere l'ovvio, cercava di capire dove aveva sbagliato, se era colpa sua. Mi chiamava per capire. Io alla fine non ce la feci più di sentire questo tizio ingiustamente disperato e che si riteneva responsabile della fine del grande amore e gli feci capire come stavano le cose.
Ovviamente l'amicizia finì.
Rimase solo il cane malandato al rifugio come legame, ogni tanto lei mi metteva nella buca delle lettere i soldi per il mantenimento di Waikiki.
Tempo dopo chiamai la signora del rifugio e mi disse che il cane era morto, avevamo fatto il possibile.
Gli altri anni continuai ad andare in campeggio con altre amiche, mi comprai una tenda per conto mio.
Non avevamo praticamente altro di attrezzatura, se non un tavolino con sedie sgangherato e un frigo portatile che chiamavamo il sarcofago.
Non avevamo neanche la luce e infatti dovevamo scegliere quando c'era ancora il sole cosa mettersi la sera perchè poi non si vedeva più nulla nella tenda.
Per par condicio decisi che saremmo andate un anno sull'Adriatico, uno sul Tirreno, uno a Nord e uno a Sud...
Partivamo con la macchina senza aria condizionata e i finestrini aperti, con la radio con le batterie perchè l'autoradio non c'era.
Andavamo solo una sera a cena fuori e poi mangiavamo sempre pomodori, mais e tonno.
A colazione mangiavamo i Grancereali che da allora chiamai Gransegatura.
Ci cuocevamo al mare per ore intere, sempre le ore più calde. Poi dormivamo un po' in tenda prima di cena e poi la sera uscivamo e ci svegliavamo il giorno dopo quando il sole era a picco e la tenda era infuocata. Per risparmiare prendevamo il posto tenda che era libero, quasi mai all'ombra.
Alcuni pomeriggi andavamo in giro anche a visitare i paesi, le zone archeologiche, i dintorni.
Ricordo sempre quest'atmosfera zingaresca, di assoluta libertà, stare tutto il giorno in costume e infradito, al ritorno in macchina spesso viaggiavamo ancora così ed era un tortura tornare in città e vestirsi normalmente.
Ora che mi sono imborghesita non farei mai una vacanza in campeggio, con zero attrezzatura poi meno che mai.
La storia del cane è tristissima .... :(
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