pubbli larga

giovedì 26 luglio 2012

Benvenuti ad Utopia


"Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I., atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica.
Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto.

E' indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese.
Ricordi i giorni dell'Umi, le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo.

I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro.. Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi (...).
Giorgio"


Giorgio Ambrosoli venne ucciso sotto casa il 12 luglio 1979.


Leggere queste righe mi riempie di emozioni e riflessioni. Sembrano provenire da un passato troppo remoto, sembrano incredibilmente, quasi teneramente anacronistiche se paragonate ai nostri tempi.
Non ho mai  sentito un politico parlare del bene del paese, immolarsi per esso, essere disposto a sacrificare la vita per compiere nient'altro che il proprio dovere.
Negli anni '70 sembrava la norma, tutti sapevano i pericoli che stavano correndo, di mettere a repentaglio la propria vita e la famiglia, di essere tutti possibili bersagli eppure accettavano gli incarichi e si buttavano a capofitto nel lavoro e in quello che credevano. Nella lettera alla moglie Ambrosoli parla di dovere verso il paese, Italia o Europa...adesso chi sente un dovere simile? Probabilmente nessuno. Italia e Europa sono concetti talmente astratti da sembrare lontani anni luce da noi.


Forse io credo in un'utopia, in un mondo che non esiste e mai esisterà ma mi piacerebbe tornare al passato, ad un passato ideale. In cui i politici si sentano onorati di ricoprire il ruolo di rappresentanti del Paese, che lavorino sodo per quello. In pratica dovrebbero avere solo uno stipendio quasi simbolico perchè la retribuzione massima è già insita nel compito che devono svolgere. 
Cosa c'è di più bello e nobile di rappresentare il tuo paese, non solo chi ti ha votato ma tutti, lavorare duramente per far sì che le cose vadano meglio?
Res publica: cosa pubblica, dello Stato.
Vorrei che si commuovessero durante la cerimonia di insediamento al governo invece di avere quel sorriso da faina che sembra dire "Mo me magno il magnabile".
Qui l'unica che piange è stata la Fornero che ha avuto un barlume di rimorso di coscienza per comportarsi poi in seguito  freddamente da razionale statista come nulla fosse.

Sono chiusa in questa gabbia dorata lontana dalla realtà, sento vagamente delle eco provenire dalla tv, voci allarmistiche e chiedo a mm "Ma davvero la crisi è così crisi? Cosa dice il mondo lì fuori?" io non mi accorgo neanche se si schiatta di caldo o se fa fresco, qui le giornate si susseguono identiche le une alle altre.
Mi chiedo se stiano facendo davvero qualcosa, chi può per migliorare la situazione.
Poi penso a come ho vissuto la situazione sulla mia pelle dei cosiddetti tagli.
All'ospedale il personale è talmente incazzato che lavora male, ha turni di lavori sfiancanti e poi gli errori fatali si susseguono...per forza!
Chi si trova a lavorare in condizioni schifose e malpagato lo fa necessariamente male e si ripercuote sul suo operato.
Se penso agli insegnanti, alla scuola, alla situazione in cui sono costretti a lavorare la situazione non è affatto felice. Il luogo in cui vengono formate le future generazioni, in cui gli viene data un'istruzione, la base culturale e sociale di quello che saranno da grandi, è completamente allo sbando. Eppure ha un ruolo così delicato e fondamentale, di formare le giovani menti, un compito che sempre più viene delegato alla scuola dalle famiglie, spesso assenti o sfasciate.


E sempre più mi sembra che la volontà di cambiare sia delegata al buon esempio isolato di un singolo che vuole andare avanti e nonostante tutto ancora ci crede.
Un utopista anche lui evidentemente.

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