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martedì 10 luglio 2012

Un weekend in ospedale, mio malgrado (prima parte)

Venerdì pomeriggio ero pronta per partire per il mare, avevo preparato la valigia e stavo scalpitando.
Sapete come mi pesi stare a riposo e in casa questi giorni e morivo dalla voglia di partire.
Ma il destino ha scelto un'altra destinazione per quel weekend.
Sono iniziate delle perdite...aho nun ve schifate, le perdite fanno parte della vita, come la cacca e tante altre schifezze, inutile ignorarle, mica si può parlare sempre di massi sistemi e di cuore-amore.
Le perdite in gravidanza possono essere di varie tipologie, classificate a seconda del colore, dell'entità e di non so cos'altro indicano cose diverse.
La mamma deve essere bravissima ad interpretare i segni sulla striscia di carta igienica un po' come gli auruspici dell'antica Roma che leggendo le viscere degli animali o il volo degli uccelli  riuscivano a prevedere il futuro.
A quanto pare se le perdite sono scure o fondo di caffè, come romanticamente mi ha spiegato un dottore va bene, se sono rosso sangue no, se si verificano ad inizio gravidanza sono di impianto, se le trovi dopo non va bene.
Insomma dopo due giorni in cui avevo fatto la brava, ero stata chiusa in casa, seduta o a letto inaspettatamente trovo queste malefiche.
Chiamo la dott. che ovviamente non risponde, è introvabile, quando ti serve, figurati poi queste cose capitano sempre nel weekend starà già alle Barbados, non c'è quasi mai e ti richiamo col cavolo, nel senso che non ti richiama. Provo, riprovo alla fine riesco a parlarci e lei mi rassicura "Stai a riposo, alzati solo per andare in bagno".
Queste malefiche si trasformano in una quasi emorragia, la richiamo, facendo sempre 800 tentativi, le chiedo "Ma è normale?" "Direi di no, vai al pronto soccorso".
Ok... riesco ad essere lucida, a ficcare in borsa le cose che possono servirmi per un eventuale ricovero.
E ci rechiamo all'ospedale Pertini. C'eravamo stati una volta in cui eravamo caduti con lo scooter e il pronto soccorso mi aveva fatto una buona impressione, poi è vicino casa.
Arrivati lì ci rechiamo al desk del pronto soccorso, ci sono un maschio e una femmina, lei sembra Malika Ayane, lui ci sta provando con lei, le pizzica la guancia e intanto, mm si accorge che si sta intascando furtivamente dei medicinali. Non ci si cagano, penso: forse non è qui? Per avere un po' di considerazione bisogna presentarsi con un'accetta ficcata in testa? Mm spazientito si fa avanti e lei con tutta la calma del mondo mi chiede le generalità e il documento poi mi mette un braccialetto al polso con scritto 146 di colore verde. Sono codice verde, non urgente. Ci portano in una sala d'aspetto e mi indica di mettermi vicino a una ragazza incinta ma questa dice "No non può la sedia è sporca", ci sono altre 180 sedie libere ma evidentemente ci sono delle leggi non scritte e un po' ottuse per cui quelle che devono fare la visita ostetrica o ginecologica devono stare in quel settore. Passata la porta dell'ospedale devi entrare in un'altra ottica di vita, qui i tempi si dilatano, è tutto un'attesa, uno pensa che al pronto soccorso sia tutto un correre e un darsi da fare e invece regna la flemma più totale, inoltre sei un numero, ti chiamano proprio signora 146. Inizia l'attesa... ci sono vari personaggi strani. C'è un marocchino che entra a piedi nudi e va nel bagno dell'ospedale, entra indisturbato in una zona che sarebbe vietata ma nessuno degli infermieri sembra notarlo. Poi c'è un altro che arriva con un camice da operato, o da matto?, Malika lo vede e gli fa "E tu che ci fai qui?" e lui "M'hanno operato e mo' me so risvejato". E' tutto molto grottesco, sembra di essere in un film o di essere vittima di una candid camera. C'è una bella ragazza che è lì perchè ha accompagnato un parente, non si sa da quanto sta lì ma sembra sapere tutto, è quasi una caposala, poi si alza e vedo che ha una lunga gonna bianca pressochè trasparente che fa vedere sotto un paio di culotte che neanche le mignotte sulla Salaria osano tanto...
Ci chiamano e ci portano in reparto, ancora attesa. Finalmente è il mio turno, chiedo se mm può entrare, mi dicono "No signora tanto è una visita normale" le vorrei dire che poichè sono entrata tramite pronto soccorso tanto normale non è che e che semmai dovesse uscire un brutto risultato vorrei averlo accanto.
In ospedale c'è poca, pochissima umanità e sensibilità. Le tre dottoresse che mi visitano, una con la faccia equina, una bellissima ma con gli occhi di ghiaccio e una riccietta sono giovani ma sembrano non capire le esigenze di chi stanno visitando, in sostanza devi stare zitto e non rompere.
Mi fanno l'ecografia, confabulano fra di loro e le sento parlare al passato "Vedi qui c'era....qui c'era quest'altro..." già temo il peggio. Dopo un po' si ricordano che c'è un umano sotto le loro grinfie e mi fanno sentire il cuore di Pallino, "Ah ma allora c'è!!".
Però mi dicono che mi devono ospedalizzare perchè c'è un distacco importante. In realtà non possono farmi granchè, la terapia è quella che potrei fare a casa, io provo ad evadere "Allora torno a casa" ma la dottoressa Varenne mi dice di no perchè almeno qui ho assistenza ed è sicuro che mi riposo e sto ferma, mi terranno una notte poi domani si vedrà.
Mi portano in un'altra stanza e mi fanno una flebo, l'elettrocardiogramma e forse pure le analisi del sangue anche se non ne ho memoria. Rimango lì per non so quanto tempo, perchè in ospedale si perde la cognizione del tempo. Io sono preoccupata per mm, mi ha visto sparire e non tornare più, ovviamente le dott. non ci pensano proprio ad avvisarlo.
Vorrei che mi raggiungesse per dirgli almeno che Pallino sta bene ma non può perchè accanto a me è un continuo succedersi di panzone che fanno il monitoraggio, non ci parliamo fra di noi, ognuno è perso dietro le proprie preoccupazioni.
Io sono un po' inebetita, sono preoccupata per la Pop, ma mi guardo intorno incuriosita nell'attesa.
Nell'armadietto ci sono scatole con scritto sopra col pennarello cosa contengono, su una c'è scritto "Materiale per violenze"...maronna e che ci sarà lì dentro? Vorrei quasi chiederlo alle dottoresse ma non mi sembrano molto propense a parlare quindi taccio.

Poi mi portano in camera, da questo momento divento la signora 14 come il mio letto, e io chiedo subito di poter andare da mm. Prendo in mano la boccia della flebo, quella che sarà la mia amica-nemica per un po' di giorni, ed esco. Mi vede arrivare così. Mi siedo vicino a lui e gli racconto. Mi vede Varenne e mi guarda male, manda la dottoressa riccia a riprendermi "Signora lei ha una minaccia di aborto in corso lo vuole capire?", ma non poteva venire lei a dirmelo? Bahh.
Ok vado in stanza, per fortuna di lì a poco inizia l'ora delle visite per i papà e quindi possiamo stare un altro po' insieme. Allo scadere dell'ora pensiamo va bè mica saranno fiscali qui è tutto un puttanaio, e invece no sono lo sono eccome, ti vengono a cacciare a badilate.
Mm va via e io mi inizio a disperare, piango in silenzio, penso alla Pop senza la mamma, penso a Pallino che sta lottando, al suo cuoricino che batte, alla brutta macchia scura che è proprio vicino alla camera gestazionale che se lo vuole mangiare.
La camera è da 4 ma un letto è vuoto, ho due compagne di stanza: E. 40 anni al secondo figlio, 2 cesarei e A. 25 anni primo figlio parto naturale. Per fortuna se i medici sono privi di umanità le compagne di avventure ne hanno a vagonate e subito mi sono vicino e mi chiedono come sto.
Con loro si crea subito un bel clima, è una situazione strana, ma succede sempre così.
Ti trovi all'improvviso a dividere la stanza e il bagno, a convivere gomito a gomito con estranei ma nasce subito un'empatia speciale. Ti fai dei piccoli favori, ti aiuti l'un l'altra, ti confidi, chiacchieri, passi il tempo. Si instaura una fratellanza che poi svanisce al momento delle dimissioni.

Io ero un po' un ibrido in quel reparto, sapete come sono contraria a far ricoverare chi deve partorire con chi deve subire interventi ginecologici, qui il reparto è unico e si chiama G&O (ho capito dopo due giorni cosa volesse dire), io ero fra color che son sospesi ma avendo già una bimba non ho presa male il fatto di trovarmi in un reparto di ostetricia. Anzi avere come vicina di letto una mamma con la sua culletta con una bimba di due giorni che mi ricordava tanto la Pop è stato bello, così come rivedere quei gesti, sentire quei vagiti ormai da tempo dimenticati ma come al solito penso a chi deve fare un raschiamento o cose simili, in una situazione del genere rischia seriamente di deprimersi. Anche perchè lì è tutto un pullulare di mamme o quasi mamme e le ostetriche, le infermiere del nido entrano nella camera e ti ignorano. Tu sei altro.
Il reparto è bello, c'è una reception che fa molto E.R. e tante foto di bimbi alle pareti tipo Anne Geddes.
La camera è strutturata bene, grande, c'è un tavolo per mangiare tutte insieme e le finestre sono messe all'altezza del letto così uno può vedere fuori la campagna e si può godere di tramonti e albe niente male.


Il bagno lascia molto a desiderare, inoltre ha una doppia porta che è una trappola mortale per chi deve entrare con il trespolo della flebo, rischi di rimanere incastrato fra una e l'altra.
Il trespolo poi ovviamente ha le ruote che non girano quindi o prendi tutto in braccio o porti in giro solo la boccia stando attenta a tenerla bene in alto sennò si crea un'inversione dei flussi e il tubo si riempie di sangue creando uno sgradevole effetto splatter.

Il tempo scorre lento, scandito dai pasti, uno aspetta solo quello. Io poi avevo una fame incredibile e ho trovato le porzioni veramente misere, ma come fa una che è in convalescenza a riprendersi o una che deve allattare? La qualità è mediocre ma io spazzolavo tutto,
La colazione è deprimente danno latte e orzo in una ciotola di plastica che io uso per dare l'acqua alla mia gatta e due fette biscottate con la marmellata.
Di grande novità è che ora passano pure con la merenda: uguale alla colazione. Va bè meglio di niente.
Una volta mi sono fatta portare da mm un cornetto con la crema e l'ho mangiato di nascosto dalle altre. Ma in generale credo proprio di essere dimagrita.
Si aspettano con trepidazione i pasti, i controlli dei medici e le visite dei parenti.
Non c'è la tv, si sentono solo le suonerie dei cellulari.
Il sabato sono passati i dottoroni con le cartelle cliniche e mi hanno detto che dovevo rimanere almeno fino a lunedì perchè per un distacco importante come il mio ci vogliono almeno 48 ore.
A casa viene organizzata una task force eccezionale composta da mm e dai miei genitori,
siamo preoccupati, come farà la Pop ad addormentarsi che in genere lo faccio io allattandola? E come faranno per i risvegli notturni visto che faccio nella stessa maniera?
E' la mia più grande preoccupazione, un mio amico spietatamente mi dice "Ma non è che il problema è più tuo che suo, sei più tu che non riesci a stare senza di lei che non viceversa...". Può esse....!
E infatti per fortuna va tutto liscio, è proprio vero che i bambini hanno una grande capacità di adattamento. Solo ogni tanto quando sente una porta aprirsi o vede le mie foto mi cerca. Decidiamo di non farla venire in ospedale a trovarmi, meglio che non mi vede nè che mi senta.
Gli orari in ospedale sono strani, è un mondo a parte, sembra di stare in una bolla estraniati da tutto il resto. Ci sono cose che continuo a non capire.
Ad esempio per quale motivo ti devono svegliare alle 5.45 di mattina per misurarti la pressione e la temperatura, che valore scientifico ha prendere questa misura a una che sta ancora dormendo? Un giorno mi sento picchiettare su un braccio, apro gli occhi e vedo un sole, penso "Oh Dio, sono morta" poi realizzo che è il tatuaggio di un'infermiera che mi chiede "Come stai?" ma che ne so? Non ho manco ancora realizzato ancora chi sono.
Ti svegliano bruscamente in questo modo per poi lasciarti così inerme perchè la colazione passerà solo due ore dopo.
Un'altra problematica che ho dovuto affrontare dopo aver saputo che avrei dovuto passare davvero, mio malgrado il weekend lì è il latte.
Allattando ancora la Pop e avendo trascorso una notte fuori casa in breve mi stava scoppiando una tetta. Spiego la mia problematica ai dottoroni e loro subito si mostrano disponibili e attenti alla problematica. Io gli dico che l'importante è riuscire a togliermi questo latte, loro dicono di conservarlo per darlo alla Pop, io rispondo che non è necessario, l'importante è svuotarmi la tetta e loro mi suggeriscono di chiedere il tiralatte al nido.
Mi avvio con la mia boccia della flebo, ricordando sempre che in teoria io dovrei stare sdraiata h24. Chiedo alla tizia del nido se mi presta l'aggeggio che devo tirarmi il latte perchè allatto ancora, lei dice che non può darmelo da portare in stanza perchè le serve lì (forse ha paura che io lo rubi) ma che devo usarlo lì, io dico che non posso stare seduta perchè ho una minaccia di aborto...lei perplessa mi chiede "Scusa ma quanti figli c'hai che nun ho capito?" e io "Due, solo che una è outside, uno è inside". Devo tornare in camera, riprendermi il trespolo e sedermi accanto al tiralatte. Ne hanno uno professionale della Medela, peccato sia tutto impolverato e la plastica sia diventata anzichè trasparente, gialla. Purtroppo il nido è vuoto perchè tutte le cullette sono nelle stanze con le mamme, sarebbe stato divertente stare lì attorniata da tutti quei bimbi. La tizia del nido si avvicina e mi fa curiosa un po' di domande, saputa l'età della Pop dice "E che la allatti a fare?" uff.... ma non li conosce i dettami dell'organizzazione mondiale della sanità, i consigli della lega del latte? E meno male che lavori in un nido. Ci rinuncio...
Un'altra tizia mi ha fatto pulire a me il tiralatte usato, forse temendo una contaminazione di chissà cosa e questo sempre perchè io in teoria dovevo stare a letto..
Una notte la stessa mi ha svegliato a mezzanotte per chiedermi cosa ne dovevano fare del latte che gli avevo fatto mettere da parte.


Durante la degenza ero moderatamente ottimista, anche per un semplice futile motivo, questo ospedale mi piace perchè anzichè essere intitolato a un santo è dedicato a Sandro Pertini, che è una figura che ho amato tantissimo, per me rappresenta davvero un surrogato di nonno, peccato non aver visto neanche una sua immagine in giro, mi avrebbe rassicurato e fatto sorridere.


In compenso ho incontrato una vecchina che mi fa "Stai meglio?", non l'avevo mai vista prima, le dico "Si grazie" e lei prontamente "Vuoi la comunione domani?" ah ecco "Ma anche no grazie".
Ci sono stati anche momenti divertenti.
Ad esempio quando chiamavano i mariti per chiedergli cosa dovevano portarci o per fargli fare le commissioni in genere affidate a noi, ci accorgevamo che sono quasi ospiti in casa nostra e non sanno dove prendere le cose o come comportarsi.
E. aveva chiesto al marito di comprarle i paracapezzoli e lui non sapeva assolutamente cosa fossero, lei tentava di spiegarglielo e alla fine lui fa "Ah ho capito quei cosi tipo che si usano per il cucito". Eravamo curiose di sapere cosa gli avrebbe portato ma alla fine incredibilmente ci ha preso. Io le avevo suggerito di dire che sono quegli affari usati anche dalle spogliarelliste ma poi forse le avrebbe portato la versione borchiata o in paillettes. Oppure gli ha chiesto di portare le pinzette per le sopracciglie e ignorava anche l'esistenza di questo indispensabile strumento, vaglielo a spiegare... Mm ha fatto la sua parte quando gli ho chiesto di portarmi una nuova camicia da notte, non riusciva a capire cosa fosse, l'ho descritta come una maglietta lunga. Mi chiama e mi fa "Ne ho trovata una con i disegni di pacman". Io non ho nulla del genere, dopo un po' ho capito che è una vestaglia con 300 disegni e colori fra i quali una cosa che vagamente poteva ricordare pacman. Poi un giorno si è presentato con due riviste tipo "Novelle 2000" dicendo che sono quelle classiche da ospedale, mi sono un po' risentita ma alla fine mi sono attaccata pure a quello e so tutto di Balottelli e della Fico


Nell'attesa ho letto tanto, tantissimo:
- "Nel segno della pecora" di M. Haruki voto: 6 bello l'inizio poi si perde
- "Grazie per quella volta" di S. Dandini voto: 7 mi è piaciuto poi per delle cose l'ho sentito molto vicino a me, delle cose potrei averle scritte io, anzi cita la madeleine proustiana proprio come me!
- "Io e te" di N. Ammaniti voto: 8 bellissimo, peccato sia breve.
- "Fai bei sogni" di M. Gramellini voto 6 e mezzo, sopravvalutato, bella la storia mi ha fatto commuovere ma il modo di scrivere niente di eccezionale
- "L'allieva" di A. Gazzola voto 6 divertente, poi la protagonista è un medico legale di nome Alice Allevi, la mia Pop più il mio pianista preferito ma che vuoi di più?!


continua...
La seconda parte http://buonecosedipessimogusto.blogspot.it/2012/07/un-weekend-in-ospedale-mio-malgrado_11.html








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