pubbli larga

martedì 3 luglio 2012

Successione mortis causa

Capita di ricevere una telefonata strana da parte di un avvocato.
Mi parla in avvocatese non capisco cosa mi sta dicendo, usa parole latine.
Intuisco solo che si tratta di una causa in corso, penso sia un errore o peggio qualcuno che mi sta truffando.
E' di Viterbo, mi dice che è stato incaricato a seguire la successione mortis causa della signora A.
Dopo un po' realizzo...la signora A. da cui avevamo comprato il posto macchina è morta.
Provo disprezzo nei confronti di questi professionisti, medici o avvocati, che si nascondono dietro termini tecnici e lasciano fuori dalla porta la giusta dose di umanità e sensibilità.
Ma ci voleva tanto a dire "Mi dispiace annunciarla che la signora A. è morta e io sono incaricato a seguire le pratiche di successione"?.
Noi non sapevamo nulla, l'ultima volta avevamo incontrato la signora per caso al bar e stava bene.
Abita nel nostro isolato ma non nel nostro palazzo e in una città non è facile mantenere i contatti anche con i dirimpettai.
La signora A. era un po' distratta, forse il tipo di vecchina finta svampita che fa una gran confusione fra euro e lire ma in realtà poi si ricorda tutto. E infatti non ci fece uno sconto sul prezzo finale neanche a pregarla!
Ogni tanto si lamentava di qualche acciacco ma poi stava sempre in gran forma, fumava e non rinunciava mai al rossetto.
Abbiamo comprato il posto macchina quando ero incinta della Pop. Passeggiando per il quartiere avevo visto per caso il cartello e abbiamo subito chiamato. Non mi sembrava vero! I parcheggi qui sono merce rara e preziosa, chi ce l'ha se lo tiene stretto, al massimo lo affitta.
La contattammo subito e come previsto aveva già ricevuto un sacco di proposte ma come speravamo le entrammo subito in simpatia, forse per la mia panza.
Aveva preso per conto proprio la decisione di sbarazzarsi del posto auto, a lei non serviva, era vedova, non aveva la macchina, al massimo lo usavano ogni tanto i figli quando passavano a trovarla.
I parenti infatti non credo fossero d'accordo con la sua scelta.
La andammo a trovare una volta al mese perchè nel contratto c'era scritto che una parte della cifra dovevamo pagarlo così.
Lei stava sempre da sola a casa, in vestaglia, d'inverno andava a dormire prestissimo.
Si lamentava che la lasciavano sola.
Ci accoglieva con gioia, aspettava quasi il successivo appuntamento mensile.
Le portavamo la Pop e lei era contenta, le faceva un sacco di moine, controllava come cresceva, ci esortava a spingerla a camminare, a usare il girello. Ci aveva invitato più volte pure nella sua casa di campagna dove c'era fresco e aria buona che avrebbe fatto tanto bene alla Pop. Penso che i figli e i nipoti sentendo l'affetto che aveva per noi ci avranno odiato cordialmente.
Le ultime volte che l'abbiamo vista ci aveva consigliato di "iniziarci a incamminare per il secondo figlio"; io adoro questi modi di dire desueti.
E niente...ora non c'è più, non ha fatto in tempo a vedere la Pop a camminare, nè a sapere di Pallino.
E noi abbiamo saputo solo due mesi dopo la sua morte che lei non c'è più.
E' una gran brutta sensazione, ogni volta che passavamo sotto casa sua ci veniva di alzare lo sguardo e guardare le sue finestre.
Ed è stato orribile, saperlo in quel modo, in burocratese, in termine legali, mortis causa... ma sa l'avvocato che dietro queste parole ci sono persone, sentimenti, emozioni?? O siamo davvero solo numeri, una pratica archiviata e nulla più?
E il comportamento dei nipoti è stato coerente a quello che hanno avuto finora, l'hanno lasciata sempre da sola, se ne sono fregati ed erano interessati solo alle sue proprietà e così stanno facendo pure ora.


Delle volte ci si lega a delle persone anziane, le consideriamo un po' come dei succedanei dei nonni, forse perchè non siamo stati abbastanza intelligenti o non abbiamo avuto il tempo necessario di goderci quelli nostri naturali, cerchiamo comunque questa figura così importante in altre persone.
Quel profumo di buono, di casa, rassicurante e immutabile negli anni, quella che non ti manda mai via di casa senza averti regalato qualcosa o offerto qualcosa da mangiare che poi magari era tutta roba rimediata o stantia ma era il gesto generoso che contava. Quella per cui quando andavi via di casa era sempre troppo presto e che la volta che ritornavi era sempre troppo tardi. Le mille raccomandazioni e i consigli non richiesi, i racconti interminabili sugli acciacchi e sui fanta-sintomi che a forza di sentirli non ci credevi più ma che solo dopo capisci che un fondo di verità ce l'avevano eccome...


1 commento:

  1. Mi dispiace per quella signora, so che ci eri affezionata! Q.

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