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mercoledì 23 maggio 2012

C'è qualcosa che non mi torna

In questi giorni si sente un diffuso pessimismo in giro, uno smarrimento, un non sapere a cosa aggrapparsi, un è tutto uno schifo...dovuto ai recenti fatti di cronaca, come si dice in questi casi.
Io non condivido questo comune sentire.
Ho ascoltato, osservato, ne sono rimasta fuori, non mi piace essere travolta dall'onda emotiva dei più senza prima essermi soffermata un attimo a riflettere. Ho sentito pure tante, troppe cavolate fino ad essere diventate intollerabili. E quando è troppo non si può più tacere.


C'è chi inizia a pensare che questo sia un periodo storico sciagurato, segnato da personaggi cattivi, da tragedie e si chiede addirittura se sia stato giusto far nascere i propri figli ora.
Secondo me questa epoca non è nè più nè meno tremenda di altre. Anzi se devo essere sincera penso che il periodo in cui siamo nati noi sia stato peggiore e mi chiedo proprio con quale speranza e con che stato d'animo i nostri genitori ci abbiano tirati su convivendo con l'incertezza e l'angoscia degli anni di piombo, rapimento di Moro and so on... (ma ne riparleremo di questo).


Non mi piace chi si piange addosso, chi si lamenta senza trovare una soluzione, senza provarci, non tollero i lamentini, i disfattisti, per questi ho solo una soluzione: l'abbattimento seduta stante.
Capisco che delle volte è più semplice crogiolarsi in un fango di impotenza, che è più facile dire "Si stava meglio quando si stava peggio", pare sia una consuetudine del nostro paese lamentarsi, sempre e comunque.


E' facile farsi trascinare dagli altri, dalla tv che cerca sempre lo scoop, il sensazionalismo anche quando non c'è.
E' stato detto: è stata la mafia e poi ma come la mafia? ma non aveva tra i codici d'onore quello di lasciare illesi i bambini e le donne??


Allora...la mafia non ha rispetto di nulla, fuorchè di se stessa e dei suoi affiliati, ma dal momento che sgarrano tutto decade.
Non ha rispetto neanche per i preti sebbene i suoi riti di iniziazione siano corredati anche da un misto di religiosità.
Non ho simpatia per la chiesa ma la ho e anche sconfinata per chi fa il proprio compito (lavoro o missione) con passione, ho rispetto per gli uomini così e non per la divisa che indossano (la tonaca è pur sempre una divisa).


Don Pino Puglisi ucciso il giorno del suo compleanno, il 15 settembre 1993, davanti al suo portone di casa, uno l'ha chiamato e un altro alle spalle gli ha sparato alla nuca. Qualche tempo dopo ignoti hanno murato il portone del centro che aveva creato lasciando lì vicino gli attrezzi.

Negli ultimi 10 anni la mafia ha ucciso 2500 (ribadisco duemilaecinquecento) persone di cui 37 bambini.
Tra cui Caterina e Nadia Nencioni, bambine di 50 giorni e 9 anni, nella Strage di via dei Georgofili (27 maggio 1993), Claudio Domino (7 ottobre 1986), bambino di 11 anni, ucciso davanti al negozio dei genitori in quanto scomodo testimone di una relazione tra sua madre e Salvatore Graffagnino che venne poi indicato come uno dei responsabili dell'omicidio,  in seguito sequestrato e poi torturato e ucciso dalla mafia.


E di donne ce ne sono un'infinità, mogli o sorelle di pentiti.

Fa sempre bene parlare di mafia ma secondo me stavolta è stata tirata fuori un po' a sproposito.


Non credo nel legame mafia-anniversario di Falcone e Borsellino-Brindisi per il semplice fatto che la mafia non si mette a badare a questi sottili legami, non cerca assonanze, ricorrenze, accoppa e basta. E quando lo fa è sempre in maniera chirurgica o devastando col tritolo per essere sicuri del risultato e non con queste dinamiche.

Si è parlato pure di terrorismo internazionale ma non mi sembra il caso, con tutto il rispetto, non penso manco che sappiano dov'è sita Brindisi.

Per me, se proprio volete saperlo si tratta di delitto passionale, compiuto da un uomo, con la solita motivazione: non sei mia? allora non lo sarei neanche di nessun'altro.
Insomma il gesto isolato di un pazzo...a cui non bisognerebbe dare neanche tanto risalto per non fomentare emulatori.

Ma comunque, non si sta giocando alla signora Fletcher, c'è una morte in ballo, di una ragazza, il ferimento di altre e la brutalità che irrompe nella vita di centinaia di studentesse.

Ci si sente smarriti, fragili e vulnerabili.
Ma non c'è molto rimedio da porre, le cose cattive possono provenire da qualsiasi parte, si potrebbero mettere le telecamere fuori dalle scuole, non so se ci siano già ma non credo. Vigilare, vigilare, vigilare.
Soprattutto sui nostri figli, guardarli negli occhi, ascoltarli, percepire ombre di disagio, di paura.

Quando ci sono notizie del genere, spengo la tv, non guardo più nulla.
I giornalisti ci godono a rimestare nel torbido, a raccontare i particolari commuoventi della vittima, a far vedere i video della prima comunione...perchè in fondo è questo che cerca e si aspetta chi guarda un certo tipo di programmi.
Ma questo non è dare una notizia, quella l'hai data e basta. Tutto il resto è speculazione, è sensazionalismo, è mancanza di rispetto probabilmente in primis per le vittime.
Come anche seguire ogni voce, ogni si dice, dire tutto e il contrario di tutto, montare la notizia, avere fretta di darne una in anteprima rispetto agli altri senza verificare le fonti, cercare pubblico costi quel che costi, a dispetto della verità e della intelligenza di chi si ha di fronte...



















2 commenti:

  1. Bellissimo questo post!
    Una critica costruttiva su come dovrebbe essere il giornalismo e su come, purtroppo, non è.
    Come diceva Garcia Lorca: "Non vogliamo più parlare, troppo peso hanno le parole".

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  2. grazie amico/a anche per la frase di Garcia Lorca!

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