C’è una categoria che mi disturba
alquanto: quella delle commesse.
Per carità ritengo che sia un
mestiere molto difficile, come tanti altri in cui si sta a contatto con il
cliente tutto il giorno.
La commessa ideale dovrebbe essere la giusta
mediazione tra una furba perculatrice e una discreta addetta alle vendite.
Il mio
negozio ideale è quello dove posso fare tutto da sola, se c’è anche la
possibilità di pagare senza rivolgersi ad anima viva sarebbe ancora meglio.
Non sopporto quelle che ti fanno “Tesoroooooo
ti sta d’incanto, con un figurino come il tuoooo, perché non ci accosti questo scaldacuore??
Sarebbe perfettooooooooo!!”.
Ecco questa è la perculatrice ruffiana.
Innanzitutto,
come non tollero quelli che danno del tu alle commesse, allo stesso modo non sopporto chi si prende troppa confidenza con me. E' una lavoratrice, si
sta facendo il mazzo, merita rispetto come minimo ma anche io lo merito.
Ancora peggio quelle che ti
toccano…. Vengo assalita da dubbi amletici: forse siamo parenti a mia
insaputa??
Poi ci sono quelle a cui rode,
comprensibilmente, è un lavoro tosto ecc, tante ore in piedi, sotto luci accecanti
e musica a tutto volume… Ma mica è colpa mia se stai qui!?
Purtroppo troppo spesso i
proprietari dei negozi per risparmiare affidano queste delicate mansioni a
fanciulle il cui quoziente intellettivo è prossimo agli spongiformi, le spugne
di mare, che a confronto Sponge Bob è un Nobel…
Categoria a parte sono le commesse
dei negozi per bambini.
Non ne ho girati molti, forse
proprio per questo, ma ne ho trovata sola una veramente brava.
Ci accolse da Prenatal quando, in
evidente stato confusionale, giravamo in cerca di un trio e non capivamo la
differenza fra ovetto e navicella…lei ci fece un monologo di 100 ore mentre con
una mano apriva e chiudeva modelli di passeggino per farci vedere le differenze.
In breve
tempo diventammo esperti di marche, fronte mondo, fronte mamma, modelli e
prezzi.
Ovviamente il nostro trio poi lo comprammo da un‘altra parte…infatti
non ritengo di far parte della categoria del cliente modello!!
E altrettanto ovviamente quel negozio ha chiuso e
chissà che fine ha fatto la magnifi-commessa?
Quando vado nei negozi con la Pop mi danno fastidio in egual
misura quelle che fintamente cinghiettano “Ma è un amoreeeeeeeeee ciao
bambolina” o quelle che non se la cagano.
Pochi giorni fa mi reco in un
negozio, marca francese, di cui non farò il nome… “Du pareil au meme”. Da
internet risulta che la traduzione significhi “Se non è zuppa è pan bagnato”
quanto ho odiato questa espressione da bambina, ripetuta alla noia da maestre e
prof…
Dicevo è un negozio simpatico, ha
belle cose, anche se non le avevo mai acquistate, molto colorate come piacciono
a me. Entro, c’è un bel po’ di gente, forse perché è sabato.
Subito una solerte commessa mi fa “Serve
qualcosa?”.
Ecco, questa è un’altra cosa che mi indispone, essere avvicinata
appena entro nel negozio, non ho ancora realizzato di che negozio si tratti,
dammi tempo… ma quel giorno andavo di fretta.
“Devo fare un buono”. Mi guarda
con espressione bovina, molto interrogativa. Glielo ripeto. Niente. Penso che
forse ho inavvertitamente preso una porta spazio-temporale e parliamo due
lingue diverse. Poi realizza “Ah deve spendere un buono?” “No..devo farlo IO” “Ah
parli con la collega”.
E’ un giorno speciale, c’è lo sconto del 20% su tutto ma
ci sono pure 3-4 nonne che devono fare un cambio ma non c’è quello che volevano
e temono di essere fregate e iniziano a voler essere rassicurate che non
perderanno i soldi.
La nuova commessa a cui sono stata affidata mi inizia a
fare “Mi segua di là….paga col bancomat? allora di là…”. Mi consiglia di
dividere il buono in piccoli buoni, peccato che li debba tutti timbrare,
riempirli coi dati e contarli mille volte…sia mai ne scappi qualcuno in più!!
Siamo interrotti varie volte dalle
nonne del rimborso, da uomini smarriti che cercano magliette rosse da maschi per
una recita “Spiacenti le abbiamo solo da femmine” “Che differenza fa?” Già
ottima domanda… “Quelle da femmine sono più elastiche”. Ah e chi c’aveva mai
pensato! Poi c’è una mamma che vuole sapere il numero civico del punto vendita
di Viale Marconi.
Ogni volta la mia fanta-commessa
non si ricorda chi stava chiedendo cosa ed è tutto un esclamare “Dice a me?”,
probabilmente avrà detto alla nonna “La recita non si può fare con un altro
colore?”, al papà “E’ al 223”
e alla mamma “Scelga un’altra cosa” e poi torna da me a ricontare da capo i
buoni.
Nel marasma per scusarsi con gli
altri dell’attesa fa “Scusi ma ho qui una procedura da fare con una cliente
particolare” indicando me…vorrei dirle che particolare è riferito a procedura
non a cliente ma fa niente….inconsciamente ha creato un risultato esilarante!
Le dico cinicamente “Non so come
farete ad arrivare a sera..” Lei “E’ che abbiamo l’offerta…”
“Si si grazie arrivederci anzi au
revoir…”
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