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giovedì 23 aprile 2020

40ena (9° parte)

Ieri sono uscita di casa dopo, credo, 10 giorni. Nel senso che sono uscita in strada perchè durante questo periodo in realtà sono stata spesso all'aperto in terrazza o in balcone. 

Nell'evoluzione di questa lunga quarantena nelle ultime due settimane abbiamo deciso che il nostro condominio, i luoghi e chi vi abita, era sicuro e sano e tutto quello che è al di fuori invece è potenzialmente da evitare.

E' stata una decisione impulsiva e naturale e condivisa da tutti, senza dircelo.
Il flashmob ci ha permesso all'inizio di stare al sicuro nelle proprie case ma anche di curiosare col naso di fuori e avere un contatto con chi ci sta intorno e magari fino a poco tempo fa ignoravamo.
Poi i bambini hanno iniziato a scendere e a stare tra di loro, a correre e a fare girotondi.
Alice si è espressa nel modo che le viene più naturale: ballare, ballare, ballare...



E noi dal balcone a guardarli. 

Poi hanno preso i gessetti colorati e hanno iniziato a colorare l'asfalto, a fare scritte variopinte e a disegnare fuochi d'artificio multicolori...la pioggia ha portato poi via tutto tranne le loro esplosioni pirotecniche di colore.
Hanno trasformato il grigio del cemento, il nero dell'asfalto in luce e allegria.


E noi da su a guardarli e chissà quanti altri come noi.

Il parcheggio si è trasformato in un cortile per bambini, cosa mai successa prima e che mai succederà visto che è un luogo pericoloso e inadatto in cui transitano tante macchine.
Un cortile d'altri tempi quelli in cui i bambini venivano chiamati dalla finestra per farli salire o a cui passavi qualcosa calandolo giù con una cordicella.

Il palazzo è diventata un'unica comune in cui i bambini girano e si ritrovano, si fa merenda, il terrazzo è diventata una pista di pattinaggio e un'area giochi.


Cose impensabili fino a poco tempo fa e che non si ripeteranno mai più.
Cose che succedono solo quando stiamo al mare e ci chiediamo con rammarico: ma perchè a Roma non succede? Perchè in una grande città è tutto più difficile?

Dicevo ieri sono uscita perchè mi sono accorta che da quando l'avevo fatto l'ultima volta per necessità era passato davvero tanto tempo.
Ieri pioveva, ho fatto un giro intorno al parco, ogni entrata era sbarrata dai nastri gialli della municipale, nessuno li aveva strappati "Però che bravi" ho pensato. L'entrata principale addirittura era chiusa e c'era una catena con lucchetto. Mai visto il cancello chiuso prima nè di giorno nè di notte, avranno comprato il tutto apposta.

Non ho provato la solita euforia di sempre nello stare all'aria aperta, forse perchè non c'era il sole, anzi ho sentito la puzza della pipì dei cani, dei marciapiedi sporchi. E quando sono tornata a casa ho provato quasi sollievo.

Tanto tempo fa ho visto un film angosciante "Home" racconta di una famiglia che vive accanto ad un'autostrada, la situazione è invivibile per il rumore, per le vibrazioni delle macchine che passano. Gradualmente iniziano a chiudersi dentro casa, con rabbia e isteria dovuti anche al fatto di non dormire, murano le finestre, prendono sonniferi, fanno incetta di surgelati fino ad arrivare alla pazzia vera e propria... Ho pensato spesso a quel film soprattutto all'inizio della 40ena, al terrore di vivere la stessa situazione e che la reclusione e lo stare chiusi in casa diventasse normale.

Ho sempre avuto il terrore che una situazione di anormalità come lo stare in cattività diventasse la norma, che ci si abituasse davvero a tutto come se fosse logico e naturale.

Non è questo il caso, spero, credo, vedo, abbiamo riscoperto il piacere di stare in casa, con noi stessi, di far parte di una piccola comunità come il condominio, di condividere le esperienze, la situazione.
All'inizio provavo questa sensazione di clausura forzata, di gabbia: la tentazione era quella di fuggire via, mi chiedevo: e mo' che faccio? che ci faccio qui? ... col tempo poi proprio il fatto di condividere il momento con gli altri ha fatto sì che ci sentissimo tutti parte di qualcosa e che non ci si potesse più sottrarre, andare via.

Un altro paragone inevitabile è con "Cecità" di Saramago soprattutto per la paura dell'altro, per la diffidenza, il diventare cattivi gli uni con gli altri, la barbaria...

Si consiglia la visione e la lettura ma solo non siete già tristi o abbacchiati.

Ecco forse un passatempo a cui non mi sono dedicata in questa 40ena è stata la lettura, in parte per mancanza di tempo; sembra incredibile ma momenti di ozio non ne ho mai avuti. La mattina è dedicata alla scuola a distanza, dopo pranzo si sta al sole, dopo le 16, per non disturbare quelli dell'ultimo piano, si va in terrazza e poi c'è il flashmob, attività ludiche, varie ed eventuali, la ginnastica, la cena poi il flashmob serale: insomma un intenso carnet di appuntamenti. Un altro motivo per cui non ho letto è che mi è rimasto solo un libro, tra l'altro iniziato e nel caso lo avessi finito, come in genere rapidamente faccio, come avrei potuto procacciarmene altri? Con le librerie chiuse, Amazon non si poteva usare, o meglio era attivo, all'inizio 40ena sembrava che chi utilizzasse i corrieri per scopi non vitali fosse un carnefice di chi trasportava merci, poi tutto questo timore si è andato a far benedire e si sono tornate ad ordinare le solite futili minchiate. Inoltre per leggere ho bisogno di relativo silenzio e tranquillità che con due Pop dentro casa non è proprio facile da ottenere. Ma anche con un marito a cui intimavo "Vai a buttare la mondezza" "Ok" "Vai a buttare la mondezza" "Ma l'ho appena buttata..." "Vai a buttare la mondezza!!" "Ok..." 

Mi sono dedicata alle parole crociate, ingegnandomi a risolvere anche quei giochi della settimana enigmistica, quelli piccoli, che nessuno si fila; al sole, in balcone, con la musica di sottofondo.








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