pubbli larga

giovedì 4 ottobre 2012

Questione di fiuto

Un mese fa abbiamo iniziato l'inserimento al nuovo nido, sembra passato chissà quanto e in effetti è così,  peccato che  siamo ferme da allora a sole due ore giornaliere.
L'anno scorso la Pop andava ad un privato ma quest'anno finalmente è stata presa al comunale e ho deciso di cambiare scuola, nonostante millemilia persone mi avessero sconsigliato dal farlo visto che si era ambientata nel vecchio nido e poi questo sarà l'ultimo anno e il prossimo passerà alla materna.
Sono andata avanti pensando che la struttura comunale o comunque controllata dal comune sia migliore e che i bambini devono andare alla scuola pubblica perchè è è giusto che sia così, al di là del fatto che costa la metà. Le scuole private poi mi sono sempre state un po' sul culo, quell'aria da college, con le divise marinarette tutte uguali.
E ora ne consegue una serie dilaniante di dubbi amletici: avrò fatto bene, avrò fatto male?
Al momento siamo nella fase "Me sa che ho fatto una cazzata" speriamo di venir smentita anche perchè io indietro non ci torno, sia chiaro, fosse anche l'ultimo asilo che mi resta dell'intero globoterracqueo.

Ma ne riparleremo in un'altra occasione.


Degli aspetti positivi nel nuovo nido sicuramente ci sono: dalle maestre dolci e disponibili, di cui mi sono sentita rapita all'istante, anche se ora a distanza di un mese devo ancora capire se sono tali o se sono lupi mannari travestiti da fatine.

Un altro aspetto, e sulla positività di questo non ci piove, è quello di aver diviso i primissimi giorni dell'inserimento in cui si richiedeva la nostra presenza in aula con un'altra mamma. 
In realtà credo che abbiamo parlato al massimo un'ora insieme.
Ma sono stati momenti preziosi, determinanti.
Abbiamo condiviso gli attimi più tremendi: quando ti fanno lasciare il Pop per le primissime volte e sei costretto a chiuderti la porta alle spalle ostentando tranquillità e rasserenanti sorrisi e poi devi aspettare quei 10-15-20 minuti nel salottino del nido.
La tentazione è quella di stare con le orecchie pizzate cercando di interpretare il pianto "Sarà lei? Non sarà lei? Non mi pare..o forse si?".
Per fortuna abbiamo esorcizzato le paure e le attese, tanto era inutile stare lì in trepidazione, iniziando a chiacchierare del più e del meno.
In realtà parlava più lei, a me come al solito, piace ascoltare e fare domande.
L'ho subito sentita come uno spirito simile al mio, quella sensazione di deja vù, di ecco la penso esattamente come te, ma che siamo siamesi separate alla nascita?
Sarà che quando sento parlare di sociale, di libri, di di diritti, di origini semplici i battiti del cuore aumentano di brutto.
Ho capito subito di trovarmi di fronte a quelle che io adoro: le mamme illuminate, il giusto mix di cuore e cervello, che sono dolci mamme ma sono anche altro, non si annullano nel ruolo naturale che stanno vivendo ma sono donne, lavoratrici, piene di interessi, curiose del mondo circostante. Che oltre al figlio che hanno generato ne hanno altri che si chiamano lavoro, libri, passione...
Donne toste, con le palle, determinate ma pacate nei modi, gentili, dolcemente sorridenti, la goccia che scava la pietra insomma.

Abbiamo diviso solo un paio di giorni così, ricordo che più i pianti dei bambini si levavano alti e più chiacchieravamo fitto cercando di non sentire.
Poi ci hanno cambiato orario e ho capito che le occasioni di rivedersi sarebbero state inferiori se non nulle. Mi sarebbe dispiaciuto, ho avuto la sensazione di aver conosciuto anche se per poche ore, incrociato per la via una persona di rara sensibilità e intelligenza, una mosca bianca ed era un peccato perderla così.
Allora ho fatto quello che ultimamente spesso faccio pensando che si vive una volta sola, che meglio vivere di rimpianti che di rinunce ecc. e me so' buttata: le ho lasciato un pizzino nell'armadietto della bimba con i miei recapiti, non sapevamo neanche i rispettivi nomi come rintracciarci altrimenti? Ci ho messo un po' di giorni per prendere questa decisione, mi sono portata dietro il foglietto e lo scotch per vari giorni prima di decidermi, temevo mi beccassero le maestre e mi dessero dalla maniaca!
Lei poi è stata contenta del gesto e abbiamo iniziato a sentirci e mi è stata molto d'aiuto in questi giorni di no ending inseriment.

Oggi spippolando su internet, rimango sorpresa, ma non troppo, nel trovare una notizia.
Vi ricordate quella precaria che finì su tutti i tg per aver posto una domanda al ministro Brunetta, il quale solo a sentire la parola "precaria" se la diede a gambe non prima di averla appellata "Siete la peggiore Italia?". Bè era proprio lei, con il pancione, incinta all'8 mese.
Ho sentito un po' di sue interviste su internet e rivisto i filmati di allora.
Non posso che confermare che le impressioni che ho avuto su di lei a pelle, nei pochi minuti che ci siamo parlate, siano proprio esatte.
L'aver fiutato, come un cane da tartufi, una persona a me affine e interessante da frequentare mi rende orgogliosa del mio sesto senso e mi fa credere che fidarsi dell'intuito o di quello che ti dicono le antenne non è affatto sbagliato.
Nel marasma di tante proteste plateali, del sensazionalismo che spesso viene ricercato a tutti i costi, quell'episodio mi rimase impresso proprio per il garbo, la gentilezza, la buona educazione che in confronto al brutto gesto del ministro risaltarono ancora di più.
E il fatto di averlo trovato su internet e che non me l'abbia detto lei, come un altro avrebbe fatto magari vantandosene è una conferma del tipo di persona che è lei.
Il tutto mi fa necessariamente pensare ai lavoratori precari, a tante belle teste che  esistono e resistono in Italia, nonostante tutto, che siano mal pagati e lavorino senza garanzie, delle grandi, enormi potenzialità che hanno che vengono solo sfruttate e non messe a frutto.


Un altro fiuto fortunato lo ho avuto nel caso di D. http://buonecosedipessimogusto.blogspot.it/2012/05/crisi-ddentita.html






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