pubbli larga

martedì 16 ottobre 2012

15/10

Non mi piace scrivere in occasioni delle ricorrenze ma ci sono degli argomenti che vengono fuori da soli, che chiedono di essere trattati, che premono.

Ieri sera poi la bacheca di Fb mi si è riempita di candele, ma anche di palloncini colorati e farfalle, impossibile, anche volendo, fare finta di nulla.
So che nella situazione appanzata in cui mi trovo non dovrei pensare, forse anche scaramanticamente, a cose tristi o indugiare su temi delicati ma è più forte di me.
Più volte per caso mi è capitato di imbattermi in post dell'associazione CiaoLapo di cui già ho scritto, e di sentire in un attimo gli occhi invasi dalle lacrime e le guance solcate dal pianto.
Confesso che sono state più le lacrime versate leggendo storie di illustri sconosciuti che sorrisi che per ora ho riservato alla mia scalciante Marta inside me.
Per ognuno avrei avuto le stesse, identiche parole di conforto, di vicinanza.
Qualche volta ho pensato anche di cancellarli, per non vederli, per non stare male ma poi l'avrei sentito come un tradimento, una mancanza di rispetto per gli altri, un sottrarsi all'impegno e sono andata avanti.
Ho abbracciato virtualmente, metaforicamente questo argomento e me lo porto dentro ormai da tanto.
Ho detto in più occasioni che l'idea di scrivere questo Blog mi è venuta anche trovandomi di fronte a questo aspetto sconosciuto e terribile della vita, che mi ha scatenato un sacco di emozioni e parole spontanee da buttare giù.

Ieri era la giornata mondiale della consapevolezza sulla morte perinatale.

Forse io non sono nessuno, non ho titoli per parlare dell'argomento, non essendo un'esperta in materia, nè avendo vissuto un'esperienza simile, non ho consigli, non ho soluzioni.
Mi sento impotente e attonita di fronte a tanto dolore che non ha un responsabile, una causa contro cui scagliarsi.
Io, penso che se capitasse a me non ce la farei e basta.
Forse neanche il progresso scientifico potrà in un futuro porre fine a queste tragedie, non lo so, non lo so...
So solo che vorrei fare qualcosa ma non so davvero cosa e come.
So che in questi giorni ci sono stati incontri, dibattiti, vorrei partecipare, conoscere di persona, vedere, sentire, ma mi sentirei fuori luogo e inconsapevolmente in colpa col mio pancione.
So che hanno messo degli stand in vari città, chissà come reagiscono i passanti una volta capito di cosa si sta parlando. Io, mi comporterei diversamente al loro posto?
L'unica cosa che nel mio piccolo sento di poter fare è di parlare di questo argomento, perchè troppo spesso non se ne sa nulla e oltre alla tragedia che uno è costretto ad affrontare spesso si aggiungono l'insensibilità degli altri, delle volte anche in buona fede o per semplice ignoranza.
Mi chiedo in quale modo i medici, gli infermieri degli ospedali che conosciamo sono preparati per affrontare una situazione del genere e se ripenso agli esemplari che ho incontrato io c'è veramente da tremare solo all'idea.

Per un uomo che ha sfidato la natura volando dallo spazio ci sono stati tanti palloncini e angeli che hanno fatto il percorso inverso, chissà che da lassù il mondo non si veda un po' più bello....


4 commenti:

  1. Vuoi sapere come reagiscono i passanti? Io ci sono stata ben due volte, dietro a quei "banchetti" a consegnare materiale, candeline e farfalle....La maggior parte delle volte, quando ti avvicini, la gente estrae il cellulare dalla tasca e finge di parlare, per non dover ascoltare (lo farebbero con chiunque), qualcuno, soprattutto i nonni, si avvicinano e....chiedono in regalo un palloncino, qualcuno prende in mano il volantino che gli porgi, e poi "si tocca" per scaramanzia..... In verità, delle mie due esperienza che porto nel cuore, perchè legate a momenti dolcissimi della mia vita DOPO (dopo la perdita del mio secondogenito), devo dire che in pochi, pochissimi si sono avvicinati con vero interesse.....e i loro occhi esprimevano un dolore che già conoscevo. Per quanto riguarda i medici...beh, si, fai bene a tremare.....nella maggior parte dei casi NON sono per niente preparati, e se ti va bene ti danno una pacca sulla spalla e ti dicono "su forza, sei giovane, ne farai un altro", come se si trattasse di un'infornata di biscotti bruciati. A qualcuno va un po' peggio, e così ti porti appresso tutta una serie di frasi dolorosissime che ti restano impresse a fuoco nell'anima, e nulla riuscirà ad alleviare il dolore che provoca il ricordo di queste frasi. Ma fra tante cose stupide che ho sentito, devo dire che ci sono state anche tante parole dolci, tante persone comprensive e caparbie che negli ultimi anni si sono impegnate perchè tutto questo non accada mai più. Perchè, come mi è stato detto qualche tempo fa, "Non si può curare la morte. Ma si può curare il dolore che la morte lascia dietro di se". E se ciascuno spendesse dieci minuti all'anno per occuparsi di far conoscere questa realtà, per far sapere al mondo che ci sono anche bimbi AMATI che non riempiranno mai i loro piccoli polmoni d'aria....allora forse il mondo imparerebbe a non dire più "eh...càpita. Che ci vuoi fare? Era destino! Meglio adesso che dopo!".

    RispondiElimina
  2. Grazie per le tue parole, perchè ti sei soffermata a cercare di capire, perchè nel tuo modo di scrivere c'è delicatezza e amore. Non sei fuoriluogo, sei una donna, una mamma che ascolta.
    A te e Marta inside <3 da una mamma speciale

    RispondiElimina
  3. Bellissimi commenti. Grazie. In particolare l'espressione "infornata di biscotti bruciati" credo ce me la porterò dietro per anni

    RispondiElimina
  4. sensibilità che spesso penso, solo una mamma puo' avere

    RispondiElimina