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lunedì 8 ottobre 2012

Dare precedenza


In questo weekend mi è capitato per ben due volte che due commesse, arrivato il mio turno alla cassa, mi dicessero "Guardi che è suo diritto avere la precedenza, la prossima volta passi avanti".
Mi ha un po' infastidito il modo in cui mi è stata detta questa cosa, non in modo premuroso ma come fosse quasi una minaccia.
Una addirittura mi ha detto "Lei nelle condizioni in cui si trova..." al che ho pensato che devo avere proprio una faccia da chiavica per meritarmi tutta questo compatimento.
Avrei voluto dirle che sono solo semplicemente e naturalmente incinta, non ho nessuna grave patologia
Io, per come sono fatta, non chiedo niente a nessuno, non sto male, altrimenti in giro non ci andrei ma è logico che se uno mi offre la gentilezza di cedermi il suo posto in fila accetto volentieri.
Non mi piacciono le casse al supermercato riservate alle donne incinte o ai portatori di handicap, credo debba essere una buona abitudine da parte degli altri dargli precedenza.
Spesso invece la gente finge di non vedere la panza, ti guarda dal collo in su e allora tu che dovresti fare? Dovresti arrivare fino alla cassa sfidando gli sguardi inferociti degli altri clienti, raggiungere la cassiera e dirle "Scusi mi fa passare?". Io questa cosa non la farò mai perchè non mi viene proprio e anzi lo ritengo lesivo della propria dignità.
Così come penso debba sentirsi un povero invalido che chiede la cortesia di passare avanti.
Magari potrebbero essere le cassiere ogni tanto ad alzare gli occhi dalla cassa, dare un'occhiata alla fila e dire "A cafoni incivili fate passare la panzona, quella che si è mangiata un cocomero sano sano". Forse solo così sputtanandoli davanti a tutti prima un giorno, poi un altro impareranno un po' di civiltà.
Non mi piacciono neanche i posti riservati sui mezzi pubblici, credo che allo stesso modo siano gli altri a dover avere la sensibilità di cedere il proprio a chi ne ha più bisogno.
Che poi viaggiare sugli autobus o sulla metro è un'impresa azzardata, con gli autisti che guidano allegramente, parlando al cellulare, dribblando gli ostacoli come se stessero guidando un'Ape cross.
Gli anziani, le panzone, chi non cammina...non sono una categoria da isolare, forse sono solo da proteggere, un impegno collettivo da prendere...forse è un concetto troppo utopistico.

Mi piacciono invece i parcheggi rosa, riservati alle panzone e alle mamme, non sono solo da Ikea ma anche in qualche altro punto (tipo vicino al Forlanini) ma spesso li ho trovati occupati, mi sono sempre chiesta se da mamme oppure no.
Che poi personalmente non ho mai avuto in gravidanza bisogno di avere precedenza in un luogo pubblico, quando invece mi avrebbe fatto tanto comodo una volta nata la Pop. Tipo sei al supermercato, in fila e le viene fame all'improvviso, lei vuole il latte, non ci sono santi...ecco in quei casi, nessuno capisce e nessuno ti fa passare avanti.
Se lo chiedi pare sia una bieca scusa, ecco allora tieniti il Pop sul collo che ti sfonda i timpani ululando!
O anche ora, il luogo in cui la Pop cammina meglio è proprio il supermercato, si diverte a correre per i corridoi, a toccare le cose alla sua altezza, a fare il gioco dell'estate: prendere le cose da un carrello e a metterlo nell'altro, a riempire il nostro di cose non necessarie...finchè si va in giro va bene ma arrivati in coda, lei giustamente non ci vuole stare. Allora mm si mette in fila e io e lei andiamo all'angolo dei libri, lei tranquillamente ne prende uno e si siede per terra a sfogliarlo come se stesse in biblioteca, ok forse non si dovrebbe fare così ma qual è l'alternativa?

Da qui mi parte tutta una serie di considerazioni per cui se la gravidanza in Italia è abbastanza tutelata, dopo sono fatti tuoi.
Il fatto che se una sta male possa fare tutta la gravidanza a casa a stipendio pieno la dice lunga soprattutto se confrontata al periodo post-nascita che invece ti permette di avere al massimo 4 mesi al 100% (se ovviamente hai lavorato pure l'ottavo mese).
Altrimenti quando il bimbo ha 3 mesi per lo Stato puoi tornare operativa in ufficio e sappiamo quanto sia scricciolino e bisognoso di cure un pargolo al 3° mese.
Non c'è nessuna clausola che dica: salvo che tuo figlio non abbia rigurgito, colichette, ansia del distacco, mammite acuta...i burocrati sono fin troppo ottimisti (o non hanno figli). A 3 mesi il piccolo è abile e arruolato per il nido e tu per il ritorno al lavoro. Tanto di che ti lamenti? C'è il favoloso periodo di allattamento, lavori solo 6 ore (ma sei pagata per 8). Siiii gliel'andessero a spiegare loro a un Pop di 3 mesi che la mamma si allontana solo per 6 ore più i tempi necessari agli spostamenti!
Se invece vuoi restare a casa, incomprensibilmente anzichè decurtare lo stipendio in base ai mesi in più che uno decide di non lavorare, c'è un abbattimento netto delle entrate, per cui ti trovi a guadagnare solo il 30% e anche questo è un bello schiaffo alla propria dignità.
Se uno poi ha bisogno di assistenza, del nido...che ve lo dico a fare?
Sono cose che conosciamo fin troppo bene.
E tutto questo di sicuro non aiuta a crescere un figlio con serenità e con tutto il tempo che uno vorrebbe, ci si prova ma dall'altra parte l'aiuto è davvero minimo.
C'è una dicotomia molto forte fra l'idea che uno associa e che vorrebbe dare all'infanzia: spensieratezza, libertà, famiglia...e quello che in realtà è.
Vedo genitori letteralmente arrancare, fare continuamente i conti per far quadrare tutto e la scuola che fa acqua da tutte le parti.
Non è così che si educano i nuovi cittadini, non i futuri, perchè loro già sono cittadini a tutti gli effetti ma che di fatto si sentono quasi indesiderati e un peso per la società.







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