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mercoledì 16 ottobre 2013

Scampoli di psicologia spiccia

Dov'eravamo rimasti? Come va l'inserimento della piccola? Non è cambiato granchè, siamo al mese 1, giorni 5 da che abbiamo iniziato e stiamo facendo la sconvolgente cifra di ben un'ora e mezzo di permanenza al nido.
Solo da un paio di giorni abbiamo allungato di mezz'ora e questa concessione mi ha dato alla testa, devo ammetterlo, se non altro perchè dopo un'ora ho potuto finalmente allontanare le mie terga dai pressi della scuola invece di passare il tempo seduta sulle panchine del mercato o se piove in macchina. Di tutta questa faccenda c'era solo una cosa di positivo: ho ripreso a leggere. Lo ammetto schifosamente: da gennaio 013 non tocco libro, o meglio sono ferma sempre sullo stesso. Che poi fosse un libro serio o fico da vantarsi in giro mostrando con nonchalance la copertina, invece trattasi di "Una giornata nell'Antica Roma" di Angela Alberto sob.

Ho avuto un altro diverbio con la maestra. C'è poco da fare non ci capiamo, forse non ci piacciamo. Riusciamo a litigare anche quando non c'è niente su cui discutere. Dico bianco e lei capisce nero e viceversa. Non ci siamo. Forse non ci siamo piaciute già dal primo incontro, forse eravamo già prevenute. Fatto sta che lei ha la Pop dalla parte del manico e mi tocca pure non esagerare se non fosse che al contempo il suo lavoro consiste nel maneggiare quello che ho di più caro. Il cane che si morde la coda.

Siamo stati convocati ad un incontro con la direttrice, pardon funzionario educativo, io contro tre maestre e la loro capa. Chiedo l'aiuto da casa e convinco mm a venire con me, almeno mi dà manforte, mi può dire la sua impressione dal vivo e mi può frenare caso mai mi facessi prendere la mano. L'atmosfera è distesa come un calcio negli stinchi, ci salutiamo con la controparte con la stretta di mano, ci diamo del lei. Mio padre a casa mi aveva consigliato "Falle parlare per prime, non cadere nelle loro provocazioni". La direttrice chiede chi è che ha chiesto l'incontro, sono state le maestre ma lei insiste a sentire prima la nostra voce. Ecco m'ha fregata! Non mi sono preparata il discorso, vado a braccio. Forse sbaglio non andando a cuore, quello che avrei voluto dire mi sgorga qualche ora dopo essere uscita da lì.*

Nel frattempo durante l'incontro mi sono sorbita le loro riflessioni.
Hanno osservato Marta, l'hanno fatta vedere pure ad una pediatra e la conclusione è che è arrabbiata.
Pagherei un penny per sapere come fanno a capire in un 8mesenne la differenza fra arrabbiato, triste, malinconico ecc.
Sono giorni che mi riempiono di teorie pseudo-psicologico-comportamentali con relativi rimedi e ne sono veramente colma.

Ne ho piene le palle di rimedi e indicazioni che neanche Tatalucia sotto effetto di droghe pesanti, ma molto pesanti, riuscirebbe a tirar fuori.

a) Bau bau sette La direttrice mi ha detto che a casa dobbiamo lavorare molto sul bau bau sette. All'inizio non capivo a cosa si riferisse. Poi ho capito che si riferiva al bubusettete, di nascondere un oggetto sotto un telo poi tirarlo fuori esclamando la tipica frase in modo che capisca che anche se non lo vede in realtà c'è sempre. Questo è uno dei pochi barbatrucchi che stiamo mettendo in atto ma d'altra parte è un classico gioco che si fa a questa età.

b) Pizza Pizza Marescià Mi ha detto di guardare Marta negli occhi e di parlarle come se parlassi ad un adulto spiegandole che la porto al nido ma poi vado via per andare a comprare la pizza. Al ritorno devo portarle la suddetta pizza. Molto importante: non devo sussurrare nè parlarle da dietro le spalle. Col passare dei giorni sono state fatte delle modifiche al tentativo pizza connection, in particolare all'inizio si è detto che non dovevo dare la pizza davanti agli altri bambini per non farli rosicare, poi si è sorvolato e si è deciso che tutto sommato 'sti cavoli degli altri l'importante era arrivare alla meta. Io sono un po' restia nei confronti di tutti i loro stratagemmi quindi qualche giorno dopo la riunione mi hanno chiesto se stavo attuando la pizza-terapia. Io ho bofonchiato un "Eccome no!" che non le ha convinte molto, allora mi hanno detto che dal giorno dopo tutta la pantomima del mamma va a comprare la pizza devo farla davanti a loro. Finora il risultato è che la mia borsa puzza di pizza unta e che temo Marta fra un po' odierà la pizza.

c) Dudu da da da Mi hanno detto di prendere un dudu e usarlo come oggetto transizionale. Con la calma... il dudu è uno di quei pupazzi che la mamma dovrebbe tenere un po' con sè per fargli prendere il suo odore e dato poi al neonato dovrebbe tranquillizzarlo. Io non ci ho mai creduto a questi feticci. Comunque abbiamo fatto pure questo. La maestra mi ha dato un coniglietto, anche se in realtà chissà come mai continuava a chiamarlo sempre cagnolino, me lo sono messo di mia iniziativa nel reggiseno per due notti e ci ho dormito su. Non ha funzionato, in effetti non ce la vedo nei momenti di astinenza da mamma prendere il pupazzo, usmarlo voracemente come un cane da tartufo e rasserenarsi. Poi da qui a definirlo oggetto transizionale in grado di sostituire la mamma e di calmare il bambino ce ne vuole. Se funzionasse davvero i nidi non esisterebbero ma i bambini starebbero a casa da soli col coniglio. Questo rimedio è stato prontamente accantonato per essere sostituito da...

d) la maglietta di mammà. La maestra euforica e in vena di grandi iniziative me l'ha richiesta precisando:"Anche se non è usata ma fresca di bucato non fa niente, la piccola riconosce il tuo detersivo". No comment....

e) passeggino una mattina la maestra ferocemente mi chiede:"Mica l'avrai tenuta in braccio prima di entrare in classe??" ehm veramente si, sai com'è mica cammina. Allora prontamente è arrivato il potente  barbatrucco: devi venire col passeggino al nido. Ho ribattuto che in realtà abitando non dietro l'angolo vengo in macchina e potrei metterci dentro il passeggino per poi tirarlo fuori e attraversarci la strada ma mi parrebbe una minchiata colossale. La maestra è spazientita e sbuffa.

f) il nonno durante i primissimi giorni una volta è andato mio padre perchè io ero impegnata con l'altra Pop. La maestra ne era entusiasta, ne ha approfittato subito per pugnalarmi precisando come Marta fosse molto più serena con lui che con me e che soffrisse meno il distacco. Poi ha avuto il raffreddore e sono rientrata io in carica. Lei ogni tanto malinconicamente mi chiedeva come stava e se sarebbe tornato, probabilmente non ha mai creduto che fosse stato davvero male ma l'ha visto come un mio tentativo di spodestarlo. Il nonno comunque non ha mai gradito più di tanto questo ruolo anche perchè, come ho avuto modo di appurare vedendone altri, i nonni spesso in queste occasioni soffrono più dei genitori.

g) il papà durante la riunione è stata paventata anche questa ipotesi, prontamente scartata da mm giusto perchè l'orario dalle 10 alle 11 è comodissimo e lavora dall'altra parte della città. 

h) ma tu quando torni a lavoro? Questo è stato il leit motiv della settimana e per il quale ho discusso con la maestra. Non capisco il legame fra inserimento, sue modalità e successo e la data del mio rientro in ufficio. Gli ho detto di pensare al benessere di Marta poi tutto il resto verrà di conseguenza.

i) lasciala ad altri ovvio che un bambino abituato a stare con varie persone avrà meno problemi al nido ma non credo che uno debba pianificare queste occasioni, se capitano bene sennò amen.

l) ciuccio non si è ben capito cosa ne pensano realmente, all'inizio è stato invocato, santificato poi quando stavo quasi per cedere è stato stroncato.


Forse si stava meglio prima quando i bambini erano divisi semplicemente in bravi e somari o al massimo c'era quello che poteva fare di più ma non si applicava a sufficienza. C'erano i buoni e i cattivi.
Ora si psicanalizza tutto, ora ci sono gli iperattivi, quelli col deficit di attenzione, i dislessici, i disgrafici, i disagiati...e i restanti mi verrebbe da chiedere? Ah no quelli sono serial killer e basta.



* Avrei voluto dirle che mi ha ferito sentir definire il mio rapporto con la Pop morboso, che io "faccio" la mamma e in quanto tale dò amore, affetto e coccole. Che quello in cui credo è il babywearing, portare addosso il bambino, allattare ad oltranza finchè ci andrà, dormirci insieme se ci va, avere un rapporto ad altissimo contatto consapevole in questo modo non di viziarla ma di dargle la sicurezza e l'appoggio necessario per permetterle poi di spiccare il volo da sola quando se la sentirà. Sapendo che così l'inserimento al nido non sarà certo più facile ma facendo poi in modo che le cose vadano per il meglio, mettendo lei al centro di tutto.

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