pubbli larga

lunedì 7 ottobre 2013

Per una fotocopia

La Pop grande ha iniziato a mangiare al ristorante, come lo chiamano loro, di scuola in realtà è la mensa con tovaglie tristansuole di carta. 
Ogni brava mamma che si rispetti ha bisogno del foglio del menu settimanale per sapere cosa mangia il bimbo a pranzo per regolarsi su cosa cucinare a cena. D'altra parte una degli aspetti fondamentali su cui, giustamente, insiste il Comune di Roma e su cui ti fa attaccare pippardoni mostruosi dalle pediatre della scuole è la lotta all'obesità infantile, l'importanza di un'alimentazione varia e bilanciata ecc.
Finora al nido non c'era problema, direttamente il personale mi dava la copia del menu stagionale.
Ingenuamente mi aspetto che lo stesso accada anche alla materna, anzi pardon Scuola dell'Infanzia.
C'è un foglio affisso fuori da ogni aula ma io che ho la memoria a brevissimo termine quando varco il portone dell'uscita me ne sono già dimenticata.
Chiedo a una bidella, anzi personale ausiliario de 'sta fava o come si chiamano ora, a proposito se rinasco voglio reincarnarmi in una bidella.
Apro quindi una doverosa parentesi su questi personaggi: quelle che stanno a scuola della Pop sono delle ciccione fellinealmente enormi. Una è proprio grande, 200 chili, l'altra è cicciona e basta, 150 chili. Stanno sempre sedute in corridoio a vigilare non si sa cosa, forse il deserto dei tartari.
Non ho capito bene cosa facciano, visto che le pulizie le fa un'impresa apposita, credo che sorveglino la classe quando la maestra deve assentarsi e forse accompagnano i bambini in bagno.
Ma sono adiposamente simpatiche, delle enormi chiocce. Quando mio padre le ha viste ha esclamato: speriamo non cadano addosso a qualche bambino sennò è la fine. 
Chiedo a una di queste come faccio ad avere il menù e capisco di entrare in un campo minato, ho scoperchiato il vaso di Pandora. ho fatto una domanda scomoda, ho nominato l'innominabile. Lei mi risponde che devo andare in segreteria, inizialmente mi invita anche a desistere tanto il menu è solo estivo e fra un mese si cambia. Appunto fra un mese, fra 30 giorni non domani. Realizzo che la bidella ha una percezione dello scorrere del tempo e dei giorni in maniera tutta sua. Mi specifica allora che la fotocopia devo farla io di persona personalmente.
E va bè si tratta di premere un pulsante, credo di potercela fare.
Vado in segreteria dove incontro l'altra ciccia (ah ma allora si muovono? pensavo vivessero in maniera stanziale con la sedia attaccata al regal deretano!). Ripaleso nuovamente la necessità di avere la copia del menu. La ciccia, che ormai mi conosce e forse mi ha già catalogato come strana o almeno rompiscatole si sta alzando, miracolo, per farmi la fotocopia quando un altro suo parigrado (sospettosamente longilinea) la blocca:"Eh no mica siamo autorizzate a fare fotocopie di questo tipo" come se avessi chiesto un ciclostile della pagina centrale di Playboy. Mi dicono che devo farla io fuori di qui. Ok la prendo, mi chiedo cosa accadrebbe se un genitore venisse dopo di me a chiedere una copia forse gli direbbero "Deve aspettare perchè l'unica copia originale e scolpita su marmo ce l'ha un'altra mamma".

Mm me l'aveva fatta facile: e qual è il problema? Fai una foto col cellulare.
No, io sono di coccio, sono all'antica ed è un mio diritto avere la copia cartacea del menù da appendere sul frigorifero di casa.

Vado al nido della Pop piccola, tanto ormai mi limito a pencolare tra una scuola e l'altra. Lì ho un'ora di attesa che decido di ammazzare facendo 'sta benedetta fotocopia.
In questo nido non si pongono proprio il problema delle fotocopie, a inizio anno avevano affisso un foglio su cui segnare i nomi dei genitori che erano disposte a farle.

Di fronte c'è una copisteria. Entro e c'è un commesso che sta scrivendo un'email per un vecchietto, sembra di essere tornati all'epoca degli scrivani in piazza per chi non sapeva scrivere. Nel frattempo il titolare mi chiede cosa devo fare. Glielo dico e specifica:"Sono dieci centesimi". Fa la sospirata fotocopia, io pago con 5 euro e lui ripete:"Sono 10 centesimi" e io:" Non ho spicci". Allora il tizio si indispone come se avessi fatto tutta questa pantomima per non pagare e dice "Ah no e mica posso darti tutto questo resto. Non la paghi o me li porti domani". Forse voleva essere gentile ma il tono gli è uscito un po' brusco fatto sta che il giorno dopo ho saldato il mio piccolo debito.

Il quartiere devo è ubicato il nido è il popolare Tufello, siamo passati dalla zona bene, alla middle class al Tufello. Ora che ho ben un'ora da spendere per me lo sto esplorando visto che non lo conoscevo proprio.
È un quartiere vivo, pulsante e verace lo si capisce dalle scritte e dai manifesti sui muri, anche su quelli del nido ci sono scritte che chiedono giustizia per Cucchi e tutti gli altri.

Per delle cose sembra di essere stati catapultati in un'altra epoca o in un altro paese. Ci sono negozi in cui entri e non capisci cosa vendano, puoi avere un aiuto solo leggendo l'insegna esterna. Sono entrata in un bar che sembrava tutto tranne quello. Passano macchine con la radio a tutto volume: canzoni napoletane, roba da discoteca. L'età media del quartiere sembra essere 80-85 anni. Lì vicino c'è un mercato, molte saracinesche chiuse, la gente però si saluta per strada, parla seduta a prendere il sole sulle panchine e non solo di calcio per fortuna, commentano i recenti problemi giudiziari di Silvio dicendo filosoficamente:"Ma perchè non more e non ce lascia perde a tutti?". Ci sono tanti anziani a spasso con le badanti e c'è un signore che porta a spasso la moglie sulla sedia a rotelle, lei ha gli occhi azzurri ma persi nel vuoto, lui la accudisce con infinito amore, le massaggia le gambe, le pulisce la bocca, le ripete:"Non stringermi così forte la mano". Chissà cosa tenta di dirgli lei nascosta in quel corpo abbandonato e che non risponde più?


Nessun commento:

Posta un commento