4.7... 4.8... 4.9...5 frrrr
la ventola del frigorifero si accende con un grande rumore, gira e fa abbassare la temperatura.
Non sembra ci sia niente all'interno ma un cartello avvisa di fare attenzione a chiudere bene lo sportello perchè dentro ci sono medicinali delicati che potrebbero provocare danni ai pazienti.
Firmato il direttore del reparto.
Sono in uno spazio in genere proibito agli esterni e ai parenti dei malati.
Una parete divide me da chi sta in un limbo, collegato con mille tubi a delle macchine, lottando fra la vita e la morte; forse vedono una luce in fondo al buio, forse rivivono passaggi della loro esistenza, forse vegetano e basta, forse non sono già più qui.
Ma la quotidianità va avanti, nonostante le vite appese e i monitor che fanno bip, anche qui, anche in questi posti.
C'è una radio accesa, forse trasmette "La isla bonita" o forse "Lemon tree"
I'm sitting here in the boring room
It's just another rainy Sunday afternoon
I'm wasting my time
I got nothing to do
I'm hanging around
I'm waiting for you
decisamente più consona.
C'è uno che con una scopa pulisce per terra, lo sento chiacchierare con una collega:"Ho lavorato in un reparto dove c'era una ragazza che aveva subito abusi, aveva lo sguardo spento, gli occhi vuoti...faceva paura".
E' meglio se mi concentro su quello che ho qui.
In braccio la Pop che dorme, ogni tanto passa qualcuno che con gentilezza mi dà una sedia dove attendere, mi chiede se voglio un bicchiere d'acqua o mi propone un palloncino da gonfiare alla bimba.
Cosa si fa in questi casi? Si contano le mattonelle per terra, si studiano gli incroci del pavimento e si ascolta.
4.7... 4.8... 4.9...5 frrrr di nuovo si accende la ventola, per uno, forse due minuti, riporta la temperatura a 3.5°C, appena si ferma, i gradi calano ancora un po' e poi ricomincia a salire lentamente fino ad arrivare a 5 e riaccendersi di nuovo.
Imperterrita ed inesorabile, giorno e notte, frigo riempito di medicinali o forse sacche di plasma o chissà o anche desolatamente vuoto in attesa di avere un senso.
Tempo fa mi era venuto in mente di scrivere un post su chi lavora in questi reparti, angeli in corsia, occhi dolci in un mare di sciagure, speranza nonostante tutto, comprensione e partecipazione al di là del camice bianco e del ruolo di medico. Mi chiedevo cosa significa fare le notti in ospedale, assistere chi sta in terapia intensiva, accompagnare i pazienti praticando l'anestesia. Chissà se ci si sente simili a Dio? Cosa si prova quando qualcuno ritorna a vivere? E quando va male?
Invece poi i casi della vita mi hanno portato davvero qui, a vivere in parte un'ora con loro. Mi sento di troppo, cerco di farmi piccola e di sparire seduta su questa sedia.
Perdo il senso del tempo, scandito solo dal 4.7... 4.8... 4.9...5 frrrr
mi sembra che comunque siano passate ore.
La radio adesso non si sente più, forse è stata spenta.
Rimane nella testa una strofa But nothing ever happens and I wonder.
Cerco di carpire voci, suoni dalla sala operatoria, non so neanche quanto sia lontana, li ho solo visto sparire in un dedalo di corridoi. Credo che stiano davvero lontani se non sento piangere e invece dopo un po' sento voci cordiali, riconosco il tono di mm e sento parlare di chupa chups alla fragola.
Ci ritroviamo, usciamo dall'ospedale, ricominciamo a respirare, lasciamo quel reparto, i suoi bip, i suoi rumori, i signori sui lettini che dietro la porta a vetri combattano la loro battaglia quotidiana, salutiamo grati i medici che si sono prodigati attorno ad una Pop di 4 anni che ha pensato bene di finire la sua ultima corsa della giornata contro un termosifone in ghisa. Ammiro il suo coraggio, il suo modo di esibire la cicatrice quasi come un trofeo.
Ogni tanto ci penso: alle notti buie e dense, alle mattonelle color puffo e al frr del frigorifero. Ai monitor con le luci accese, agli occhi dolci e mani sapienti che oltre alle Crocs colorate e i camici acquamarina assistono i pazienti nella loro battaglia più importante.
Uscendo da lì che sensazione si ha? Si tira un sospiro di sollievo? O istintivamente si alza lo sguardo a cercare le stelle per avere la certezza che siano ancora lì?
Rimane ancora vivo il ricordo dell'odore di sangue: un misto fra ferro e disinfettante, lo sentirò ancora per giorni sulla testa della Pop e cercherò invano di cacciarlo via.
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