pubbli larga

giovedì 12 giugno 2014

Gli scioperi spiegati a mia figlia

Sono giorni che volevo scrivere questo post, già da tempo mi ronzava in testa il titolo: dopo la filosofia spiegata a mia figlia e tanti altri usciti sulla falsa riga.
Premessa doverosa: riconosco il sacrosanto diritto di sciopero per avere migliori condizioni lavorative, se minacciano di togliere il lavoro o di tagliare fondi necessari.

Ricordo quando io andavo a scuola, arrivava la circolare: il giorno X ci sarà lo sciopero pertanto non si assicura il regolare svolgimento delle lezioni.
Il senso era: si sta a casa evviva!!
Un giorno delle elementari ci fu uno sciopero del pullman che ci portava da casa a scuola e viceversa, eravamo solo 3-4 bambini alla fermata eppure ci mandarono a prendere in limousine.
Punto di vista della Me bambina: che figata!
Punto di vista della Me ora adulta: che sperpero, chi ha pagato tutto ciò? Noi contribuenti!

Poi venne il liceo, quell'età in cui ti senti adulto quando gli altri sostengono il contrario. Si scioperava per qualsiasi cosa, si era solidali con tutto e tutti, si abbracciava qualsiasi causa. Se persa, ancora meglio! Si andava alle manifestazioni in centro saltellando e urlando:"Vieni giù vieni giù manifesta pure tu".
Si facevano le autogestioni, ci si sentiva grandi, pronti a cambiare il mondo, a spaccare tutto con un atteggiamento da ma-voi-che-ne-volete-sapere.
Gli adulti ci dicevano: non potete scioperare, sciopera solo chi lavora e voi siete studenti.
Si scimmiottava quel '68 di cui tanto avevamo sentito parlare dai nostri genitori rammaricandoci di non aver potuto vivere in un'epoca così figa.
Ricordo l'orgoglio della manifestazioni a cui ho partecipato insieme a loro.
L'ultimo anno del liceo segnava il cambiamento: chi aveva compiuto 18 anni doveva stare attento perchè si diceva che in caso di problemi la polizia avrebbe arrestato solo i maggiorenni, quindi era sconsigliato che si esponessero o passassero la notte a dormire nella scuola.
Forse le autogestioni e le manifestazioni degli studenti non hanno cambiato il mondo, non sono servite a nulla ma che esperienza e che bagaglio di emozioni!
Poi c'è stato l'ingresso nel mondo del lavoro, finalmente potevo scioperare sul serio, ricordo quasi la gioia con cui aderii la prima volta e l'orgoglio con cui pensavo che da qualche parte forse all'inps qualcuno sapeva che io avevo rinunciato al compenso di una giornata lavorativa e che magari sommando tutte le giornate il totale nazionale fosse una cartina tornasole: toh allora la gente si è davvero stufata!
Ricordo una lite con un mio amico che sosteneva che oltre a scioperare era necessario partecipare alla manifestazione sennò non aveva senso e io replicavo: mi hanno tolto i soldi non basta?

E ora invece mi trovo a subire gli scioperi in particolar modo quelli della scuola.
Proprio ora che ho ripreso a lavorare da casa e che fatico a ritagliare 6-8 ore per me.
Da un paio di mesi a questa parte è un continuo di uscite anticipate, entrate posticipate, giorni di assenza per scioperi o assemblee, se non sono le maestre a farle è la fantomatica multiservizi.
La cosa che mi manda fuori di senno è la non comunicazione, nessuno ha perso 5 minuti a spiegarci i motivi della loro protesta. Al nido hanno affisso cartelli a lutto, manifesti che dichiarano la morte della scuola pubblica. Invece di cercare aiuto, collaborazione, supporto dai genitori siamo considerati solo un mezzo per rendere la protesta efficace. Le maestre hanno sempre cercato di instaurare con noi un rapporto confidenziale, di dialogo ma quando sono in fase di protesta tutto questo decade. Annunciano di fare sciopero, affermano fino al giorno prima di non sapere se aderiranno o no gettando le famiglie nell'incertezza. Tu maestra sei libera di fare sciopero ma spiegami bene modalità e motivi, se me lo fai sapere per tempo mi dai così la possibilità di organizzarmi. Invece no. Ti lasciano nell'incertezza, nel disagio, ti estorcono la solidarietà, ti mettono alle strette togliendo qualcosa che è di tuo diritto sperando che così tu scriva una lettera al comune, al giornale, al padreterno lamentandoti della situazione.
Ma non sarebbe meglio fare un'assemblea in cui spiegano i loro motivi e si cerca una soluzione, una forma di protesta insieme lasciando sempre al centro il benessere dei bambini?
Invece per come stanno le cose ora ci sono da un lato le maestre incazzate, dall'altro i genitori incazzati che minacciano di non pagare la retta scolastica e così non si va davvero da nessuna parte.
Fino alla mattina stessa dello sciopero non si sa come sarà la situazione; con le mamme della materna abbiamo fatto un gruppo watsapp in cui chi per primo sa qualcosa lo comunica alle altre, ci si attacca a tutto, alle voci di corridoio, ai si dice, alle sfumature con cui le maestre comunicano le cose. Al nido dicono di presentarsi e poi solo allora si potrà sapere, perchè in caso di poche educatrici i bambini vengono presi a rapporto quasi fascista 1:6.
Non è umano stare fuori scuola con i bambini in braccio aspettando la conta: uno dei nostri, sei dei vostri.
Così come non è umano andare con la Pop fuori alla materna entusiasta di entrare e trascorrere una giornata di giochi e poi portarla via dicendo: oggi la maestra non c'è. Vaglielo a spiegare.
Ci sono regole civili che le maestre e le educatrici insegnano ai nostri bimbi, per vivere insieme in rispetto e armonia. Si entra e si esce in certi orari, se uno non va a scuola bisogna avvisare ecc. Eppure proprio loro comportandosi in questa maniera mi sembra stiano mandando all'aria tutti questi insegnamenti. Che esempio gli stanno dando?
Ci hanno dato un foglio al nido in cui spiegavano le ragioni delle loro proteste, in realtà il contenuto era molto fumoso ma tra le altre cose citavano l'importanza del sorriso e l'impossibilità di esercitarlo in caso di problemi economici o dissapori lavorativi.
Sicuramente è vero, so solo che di sorrisi quest'anno ne ho visti proprio pochi... ma penso pure che c'è gente che non sorriderebbe manco ricoperta d'oro e questa riflessione apre il campo a ben altre discussioni.




Nessun commento:

Posta un commento