Ero una di quelle che odiava svegliarsi la mattina e sentire odore di soffritto o di ragù appena alzata.
Ora sono diventata io una di quelle appestatrici olfattive.
Subito dopo la colazione, ah a proposito, posso dirlo? Mi manca il cappuccino con la schiuma che mi preparava mm a Roma, mettendoci inspiegabilmente tre ore a farlo ma, mi manca. Anche se fossi lì sola, non riuscirei comunque a prepararmelo, non ho mai preso confidenza con quelle macchinette per l'espresso. Ho sempre ripiegato all'occorrenza su un misero caffellatte scaldato al microonde. E anche qui si va di caffellatte.
Subito dopo si pensa già a cosa fare per pranzo e a cena perchè le Pop sono fameliche, il mare mette appetito e non possono aspettare più di tanto.
La quantità di roba che porto in spiaggia mi sembra aumentare di giorno in giorno, una volta prima o poi dovrò pesare le borse per rendermi conto delle masserizie che ho nelle sacche.
Tanto cibo di sicuro, le Pop amano variare ogni volta e la mattina mi chiedono l'elenco di quello che ho portato così possono regolarsi durante la giornata al mare e alternano bagno-spuntino-bagno-fermino ecc. Poi è indispensabile portare anche varie ed eventuali, quindi libro delle vacanze da fare sotto l'ombrellone ma uno, certo, anche per Marta per non sentirsi da meno, libro di giochi, uno adatto ai 6 e uno ai 4 anni, poi scopro di avere a mia insaputa in borsa anche occhiali da sole, loro, flaconi numero due di bolle di sapone. Poi ci sono i miei libri che pesano un sacco, di misura mai inferiore alle 200 pagine. Ne sto facendo fuori uno a settimana. Probabilmente per questo alcuni mi dicono:"Ti vedo stanca, insolitamente inattiva" sarà perchè da un paio di anni riesco a leggere un po' sul lettino. Evviva!
E' bello vedere le Pop, soprattutto la grande, mangiare senza protestare ma anzi con gusto cibi che solitamente schifa.
Tra le altre incombenze quotidiane c'è quella della spesa, qui ci sono due questioni molto importanti. La prima è evitare un orario in cui ci siano tante persone perchè i negozi sono piccolini, il personale non è celerissimo e anche con un pochino più di affluenza si crea il caos. Un'altra problematica è che spesso dopo una certa ora, spesso anche già in tarda mattinata, il cibo sparisce, si esaurisce proprio e quindi capita di andare all'alimentari e trovare gli scaffali vuoti, al che mi chiedo:"Ma che stai aperto a fare?" oppure mi domando come non gli convenga fare scorte maggiori per guadagnare di più. Ma comunque ormai ho capito che la soddisfazione del cliente da queste parti è all'ultimo gradino delle priorità. Un'altra cosa che ho notato ma che purtroppo è comune ai luoghi di villeggiatura è il fatto di cercare di solare sempre il villeggiante o il forestiero anche se qui inspiegabilmente spesso si tratta peggio il turista del residente. Inoltre c'è un atteggiamento generale di non accoglienza nè gentilezza nei confronti dei clienti quasi che non fossero proprio loro la fonte di ricchezza. Va bè usi e costumi radicati nel tempo che finora sono stati tollerati e accettati a mezza bocca solo in virtù del paradiso in terra di cui scrivevo nello scorso post.
Non so come mai ma ogni estate che sono qui riesco in qualche modo a ferirmi e a procurarmi una cicatrice permanente. Un anno mi sono tagliata un dito tagliando il pane, il seguente mi sono bruciata l'avambraccio con la teglia da forno. Per non parlare di quella volta che facendo la doccia con le Pop ci è esplosa la porta di cristallo in una miriade di frammenti. Ferite profonde e antipatiche da subire soprattutto al mare con la sabbia e l'acqua salata a complicare il tutto. Con angoscia mi chiedo quest'anno cosa mi succederà. Ogni tanto mi capita di guardare queste cicatrici e di ripensare a quello che è successo, al come, al dove e al tempo trascorso. Ora capisco il senso dei tatuaggi, dovrebbe funzionare alla stessa maniera, un promemoria sulla pelle indelebile nel tempo.
La quantità di roba che porto in spiaggia mi sembra aumentare di giorno in giorno, una volta prima o poi dovrò pesare le borse per rendermi conto delle masserizie che ho nelle sacche.
Tanto cibo di sicuro, le Pop amano variare ogni volta e la mattina mi chiedono l'elenco di quello che ho portato così possono regolarsi durante la giornata al mare e alternano bagno-spuntino-bagno-fermino ecc. Poi è indispensabile portare anche varie ed eventuali, quindi libro delle vacanze da fare sotto l'ombrellone ma uno, certo, anche per Marta per non sentirsi da meno, libro di giochi, uno adatto ai 6 e uno ai 4 anni, poi scopro di avere a mia insaputa in borsa anche occhiali da sole, loro, flaconi numero due di bolle di sapone. Poi ci sono i miei libri che pesano un sacco, di misura mai inferiore alle 200 pagine. Ne sto facendo fuori uno a settimana. Probabilmente per questo alcuni mi dicono:"Ti vedo stanca, insolitamente inattiva" sarà perchè da un paio di anni riesco a leggere un po' sul lettino. Evviva!
E' bello vedere le Pop, soprattutto la grande, mangiare senza protestare ma anzi con gusto cibi che solitamente schifa.
Tra le altre incombenze quotidiane c'è quella della spesa, qui ci sono due questioni molto importanti. La prima è evitare un orario in cui ci siano tante persone perchè i negozi sono piccolini, il personale non è celerissimo e anche con un pochino più di affluenza si crea il caos. Un'altra problematica è che spesso dopo una certa ora, spesso anche già in tarda mattinata, il cibo sparisce, si esaurisce proprio e quindi capita di andare all'alimentari e trovare gli scaffali vuoti, al che mi chiedo:"Ma che stai aperto a fare?" oppure mi domando come non gli convenga fare scorte maggiori per guadagnare di più. Ma comunque ormai ho capito che la soddisfazione del cliente da queste parti è all'ultimo gradino delle priorità. Un'altra cosa che ho notato ma che purtroppo è comune ai luoghi di villeggiatura è il fatto di cercare di solare sempre il villeggiante o il forestiero anche se qui inspiegabilmente spesso si tratta peggio il turista del residente. Inoltre c'è un atteggiamento generale di non accoglienza nè gentilezza nei confronti dei clienti quasi che non fossero proprio loro la fonte di ricchezza. Va bè usi e costumi radicati nel tempo che finora sono stati tollerati e accettati a mezza bocca solo in virtù del paradiso in terra di cui scrivevo nello scorso post.
Non so come mai ma ogni estate che sono qui riesco in qualche modo a ferirmi e a procurarmi una cicatrice permanente. Un anno mi sono tagliata un dito tagliando il pane, il seguente mi sono bruciata l'avambraccio con la teglia da forno. Per non parlare di quella volta che facendo la doccia con le Pop ci è esplosa la porta di cristallo in una miriade di frammenti. Ferite profonde e antipatiche da subire soprattutto al mare con la sabbia e l'acqua salata a complicare il tutto. Con angoscia mi chiedo quest'anno cosa mi succederà. Ogni tanto mi capita di guardare queste cicatrici e di ripensare a quello che è successo, al come, al dove e al tempo trascorso. Ora capisco il senso dei tatuaggi, dovrebbe funzionare alla stessa maniera, un promemoria sulla pelle indelebile nel tempo.
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