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venerdì 21 marzo 2014

Cucine da incubo

Quando ti accorgi che è arrivato il momento di dare un senso al tuo stare in casa, al tuo essere diversamente occupata.

Quando la Pop frequenta con profitto un corso di cucina, portando a casa financo una cheesecake fatta con le sue manine, e pure buona!
Quando le amiche che hanno 4 lavori, 3 figli e 2 amanti pubblicano su Fb le loro creazioni culinarie facendo a gara. C'è stato il periodo danubio, poi il periodo torta intrecciata di nutella... se non riesci a trovare la voglia e il tempo di farne almeno uno al giorno sei considerata una vera fetecchia.

Quando sono anni che tm Buddy Disastro ti umilia con le sue creazioni e perle gastronomiche facendoti scoprire, prima di avere un ego femminile, salvo poi fartelo riporre prontamente sotto le suole.

Quando tutti guardano e commentano Masterchef come fosse Sanremo e non hai idea di cosa e di chi stanno parlando.

Quando noti con rammarico che gli scaffali delle librerie sono pieni di libri di cucina e non sai se ti dà più fastidio l'ultimo libro di Del Piero o quello di Cracco ma almeno ne apprezzi il titolo "Se vuoi fare il figo usa lo scalogno".

Quando scopri che chiunque si diletta di cucina, forse perchè andare al ristorante è diventato troppo caro per tutti, e posta le foto con orgoglio.

Quando, soprattutto, pensi che in fin dei conti se ce la fa la Parodi, ce la puoi fare benissimo pure tu...
è giunto davvero il momento di buttarsi sui fornelli!!

La tentazione bieca e losca dello stare in casa ti fa altalenare tra due stati d'animo opposti: 1 Oh Dio quante cose vorrei fare e 2 ma chi me lo fa fare? Me ne sto in panciolle.

Ci metto tempo per trovare, scegliere una ricetta e poi comprare gli ingredienti e alla fine realizzarla. La manitoba oltre che ad essere un elemento misterioso è anche introvabile ma a quanto pare è indispensabile. Se vuoi fare il figo usa la manitoba o la maizena, così come anni fa andavano la rucola e il pachino.

Come primo esperimento ho fatto una pizza ripiena con la scarola. Sono partita alla grande,  salvo poi rendermi conto che ci voleva una doppia lievitazione e io non è che avessi poi tutto questo tempo.
Comunque non è venuta male, come ha ammesso con malcelato stupore mm, peccato che odiando lui i capperi e i filetti di acciuga è risultata alquanto insipida.
Poco importa è il senso quello che conta, l'importante è iniziare.
Per la prima volta ho messo le mani in pasta e devo dire che è divertente e può dare anche un po' alla testa, mi sono sentita molto un dio creatore che plasma degli esserini a cui dà la vita!
Ho scoperto inoltre che la ricetta ha un suo senso. Chi l'avrebbe mai detto.
Io la interpreto a modo mio, la modifico e ovviamente poi il risultato è diverso da quello promesso.
Non solo, da tempo ho scoperto di avere un deficit di attenzione quando seguo una ricetta, subito dopo dimentico qualche passaggio o sbaglio a ricordare quantità e passi da seguire, ovviamente ne esce un papocchio incredibile visto che la cucina è chimica, precisione, fisica e forse pure balistica!
Durante la realizzazione poi provo quasi rancore nei confronti di chi ha scritto la ricetta per cui spesso mi trovo a non essere d'accordo con le cose che indica di fare, faccio a capa mia, salvo poi pentirmene e ritrovarmi con le pive nel sacco.
In questo periodo ho usato sempre ricette di Giallo Zafferano che sono molto chiare, dettagliate ma nulla da fare! Mi perdo lo stesso!

Forse anche il fatto di cucinare e contemporaneamente seguire i passaggi dal portatile, infarinandolo per scorrere la ricetta non aiuta!
Ad esempio nella ricetta della pizza di scarola suggerivano di asciugare la verdura prima di cuocerla in padella, io l'ho considerato un passaggio inutile e l'ho svacantata direttamente con schizzi d'olio ovunque e ovviamente a fine cottura c'era un sacco di acqua che ha rischiato di spugnare la mia pizza.

Un altro esperimento è stato il pangoccioli, anche in questa occasione sono partita alla grande, piena di buone intenzioni, decisa a dare alle Pop una colazione sana e nutriente; il mio nemico personale da sconfiggere era Banderas e il suo Mulino Bianco.
Dispongo gli ingredienti sul tavolo, inizio le fasi di lavorazione e solo in quel momento mi accorgo che anche per questa ricetta è prevista la doppia lievitazione.
Dev'essere proprio una cosa che istintivamente è legata a doppio filo a me, ok doppia lievitazione nun te temo.
Procedo stando ben attenta a seguire le istruzioni.
Ad un certo punto mi si dice: iniziando ad impastare con una mano, unite a filo l’olio,il burro e il latte.

Eseguo diligentemente: prendo il burro fuso a bagnomaria e il latte e li verso nell'impasto a filo, anzi per la precisione come se fosse un filo d'olio, per calarmi ancora di più nella parte faccio anche il gesto come se stessi mettendo dell'olio sulla pizza. A parte che mi devono spiegare come cappero faccio ad impastare con una mano e con l'altra versare roba bah...

Tra gli ingredienti mi si elencava un uovo e un tuorlo, io ho usato l'uovo nell'impasto, poi mi gongolavo per la mia grande esperienza di cuoca vantandomi di sapere a cosa sarebbe servito il tuorlo: per spennellarlo sui pangoccioli ma ovvio!

Quando ormai avevo finito, leggo spennellateli con il latte.

Ma come!? Ma porc!!!?

Ovviamente alla fine mi ritroverò sul tavolo, come pezzi di un puzzle venuto male,  l'olio di semi che avrei dovuto unire a filo e il tuorlo.
Mi demoralizzo, proseguo male i passaggi successivi, dovrei pesare ogni panetto e creare delle pallette da 60 grammi ma sono demotivata, ormai certa della debacle della ricetta e anche perchè queste misurazioni mi sembrano da serial killer matricolato. Mi limito quindi a pesare la prima e a fare le altre ad occhio svacantandole sulla teglia senza dargli una forma pangocciolante.
Li inforno e nel frattempo chiedo a chi ne sa più di me cosa devo aspettarmi, se la mancanza di olio e del tuorlo li abbia resi immangiabili, se ha senso aspettare la cottura o meglio buttare il tutto; le risposte mi mandano ancora più in confusione: ma perchè ti hanno fatto mettere sia olio che burro? E che ne so? La tizia aveva scritto che aveva provato varie ricette e di averne poi fatto da quelle una sua personale col meglio del meglio.

 Il risultato, con malcelato stupore del mondo è il seguente.


Non erano male al momento, poco dopo sono diventati duri come piccole meteoriti. Ho sempre la curiosità di sapere come sarebbero venuti con quell'olio e quel tuorlo in più ma non ho avuto ancora il coraggio di rifarli, è una ferita ancora troppo recente.

Un'altra ricetta che ho fatto al volo è il petto di pollo al latte seguendo la ricetta sul telefonino, qui l'unico errore che stavo commettendo e di cui mi sono resa conto in tempo è stato quello di interpretare anzichè mezzo bicchiere di latte, mezzo litro di latte.

La mia conclusione è che le ricette sono scritte apposta in maniera poco chiara e insidiosa altrimenti diverremmo presto tutti grandi chef!
Se la nuova trasmissione della Parodi si chiama "Molto bene" perchè questa è la sua espressione tipica mentre cucina, la mia dovrebbe essere "Ma porco cazz...!"
Mi piacerebbe scrivere un libro per quelli come me, chiamarlo magari "Cucina for dummies" anzi magari già esiste chi lo sa? in cui siano spiegati in maniera ancora più chiara i passaggi e ti dicano prima a cosa servano gli ingredienti o sottolineino i procedimenti più impegnativi.
In cui scrivano: asciuga la verdura prima di metterla in padella altrimenti ti troverai a scrostare l'olio dal soffitto e con un simpatico brodo primordiale che spugna la tua pizza.

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