pubbli larga

giovedì 7 novembre 2019

Back to

Siamo tornate a Roma da quasi 2 mesi ma facciamo fatica a tornare alla realtà.
I lati positivi si contano sulle punte delle dita di una, ahimè sì, una sola mano.
Partiamo da questi.
Primo fra tutti, ritrovare gli affetti, le amicizie, quelle che stanno solo qui e non altrove.
Secondo: ritrovare i propri spazi, i propri oggetti.
E mi sa che ci dobbiamo fermare qui.


Non è semplicemente che la fine della vacanze non piace a nessuno è proprio che stare via per 3 mesi e vivere senza orari, ascoltando le proprie necessità, i propri ritmi, stare a contatto con la natura, godersi il sole ma forse più di tutto vivere in realtà ancora a dimensione umana è tutta un'altra cosa.
E' stata un'estate bellissima quella appena passata, caratterizzata da visioni inaspettate di albe e tramonti, qui non saprei neanche dove e come andare per vederli.


E tornare in una città che è proprio quanto di più lontano ci sia da tutto ciò rende il confronto ancora più impietoso.

Non sono solo io che mi sento nel posto sbagliato al momento sbagliato, anche le Pop cercano di vedere uno spicchio di cielo affacciandosi alla finestra di casa e scrutando gli spazi liberi lasciati dai palazzoni circostanti e mi chiedono "Ma perchè qui è sempre nuvoloso?" non è il cielo grigio, è che i raggi del sole non riescono a passare tra gli edifici. Oppure "Ma quand'è che andremo ad abitare in una casa senza palazzi davanti?".
Come darle torto?

La specie umana ha una grande capacità di adattamento e in poco tempo ci si abitua a tutto, davvero a tutto, forse è semplice sopravvivenza.
Quello che prima di partire ci sembrava normale o non ci sembrava strano ora, al ritorno sembra intollerabile.
Sento rumori molesti mai sentiti prima e ho sempre considerato la nostra casa molto silenziosa, ora sento a distanza il chiasso dei camion della mondezza, degli autobus, il traffico delle macchine.
Un'altra cosa che detesto è la puzza, non solo vicino ai cassonetti perennemente stracolmi ma la puzza generale, sembra di essere costantemente immersi in una oleosa e putrescente salamoia.
Unica consolazione sono le fughe al parco vicino casa, meno male che esiste! Mi consente di aprire la mente, svagare lo sguardo e dà la sensazione di trovarmi davvero immerso nella natura e da tutt'altra parte.

Non è che pretendo di vivere alle Bahamas ma ho proprio bisogno di realtà dove tutto abbia ritmi più umani.

Il consiglio sarebbe: fai le valigie e vattene...già ma dove? E soprattutto come facciamo visto che le attività che svolgiamo ora necessitano di grossi bacini di utenza??


Poi Roma, si sa, è sorniona e puttana e ti sa stupire con delle giornate bellissime, ci sono state ottobrate per decine di giorni consecutivi e ancora ci sta regalando temperature miti, sole caldo, paesaggi autunnali e cieli limpidi...che quasi sembra percepisca i tuoi pensieri e cerchi di riavvicinarsi per fare pace. Roma nun fa la stupida...




venerdì 12 luglio 2019

Quelle che il pavimento è mio

Non mi piace trattare di problemi di salute, dopo due post consecutivi sul tema fa già troppo Luciano Onder, se capita tra amici si chiosa subito dicendo:"Maròò come ci stiamo invecchiando" ma tant'è... magari può essere utile a qualcuno, forse taluni si sentiranno meno soli ma soprattutto si fa per sdrammatizzare.

La dottoressa, alla visita di routine, mi fa: dovresti fare un po' di ginnastica specifica.

Fico! A 42 anni ricomincio a fare ginnastica! Già peccato che sia del pavimento pelvico.
Le Pop sono già emozionate a vedermi in tuta e chissà che acrobazie immaginino che faccia.

Pavimento pelvico: luogo misterioso, sconosciuto ai più e anche a me.

Mi dà un numero di telefono di una sua collega, provo a contattarla con scarso entusiasmo, sapendo già che riceve solo ed esclusivamente a Trastevere. Come tutti i luminari se la tira e devo rincorrerla, mavaffangiro, io già non c'avevo voglia.

Passano giusto 6 mesi di tempo per accantonare il tutto, convincendosi che -ma sì non è che ne abbia poi così bisogno. Fino a che in uno studio di ostetricia con cui collaboro, che frequento una volta al mese mi imbatto proprio in un corso specifico. Ma sì mi butto, chiedo informazioni e senza quasi rendermene conto fisso la visita preliminare e un pacchetto di 8 lezioni.

Non so se vi sia mai capitato di fare una visita ginecologica o ostretrica o andrologica con  un dottore in con cui siete in confidenza. Bè a tratti è abbastanza imbarazzante, poi uno lì per lì fa il vago e cerca di sdrammatizzare, però sicuramente è agevolato nella fase discorsiva o nel porre domande anche sceme.
Durante la visita dobbiamo vedere come sta 'sto pavimento; uno pensa sia facile attivare quei muscoli ma non lo è per niente, bisogna fare ad esclusione: quelli no sono i glutei, quelli no sono gli addominali, in fondo a destra (come i bagni dei ristoranti), ok ci siamo.
Alla fine risulta che non sto messa così male ma che una serie di lezioni ci sta tutta.




Durante il corso pre-parto avevo sentito parlare di questi muscoli, dell'importanza della riabilitazione ma poi sinceramente chi ci aveva più pensato?

Il "problema" di vivere h24 con il proprio corpo è che non ci si rende conto delle piccole variazioni, c'è una grande capacità di adattamento e i cambiamenti anche negativi vengono immediatamente assorbiti e considerati normali.

Mi viene sempre in mente la pubblicità del medicina per la prostata, il signore che si alza di notte mille volte adducendo le scuse più improbabili: ho sentito un rumore, il cane, il gatto, il canarino...

Ogni tanto mi ero accorta che starnutendo vigorosamente avevo qualche perdita ma pensavo fosse a causa dei miei starnuti fragorosi, molto poco da educanda e più da muratore.

Inizio il corso e prevedibilmente mi trovo in un gruppetto con tutte neo-mamme che si portano spesso le loro Pop durante la lezione. Mi fa effetto vedere quelle espressioni dei neonati e sentire i loro vagiti dopo tanto tempo. Gli esercizi sono facili, da poter fare anche a casa ma ovviamente non ho mai questa costanza, è più semplice farli a lezione con la maestra che mi segue. 

Vengo inserita anche in un fantastico gruppo Whatsapp per le comunicazioni di servizio il cui nome farebbe gola a tutti i maniaci sessuali.

Scopro che in Francia addirittura il corso viene prescritto obbligatoriamente dopo il parto e che per alcune donne il problema è talmente grave da non avere più lo stimolo di fare pipì per cui oltre alla ginnastica si usa un elettrostimolatore da mettere in der posto.

Devo dire che alla fine è diventato un piacevole appuntamento, un'oretta che ritaglio per me, di relax con la musica in sottofondo. In un ambiente rilassante, fra belle persone: l'ho sempre detto nella prossima vita partorirò qui, nella mega vasca con le fantastiche ostetriche, una dolce e rassicurante, l'altra che mi ricorda una verace ed energica santona.






Sotto un soffitto decorato finemente ma a forza di guardarlo per un'ora intera sono solo io che vedo una successione di...?!




www.nascereecrescere.it


venerdì 17 maggio 2019

Acqua in bocca

Credo che il mal di denti sia uno dei dolori più invalidanti, un malessere atroce che ti colpisce nelle parti più sensibili, che ferisce il corpo e la mente.
Ma anche le emorroidi non scherzano.

Il mal di denti ti impedisce di svolgere le normali attività quotidiane al meglio, ti priva di alcuni dei piaceri più belli della vita:mangiare e bere con gusto e appagamento, si impossessa della mente togliendoti la capacità di dormire con serenità e addirittura di pensare.
Ma anche le emorroidi non scherzano.

Il mal di denti non è come gli altri malesseri, che ti metti a letto e poi passa. Niente, quello se ne frega e continua imperterrito qualsiasi cosa tu stia facendo e ovunque ti trovi.
Ma anche le emorroidi non scherzano.



Dicono che bisognerebbe andare periodicamente dal dentista e non solo quando si ha mal di denti anche perchè spesso in questo caso è già troppo tardi....

Credo di avere una soglia del dolore abbastanza alta, non sono solita lamentarmi se sto male, ma cerco di sopportare e andare avanti lo stesso. Non mi piace prendere farmaci come se fossero acqua fresca, neanche gli antidolorifici o tutta quella serie di medicine da banco che ormai viene tenuta a portata di mano e assunta come fossero mentine.

Eppure dopo qualche giorno di iniziale fastidio ai denti e irritazione al freddo la mia situazione era più o meno quella dell'emoticon che ho postato sopra. E ho dovuto prendere ,mio malgrado, la Tachipirina che aveva su di me un effetto allucinogeno immediato e più tardi anche l'antibiotico.

Nei momenti di crisi pensavo: ma come facevano in una situazione così nell'800 o nel Neolitico? Poi ho riflettuto che magari simili problemi non esistevano 1) perchè non c'erano i zuccheri e le farine raffinate di oggi, causa dei nostri mali 2) perchè spesso uno moriva prima e i denti non facevano in tempo a guastarsi. 

Il mio dentista, l'attuale, dopo una lunga serie, è uno strano ibrido: è medico di famiglia (ma non il nostro) e dentista. Il fatto positivo è che quindi in una o nell'altra veste è sempre presente in studio, e davvero dalla veste capisci se sta esercitando una o l'altra professione: se è in borghese o se ha il camice. Il fatto negativo è che c'è sempre un sacco di gente e che come tutti i dottori gli appuntamenti sono sempre in ritardo.
E' super-disponibile, io spesso ci passo senza avvertire, il più delle volte in tardo pomeriggio e usciamo di là che è notte. E' sicuramente un dentista atipico: è praticamente per nulla attaccato al denaro, sono sempre io che devo affrontare l'argomento "saldiamo il conto"; lui ne è quasi infastidito. Poi è tranquillo e pacioso, non è mail allarmista, nè nervoso.
Ci siamo finiti per caso dopo un'intera estate passata al mare da una dentista specializzata in bambini nel tentativo di far visitare Marta; dopo varie sedute in cui mi sono seduta con lei sulla poltrona, in cui abbiamo gonfiato guanti chirurgici come palloncini al termine delle quali il responso fu: "Com'è la situazione di Marta?" "E che ne so? Ancora non sono riuscita a vederle in bocca. Dovete portarla al Bambin Gesù e farle una semi-sedazione perchè non collabora". Prenotammo dal luminare della scienza e della tecnica ma nel frattempo chiedemmo consiglio alla segreteria della pediatra e ci consigliò lui.
Fu amore a prima vista, nonostante l'aspetto da orso Yoghi grande, grosso e peloso, le Pop adorano andare da lui, sarà perchè l'assistente per premiarle regala Tic Tac (un po' un controsenso lo so!), un po' perchè possono fare le gare sulle sedie girevoli, un po' perchè nello studio c'è sempre per loro una megascatola di colori ed intanto che aspettano la visita dell'altra si dedicano a fare disegni che il dentista poi appende nello studio. E durante quella prima visita in 5 minuti riuscì più lui a visitare e a capirci di  Marta che non gli innumerevoli tentativi fatti d'estate al mare. 

I miei rapporti con i dentisti sono stati sempre abbastanza catastrofici. 
Iniziai da bambina quando mi portarono da un dentista a Roma '70, lo mandai a fanculo, mi alzai e me ne andai, forse gli tirai pure i baffi.




Alla scuola elementare veniva spesso un camioncino argentato, uno studio dentistico ambulante, con un dentista di 150 anni, vecchio, forse anche con le mani tremolanti che controllava a tappeto tutti i denti dei bambini. Faceva quello che oggi chiameremmo screening metteva apparecchi mobili, faceva calchi a tutto spiano. Forse diventò pure miliardario.
Non so se sia stato un bravo medico ma sicuramente era un'attività utile, spesso era la prima occasione per molti bambini di essere visitati; e con le stesse modalità ci fecero anche la visita oculistica, le vaccinazioni a tappeto fatte nell'ambulatorio di scuola: la tubercolosi, la rosolia...
Comunque ricordo ancora l'angoscia nell'arrivare a scuola e vedere quel camioncino argentato e il sapore schifoso della pasta per fare il calco ai denti.

Più tardi misi l'apparecchio fisso e ci furono gli sfottò dei compagni cretini e il tormento di questi ferretti che tiravano i denti, la pelle della bocca che si feriva con i ganci, il non riuscire bene a pulire dopo i pasti, i sorrisi con le labbra serrate per la vergogna.
E alla fine di tutto quel tribolare la gioia di toglierlo.

Con i denti sono sfortunata, c'è gente che mangia mille dolci e sta benissimo, io basta che respiro e mi riempio di carie.
Credo dipenda dall'acidità della saliva o dall'avere culo non so.

Negli anni sono passata da mille dentisti: da quelli più rassicuranti, agli studi mega-fichi, alle catene in franchising che oggi spuntano come funghi ai piccoli studi di quartiere.
Ognuno mi ha detto la sua parlando sempre male del predecessore.

Ad oggi continuo a tribolare, ad avere carie che attecchiscono alle vecchie otturazioni; io ogni volta penso: ora sto a posto per un bel po' e invece non finisco mai.
Perfino in gravidanza al 9 mese mi esplose un mal di denti che dovetti curare dal dentista!

Ora quando un'ortodonzista mi intravede da lontano si getta a pesce su di me proponendo i nuovissimi ed efficacissimi apparecchi di ultima generazione e addirittura mi confessa che non si capisce proprio che in passato ho usato la macchinetta fissa perchè la natura ha preso il sopravvento e ha neutralizzato i risultati che avevo ottenuto.

Mi hanno sempre detto che con questi denti io sicuramente avrei sofferto di mal di testa e mal di schiena atroci perchè le chiusure errate si ripercuotono su tutto il fisico, addirittura sulla postura. In realtà non mi è mai successo, forse nella mia stortitudine ho trovato un equilibrio.

In tutto ciò sono circa due settimane che non posso mangiare liberamente quello che mi pare, anzi il cibo ha perso proprio ogni importanza; mettetemi una dentiera ma fatemi tornare a magnà con gioia!

martedì 9 aprile 2019

Strega!

Finalmente ho messo a frutto una mia grande dote: saper leggere velocemente.

Talmente veloce che molto spesso chi osserva giorno dopo giorno il mio sbranare voracemente le pagine di un libro ribatte:"Naaa non è possibile stai già lì?"

Talmente veloce che quando ero alle elementari e dopo un paio di giorni riportai il libro in classe nella piccola biblioteca di scuola, la maestra non credeva che lo avessi finito e mi umiliò davanti a tutti facendomi delle domande per vedere se davvero l'avessi letto. Risposi bene. Maestra muta. Quasi come se fosse una colpa leggere veloce!

Talmente veloce che poi dimentico presto la trama di quello che leggo per cui se ci sono molti personaggi devo disegnare un albero genealogico con i legami di parentela sennò mi perdo o mi capita ogni tanto di comprare libri che in passato avevo già comprato e già letto. Delle volte in fase di acquisto ho dei dubbi e chiedo a mio marito:"Mi hai già visto con questa copertina in mano? Ti dice nulla?".

Questo passatempo che prima riempiva il tempo libero, le notti prima di dormire, i giorni di vacanza, gli spostamenti con i mezzi pubblici si è sempre di più ridimensionato fino a ridursi a zero.
Ultimamente lo sto un po' riattizzando in spiaggia sotto l'ombrellone; prima dell'estate faccio una scorta di un sacco di libri che poi quando finisco li sistemo sulla mensola sul letto e prima o poi con il peso mi cadranno in testa.

Libri rovinati dalla sabbia, dal trasporto ogni giorno verso la spiaggia nella borsa insieme a teli, creme e merende.


Ultimamente mi sto sforzando di ricavare degli spazi per leggere ma me lo devo proprio imporre, devo staccare da tutto il resto e fare solo quello. Abbandonando il cellulare e il portatile con le loro facili e sciocche distrazioni.

Qualche tempo fa un'amica parlando tra il lusco e il brusco chiede ad un gruppetto di mamme chi può darle una mano a recensire dei libri per un concorso letterario. Io mi faccio avanti, lei mi chiede che preferenza ho, io dico:"Mattoni, libri belli pesi, meglio se oltre le 200 pagine".

Mi consegna il primo: 500 pagine, lo finisco in 4 giorni.


Riprovo la gioia di fare nottata per leggere un libro, la voglia di leggere ovunque, anche in piscina quasi che per poco non mi accorgevo che la Pop era già uscita dalla vasca e aveva finito la sua lezione di nuoto. Fare altro durante il giorno ma ogni tanto col pensiero correre alla trama del libro. Leggere di giorno perchè di notte è più difficile staccarsi dal testo e può portare a sonni agitati.

Il libro è questo:



e mi ha preso tantissimo, poi scopro che è stato scritto da uno che ha 10 anni meno di me e penso mavaff...com'è possibile!?

In sostanza si parla di un periodo di caccia alle streghe ma non nel nostro medioevo ma nell'America di fine 1600, è quanto mai attuale: la paura del diverso, di quello che non si conosce, che si fa prima ad additare come male piuttosto che provare a comprenderlo o ad entrarci in relazione...vi dice nulla?
Protagonista è la paura, del futuro, dell'ignoto, dell'altro che cresce e si propaga come un incendio fra le persone. Una semplice ragazza un po' originale, diversa dalle altre o forse semplicemente pensante, che non si riconosce nella società in cui vive che è bacchettona e puritana. Ben presto i concittadini iniziano ad additare la giovane anticonformista come una strana ma poi come una strega. La sottoporranno ad un processo a cui testimonieranno persone che le erano state vicino per decenni: cameriere, amici, compagni di scuola...tutti invasati dall'ondata di odio e pronti a citare vari episodi che nel tempo avrebbero dimostrato il suo essere davvero una strega.

La cosa più agghiacciante è assistere alla rapidità e facilità in cui tutto questo avviene e all'impossibilità di poter fermare questa follia che coinvolge l'intera comunità alla quale anche i suoi genitori sono costretti ad assistere inermi.

Viene da pensare che la stessa cosa potrebbe succedere benissimo ad ognuno di noi, a chi si sente diverso dalla massa intesa come gregge di pecore, a chi ha una testa e la usa, a chi non si riconosce al 100% con quello che vede intorno a sè...

Alla fine del libro lo scrittore riporta una frase di Voltaire davvero illuminante. Facciamone tesoro. 






E io intanto ho una pila di nuovi libri che mi aspetta.




mercoledì 27 marzo 2019

Odore di Primavera

Quando andiamo a Gaeta mi rendo conto che, solo lì, sento davvero il passare delle stagioni e percepisco l'arrivo della primavera. Mi piace andarci più in questo periodo che in estate quando fa caldo e c'è troppa gente.

Ora appena si scende dalla macchina veniamo investiti da profumi di fiori, colori vivaci, aria dolce che ci stordiscono. Non perchè a Roma arrivi più timida la primavera, anzi per fortuna c'è il parco vicino casa che frequentiamo assiduamente e pure lì ci sono gemme pronte a germogliare, boccioli che fioriscono, margheritine che tempestano i prati ma non so perchè è diverso.


Al mare ogni stagione la senti all'estrema potenza, quando fa freddo è un freddo boia, umido e sferzante da cui non hai scampo e dal calduccio sotto le coperte puoi sentire le onde del mare agitate; invece d'estate fa un caldo boia; d'autunno è capace di piovere per mille giorni consecutivi e la primavera è un concentrato di dolci sensazioni.

Un'altra cosa che ogni volta mi sconvolge è la luce; per quanto chiudiamo di notte finestre e tapparelle, la mattina è sempre una luce accecante a svegliarci.
E questa è davvero una novità.
A casa è una delle cose che mi manca di più, la luce diretta c'è forse d'estate un paio di ore al giorno. Le Pop soprattutto quando torniamo dopo le vacanze mi dicono:"Uffa oggi è brutto tempo", non è che è nuvoloso, è che da noi il sole non si vede proprio. Per scorgere uno spicchio di cielo bisogna sporgersi con la testa dalla finestra, fare con il collo dribbling tra i palazzi e poi forse riusciamo a capire che tempo c'è. Figurarsi se riusciamo a vedere il sole!
I miei vicini spesso mi hanno confidato che sono usciti di casa vestiti in maniera sbagliata, troppo coperti perchè dalla finestra non riuscivano a capire che tempo ci fosse fuori! Che tristezz..ci hanno privato dall'essenziale, delle cose basilari.

Le Pop si divertono a giocare in giardino o in terrazza tanto dove ti giri ti giri c'è sempre un invidiabile panorama.

Un'altra cosa che va di conseguenza è il profumo e sapore dei cibi, semplice ma intenso, per questo ne facciamo incetta ogni volta che andiamo lì. A me piace molto mangiare la frutta o la verdura senza condimenti, a crudo per sentirne tutto il sapore.
Alle Pop viene sempre un sano appetito, mangiano cose che spesso a Roma non mangiano, chissà come mai.

Un altro innegabile vantaggio rispetto a Roma è la facilità negli spostamenti, le distanze ravvicinate, la praticità di avere tutto vicino, la possibilità di muoversi a piedi o comunque di non avere problemi di parcheggio, almeno in questa stagione, d'estate diventa tutto più complicato e orribilmente vicino ai problemi della città

.

Da un breve weekend torniamo rigenerati, con i sensi appagati di colori, sapori e odori che ci porteremo ancora dietro  e ne faremo tesoro fino alla prossima volta.
Le Pop, non hanno dubbi, per loro Gaeta è sempre e comunque sinonimo di mare e spiaggia per cui in qualsiasi stagione andiamo si mettono il costume e vogliono andare a giocare con la sabbia e almeno mettere i piedi in acqua.

Le persone che vivono lì forse sono troppo abituati alla bellezza dell'ambiente in cui vivono e alla fortuna di essere circondati da quella natura, ci guardano sorpresi quando con urgenza andiamo al mare anche in giornate non calde, ma che ne volete sapere? Ci manca tanto il sole!




mercoledì 20 febbraio 2019

Lunga vita alla regina

Ho ricominciato ad ascoltare la radio.



È un mezzo che ho sempre adorato, che mi ha spesso accompagnato lungo le giornate, perenne sottofondo discreto.
È uno strumento che mi ha sempre affascinato, mi sarebbe piaciuto andare a visitare uno studio radiofonico per vedere com'era, cosa c'era al di là del vetro ma poi forse, avendone pure la possibilità, non ho mai approfondito la questione per non svelare la magia.

Su di me ha esercitato un fascino molto superiore alla televisione in cui la differenza è che forse è tutto troppo esplicito e aggressivo. La radio è mistero, fantasia, immaginazione, ti dà la possibilità mentre la ascolti di fare altre cose, di dare nella mente un volto alla calda voce che senti dall'apparecchio.

Non so come e quando ho iniziato ad ascoltarla, forse per imitazione, a casa mia c'è sempre stata la radio, e non la tv, in cucina, sintonizzata sulla Rai.

Con i primi risparmi ho comprato una radio più potente, con due spazi per le cassette. Eccola, era proprio questa




Era sempre alla mia destra sulla scrivania quando studiavo.

In seguito ne comprai una mooolto più grande, seria, addirittura con il cd.

Alle scuole medie ascoltavo con assiduità Radio Deejay, ora se mi capita di incrociare la frequenza mi irrita perchè la trovo troppo veloce ma non è cambiato molto, tanti dj sono gli stessi ed è sempre one nation, one station. A quei tempi c'era un Fiorello esordiente, lo adoravo e ci avrei scommesso: questo ragazzo ne farà di strada. Conduceva un programma comico con Baldini e ogni anno uscivano le cassette con il meglio di; si raccomandavano di prenotarle per tempo nei negozi di musica. Io spedivo mio padre alla Discoteca Laziale per prenderle e lui ci andava anche se il negoziante sottolineava che non c'era bisogna di prenotarle in anticipo...già ma davvero chi ha mai prenotato un disco prima che uscisse?!

Era il periodo della dance, di Molella, Prezioso, Albertino, Linus e la notte c'era Mila by night.
Compravo tutte le compilation che realizzavano, registravo i programmi su cassetta, quando ero in macchina con i miei genitori avevo sempre il walkman con le cuffiette per riascoltarla. Il massimo era riuscire a portare la radio a scuola per ascoltarla durante le ore di disegno.
Ero attenta alle nuove uscite musicali, compravo musica o in seguito noleggiavo i cd per registrarli su cassetta.

La mia formazione ed educazione musicale è dovuta in gran parte alla radio ma anche ai gruppi di amici che si riunivano in band a suonare nelle cantine. E così ho scoperto gli U2, i Queen, i Dire Straits... Poi nel tempo ho scoperto che per molti di questi la passione è diventata una vera e propria professione e mi fa molto piacere.

Chiusa l'epoca Radio Deejay si è aperta quella Radio Subasio: tanta musica italiana, soft e i grandi classici intramontabili. Intere giornate scandite dai programmi radiofonici, se prima il dopo pranzo era Deejay Time, ora la sera era Per un'ora d'amore o la domenica era riservata alle dediche.

In macchina non avevamo l'autoradio ma ci portavamo una radiolina che puntualmente non prendeva bene, non si riusciva mai a sentire una canzone per intero. Tra amiche andavamo sempre un due, una guidava e l'altra teneva la radio sulle ginocchia cercando l'emittente giusta.

Durante il periodo fiorentino mi appassionai invece a RTL 102.5 una radio con un po' più di chiacchiere e di news legate all'attualità ma di giorno in ufficio si ascoltava sempre Radio Subasio e si cantava a squarciagola tutti insieme.

Quando tornai a Roma, la radio era bandita dall'ufficio ma quando il capo non c'era la tenevamo accesa tutto il giorno. Ascoltavamo Radio2 da un vecchissimo apparecchio che ogni tanto faceva le bizze, che dovevi toccare il meno possibile al massimo accendere e spegnere.
Come volavano le 8 ore al pc ascoltando la radio! Erano i tempi di Viva Radio 2, di Fabio e Fiamma, dei Conigli ecc.
Gli ultimi tempi ci evolvemmo e iniziammo ad ascoltarla da computer.

Ora quando sono a casa o in macchina ho ricominciato ad ascoltare la radio, proprio  Radio2 che è diventata un po' più commerciale, con scelte musicali  e jingle discutibili ma è sempre di grande compagnia.

La radio è cambiata, spesso come speaker ci sono volti noti della tv che passano alla radio e viceversa, le canzoni sembrano essere diventate molto meno centrali ed importanti di prima, c'è tanta, troppa pubblicità, anche inserita nei programmi. Ora da internet è possibile riascoltare o scaricare i programmi radiofonici che uno vuole.

La radio ha davvero un fascino senza tempo; in epoca di on demand è bello poterla ascoltare e chiedersi chissà che canzone metteranno ora? O sentire le interviste agli ospiti, conoscere cose nuove, seguire Sanremo di sponda senza averlo guardato in tv.

Le auguro ancora lunga vita, da parte mia lo sarà di sicuro ed ora vi voglio tutti sui tavoli a ballare....