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venerdì 20 dicembre 2013

Come è andata a finire?

Vi avevo lasciato un po' di post sparsi sulla situazione Nido di Marta, inserimento&co.
Poi non ho più toccato l'argomento, forse, avrete pensato, è tutto risolto. Sono passati 3 mesi dal day one.
E invece no.

Forse non affrontavo il tema perchè non c'era molto da dire o perchè il solo pensarci mi faceva bollire il sangue o per pietà e per piacere glissavo.

È stato un succedersi di fasi, un climax di cazzate, piccoli scontri quotidiani con i soliti noti: maestre, direttrice, pediatra del nido con qualsiasi pretesto. La Pop mi sembrava vittima delle nostre incomprensioni, anzi sicuramente era così.
La cosa che mi dava più fastidio era trovarle coalizzate e unite come una falange, arroccate nelle loro convinzioni senza possibilità di confronto o dialogo. Le ho trovate impreparate su mille e uno argomenti su qualsiasi tema affrontassimo. E soprattutto avevo la sensazione che si comportassero nel nido come se fosse un loro regno: qui è mio, faccio come mi pare.

Mi sono sentita in minoranza. Non ho trovato negli altri genitori possibilità di parlare, alcun tipo di apertura. Quasi dovessimo essere pronti ad accettare tutto perchè abbiamo "vinto" un posto al nido comunale.
Non ci sto.
Non è un regalo, nè una lotteria ma un mio diritto.

Nell'ennesimo confronto con loro, stavolta per fortuna avvenuto con toni civili, ancora confessavano la loro incapacità a rapportarsi col fenomeno Marta, in cui dicevano di arrivare la sera a casa cercando una strategia da poter tentare il giorno successivo. Scarsamente convinte dicevano:"Va bè arriviamo a Natale". Come chissà cosa dov'esse cambiare, quasi che lo spirito di Jingle Bells and Happy New Year possa avere un'influenza positiva sui pargoli. Miagolavano talmente nel buio da chiedermi il permesso per filmare Marta, per farla vedere ad una psicologa del comune per avere un parere.

Per l'ennesima volta sono andata dalla mia guru, la mia pediatra. Lei mi ha sostenuto, come fa sempre, mi ha anche detto che se Marta fosse stata più grande mi avrebbe detto di toglierla da lì perchè ne avrebbe accusato pesantamente. Io a quel punto ho tentato il tutto e per tutto sapendo di chiedere molto e di andare un po' oltre, ho giocato il fil rouge di giochi senza frontiere e le ho detto:"Perchè non ci parla lei visto che conosce Marta e me da tanto tempo?". Lei mi ha risposto:"Ma con chi, con quelle?".
Mi sono fatta prendere dalla foga e le ho detto che non è giusto che si comportino così, che il nido non è terra loro, che non è giusto che i bimbi siano in mano a queste persone, al culmine dell'entusiasmo l'ho incitata pure con un:"Daje famoli chiude".
Lei mi ha riportato sulla terra dicendomi che neanche in casi di maltrattamento è possibile arrivare a tanto, purtroppo.
Mi ha detto che ne avrebbe parlato con una pediatra che sente spesso responsabile dei nidi del municipio e che mi avrebbe fatto sapere.

Non le ho più chiesto nulla, anzi ho cercato di non romperle più le scatole, consapevole di essere andata oltre il normale rapporto dott. della mutua-paziente, di averla messa in mezzo a una guerra a cui giustamente non era tenuta a partecipare.

Da qualche giorno al nido va meglio, diremo anzi che va addirittura bene.
Vedo le maestre sorridere, cosa che in passato non accadeva mai.
Ho visto la pediatra del nido parlare fitto fitto con la direttrice e io ho cercato di passare zitta zitta senza farmi notare ma le mie vibrisse hanno captato qualche onda positiva.
Siamo anche arrivati al paradosso: la maestra mi ha fatto i complimenti per la borsa che indosso e che per la cronaca porto quotidianamente da tre mesi in qua. 
Ieri le ho fatto un regalino per Natale, anche se non mi piace questa abitudine di ingraziarsi le maestre, ma è stato un altro passetto avanti. Mi ha ringraziato colpita e commossa, abbiamo parlato di vacanze, mi ha addirittura invitato ad andare in camper con lei...va bè ora si esagera!

Ieri per caso passo dalla pediatra e mi dice che ha parlato con quella del nido giusto una settimana fa. Tutto torna. In realtà non si sono dette granchè, lei ha consigliato alle maestre di stare un po' più serene che così di conseguenza lo sarò pure io e anche Marta.

L'importante è che lei ora stia bene.

Non mi illudo di aver sconfitto il sistema, non la reputo una vittoria.
La mia passione rimarrà sempre quella di lottare contro i mulini a vento.
Però qualcosa si è mosso e rende ogni cosa possibile.

Spero che tutto ciò abbia fatto capire a loro che non sempre tutto è inquadrabile  e codificato, bianco o nero, ad A risponde B. Che non ha senso arroccarsi e pavoneggiarsi di avere un'esperienza pluriennale a contatto coi bambini ma di avere l'umiltà e il coraggio di mettersi sempre in discussione.
Anche a me ha insegnato a mettermi in discussione, a confrontarmi con l'altro, talvolta con l'opposto ma anche a non mollare, ad andare avanti, anche se stavolta in ballo c'era tanto, tantissimo: Marta. Ma io d'altro canto, avrei proseguito fino all'autodistruzione pur di non tornare sui miei passi.

Non penso siano cattive persone solo che non avevano voglia di porsi troppe domande, andavano avanti secondo il loro protocollo e stop. Stupidamente i nostri scontri di vedute hanno avuto delle ricadute sulla protagonista delle nostre divergenze che inevitabilmente ne ha risentito sempre più e forse ci ha fatto dimenticare che al centro di tutto di doveva stare lei, il suo benessere e null'altro.


Please and change


domenica 15 dicembre 2013

Quer gran mito der Monnezza (Intervista possibile)

Mi chiama Roberto per propormi un'intervista che potrebbe rivelarsi interessante, con Quinto Gambi, colui che ha ispirato Er Monnezza, Tomas Milian.
Ne so poco a riguardo, sono scettica e spulcio su Google.
Dopo vari tentativi andati a vuoto finalmente riusciamo a incontrarlo. Roberto mi mette in guardia: è un tipo sopra le righe ma molto alla mano.
Ci vediamo di fronte la stazione della metropolitana, non sappiamo bene cosa aspettarci, possiamo solo fare riferimento alle fotografie viste su internet. Io me lo immagino arrivare su un macchinone sgangherato e poi camminare con andatura dinoccolata. Un po' ci ho preso, ci viene incontro e fa finta di non averci visto e prosegue oltre.
Indossa dei jeans, un paio di stivali neri e un cappello da cowboy nero, i capelli raccolti in una coda.
Quello che mi colpisce subito è il sorriso, uguale a quello di Tomas, anzi Tomase come dice lui, e gli occhi profondi e intensi, lo sguardo di chi ha visto tanto.
Ci porta, su nostra richiesta, a vedere come prima cosa un murales che lo rappresenta. Sopra c'è scritto "I miti di Tormarancia". Lui è rappresentato vestito da cowboy con accanto un cane lupo, Perla, che gli regalarono alla morte della moglie per fargli compagnia.
E un mito lo è davvero.

Passeggiamo in lungo e in largo per il quartiere, senza una direzione precisa, camminiamo per ore, lui con i suoi 80 anni è infaticabile, noi teniamo il passo, lui racconta e ogni tanto si gira "'ndo stai?". Poi ci guida "Gira a destra" "A destra qui?", si finge spazientito "Aho sei forte! Si t'ho detto a destra! Destra è destra!".

Passiamo sotto casa della sorella che vive al terzo piano e cala dal balcone un cestino (con tanto di Babbo Natale) per mettere le cose da portare su. Quello stesso palazzo da cui Quinto da ragazzo scendeva e saliva arrampicandosi alla grondaia. Non per nulla ha fatto la controfigura a Tomase. Ci fa vedere una moto coperta con un telone ormai d'epoca che ha usato anche in un film. Ci racconta, lasciandosi trascinare dai ricordi, che quella zona era chiamata Shangai perchè quando pioveva si allagava tutto, ci ricorda le lotte di quartiere con quelli della Garbatella, loro che invece erano poveri ragazzi di borgata, non avevano giocattoli, non avevano nulla però erano felici.
Echi lontani di una Roma che non esiste più.

Passeggiamo tra i caseggiati e ogni tanto spunta un anacronistico cenno di modernità: il nuovo palazzo di piazzale dei navigatori, la mega-palestra, il ponte bianco che collega con l'ostiense.
Camminiamo per il suo quartiere e tutti lo salutano, scambiano una battuta, lui ha una parola, spesso scherzosa per tutti, si ferma a giocare con i cani che incontra. Mi chiedo se davvero conosca tutti o se è il suo modo di fare, di dare del tu al mondo e alla vita.
Ironico, disincantato, ti spiazza con le sue battute dette in maniera seria, poi ti fissa e ride. È un intercalare continuo di parolacce ma non risulta volgare, come dice lui si usano quando serve. Ci offre un caffè, Roberto cerca di pagare ma Quinto lo ferma:"Tranquillo mica resto in mutande!".

L'incontro con Tomase avvenne in maniera casuale una sera del '66 al Piper, Quinto stava guardando una ballerina:"Nun te stancà troppo!", fraternizzarono subito e fecero amicizia. Tomase lo invitò pure a dormire a casa sua e Quinto tutta la notte rimase immobile nel letto come una mummia per paura di far rumore e che pensasse che stesse frugando nei cassetti.
Quinto vendeva il pesce a un banco al mercato Trionfale e lo aiutò a calarsi nel personaggio Er Monnezza, a caratterizzarlo, a interpretare la romanità.
A quei tempi durante i film molto era improvvisazione, spesso l'attore cambiava tutto quello che il regista aveva programmato.
Ora è tutto diverso, ora contano solo i soldi, che non ci sono, precisa Quinto.
Durante una pausa in un film Quinto si allontana un momento e al ritorno Tomase gli chiede:"Dove sei stato?", lui risponde "....", "Eh?" "....." "Eh?" "So' stato a cacà!!".
Ci racconta dei film con Verdone, con Corbucci, mille aneddotti e ricordi si accavallano.

Quinto è stato contattato ogni tanto per fare un film ma lui continua a voler restare fuori da quegli ambiti, a non voler scendere a patti, a sentirsi estraneo da quel mondo, racconta di una selezione per un film in cui si trova di fronte a un tavolo con tutti quelli che devono esaminarlo ed esordisce con un:"E questi che cazzo vogliono?!" .

Tornando verso la metro Quinto ci chiede se vogliamo andare a vedere il bar dove hanno girato "I Cesaroni" ma sinceramente non ci interessa, ci scherziamo su e rispondiamo come direbbe lui "Troppo commerciale e moderno!".

Non è facile seguire i suoi discorsi, ne inizia tanti senza finirli per poi riprenderli più avanti.
Sulla strada del ritorno gli chiedo della moglie, ho letto da qualche parte che aveva detto delle parole bellissime a riguardo. Lui non se le ricorda o forse non vuole parlarne, mi spiega che a chi gli aveva chiesto da quanti anni è morta ha risposto con stizza:"Perchè vuoi farmici pensare, farmi diventare triste ora che sto pensando ad altro?". Spiega solo che dai 20 ai 40 anni si è divertito, poi dai 40 è stato felicemente sposato.

La famosa frase poi l'ho ritrovata: "E quando è morta, il cielo si è svuotata e io ho pianto tre giorni e non riuscivo più a dormire."

Il futuro è suo nipote nato da poco, Tommaso, proprio come colui che gli ha cambiato la vita o forse no.



foto Roberto Giancaterina








venerdì 6 dicembre 2013

Children's rights

Qualche giorno fa è stata la giornata dei diritti dei bambini.
Decido di saperne di più su questi diritti e nel mare magnum di internet scopro che sono stati decisi nel 1989 dall'Onu, questa convenzione è stata ratificata da tutti i paesi del mondo tranne Somalia e Stati Uniti: curioso...

In sostanza sono questi:
- Chi ha meno di 18 anni ha tutti i diritti elencati nella convenzione.

- Ogni bambino e ragazzo ha i diritti elencati nella convenzione; non ha importanza il colore della pelle, né il sesso, né la religione, non ha importanza che lingua parla, né se è un disabile, né se è ricco o povero. 

- Il Governo e i genitori devono fare quello che è meglio per tutelare il benessere del bambino.

- Tutti devono riconoscere che hai il diritto di vivere.

- Hai il diritto di avere un nome, una nazionalità e il diritto di conoscere i tuoi genitori e di venire accudito da loro.

- Non dovresti venire separato dai tuoi genitori, a meno che non sia per il tuo bene. Se i tuoi genitori decidono di vivere separati, dovrai vivere con uno solo di essi, ma hai il diritto di poter contattare facilmente tutti e due.

- Se tu e i tuoi genitori vivete in due nazioni diverse, avete il diritto di ritornare assieme e vivere nello stesso posto.

- Nessuno ha il diritto di rapirti, e se vieni rapito il governo dovrebbe fare di tutto per liberarti. 

- Hai il diritto di imparare e di esprimerti per mezzo delle parole, della scrittura, dell'arte e così via, a meno che queste attività non danneggino i diritti degli altri. 

- Hai il diritto di pensare quello che vuoi e di appartenere alla religione che preferisci. I tuoi genitori dovrebbero aiutarti a distinguere fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. 

- Hai il diritto di incontrare altre persone, fare amicizia con loro, e fondare delle associazioni, a meno che ciò non danneggi i diritti degli altri.

- Hai il diritto di avere una vita privata. Per esempio, puoi tenere un diario che gli altri non hanno il diritto di leggere.

- Hai il diritto di raccogliere informazioni dalle radio, dai giornali, dalle televisioni, dai libri di tutto il mondo. Gli adulti dovrebbero assicurarsi che tu riceva delle informazioni che puoi capire.

- I tuoi genitori dovrebbero collaborare per allevarti e dovrebbero fare quel che è meglio per te.

- Nessuno dovrebbe farti del male in nessun modo. Gli adulti dovrebbero assicurarsi che tu sia protetto da abusi, violenze o negligenze. Nemmeno i tuoi genitori hanno il diritto di farti del male. 

- Se non hai i genitori, o se vivere con i tuoi genitori è pericoloso per te, hai il diritto di essere protetto e aiutato in modo speciale.

- Se devi essere adottato, gli adulti dovrebbero assicurarsi che vengano scelte le soluzioni più vantaggiose per te.

- Se sei un rifugiato (cioè se devi lasciare al tua nazione perché viverci sarebbero pericoloso per te) hai il diritto di essere protetto e aiutato in modo speciale.

- Se sei un disabile, fisico o psichico, hai diritto a cure speciali e a un'istruzione speciale, che ti permettano di crescere come gli altri bambini.

- Hai il diritto di godere di una buona salute. Ciò significa che dovresti ricevere cure mediche e farmaci quando sei malato. Gli adulti dovrebbero fare di tutto per evitare che i bambini si ammalino, in primo luogo nutrendoli e prendendosi cura di essi.

- Hai il diritto ad uno standard di vita sufficientemente buono. Ciò significa che i tuoi genitori hanno l'obbligo di assicurarti cibo, vestiti, un alloggio, etc. Se i tuoi genitori non possono permettersi queste cose, il governo dovrebbe aiutarli. 

- Hai il diritto di ricevere un'istruzione. Devi ricevere un'istruzione di base fino a 15 anni e deve essere gratuita. Dovresti poter andare a scuola fino a 18 anni.

- Lo scopo della tua istruzione è di sviluppare al meglio la tua personalità, i tuoi talenti e le tue capacità mentali e fisiche. L'istruzione dovrebbe anche prepararti a vivere in maniera responsabile e pacifica, in una società libera, nel rispetto dei diritti degli altri, e nel rispetto dell'ambiente. 

- Se appartieni ad una minoranza hai il diritto di mantenere la tua cultura, professare la tua religione e parlare la tua lingua.

- Hai il diritto di giocare.

- Hai il diritto di essere protetto dal lavorare in posti o in condizioni che possano danneggiare la tua salute o impedire la tua istruzione. Se il tuo lavoro produce un guadagno dovresti essere pagato in modo adeguato.

- Hai il diritto di essere protetto dalle droghe e dalle attività illegali volte a produrre e spacciare droghe.

- Hai il diritto di essere protetto dagli abusi sessuali.Ciò significa che nessuno può fare nulla al tuo corpo contro la tua volontà; per esempio, nessuno può toccarti o scattarti foto o farti dire cose che non vuoi dire.

- A nessuno è permesso rapirti o venderti.

- Anche se fai qualcosa di sbagliato, a nessuno è permesso punirti in una maniera che ti umili o ti ferisca gravemente. Non dovresti mai essere rinchiuso in prigione, se non come rimedio estremo; e se vieni messo in prigione hai diritto ad attenzioni speciali e a visite regolari della tua famiglia.

- Hai il diritto di difenderti se sei stato accusato di aver commesso un crimine. La polizia e gli avvocati e i giudici in aula dovrebbero trattarti con rispetto e assicurarsi che tu capisca quello che sta succedendo.

- Tutti dovrebbero sapere che esiste questa convenzione. Hai il diritto di sapere quali sono i tuoi diritti, e anche gli adulti dovrebbero conoscerli.

Mi vengono in mente tutte quelle circostanze in cui questi diritti vengono ignorati, calpestati, offesi, anche nel quotidiano, magari proprio lì dove andrebbero maggiormente tutelati: la famiglia, la scuola.

La festa dei diritti è stata festeggiata in vari modi nelle due scuole che frequento.
Il nido ha organizzato in fretta una festa non meglio identificata, avvertendo i genitori solo la mattina stessa, giusto per non avere una partecipazione troppo numerosa.

Alla materna invece hanno dedicato il mese precedente a questo tema: hanno fatto disegni, hanno pitturato, hanno piantato ciclamini (non ho capito bene il nesso ma tant'è che ora a scuola ci sono ciclamini in ogni dove ed è indubbiamente bello), hanno fatto i biscotti. Ma soprattutto le maestre hanno intervistato i bambini chiedendogli quali sono i loro diritti, poi forse il tutto si è trasformato in cosa vi piace fare ma le loro risposte squisitamente semplici e spontanee fanno riflettere.

A parte i bimbi che reclamano giustamente la mamma o il papà e che danno pesanti staffilate ai genitori che lavorano in generale le loro richieste sono semplici e forse per questo disarmanti. Vogliono giocare, vogliono stare all'aria aperta, andare al parco, giocare con gli amici.

A tal proposito mi viene solo un pensiero in mente che forse racchiude tutta la convenzione dei diritti: i bambini hanno il diritto di essere bambini, di comportarsi come tali, di essere rispettati con i loro sogni e le loro fantasie per quanto ci possano sembrare astruse e lontane da noi. Hanno il diritto di fare quello che si sentono, quello che per loro è importante, di fantasticare ad occhi aperti, di vivere appieno le emozioni, di perdersi dietro una nuvola...

Per tutto il resto, obblighi e palle varie c'è tempo.